Il sogno del fondatore della galleria, Pavel Tretjakov (1832-1898), era quello di organizzare il più grande museo pubblico di arte russa, perché prima di lui i nobili raccoglievano principalmente dipinti e sculture dell’Europa occidentale. Questo mercante di successo fece nascere la moda degli artisti russi e acquistò con passione i loro dipinti. Realizzò il suo sogno e dovette persino aggiungere quattro annessi alla sua villa nel centro di Mosca per esporre tutta la collezione.
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Negli anni Ottanta del Novecento è stato poi costruito un nuovo edificio appositamente per l’arte del XX secolo, la Nuova Galleria Tretjakov.
La collezione del museo conta oggi più di 190 mila opere. Diamo uno sguardo a quelle in assoluto più importanti.
Sono sopravvissute fino ai nostri giorni solo poche opere che gli esperti attribuiscono senza dubbio al leggendario Andrej Rubljóv. L’icona della Trinità è la reliquia più famosa e preziosa. In precedenza, si trovava nel Monastero della Trinità di San Sergio a Sergiev Posad, ma dopo la Rivoluzione è entrata nella collezione della Galleria Tretjakov.
Karl Brjullov ha vissuto a lungo in Italia e questo quadro è stato dipinto a Milano su commissione della contessa Julia Samojlova. I contemporanei restarono ammirati dall’abilità pittorica e dalla grazia del ritratto equestre. Pavel Tretjakov acquistò il dipinto a un’asta in cui vennero battute le proprietà della Samojlova.
Questo dipinto di Ivanov fu acquistato dall’imperatore Alessandro II e donato al Museo Rumjantsev, da dove entrò poi nella Galleria Tretjakov nel 1924. Per questa tela di grandi dimensioni, che misura 5,4 x 7,5 metri, è stata persino costruita una sala separata nella galleria.
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Fedotov è un vero maestro della pittura di genere. In ogni tela si possono osservare all’infinito i dettagli, quasi come nelle opere degli olandesi del del Secolo d’oro, alla Pieter de Hooch.
Questa è una delle prime opere che Tretjakov acquistò per la sua galleria. Raffigura la principessa Tarakanova, che si spacciava per figlia dell’Imperatrice Elisabetta e fu imprigionata nella Fortezza di Pietro e Paolo, dove, secondo la leggenda, morì durante una celebre alluvione di San Pietroburgo (in realtà, secondo gli storici era morta due anni prima). Nel quadro vediamo l’acqua che sale, i topi, e la disperazione sul volto della prigioniera che vede il suo destino segnato.
Vasilij Perov è stato uno dei primi a dipingere tele su temi sociali e ha abilmente sollevato questioni delicate. Nel quadro “Trojka”, tre bambini sofferenti trascinano pesanti barili d’acqua, e il tono generale dell’immagine trasmette la disperazione della situazione. Tretjakov acquistò il dipinto subito dopo che l’artista aveva finito di lavorarci.
Vereshchagin era un militare e divenne famoso come pittore di battaglie. Ha dipinto questa tela dopo un viaggio in Asia centrale. L’idea dell’immagine è collegata alla leggenda del khan mongolo Tamerlano, che lasciava tali montagne di teschi sul campo di battaglia. “Dedicato a tutti i grandi conquistatori, passati, presenti e futuri”, recita l’iscrizione sulla cornice.
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Questo paesaggio è considerato innovativo nell’arte russa. Nessuno prima di Savrasov aveva ritratto la natura in modo così tristemente realistico. Betulle grigie, allagamenti primaverili e una piccola chiesa: i contemporanei credevano che l’artista avesse ben riflesso l’anima russa. Per acquistare questo dipinto, Pavel Tretjakov andò appositamente da Savrasov a Jaroslavl.
Kuindzhi è considerato un vero maestro nel lavorare con la luce. L’intero dipinto è in toni di verde e l’artista gioca con il contrasto delle macchie solari e della profondità delle ombre. La tela fu esposta in una mostra del movimento dei “Peredvizhniki” (gli “Itineranti”), dopodiché Tretjakov la acquistò immediatamente.
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La Galleria Tretjakov ospita diverse opere dell’artista principale del movimento folclorista, e una delle più famose è “ I Bogatyri”. Per molto tempo Vasnetsov coltivò l’idea di realizzare il quadro “Aljonushka”, e una volta, vicino allo stagno nella tenuta di Abramtsevo, vide per caso una semplice contadinella, e gli fu chiara l’immagine da dipingere, perché da lei, secondo l’autore, “emanava uno speciale spirito russo”.
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Una delle opere più famose di Kramskoj raffigura una ragazza in una carrozza aperta sulla Prospettiva Nevskij a San Pietroburgo. Gli storici si stanno ancora chiedendo chi abbia fatto da modella all’artista.
Questa possente composizione ricca di figure rappresenta un fatto storico: come punizione per aver rifiutato di accettare la riforma della Chiesa, una nobile, in catene, viene inviata in un monastero e, alla folla, mostra le due dita, a simboleggiare il fatto che è una Vecchia Credente (dopo la riforma del 1666 gli Ortodossi si fanno invece il segno della croce con tre dita). Tretjakov acquistò il dipinto a una mostra e la tela di 3 × 5,8 metri occupa un posto speciale nella galleria.
È in gran parte grazie al dipinto di Repin, se è diffusa la leggenda secondo la quale lo zar Ivan il Terribile avrebbe ucciso suo figlio, colpendolo con rabbia con il bastone alla tempia. L’imperatore Alessandro III vietò persino che questo quadro inquietante fosse mostrato, ma Tretjakov lo acquistò lo stesso e in seguito l’imperatore fu convinto a rimuovere la censura sulla tela.
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Uno dei dipinti più famosi del pittore è stato dipinto ad Abramtsevo, e a mettersi in posa fu la figlia del mecenate Savva Mamontov. Il motivo per cui il pubblico ama questo ritratto è l’incredibile freschezza e spontaneità dell’infanzia, di cui l’immagine brilla. La tela fu acquistata dalla galleria nel 1929 dai discendenti dei Mamontov.
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Le foreste di conifere sempreverdi sono il motivo preferito dell’artista Shishkin. I cuccioli di orso nella foto sono stati ritratti da un altro artista, Konstantin Savitskij, che in seguito ritirò la sua firma. L’immagine è familiare a tutti in Russia, perché è stata replicata fin dai tempi dell’Urss sull’involucro delle caramelle “Mishka kosolapyj”.
Il dipinto raffigura un miracolo molto importante per la storia della Chiesa ortodossa russa e apre un ciclo di opere sulla vita di San Sergio di Radonezh. Prima di iniziare la vita religiosa, Sergio si chiamava Bartolomeo (Barfolomej), e da ragazzo non sapeva nemmeno leggere e scrivere finché non gli apparve miracolosamente un monaco che lo riempì all’istante di saggezza… L’artista considerava questo dipinto il suo apice. Tretjakov lo acquistò alla mostra dei Peredvizhniki.
Un’intera sala è dedicata a uno degli artisti più mistici della Galleria Tretjakov. Questo è solo uno dei demoni di Vrubel, e un capolavoro del simbolismo russo. L’immagine personifica l’eterna lotta dello spirito ribelle: un demone bello e potente guarda con tristezza il mondo che lo circonda, che sta cambiando ed è rifratto dai cristalli. Il dipinto è arrivato alla Galleria Tretjakov dopo la Rivoluzione da una collezione privata.
Allievo di Savrasov (l’autore de “I corvi devono tornare a casa” di cui al punto 8), Levitan ha adottato e perfezionato la sua visione del paesaggio russo, malinconico e straziante. Il dipinto è considerato uno dei più “russi” nella storia della pittura.
L’amazzone delle avanguardie russe, insieme al marito Mikhail Larionov, fece parte di vari gruppi d’arte progressista e prese parte a molte mostre moderniste sia in Russia che in Europa. Questo autoritratto riflette la passione della Goncharova per l’espressionismo.
La Serebrjakova ha dipinto quadri pieni di tenerezza: ragazze, contadini, paesaggi idilliaci e membri della famiglia. I contemporanei apprezzarono molto questo autoritratto allo specchio, ritenendolo un lavoro vivace, dolce e altamente artistico.
Petrov-Vodkin è un artista che ha rielaborato la pittura di icone russa. I contemporanei interpretarono questa immagine in modi diversi, ma agli albori della Rivoluzione russa si credeva che il cavallo rosso simboleggiasse il nuovo percorso della Russia comunista. La tela è stata a lungo in Svezia ed è arrivata alla Galleria Tretjakov solo nel 1961 da privati.
Il principale astrattista russo ha vissuto e lavorato in Germania per molti anni. È stato uno dei primi artisti ad abbandonare l’arte figurativa e a concentrarsi sul colore. “Il colore è un mezzo attraverso il quale si può influenzare direttamente l’anima.” I critici d’arte considerano questa composizione l’apice della creatività di Kandinskij e vi trovano una combinazione di temi: resurrezione dai morti, giorno del giudizio, diluvio universale e giardino dell’Eden.
L’immagine più famosa e più scandalosa dell’avanguardia russa fece furore alla mostra dei futuristi, dove venne mostrata per la prima volta. Il quadro era appeso nel “krasnyj ugol (letteralmente “angolo rosso”) dove di solito sono collocate le sacre icone della casa. Nel 2015, gli studi a raggi X hanno mostrato che ci sono strati nascosti sotto l’immagine finale, e inizialmente l’immagine sembrava una composizione cubo-futuristica. Ma mentre rifletteva sul ruolo della forma e del colore nella pittura, l’autore arrivò a individuare una supremazia completa: cioè il predominio del colore. Successivamente, Malevich ha realizzato diverse altre versioni dei dipinti, tra cui una appositamente per la Galleria Tretjakov, perché l’originale si era coperto di piccole crepe.
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Kustodiev è principalmente noto per le scene della vita dei mercanti e dei villaggi russi, dipinte con colori vivaci: la sua attenzione è concentrata su antiche città, chiese e feste popolari. “Il bolscevico” è un’opera tarda dell’autore, e un riflesso delle sue impressioni sulla Rivoluzione del 1917, che vide dalla finestra di casa, ormai costretto com’era su una sedia a rotelle.
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Aleksandr Dejneka è uno degli artisti sovietici più famosi, autore di molte opere di propaganda in uno stile decisamente da poster. Il suo “Futuri piloti” è uno dei dipinti più emblematici dello stile artistico sovietico noto come “realismo socialista”.
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