Sergio di Radonezh (in russo: Sergij Radonezhskij; 1314-1392) fu la più autorevole guida spirituale della Russia medievale ed è venerato come santo dalla Chiesa ortodossa e riconosciuto anche da quella cattolica.
La sua agiografia, “La vita di San Sergio” di Epifanio il Saggio, afferma che da giovane fu guidato verso la fede da una visione miracolosa.
Al secolo, Sergio di Radonezh si chiamava Varfolomej (Bartolomeo) Kirillovich e nacque in una famiglia di contadini. I suoi genitori volevano che il figlio imparasse a leggere e scrivere, ma Bartolomeo era uno studente pigro e aveva scarsi successi. Un giorno, suo padre lo mandò a cercare un puledro smarrito nei campi. Lì incontrò un monaco che stava pregando sotto una quercia.
Quando il monaco smise di pregare, chiese a Bartolomeo cosa voleva o stava cercando nei campi. “Soprattutto”, rispose il giovane, “voglio capire le Sacre Scritture, ma non so leggere.” Il monaco pregò e diede a Batolomeo una prosfora (del pane fermentato dal quale vengono ricavate delle porzioni per la consacrazione eucaristica), dicendogli “questo ti è stato dato come segno della grazia di Dio e per la comprensione delle Sacre Scritture”. Secondo la storia, da quel momento in poi, Bartolomeo seppe leggere e scrivere meglio di chiunque altro.
All’età di 12 anni, Bartolomeo iniziò a digiunare. Ben presto divenne un monaco e fondò il grande Monastero della Trinità di San Sergio a Sergiev Posad. San Sergio è il santo russo più venerato, spesso chiamato Padre superiore della terra russa.
L’icona Theotokos (della Madre di Dio) di Tikhvin è una delle icone cristiane ortodosse più venerate. Si dice che San Luca l’Evangelista l’abbia creata quando Maria era ancora in vita, ma la maggior parte degli storici la datano intorno al 1300 e pensano che sia stata realizzata da un artista russo.
Una leggenda sostiene che l’icona sia stata trasportata da Gerusalemme a Costantinopoli nel V secolo. Nel 1383, settant’anni prima che Costantinopoli cadesse sotto il dominio degli Ottomani, l’icona apparve miracolosamente vicino al Lago Ladoga. La leggenda vuole che sia apparsa sull’acqua e in varie località, dove molti contadini e monaci l’avrebbero vista. Infine, fu conservata nella città di Tikhvin (630 chilometri a nord di Mosca), dove, nel XVI secolo, per ordine di Ivan il Terribile, fu costruito il Monastero dell’Assunzione di Tikhvin per onorarla. L’apparizione dell’icona in Russia simboleggerebbe il passaggio del rifugio della cristianità ortodossa da Costantinopoli a Mosca. L’icona divenne uno dei simboli spirituali dello Stato russo.
Nel 1941 l’icona fu rubata dai nazisti. Dopo la sconfitta del Terzo Reich, l’esercito americano trasportò l’icona a Chicago, dove fu conservata dai sacerdoti ortodossi fino al restauro del monastero di Tikhvin. Nel 2004, l’icona è stata finalmente restituita a Tikhvin.
L’icona Theotokos (della Madre di Dio) di Vladimir è una delle icone più antiche e più adorate in Russia. Dal XII secolo, è conservata a Vladimir (190 chilometri a est di Mosca). Anche dopo che i tatari ebbero conquistato la città nel 1238 e iniziato la loro lunga dominazione sulla Russia, l’icona sopravvisse.
Un quindicennio dopo che le truppe russe guidate da Demetrio di Russia (Dmitrij Donskoj; “del Don”) avevano sconfitto i tatari nella battaglia di Kulikovo del 1380, il grande Tamerlano attaccò la Russia, minacciando di prendere Mosca. Basilio I di Mosca, figlio di Demetrio, ordinò che l’icona Theotokos di Vladimir fosse portata a Mosca per difendere spiritualmente la città. A quel punto, l’esercito di Tamerlano era a soli 350 km da Mosca, vicino alla città di Elets, e si stava rapidamente avvicinando.
La leggenda narra che proprio nel momento in cui la Theotokos di Vladimir fu portata a Mosca, Tamerlan ebbe una visione della Madre di Dio che gli diceva di lasciare il territorio russo, cosa che fece subito. L’esercito tataro lasciò improvvisamente la Russia.
La volta successiva che la Theotokos di Vladimir fu portata a Mosca fu nel 1480. La situazione era simile: l’esercito tataro, guidato da Ahmed Khan bin Küchük, khan della Grande Orda, arrivò in Russia, perché Ivan il Terribile aveva smesso di pagare i balzelli dovuti. Dopo la grande resistenza sul fiume Ugrà, l’esercito tataro fuggì di nuovo.
I cristiani ortodossi credono poi che l’icona Theotokos di Vladimir abbia salvato Mosca per la terza volta quando il Khan Mehmed I Giray di Crimea attaccò la regione di Mosca nel 1521. I sacerdoti a Mosca stavano per trasportare l’icona fuori dalla città, ma una suora ebbe una visione di Sergio di Radonezh: pregava lui stesso per la salvezza di Mosca e chiedeva di mantenere la Theotokos all’interno del Cremlino. L’icona rimase al suo posto, e in seguito l’esercito di centomila uomini di Mehmed I Giray decise di non attaccare Mosca e si ritirò nella steppa. Questo fu l’ultimo grande attacco dei tatari su Mosca.
Le cinque sacre icone piùvenerate dai russi
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