Ivan il Terribile e suo figlio Ivan: i segreti del quadro di Repin

Dalla censura ai vandalismi, ecco la storia che ha segnato uno dei maggiori capolavori dell'arte russa

Si pensa che Ivan il Terribile (1530-1584) abbia ucciso suo figlio durante una lite familiare dopo che la moglie dell’erede al trono, incinta, aveva osato passare vicino allo zar in sottoveste (cosa estremamente oltraggiosa di fronte a un monarca). Un’altra versione sostiene invece che fu un disaccordo politico tra i due a far alzare i toni… tanto che Ivan il Terribile con il bastone spaccò “accidentalmente” la testa al figlio, prima di tentare disperatamente di arginare il flusso di sangue, ma senza successo. Ivan Ivanovich, 27 anni, era l’unico erede al trono in salute, visto che suo fratello minore, Fjodor, era malato di mente. Il quadro mostra Ivan Ivanovich morente, che perdona suo padre per averlo colpito, appoggiando la mano destra sulla spalla del genitore, distrutto dal dolore per quello che ha fatto. 

In realtà, gli storici non hanno prove a sufficienza per chiarire le ragioni della morte del giovane, ma grazie in parte al famoso dipinto di Iljà Repin (1844-1930), la maggior parte dei russi ritiene che Ivan il Terribile sia colpevole dell’uccisione del figlio. 

Una tribolata creazione 

Il dipinto di Repin venne ispirato dall’assassinio dell’Imperatore russo Alessandro II (ucciso il 1° marzo 1881). Anche la corrida, di cui Repin fu spettatore durante i suoi viaggi in Europa nel 1883, è citata come una fonte importante, specialmente per quanto riguarda la raffigurazione del sangue. 

“Le disgrazie, la morte, gli omicidi e il sangue hanno un certo potere di attrazione. A quei tempi, tutte le mostre in Europa erano caratterizzate da molti dipinti cruenti”, ha scritto Repin. “Devo essere stato contagiato da questo fatto perché, non appena sono tornato a casa, ho immediatamente iniziato a lavorare sulla scena di Ivan e suo figlio. E la rappresentazione del sangue alla fine ha avuto un enorme successo.” Il processo creativo ebbe un forte impatto sull’artista. “Ho dipinto in fretta, ho sofferto, ho dubitato, ho modificato e rifatto ciò che avevo già fatto, ho nascosto il dipinto con disappunto, poi l’ho tirato di nuovo fuori e mi ci sono dedicato di nuovo. A volte ero preso dalla paura… Anche ai miei amici il dipinto ha fatto impressione. Ma qualcosa mi ha spinto a finirlo.”

Prima che Repin si decidesse sulla versione finale, provò diverse varianti. Inizialmente, per esempio, Ivan teneva il bastone in mano, ma poi finì sul pavimento. 

Dalla censura ai vandalismi 

Non appena fu completato, il dipinto alimentò le polemiche. Alessandro III di Russia non era un fan della tela, quindi nel 1885 la bandì, vietandone l’esposizione in pubblico; fu il primo caso di censura di un quadro in Russia! Tuttavia, tre mesi dopo, il divieto venne revocato e il grande collezionista Pavel Tretjakov, che aveva acquistato il dipinto da Repin, iniziò a esporlo. 

Ad oggi, il dipinto è stato preso di mira da due vandali. La prima volta nel 1913, quando il ventinovenne Abram Balashov, un pittore di icone di una famiglia benestante di Vecchi credenti, pugnalò la parte della tela con i volti di Ivan e di suo figlio, lasciando tre lunghi tagli. Mentre lo faceva, urlò: “Basta con la morte, c’è stato abbastanza spargimento di sangue!” Dopo aver saputo dell’incidente, il curatore della galleria Tretjakov, Georgij Khruslov, si tolse la vita, buttandosi sotto un treno: si vergognava troppo che il suo staff non fosse stato in grado di mantenere al sicuro il dipinto.

Repin, che all’epoca aveva 68 anni, non era sicuro di poter salvare l’opera, ma alla fine riuscì a restaurarla. Balashov non finì in prigione per il suo crimine, fu invece dichiarato malato di mente e chiuso in un manicomio. Tuttavia, dopo poco tornò libero, grazie all’impegno del suo influente padre. 

Il secondo atto di vandalismo è avvenuto 105 anni dopo, il 25 maggio 2018. Un uomo si è precipitato nella sala della Tretjakov dove l’immagine era esposta cinque minuti prima che la galleria chiudesse e ha colpito il dipinto con un paletto metallico usato per sostenere la corda di protezione attorno all’opera. Il vetro che copriva il quadro è andato in frantumi, e sia la tela che la cornice sono rimasti danneggiati. Per fortuna, questa volta, i volti di Ivan e di suo figlio sono rimasti illesi: solo il corpo di Ivan figlio è risultato tagliato. 

Il trentasettenne Igor Podporin è stato dichiarato sano di mente e rischia fino a sei anni di carcere. Il danno che ha causato è stimato in 30 milioni di rubli (418 mila euro) e il dipinto è attualmente in fase di restauro.

 

 

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