L'attore Georgij Taratorkin nel ruolo di Rodion Raskolnikov
Lev Kulidzhanov/Gorky Film Studio, 1969Il carismatico personaggio creato da Fjodor Dostoevskij (1821-1881) è un uomo moralmente ambiguo, dall’anima divisa. “Sono una creatura tremante o ne ho il diritto?”, si chiede audacemente Raskolnikov riguardo all’omicidio. Perché commette un crimine così crudele, ma, allo stesso tempo, è un codardo? Forse, perché è sia il carnefice che la vittima? Raskolnikov attraversa un inferno emotivo nella sua ricerca della libertà morale e paga per il suo crimine per il resto della sua vita. “Non ho ucciso la vecchia, mi sono ucciso!”, spiega Raskolnikov in “Delitto e castigo”.
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La sua intelligenza, sincerità e onestà lo rendono così reale che pensi di averlo conosciuto dal vivo e non di averne letto solo in un romanzo! Il principe Andrej Bolkonskij di “Guerra e pace” di Lev Tolstoj (1828-1910) è un personaggio sofisticato, pieno di desideri romantici. Con la testa tra le nuvole dell’idealismo e dell’ottimismo, sogna la gloria militare e l’amore vero. La teatralità dell’alta società gli sembra falsa e priva di valore. “Come mai prima non lo vedevo questo cielo sublime? E come sono felice d’averlo finalmente conosciuto. Sì! tutto è vano, tutto è inganno al di fuori di questo cielo infinito…”, dice il principe Andrej, disteso ferito a terra durante la battaglia di Austerlitz. “Nulla, nulla esiste all’infuori di esso. Ma neppure esso esiste, non esiste nulla tranne il silenzio, tranne la quiete. E che Dio sia lodato!…”.
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Il protagonista di “Padri e figli” di Ivan Turgenev (1818-1883) è un nichilista incorreggibile e un ribelle senza causa. Ironico, cinico e tagliente, Bazarov parla senza filtri e senza paura. Il giovane non riconosce l’arte e il romanticismo (“Un buon chimico è venti volte più utile di qualsiasi poeta”, dice); non crede nell’amore e nel matrimonio (“…l’amore… questo è un sentimento immaginario…”) e sembra avere la sua opinione su tutto. Senza pietà e senza compromessi, Evgenij Bazarov è diventato un modello per una generazione di giovani russi nichilisti, che hanno accolto le sue idee e speranze per il futuro.
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Protagonista dell’omonimo romanzo epico in versi di Aleksandr Pushkin (1799-1837), di solito italianizzato nelle traduzioni in “Eugenio Onegin”, è giovane, ricco e irrequieto. Il bel nobile si preoccupa del suo aspetto e può facilmente passare tre lunghe ore a prepararsi per un ballo davanti allo specchio. Questo donnaiolo è un aristocratico bon vivant di prim’ordine. Superficiale, single e invadente, non risparmia denaro e sa come sedurre le donne.
“Чем меньше женщину мы любим,
Тем легче нравимся мы ей,
И тем ее вернее губим
Средь обольстительных сетей.”
“Quanto men s’ama una donna,
Tanto più piacciamo a lei,
E maggior certezza abbiamo
Di sedurla e rovinarla.”
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Freddo, calcolatore e di buone maniere, il Chichikov di Nikolaj Gogol (1809-1852) sa come fare una buona impressione su perfetti sconosciuti. Il truffatore arriva in un piccolo paese in mezzo al nulla con l’obiettivo di comprare… “anime morte”; i contadini defunti elencati solo sulla carta. Il suo piano fraudolento è progettato per arricchirsi. Tuttavia, i suoi sogni non sono destinati a diventare realtà. “Se vuoi diventare ricco presto, non lo diventerai mai; se vuoi diventare ricco senza pensare al tempo, diventerai ricco presto”, osserva Gogol nel suo capolavoro, “Le anime morte”. Prima che Alessandro II ordinasse l’abolizione della servitù della gleba nel 1861, i proprietari terrieri dell’Impero russo potevano comprare, vendere o addirittura ipotecare i servi. La parola “anima” era usata per riferirsi ai servi quando si contava il loro numero.
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I personaggi di fantasia più memorabili sono a volte quelli meno disposti a recitare. È esattamente il caso di Oblomov di Ivan Goncharov (1812-1891). Ilja Ilich Oblomov trascorre la maggior parte del tempo sdraiato sul divano. La sua pigrizia è ridicola, il suo letto è la sua caverna, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Nel momento in cui il nobile sta per attivarsi, chiama Zakhar, il suo servitore, e continua a perdere tempo a letto. Che forza di volontà! Oblomov catapulta la pigrizia innata al livello più alto della procrastinazione. E se lo può permettere! La sua filosofia è semplice: perché migliorare le cose quando è più facile sopportare le cose come sono. “Quando non sai per cosa stai vivendo, in qualche modo vivi giorno dopo giorno; ti rallegri che il giorno sia passato, che sia passata la notte e, nel sonno, ti immergerai nella noiosa domanda del perché hai vissuto questo giorno e perché continuerai a vivere domani”.
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Il protagonista del romanzo di Boris Pasternak (1890-1960) “Il dottor Zivago” domina moralmente ed eticamente tutti quelli che lo circondano. Brillante diagnostico, è un uomo premuroso, di azione e di principio. Il dottor Zhivago non capisce le persone che sono sempre sulla strada più conveniente e facile. “Non credo che potrei amarti così tanto se non avessi nulla di cui lamentarti e nulla di cui pentirti. Non mi piacciono le persone che non sono mai cadute o inciampate. La loro virtù è senza vita e di poco valore. La vita non ha rivelato loro la sua bellezza”.
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Aleksandr Chatskij, di “Che disgrazia l’ingegno!” di Aleksandr Griboedov (1795-1829), è intelligente, spiritoso e molto solo. L’eloquente pensatore di vedute liberali torna a Mosca dopo tre anni all’estero, sognando di riunirsi con il suo amore d’infanzia, Sofja. Ma è troppo tardi. La giovane donna si è innamorata di Molchalin, un mascalzone che Chatskij detesta. Chatskij semplicemente non può accettare il fatto che Sofja gli abbia preferito un uomo stupido e insensibile. Si scaglia contro l’ipocrisia della società aristocratica e decide di lasciare definitivamente Mosca.
“Вон из Москвы! сюда я больше не ездок.
Бегу, не оглянусь, пойду искать по свету,
Где оскорбленному есть чувству уголок!..
Карету мне, карету!”
“Via da Mosca! Qui non ci tornerò più.
Corro via senza voltarmi, e vado a cercare per il mondo
un angolino per chi ha i sentimenti feriti.
Una carrozza, una carrozza!”.
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A metà degli anni Venti, il professor Filipp Preobrazhenskij, protagonista di “Cuore di un cane” di Mikhail Bulgakov (1891-1940), intraprende un esperimento raccapricciante senza precedenti. Il chirurgo di fama mondiale trapianta i testicoli e l’ipofisi di un uomo morto in un cane randagio che ha trovato la sua nuova casa nel suo spazioso appartamento di sette stanze a Mosca. Il povero animale si trasforma in un vero bifolco, il tipo d’uomo bolscevico che sa solo bere, fumare e imprecare. “La cosa più orribile è che non ha più un cuore di cane, ma un cuore umano. E il più schifoso di tutto ciò che esiste in natura». Il professor Preobrazhenskij, membro della raffinata intellighenzia russa che odia il proletariato sovietico, alla fine deve riconoscere che è meglio lasciar perdere certi esperimenti.
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Ostap Bender, del libro “Le dodici sedie” del duo Ilja Ilf (1897-1937) e Evgenij Petrov (1903-1942), è il truffatore più famoso della letteratura russa. La sua fama lo precede. Bugiardo patologico, ha familiarità con circa “quattrocento modi relativamente onesti di prendere i soldi degli altri”. La sfida più grande della sua vita avventurosa è trovare una di dodici sedie uguali piena di diamanti cuciti nell’imbottitura. Brillante furfante, Bender spera di diventare ricco e di trasferirsi nella soleggiata Rio de Janeiro. “Il tempo che abbiamo sono i soldi che non abbiamo”.
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