Il primo romanzo in assoluto di Mikhaìl Bulgàkov (1891-1940), scritto nel 1923 e pubblicato nel 1925, descrive la città di Kiev, in precedenza parte dell’Impero russo, dopo che è stata travolta dal vortice della Guerra civile, scoppiata in Russia dopo la Rivoluzione bolscevica.
Nel 1918, la città non era ancora stata conquistata dai bolscevichi e molti dei militari e dei nobili zaristi la raggiunsero. “La guardia bianca” (in russo: “Белая гвардия”; “Bélaja gvàrdija”) narra le vicende della famiglia Turbin, immersa nei turbolenti eventi politici. La loro casa è l’ultimo rifugio della vita dei tempi passati, sconvolta dalla guerra. Ricevono ancora ospiti con cui bevono il tè, ma il mondo è cambiato, e le persone reagiscono alle nuove circostanze in modi diversi: alcuni diventano traditori, altri fuggono, mentre pochi preferiscono morire combattendo.
Questo è un romanzo semi biografico e i membri della famiglia di Bulgakov sono diventati prototipi dei suoi personaggi, mentre la casa in cui vivono i Turbin è chiaramente simile alla vera casa Bulgakov a Kiev.
“La guardia bianca” fu pubblicato nel 1925 e, nello stesso anno, Bulgakov scrisse una riduzione teatrale basata sul romanzo e intitolata “I giorni dei Turbin” (in russo: “Дни Турбиных”; “Dni Turbinýkh”). Lo spettacolo divenne una delle pièce teatrali più frequentemente rappresentati nei teatri russi e all’estero. Anche se la trama presenta ufficiali anti-bolscevichi, lo stesso Stalin la apprezzò e andò diverse volte a teatro a vederne la rappresentazione.
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Un giovane medico arriva in un villaggio di campagna per iniziare il suo lavoro. È ancora inesperto, ma se la deve subito vedere con interventi molto complicati: amputazioni, una tracheotomia, e un travaglio che richiede di girare il bambino nel grembo materno. “Memorie di un giovane medico” (titolo russo: “Записки юного врача”; “Zapìski jùnogo vrachà”), tradotto in italiano anche come “Appunti di un giovane medico” o “I racconti di un giovane medico”, è diventato ancora più popolare dopo che è stato adattato nella serie tv con Daniel Radcliff nel 2013.
Si tratta in realtà di una raccolta di racconti semi-autobiografici, visto che Bulgakov ha lavorato come medico per molti anni. Dopo la laurea presso la facoltà di medicina dell’Università di Kiev, è stato medico militare durante la Prima guerra mondiale e successivamente venne inviato in un piccolo villaggio nella regione di Smolensk.
La raccolta non includeva il suo celebre racconto “Morfina” (“Морфий”; “Morfij”), che, tuttavia, è oggi spesso incluso nei libri come opera correlata. Un giovane medico trova i diari del suo compagno, che è diventato dipendente dalla morfina. Altro motivo semi-biografico della vita di Bulgakov, che ebbe questo problema di dipendenza.
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All’alba del nuovo Stato sovietico, un geniale chirurgo di Mosca, il professor Preobrazhenskij (il prototipo era presumibilmente lo zio di Bulgakov) fa un esperimento scientifico. Cattura un cane randagio e vi trapianta una parte del cervello umano e dei testicoli. Di conseguenza, progressivamente il cane assume una forma umana… ma diventa un ubriacone e un violento, sebbene si adatti perfettamente alla nuova società sovietica. Bulgakov prendeva in giro il fatto che le persone non molto istruite delle ex “classi inferiori” fossero diventate improvvisamente la classe dirigente del Paese.
La storia è stata scritta nel 1925, ma il manoscritto venne confiscato dai servizi di sicurezza statale. Tuttavia, il libro si diffuse tra l’intellighenzia sovietica tramite copie pubblicate non ufficialmente, i samizdat, negli anni Sessanta, ed ebbe un grande successo. “Cuore di cane” (in russo: “Собачье сердце”; “Sobàchje sérdtse”) è stato ufficialmente stampato solo con la Perestrojka, nel 1987.
Questa storia è incredibilmente popolare tra i russi, soprattutto grazie al suo brillante adattamento per il grande schermo del 1988 (regia di Vladimir Bortko), che ha reso alcune citazioni del libro degli aforismi spesso citati.
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Uno scrittore e drammaturgo moscovita porta il lettore a dare un’occhiata dietro le quinte della vita teatrale e letteraria moscovita degli anni Trenta. Cerca di far pubblicare o mettere in scena le sue opere, tuttavia, la censura non ne approva nessuna.
Questa è un’altra opera semi-autobiografica di Bulgakov. Negli anni Venti si trasferì a Mosca e, dopo un po’, iniziò a lavorare come drammaturgo e regista teatrale. Molte delle sue opere ebbero un enorme successo nei teatri di Mosca, ma, allo stesso tempo, molte altre furono bandite dalla censura sovietica. Bulgakov soffriva le critiche ufficiali che lo accusavano di essere antisovietico. E spesso, senza poter lavorare, aveva problemi con i soldi.
In “Romanzo teatrale” o “Le memorie di un defunto” (in russo: “Театральный роман”; “Teatràlnyj romàn” o “Записки покойника”; “Zapìski Pokójnika”) prende in giro scrittori e registi eccentrici e diversi funzionari coinvolti nella vita teatrale. Bulgakov fa un’iperbole delle difficoltà che ha dovuto superare; tuttavia, per non rischiare, scrisse che tutti gli eventi erano fittizi.
Due scrittori sovietici passeggiano nel centro di Mosca quando incontrano uno sconosciuto, molto probabilmente uno straniero. Ma quest’uomo intelligente si rivela poi essere il diavolo in persona. Dopo il suo arrivo a Mosca, iniziano ad accadere cose incredibilmente strane e misteriose. Si comporta come se volesse dare una lezione di morale e di verità.
Il Maestro, intanto, sta scrivendo un romanzo su Gesù di Nazareth e Ponzio Pilato. I capitoli del suo romanzo sono intervallati all’interno del libro come metaracconto. Visto che il lavoro di una vita del Maestro viene criticato e bandito dalla pubblicazione nel nuovo Stato sovietico antireligioso, lui finisce in un ospedale psichiatrico. E per salvarlo, la sua amata Margherita decide di firmare un patto con il diavolo…
Sicuramente, “Il maestro e Margherita” (in russo: “Мастер и Маргарита”; “Master i Margarita”) è il romanzo più famoso di Mikhail Bulgakov e il libro più diabolico della letteratura russa. L’autore ci ha lavorato dalla fine degli anni Venti fino alla sua morte, nel 1940. Ma il libro è apparso in Unione Sovietica solo nel 1966 e con enormi tagli di censura. Come dicono gli esperti, il romanzo contiene molti motivi e riferimenti biografici. La cosa più sorprendente è che la terza moglie di Bulgakov, Elena, potrebbe essere stata una collaboratrice dei servizi segreti (e probabilmente riuscì in quel modo a salvare il marito dalla prigione). E potrebbe essere quello il “patto con il diavolo” di cui si parla nel libro, giustificato dalla grande missione di salvare la persona amata.
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