Questo dipinto allegorico di Borìs Kustódiev (1878-1927) raffigura l’enorme figura di un bolscevico, il sovrano del nuovo mondo, che, sventolando una bandiera rossa, guida la folla nel futuro comunista. Il dipinto piacque alle autorità sovietiche e in seguito entrò nella collezione della Nuova Galleria Tretjakov.
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Le opere di Kuzmà Petróv-Vódkin (1878-1939) sono vicine alla pittura di icone: nella composizione, nel colore e nel simbolismo. Divenne un vero pittore di icone del nuovo sistema comunista, e una delle “icone” emblematiche è il dipinto “1918 a Pietrogrado”, noto anche come “Madonna di Pietrogrado”. Lo sfondo raffigura il caos rivoluzionario che ha travolto la città: volantini di propaganda, folle in manifestazione, finestre rotte. Con sullo sfondo le rivolte, un’umile donna con un velo bianco e il suo bambino sono i simboli di una nuova vita e di una nuova Russia.
Successivamente, lo stile di Aleksandr Dejnéka (1899-1969) sarà più vicino al realismo socialista, ma, fino a questo punto, utilizzò “la tecnica della silhouette ornamentale”. La composizione sembra circolare. In primo piano (in basso), i combattenti vanno alla Guerra civile; sullo sfondo viene mostrato il movimento opposto: i feriti avvolti in logori cappotti tornano a casa.
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Il leader della Rivoluzione, Lenin, era quasi una divinità nel Paese dei soviet. Si lavorava sulle sue immagini in pittura nel modo più scrupoloso, spesso mitizzando la sua biografia. Quando era in una capanna in attesa di entrare nella rivoluzionaria Pietrogrado, quando sul podio, quando sul celebre blindato, quando prendeva parte lui stesso ai subbotnik. Una delle sue pose più famose nell’iconografia sovietica è quella di questo dipinto di Aleksandr Geràsimov (1881-1963), sul podio da cui arringa la folla, in cui praticamente si libra sopra le bandiere rosse.
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Fin dai primi anni della sua esistenza, il governo sovietico spinse per il rafforzamento della salute dei cittadini. La promozione dello sport e dell’educazione fisica erano tra i compiti principali degli artisti. Aleksandr Samokhvalov (1894-1971) dipinse diverse tele su commissione statale sulla felicità data dagli sport sovietici.
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Questo dipinto di Jurij Pìmenov (1903-1977) è uno dei simboli del realismo socialista, lo stile ufficiale dell’arte sovietica. Ampi viali, automobili, una città trasformata, inondata di luce, lungo la quale guida una donna: l’uguaglianza di genere nell’Urss.
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Una gran quantità di arte sovietica è dedicata all’eroismo dei soldati dell’Armata Rossa nella Seconda guerra mondiale. Una delle tele di argomento bellico più famose e un vero inno al coraggio è il dipinto di Dejneka “La difesa di Sebastopoli”.
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Nel suo lavoro, Sergej Gerasimov ha glorificato il villaggio, le fattorie collettive (kolkhoz) e i contadini. Nel sul celebre dipinto “Madre del Partigiano” è raffigurata una semplice donna di campagna, senza paura, che guarda dritta negli occhi il nemico.
Questo dipinto di Aleksandr Laktiónov (1910-1972) era così popolare durante l’era sovietica che fu acquistato dalla Galleria Tretjakov. Inoltre, fu stampato su libri di testo, poster e francobolli.
Un’altra opera iconica, questa di Tatjana Jablonskaja (1917-2005) racchiude la gioiosa luce del Disgelo dell’epoca di Khrushchev. La ragazza ritratta, come si addice a qualsiasi pioniere, fa esercizi mattutini. Non solo “rafforza il corpo e lo spirito”, ma, iniziando correttamente un nuovo giorno, avanza verso un futuro più luminoso. Quello del comunismo.
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