Una cliente in una profumeria a Okhotnyj Rjad, 1958
Vasilij Malyshev/SputnikLa storia della creazione del profumo più amato dalle donne sovietiche, prodotto dalla fabbrica di Mosca “Nóvaja Zarjá” (“Nuova Aurora”) dal 1925, è piena di leggende.
Secondo una di queste, il Krasnaja Moskva sarebbe una variazione del profumo “Bukét imperatritsy” (“Bouquet dell’imperatrice”) che nel 1913 era stato donato alla moglie di Nicola II, l’imperatrice consorte Aleksandra Fjodorovna, da Henri Brocard, imprenditore franco-russo proprietario di una grande fabbrica di sapone, rossetti e profumi.
Qualcuno pensa invece che i profumieri sovietici abbiano cercato di riprodurre la fragranza francese Chanel n. 5, creata nel 1921, e altri sono sicuri che si tratti di una copia di “L’Origan” di François Coty, uscito nel 1905.
Profumo "Red Moscow" (Mosca Rossa), 2016
Vecherovskaya (CC BY-SA 4.0)LEGGI ANCHE: Chanel N°5 e Kràsnaja Moskvà: due profumi leggendari con molte cose in comune
Secondo un’altra voce, la creazione del “Krasnaja Moskva” venne personalmente supervisionata dalla moglie del poi ministro degli Esteri sovietico Vjacheslav Molotov, Polina Zhemchuzhina, ma non ci sono prove documentali di ciò.
La fabbrica non rivela neppure oggi la formula completa del profumo, che su un numero della rivista “Khimija i Zhizn” (“Chimica e Vita”) del 1973 viene descritto così: “Una fragranza delicata, calda e nobile, con una punta di fiori d’arancio”. Il profumo costava caro: 5 rubli dell’epoca. Con quei soldi si potevano pagare allora le bollette per un mese. Ciononostante, le donne non potevano farne a meno e facevano la coda per accaparrarselo.
Più vicino agli anni Novanta, l’interesse per questo profumo è diminuito e questa fragranza ha iniziato a essere percepita come qualcosa di obsoleto. Nel 2004, la storica società che lo produceva si è fusa con una società francese in una joint-venture: “Novaja Zarja-Nouvelle Etoile”. Il “Krasnaja Moskva” ha continuato a essere venduto e sono state persino rivelate alcune sue note olfattive: dal bergamotto, neroli e pompelmo fino al gelsomino, alle rose e una scia di iris, vaniglia, ambra e legumi.
Gli acquirenti moderni si lamentano spesso che non è rimasto quasi nulla nella versione contemporanea del “Krasnaja Moskva” sovietico. Il prezzo è basso: solo 713 rubli (8,25 euro) per 42 ml.
Lezioni alla scuola di tennis per bambini del Palazzo dello Sport Lokomotiv, Repubblica Socialista Sovietica Ucraina
Boris Kaufman/SputnikQueste scarpe bianche resistenti e comode, con un design audace per l’epoca, un logo che univa una palla da basket e una da volley, motivi sulla suola e punta scanalata, apparvero in Urss nel 1965. Le hanno indossate tutte le celebrity, dal primo uomo nello Spazio Jurij Gagarin alla star del rock Viktor Tsoj, fino al lupo del cartone animato “Nu, pogodí!”. Queste scarpe, una sorta di Converse sovietiche, erano particolarmente popolari tra i giovani, nonostante il prezzo elevato per quel tempo: 4 rubli. Altre scarpe sportive potevano essere acquistate per 1,25 rubli.
Avvicinandosi agli anni Novanta, i sovietici hanno iniziato a essere più attratti dalle scarpe da ginnastica (in russo: “кроссовки;” “krossóvki”) che dalle scarpe sportive tipo queste, dette “кеды” (“kédy”) in russo e “plimsoll shoe” in inglese. Dopo il crollo dell’Urss, poi, iniziarono ad apparire sugli scaffali sempre più beni di produzione estera, che a quel tempo erano molto più richiesti dei vestiti e delle scarpe di produzione nazionale.
Nel 2016, Evgenij Raikov, laureato alla Facoltà di Management della Higher School of Economics di Mosca, ha rilanciato il marchio “Dva Mjacha” e ha iniziato a vendere scarpe realizzate utilizzando lo stesso GOST, il disciplinare tecnico, dei tempi sovietici. Le uniche differenze sono una tavolozza di colori più ampia, moderne solette anatomiche, e il prezzo: almeno 4.200 mila rubli (49 euro) al paio.
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Immagine calda e granulosa con sfocatura circolare: ecco perché anche i moderni fotografi amatoriali continuano ad amare le fotocamere Zenit, soprattutto in combinazione con gli obiettivi sovietici Helios.
Lo stabilimento meccanico di Krasnogorsk ha iniziato a produrre queste fotocamere nel 1952 e fino agli anni Novanta qui venivano prodotti vari modelli di attrezzature fotografiche. La fotocamera poteva costare da 90 a 300 rubli, a seconda della configurazione (cioè come uno o più stipendi mensili di un lavoratore sovietico), quindi non erano economiche.
Una nuova fotocamera digitale "Zenit-M"
Sergej Pyatakov/SputnikNel 2019, lo stabilimento ha iniziato a produrre una versione digitale mirrorless della fotocamera sovietica Zenit M. Costa 470 mila rubli (5.443 euro) insieme all’obiettivo Zenitar 1/35, quindi il modello moderno è popolare solo tra i ricchi fan dell’estetica sovietica. A tutti gli altri non resta che acquistare vecchie attrezzature fotografiche sovietiche su siti di annunci. Fortunatamente, il prezzo per fotocamere e obiettivi leggendari raramente supera i 5 mila rubli (58 euro).
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All’inizio degli anni Sessanta, il governo sovietico adottò un nuovo programma alimentare, secondo il quale l’Urss doveva iniziare a produrre cioccolato al latte a prezzi accessibili. La ricetta venne messa a punto dai pasticceri della fabbrica di Mosca “Krasnyj Oktjabr” (“Ottobre Rosso”).
Sulle prime etichette, “Alenka” indossava una sciarpa blu, a volte con un cane o un coniglio. La fabbrica voleva mettere sulla confezione un dipinto dell’artista Viktor Vasnetsov, “Aljonushka”, ma l’idea non venne approvata da una commissione appositamente creata. Quindi la direzione della fabbrica ha indisse un concorso e vincitrice risultò la foto del giornalista Alexander Gerinas, che fotografò sua figlia Lena, di otto mesi, con una sciarpa di seta. La bambina paffutella sull’etichetta, unita al prezzo di 80 copechi (all’epoca meno di una confezione di maionese), rese rapidamente popolare il cioccolato in tutta l’Unione.
Tavolette di cioccolato “Aljónka”
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Il cioccolato veniva prodotto in varie fabbriche dell’Urss, tra cui “Rot Front” e “Babaevskij”, ma dopo il crollo dell’Urss, il marchio divenne di proprietà di Krasnyj Oktjabr.
Oggi “Aljónka” ha un proprio negozio monomarca, dove, oltre al cioccolato classico e alle sue varianti, vengono vendute altre golosità di Krasnyj Oktjabr e di altri produttori.
“Finché questo orologio andrà avanti, io vivrò, mamma”. Così disse il poeta-veterano di guerra Sergej Orlov, che lo ricevette in dono da sua madre nel 1946. Si trattava di un “Pobeda” meccanico con quadrante rotondo. Aveva ragione: l’orologio gli rimase fedelmente al polso, perfettamente funzionante, per trent’anni, e il giorno in cui gli cadde a terra, spaccandosi, lui morì per un infarto.
La produzione di questi orologi venne avviata dalla Penzenskij Zavod (“Fabbrica di Penza) nel 1945, in onore della vittoria dell’Urss nella Grande Guerra Patriottica, come in Russia viene chiamata la Seconda guerra mondiale. Il primo lotto consisteva di 10 mila pezzi. L’orologio costava 475 rubli, più dello stipendio medio mensile di quegli anni.
Negli anni Cinquanta, questi orologi furono prodotti presso le fabbriche di Mosca (Vtoroj Moskovskij), di Petrodvorets e di Kujbyshev (oggi, Samara). La produzione aumentò e il prezzo diminuì: nel 1956 il modello classico costava 342 rubli. Poi il “Pobeda” iniziò a essere distribuito ufficialmente quasi come un’onorificenza, e lo ricevettero tutte le categorie di lavoratori, dagli ingegneri ai pastori. Era una gioia senza pari riceverlo. Diciassette varianti di questo modello di orologio sono state prodotte per l’esportazione in Cina e in altri Paesi.
Il destino di molti altri marchi sovietici attendeva anche il “Pobeda”: all’inizio degli anni Novanta, nel Paese iniziarono ad apparire modelli di orologi stranieri, che riscossero un successo maggiore.
Nel 2014 lo stabilimento di Petrodvorets ha ripreso la produzione di orologi, ma non orologi meccanici, ma al quarzo. Il loro prezzo va da 7 a 23 mila rubli (81-266 euro). Tra i modelli ci sono sia la versione classica che l’orologio rosa da donna, nonché l’edizione limitata “Crimea 2014” dedicata al ritorno della Crimea nei confini della Russia.
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Il formaggio Druzhba era un ingrediente ideale per molte ricette delle casalinghe sovietiche e si è rivelato anche un buono spuntino per accompagnare le bevute. Dal 1963 è prodotto dallo stabilimento di formaggio fuso di Mosca №1. Questo delicato formaggio cremoso costava solo 23 copechi, quindi fece innamorare rapidamente i cittadini sovietici.
Negli anni Novanta, lo stabilimento lattiero-caseario di Ostankino divenne proprietario dell’impianto, ma nel 1996 cadde in rovina e fu chiuso. Quindi fu acquistato da un ex ingegnere dell’associazione sovietica “Molokó”, che a suo tempo aveva inventato il “Druzhba”, Vladimir Korsun. La fabbrica è stata ribattezzata “Karat”, e il formaggio vi viene prodotto ancora oggi e viene venduto in tutti i supermercati russi.
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La ricetta di questa torta soffice con un delicato soufflé ricoperto di glassa al cioccolato, che era probabilmente il dessert principale sulla tavola sovietica delle feste, è stata inventata dal capo chef del ristorante “Praga” sulla via Arbat, Vladimir Guralnik, nel 1978. Quattro anni dopo, ricevette un brevetto per il suo capolavoro culinario…
La torta “Ptichje Molokó” veniva prodotta in lotti di 2.000 al giorno e venduta in scatole con l’immagine dell’uccello di fuoco. Guralnik ha anche affermato che per il compleanno del segretario generale del Pcus Leonid Brezhnev, prepararono una versione da 15 chilogrammi della torta:
“Non so se gli è piaciuta, ma è tutto ciò che poteva mangiare con la sua dentiera che cadeva costantemente”, ha detto Guralnik alla rivista “Diletant”.
Oggi la torta Ptichje Molokó è un marchio russo, è prodotta da diverse aziende, ma con l’aggiunta di una grande quantità di conservanti. Dal 2011, anche la “Objedinjonnaja konditerskaja fabrika”, la holding che controlla Krasnyj Oktyabr, Rot Front e altre industrie dolciarie, vende queste torte molto delicate.
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Vodka Stolichnaja dalla Distilleria di vodka e liquori di Mosca, 1970
Yu. Levyant/SputnikLe lettere d’oro con sullo sfondo l’edificio del famoso hotel di Mosca “Moskva” (ora Four Seasons) sono conosciute in tutto il mondo. La bottiglia è apparsa nelle mani di Billy Bob Thornton in “Babbo bastardo”, Charlie Sheen in “Due uomini e mezzo” e altri film di Hollywood. Dal 1973 al 1981, è stata venduta negli Stati Uniti, e il giro di vendita in questo periodo ammontava a 25 milioni $. A distribuirla era PepsiCo.
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La ricetta e il marchio della vodka sono stati sviluppati nel 1938, è stata imbottigliata per la prima volta nel 1941 nell’assediata Leningrado e la produzione di massa è iniziata solo due anni dopo, nel 1943. La “Stolichnaya” era considerata d’élite a causa del suo prezzo: costava 3 rubli, ovvero 30-50 copechi in più rispetto alle concorrenti di quegli anni.
Negli anni Settanta, la vodka era popolare negli Stati Uniti, aveva persino il suo slogan: “Only vodka from Russia is genuine Russian vodka!”. A quei tempi scalò la prestigiosa classifica dei marchi mondiali di alcolici, la “100 International Top Spirits Brands”, raggiungendo il primo posto.
Festa conclusiva del Tribeca Film Festival 2012 sponsorizzato dalla vodka Stolichnaja, New York City, 2012
Getty ImagesNegli anni Novanta, la società di esportazione Sojuzplodoimport, che produceva la Stolichnaya da decenni, perse i diritti su di essa. Per diversi anni, chiunque poté produrre vodka con questo nome. Nel 1997, una società privata con lo stesso nome acquisì i diritti sul marchio e li vendette alla sua altra entità legale, la Spirits International, con sede nei Paesi Bassi. Da 20 anni il marchio Stolichnaya è di proprietà di una società internazionale privata.
Nel 2018 la vendita dei diritti sul marchio è stata dichiarata illegale e lo Stato ha trasferito Stolichnaya alla nuova impresa statale federale (FKP) Sojuzplodoimport, che controlla la produzione di vodka e la sua qualità nel Paese e all’estero.
Fabbrica di abbigliamento "Bolshevichka"
Yurij Artamonov/SputnikLa fabbrica sovietica “Bolshevichka” confeziona giacche, pantaloni e cappotti dal 1929. Durante la Grande Guerra Patriottica, il marchio produsse giubbe e cappotti per i soldati dell’Armata Rossa e nel 1945 cucì le uniformi per i partecipanti alla Parata della Vittoria.
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Negli anni Settanta, saloni di sartoria maschile del marchio Bolshevichka erano presenti nella maggior parte dei grandi magazzini di Mosca e le sarte della fabbrica realizzarono poi persino le uniformi per la squadra olimpica sovietica alle Olimpiadi di Mosca del 1980.
A partire dagli anni Ottanta, Bolshevichka ha iniziato a collaborare con aziende estere, francesi e italiane, e negli anni Novanta ha aperto una propria catena di negozi.
Oggi la fabbrica vende completi a prezzi ragionevoli, da 20 mila rubli in su (230 euro).
Moto "Ural-3 M66" prodotta dalla fabbrica Irbit
M. Filimonov/SputnikLa fabbrica Irbit produce fin dal 1941 questi splendidi sidecar, guidati oggi da celebrità come Brad Pitt e Steven Tyler. Inizialmente, il modello era destinato ai militari, ma poi iniziò a essere prodotto per i cittadini sovietici fino alla chiusura… negli anni Novanta.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, infatti, lo stabilimento fallì. Nel 2006 i nuovi proprietari iniziarono la produzione, acquistando alcune componenti dall’estero, e nello stesso anno produssero 1.755 motociclette. Tutti i modelli furono venduti all’estero.
Ural GEAR UP 2021
uralmoto.ruRispetto al periodo sovietico, la produzione è diminuita da 130 mila a 1.200 esemplari all’anno, e il prezzo per una moto Ural parte oggi da 821 mila rubli (9.500 euro). Sono vendute con successo negli Stati Uniti, in Australia, in Giappone e in altri Paesi. In Russia, la moto non è popolare a causa del suo costo elevato, e anche a causa dei fan della moto originale sovietica, che si oppongono a questa versione moderna.
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