Avete mai notato che in molti celebri film di Hollywood sullo Spazio, i protagonisti-astronauti indossano lo stesso marchio di orologi: Hamilton? Matthew McConaughey guarda un Hamilton per controllare l’ora in “Interstellar” (2014), mentre torna a casa, dove tutti sono già diventati vecchi. Matt Damon ha un Hamilton in “Sopravvissuto – The Martian” (2015). Ma in realtà, questo marchio americano (che ora fa parte del gruppo svizzero Swatch) non è mai stato “spaziale”; tale è solo sul grande schermo.
Nei decenni, la lotta per lo status di “orologio spaziale” è stata aspra: perché il tempo nello spazio è di fondamentale importanza e volare lassù è un onore per qualsiasi marchio (e la migliore pubblicità).
Nella questione su di chi sia stato il primo orologio nello spazio, non dovrebbero esserci dubbi. Tutti sanno che la prima persona a volare in orbita fu il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin. Il 12 aprile 1961 pronunciò il celebre “Poékhali!” (“Andiamo!”; “Partiti”) e al suo polso brillava un orologio di marca “Pobeda” delle serie “Shtùrmanskie” (“dell’Ufficiale di rotta”). Lo avrebbe poi indossato con orgoglio, anni dopo, la generazione della Perestrojka, chiamandolo semplicemente “l’orologio di Gagarin”.
Gli “Shturmanskie”, infatti, fino alla metà degli anni Ottanta non potevano essere acquistati nei normali negozi di orologi: erano prodotti e distribuiti solo per le esigenze dell’aeronautica. L’orologio era dotato di un meccanismo anti-urto e della funzione di arresto della lancetta dei secondi (per impostare l’ora con la precisione più estrema). Si riteneva che questo fosse l’orologio più affidabile dell’intera Unione Sovietica.
È vero, c’erano voci persistenti secondo cui gli “orologi Gagarin” non potessero comunque resistere a simili sovraccarichi e si rompessero al momento del lancio dal cosmodromo, ma non furono mai ufficialmente confermate (presumibilmente, questa è quasi una questione di reputazione dell’intera industria spaziale). Al contrario, dopo la nota missione, tutti i prodotti della fabbrica di orologi iniziarono a portare orgogliosamente il nome “Rakéta” (“Razzo”) e gli orologi “Shturmanskie” furono ripetutamente testati e modificati dai migliori scienziati. Ma vale come primo orologio nello spazio nel caso in cui davvero si fosse rotto subito?
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Il secondo record fu stabilito dall’orologio sovietico “Strelà” (“Freccia”) nel 1965: per la prima volta nella storia, un uomo (Aleksej Leonov) fece una passeggiata spaziale, e lo avevo al polso. “Strela” esteriormente era quasi identico all’orologio che fa ora parte dell’attrezzatura creata per i futuri partecipanti al programma spaziale SpaceX di Elon Musk. Questi orologi erano allora destinati agli alti comandi dell’Aeronautica Militare; avevano un cronometro incorporato, un contatore di minuti di 45 minuti e anche una scala telemetrica (per determinare la distanza da una sorgente sonora) e una scala tachimetrica (per calcolare la velocità nel tempo). I cittadini comuni non hanno ovviamente mai visto un simile orologio.
Quindi, insieme ai cosmonauti sovietici, molti altri orologi volarono nello Spazio, tutti con nomi romantici: “Okeàn” (“Oceano”), “Vostók” (“Oriente”), “Slava” (“Gloria”) e, naturalmente, “Poljót” (“Volo”). Tutti erano realizzati in Urss. La Nasa, invece, non sembrava altrettanto preoccupata della nazionalità dell’orologio.
A vincere la “Corsa alla Luna” fu il marchio svizzero Omega Speedmaster. Nel 1969, questo orologio era al polso di Buzz Aldrin quando mise piede, subito dopo Neil Armstrong, sulla Luna, ed è ancora oggi l’orologio ufficiale della Nasa. Ma allora era l’unico pezzo di equipaggiamento che non era stato specificamente progettato per i viaggi nello spazio. Possiamo dire che Omega ha semplicemente vinto lealmente la gara.
Un Omega andò in orbita per la prima volta al polso di Walter Schirra (astronauta americano di origini ticinesi e sarde) nel 1962, che lo aveva acquistato di tasca propria. Nel 1965, la Nasa comprò anonimamente orologi dei marchi più famosi, tra cui Longines, Rolex, Bulova, Hamilton, Elgin, Benrus e Omega, e iniziò a testarli. Gli Omega furono gli unici a superare tutti i test. La scelta dovette essere difesa anche al Senato degli Stati Uniti: l’unione degli imprenditori americani non era contenta che l’agenzia avesse scelto un orologio svizzero a scapito dell’industria nazionale.
In un modo o nell’altro, l’Omega salvò la vita dell’equipaggio nel momento più drammatico della storia di tutti i viaggi lunari, quando, nel 1970, sulla via della Luna, a bordo dell’Apollo 13 (una delle sette spedizioni lunari della Nasa, che in totale portarono 12 uomini a passeggiare sul satellite della Terra tra il 1969 e il 1972) esplose una bombola di ossigeno, che portò alla perdita di ossigeno e alla mancanza di elettricità. Solo un calcolo estremamente accurato poteva salvare la situazione, poiché il sistema di navigazione di bordo non funzionava più e calcoli errati del tempo per un ritorno sicuro nell’atmosfera terrestre potevano costare la vita. L’orologio non fallì. E simbolicamente ricevette anche il “Silver Snoopy Award” della Nasa.
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In molte fotografie degli equipaggi, si possono vedere due o anche tre orologi contemporaneamente al polso. Un modello è in genere utilizzato per misurare il tempo durante gli esperimenti scientifici a bordo; su un altro viene impostato il tempo di volo, conteggiato dal momento del lancio; nel terzo, molti vogliono poter vedere il tempo “terrestre”, nel fuso di casa loro.
Ma ciò che ora di sicuro non viene portato nello Spazio è un orologio elettronico: il microcircuito non può resistere al livello di radiazioni e si disattiva. Anche se in epoca sovietica si credeva che nessuno avrebbe più indossato orologi meccanici in futuro. Allora lanciarono anche una sorta di campagna pubblicitaria: i cosmonauti sovietici posarono con orologi di fabbricazione nazionale della fabbrica di Stato Pulsar (da non confondere con l’omonimo marchio occidentale; oggi divisione della Seiko Watch Corporation of America) con orologi a cristalli liquidi e a led.
Ma chi ha vinto alla fine? Di nuovo gli svizzeri. Dal 1994 Fortis è l’orologio ufficiale del Centro russo di addestramento dei cosmonauti e di Roscosmos, l’agenzia spaziale russa. E quanto a Elon Musk ha scelto l’orologio svizzero TAG Heuer per il suo SpaceX.
Dieci curiosità poco conosciute sul primo volo di Gagarin nello spazio
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