Fonte: Varvara Grankova
All’inizio degli anni Sessanta l’Unione Sovietica era giustamente considerato il Paese leader nell’esplorazione dello spazio. L’Urss aveva lanciato in orbita con successo il primo satellite artificiale (lo Sputnik, nel 1957), e il 12 aprile del 1961 aveva spedito nello spazio il primo uomo, Yurij Gagarin.
Nella disperata ricerca di stare al passo, il presidente americano John F. Kennedy dichiarò, appena 43 giorni dopo il volo di Gagarin, che l’obiettivo primario del suo Paese era quello di realizzare l’allunaggio entro un decennio. Iniziò dunque una nuova corsa allo spazio tra le due superpotenze, per portare l’uomo a calpestare il suolo lunare. Una corsa che Washington vinse il 20 luglio del 1969. Ma perché i sovietici furono sconfitti?
Nikita Khrushchev, che ha guidato il Partito Comunista e l’Urss dal 1953 al 1964 (qui la storia della sua salita al potere), era noto per essere un uomo emotivo e imprevedibile, e anche il suo approccio nei confronti del programma di sbarco sulla luna non fece un’eccezione. Durante una riunione con Sergej Korolev (il principale ingegnere sovietico e progettista spaziale, che ebbe un ruolo di primo piano nel lancio dello Sputnik e del Vostok), Khrushchev gli disse che i soldi per quel programma erano ormai agli sgoccioli.
Tuttavia, appena un anno dopo, nel 1964, disse a Korolëv l’esatto contrario: “Non lasceremo la luna agli americani! Prenditi tutte le risorse di cui hai bisogno!”.
Ma invece di creare una linea di comando diretta tra il governo e gli scienziati, le autorità misero in piedi due programmi rivali, che sviluppavano i razzi per le operazioni di volo verso la luna e per l’allunaggio. Uno era guidato da Korolev e l’altro da un secondo accademico, Vladimir Chelomej.Una situazione destinata al fallimento, secondo Aleksej Leonov, un astronauta che lavorava con Korolev e che è stato, il 18 marzo 1965, il primo uomo a fare una “passeggiata spaziale”. “Le relazioni molto complicate tra Korolëv e Chelomej, e la loro rivalità, hanno danneggiato la nostra causa comune”, ha detto al giornale Komsomolskaja Pravda nel 2010.
Boris Chertok, un progettista di razzi che ha lavorato anche con Korolev, è d’accordo. Come ha scritto nelle sue memorie “I razzi e il popolo”, a causa delle critiche degli scienziati rivali, Korolëv fu costretto a semplificare il suo progetto (il razzo N-1) e a tagliare il bilancio. Il che si rivelò un errore.
Come se la situazione non fosse abbastanza brutta, le figure chiave che lavoravano al programma della luna furono licenziate o cambiate di ruolo, quando Khrushchev venne rimosso dal potere nel 1964. Inoltre, Korolev morì nel 1966. “Per noi astronauti fu quasi la fine del mondo”, ricorda Leonov. Secondo lui, dopo la morte di Korolev, le autorità cominciarono a trascurare il programma lunare.
Come scrive Chertok nel suo libro, gli anni Sessanta sono stati un momento di tensione massiccia tra Usa e Urss, con il mondo sul baratro di una guerra nucleare. Anche se l’Urss era in testa nella corsa spaziale, dopo il successo di Gagarin, si capì che Washington possedeva 20 volte più armi dell’Unione Sovietica. Quest’ultima, sentendosi minacciata da questo fatto, fu costretta ad agire e cominciò a destinare sempre più soldi al rafforzamento degli armamenti (sia sotto Krusciov che sotto i suoi successori), a scapito dell’esplorazione spaziale.
Ciò portò l’Unione Sovietica a perdere terreno nei confronti degli Stati Uniti in materia di tecnologia spaziale. Il razzo americano Saturn V, che portò l’Apollo 11 nello spazio nel 1969, era in grado di trasportare fino a 140 tonnellate, mentre il suo analogo sovietico più simile, l’N-1, creato da Korolëv e dai suoi successori, si fermava a 75 tonnellate. Inoltre, i razzi americani usavano idrogeno liquido, che aveva molta più efficenza energetica rispetto al carburante a base di cherosene utilizzato dai sovietici.Per questo, tutti e quattro i lanci di prova eseguiti dall’Urss fallirono. Per quanto riguarda gli americani, sbarcarono sulla Luna il 20 luglio del 1969, con Neil Armstrong e Buzz Aldrin che furono i primi uomini a toccare il suolo del satellite della Terra. Il Cremlino decise allora che non aveva senso spendere soldi in un programma dove la corsa era già stata vinta da Washington.
D’altro canto, come afferma Chertok nel suo libro, risparmiare risorse in questo campo, aiutò i sovietici a raggiungere la parità nucleare strategica entro il 1980. Ma di questo parleremo un’altra volta…
L’articolo è parte della serie Sapete perché?, nella quale Rbth risponde alle più frequenti domande sul Paese
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