Come ha fatto un artista etiope ad arrivare ad affrescare la Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca?

Atsbekha Negga Tesfae nel suo studio di San Pietroburgo

Atsbekha Negga Tesfae nel suo studio di San Pietroburgo

Archivio personale
Atsbekha Negga Tesfae vive in Russia da oltre trent’anni. Ormai sogna persino in russo, ma certo non si sarebbe aspettato, quando arrivò a Leningrado da studente d’arte, di essere poi chiamato a dipingere le pareti della chiesa più importante dell’Ortodossia

Atsbekha Negga Tesfae è un famoso artista etiope che dal 1990 vive a San Pietroburgo. Le sue opere si possono trovare in varie collezioni private in tutto il mondo e ha perfino partecipato alla realizzazione di uno degli affreschi della ricostruita Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.

Nell’arco di trent’anni e più Tesfae si è legato sempre più fermamente a San Pietroburgo. Si è anche sposato con un’artista russa, la figlia dell’artista e restauratore Jaroslav Shkandrij (1948-2013). A quest’ultimo Tesfae deve tante delle svolte felici nel proprio destino.

Oggi Tesfae stesso, in qualità di professore associato del dipartimento di pittura e disegno dell’Università statale di tecnologie industriali e design di San Pietroburgo, avvia molti allievi alla carriera artistica.

È connazionale del più importante poeta russo

Tesfae è nato e cresciuto ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia. La madre si occupava di crescere i figli (erano sette!), mentre il padre faceva l’operaio, ma era molto creativo. Infatti, trascorreva tutto il suo tempo libero a disegnare edifici futuri o a progettare varie cose. “Lo osservavo, ne ero ispirato e con il tempo ho iniziato gradualmente a disegnare anche io”, racconta l’artista.

Atsbekha Negga Tesfae ai tempi in cui era studente a Leningrado (oggi San Pietroburgo)

“In Russia si sa poco sull’Etiopia, anche se si tratta di un Paese ortodosso tra i primi al mondo ad avere adottato il cristianesimo”, aggiunge Tesfae. Inoltre, è l’unico Paese africano che non è stato colonizzato. Sicuramente, però, in Russia tutti sanno che Aleksandr Pushkin, il più importante poeta russo, aveva proprio origini etiopi.

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“In Etiopia sono orgogliosi di questa parentela: ci sono monumenti dedicati a Pushkin, traducono i suoi versi, a scuola lo insegnano”, sottolinea Tesfae. “Ma siccome conosco il russo, posso affermare con certezza che è impossibile tradurre i versi di Pushkin. Certo, l’idea può essere trasmessa, ma la genialità, l’unicità delle rime, quelle no; si possono gustare solo nell’originale”.

L’amicizia con l’Urss

Nel 1974, quando Tesfae aveva solo quattro anni, in Etiopia scoppiò una rivoluzione e l’imperatore Hailé Selassié fu deposto. A seguito di ciò, il Paese africano instaurò degli ottimi rapporti con l’Unione Sovietica.

Atsbekha Negga Tesfae sulla bici, il suo mezzo preferito per spostarsi a San Pietroburgo

“Oggi è consuetudine parlare male dell’Urss, ma per noi era un Paese benevolo e bellissimo! Hanno portato da noi il balletto, le mostre, i film… e tutto gratuitamente. L’Unione Sovietica ha costruito per noi centrali idroelettriche e strade, ci ha aiutato in tutti i modi e soprattutto invitava gli etiopi a studiare da loro”, ricorda Tesfae.

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Dopo aver concluso la scuola artistica in patria, il giovane ottenne, grazie ai suoi ottimi voti, il diritto di continuare a studiare all’estero e, nel 1990, dopo il superamento di un concorso, l’artista si trasferì a Leningrado per studiare all’istituto d’arte Ilja Repin (l’attuale Accademia delle arti). 

Un etiope in Russia

“Io, cresciuto tra le sabbie, il sole e gli edifici bassi, ho impiegato molto per abituarmi all’architettura di San Pietroburgo e alla natura del Nord. I primi tempi giravo tantissimo a piedi, ma poi comprai una bicicletta”, racconta Tesfae, che tutt’oggi si muove sui pedali quando c’è bel tempo.

Atsbekha Negga Tesfae dopo trent’anni in Russia dice ormai di sentirsi più russo che etiope

Quando era ancora a casa, lo terrorizzavano sulle temperature russe. La sorella gli diceva: “Metti la mano in frigo e tienila lì per cinque minuti. Come va? E questi sono quattro gradi, ma in Russia sono meno trenta! Come vivrai lì?”. Tuttavia, Tesfae era determinato a partire.

“Durante il mio primo anno qui, poi, avevo un amico che mi prendeva sempre in giro: ‘Tesfae, quest’anno hanno detto che ci sarà così tanto freddo che tu sarai… kaputt!”. Ma, come vedete, sono trascorsi 33 anni e sono ancora qui”, racconta ridendo l’artista.

Il coraggioso etiope fa persino procedure amate dai russi come versarsi addosso acqua fredda d’inverno. E a gennaio, per Kreshchenie, si immerge nel fiume Neva ghiacciato. “Dà delle sensazioni bellissime; è come rinascere”, assicura.

Ha imparato il russo “per strada”

Anziché fare la canonica lezione in classe, spesso l’insegnante di lingua di Tesfae buttava fuori i suoi studenti per farli interagire con i russi: “Oggi è bel tempo: andate in giro e parlate con le persone. Non c‘è lezione migliore di una conversazione dal vivo!”.

Erano gli anni Novanta, la Russia si stava appena appena aprendo al mondo e tutti erano incuriositi dagli stranieri, tanto che le persone li approcciavano e ci interagivano con piacere. 

“Natura morta con vobla”, dipinto di Atsbekha Negga Tesfae

“Spesso andava così: ci conoscevamo, parlavamo un po’ e poi mi invitavano a casa loro. All’inizio in quanto straniero, ma poi nasceva un genuino interesse reciproco perché vedevano che mi piaceva la letteratura russa, nonché la cultura, e che ero appassionato di molte cose. A San Pietroburgo ho ancora degli amici che ho conosciuto proprio in quel periodo”. 

Anche Tesfae invitava molte persone all’obshezhitie. “Dall’Etiopia mi portavano delle spezie particolari per il tè: cannella, ginseng, erbe, radici. Tutto lo studentato e i conoscenti in città venivano da me per assaggiare come facciamo il tè in Africa.

Gli amici russi e la carriera

Tesfae riconosce che proprio grazie ai suoi amici russi ha ottenuto la possibilità di lavorare e viaggiare.

Un giorno è finito ospite da Misha, all’epoca studente all’accademia di teologia. In seguito, i due sono diventati migliori amici. “Sua madre era brava a cucinare e amava farlo. Insalate, zuppe, torta sharlotka: tutto era buonissimo, tanto che mi sono innamorato del cibo russo, così come delle feste russe, durante le quali cantavamo canzoni che erano sconosciute per me, ma che mi affascinavano!”.

Nel 1995, Tesfae è potuto andare per la prima volta in Svizzera grazie a Misha: gli studenti dell’accademia di teologia sono stati invitati a un seminario a Ginevra e l’amico ha insistito affinché l’artista partecipasse a un concorso per partecipare al viaggio. Tesfae ha quindi realizzato una serie di opere a tema religioso, le quali sono state accettate ed esposte in una galleria in Svizzera. Non solo, tutti e 12 i quadri sono stati venduti durante il primo giorno di esposizione.

“Donne nere”, dipinto di Atsbekha Negga Tesfae

Così Tesfae ha guadagnato i primi soldi e ha conosciuto un gallerista, che poi ha venduto per molti anni i suoi quadri a tema africano. Essendo ancora studente, l’artista vendeva le sue opere a un prezzo basso, ma il gallerista vi imponeva un ricarico importante. “I miei lavori erano acquistati principalmente da russi ricchi. Molte volte andavo alle mostre e vedevo queste persone, e un giorno ho perfino incontrato Anatolij Sobchak, il primo sindaco di San Pietroburgo. Lui mi ha chiesto in inglese: ‘Perché sei così caro?’. In effetti, all’epoca in Russia i quadri si vendevano per due soldI… Io l’ho salutato in russo: ‘Salve, Anatolij Aleksandrovich!’. Lui si è spaventato: un africano parlava in russo e lo aveva riconosciuto! E si è allontanato alla chetichella.”

Gli studi all’istituto e la moglie russa

All’istituto Repin, Tesfae ha imparato le tecniche pittoriche dal padre della sua futura sposa, ovvero dall’artista Jaroslav Shkondrij. Era un insegnante molto socievole e simpatico, tutti i suoi studenti lo apprezzavano. A volte Nadezhda, la figlia del professore, andava nel laboratorio del padre e una volta ha visto le opere di Tesfae con la firma “Atsbekha”. Vedendo che il nome terminava con la lettera “a”, ha immaginato che l’autore fosse una ragazza e si è chiesta: “Chi è questa Atsbekha? Vorrei conoscerla”.

“Ritratto di mia figlia”, dipinto di Atsbekha Negga Tesfae

Così è andata nello studentato per conoscere l’artista. “Allora portavo i dread, avevo vinili fantastici e indossavo un vistoso berretto inclinato: era impossibile per lei resistermi!”, racconta ridendo Tesfae. Dopo qualche tempo, i due erano già insieme e in seguito si sono sposati.

L’artista ricorda gli anni da studente come un periodo particolarmente magico. Persone provenienti da tutta la Russia e dalle ex repubbliche sovietiche vivevano insieme: alcuni venivano da Jakutsk, altri da Krasnodar, altri ancora da Odessa o Minsk. “Ognuno portava la propria cultura e tutte si sono mescolate, dando vita a un microcosmo nel quale vivevamo, nascevano amicizie e ci innamoravamo. Andavamo a Pushkinskie Gory a esercitarci: di giorno dipingevamo quadri e schizzi, mentre la sera bevevamo vino e leggevamo versi. All’epoca ero ancora molto etiope; non capivo molto, ma l’atmosfera mi affascinava”.

Tesfae ammette che prima la sua anima rispecchiava il mondo etiope, mentre adesso quello russo: tutto vi rimanda, che siano i suoi pensieri o ciò che immagina. “A volte nei sogni parlo con i miei genitori o fratelli in russo e loro mi rispondono in russo: 33 anni in Russia non sono trascorsi senza lasciare traccia”.

L’affresco della Cattedrale di Cristo Salvatore

Alla fine degli anni Novanta, la cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, distrutta in epoca sovietica, è stata ricostruita. Su suggerimento del suocero, che lavorava alle decorazioni interne, Tesfae ha provato a partecipare a un concorso nel quale si selezionavano le migliori idee per ridipingere la cattedrale.

Atsbekha Negga Tesfae durante la realizzazione dell’affresco nella Cattedrale di Cristo Salvatore

L’artista ricorda che all’epoca voleva perfino rifiutare. Infatti, in Svizzera i suoi quadri vendevano bene e il gallerista ne esigeva sempre ancora e ancora. Adesso, però, Tesfae comprende quanto sia stato importante per lui aver lavorato alla cattedrale. 

“Non so nulla a riguardo, come potrei realizzare quest’opera?”, pensava allora Tesfae. Il suocero, però, gli portò una pila di libri e, dopo averli letti, Tesfae preparò 12 bozze degli affreschi sui pilastri della cattedrale, sui quali dovevano essere rappresentate scene di vita dei santi starets. Alla fine, la commissione accettò tutti e dodici gli schizzi, che però sono stati eseguiti da altri artisti. Tesfae è stato infatti incaricato di realizzare un grande affresco di 4x6 metri rappresentante il VII Concilio ecumenico, lavoro per il quale ha ricevuto la medaglia dell’Accademia russa delle belle arti.

La versione integrale di questo articolo è stata pubblicata in lingua russa sulla rivista “Natsija” 


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