Qual è la prima cosa da mangiare o da bere che i cosmonauti chiedono quando atterrano?

Il cosmonauta russo Aleksandr Skvortsov mangia una mela poco dopo l'atterraggio

Il cosmonauta russo Aleksandr Skvortsov mangia una mela poco dopo l'atterraggio

Sergej Ilnitskij / AFP
Nei primi giorni dopo l’atterraggio, chi è stato nello Spazio deve seguire una dieta ferrea, ma da anni c’è la consuetudine di farsi portare qualcosa di buono al momento dell’uscita dal veicolo di rientro: chi sogna una mela, chi un mango, chi del succo di betulla…

Dopo un paio di mesi, i “sublimaty” – così sono chiamati in russo i pasti liofilizzati dei cosmonauti sulla Stazione spaziale internazionale – vengono a noia e, quando tornano sulla Terra, gli astronauti vogliono gustarsi qualcosa di terrestre il prima possibile. Tuttavia, devono mantenere una dieta rigorosa ancora per qualche giorno: subito dopo l’atterraggio vengono sottoposti ai test medici, i cui risultati vengono presi in considerazione per i voli futuri. Di norma, all’atterraggio, subito dopo che gli astronauti sono stati aiutati ad uscire dalla navicella di rientro, i medici danno loro solo acqua e limone.

Tuttavia, a volte chiudono un occhio e sono più permissivi. Vi raccontiamo cosa è finito nella lista dei primi cibi e bevande.

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Mele fresche 

Le mele fresche sono una tradizione in Kazakistan. Spesso si vedono nelle foto dei cosmonauti appena atterrati.

Il cosmonauta kazako Talgat Musabaev fu il primo a chiedere delle mele di Almaty nel 1994 (la città è famosa per la sua produzione di mele e il nome stesso della ex capitale kazaka significa “il posto con le mele”), quando era di ritorno dalla Stazione spaziale Mir. Il cosmodromo di Bajkonur, dove vengono lanciate tutte le navicelle Sojuz, si trova in Kazakistan, e anche l’atterraggio avviene nelle steppe del Kazakistan

Il cosmonauta russo Oleg Kotov

“Volevo respirare a pieni polmoni, prima di tutto, l’aria della steppa natale e, in secondo luogo, sentire il profumo di una mela ‘aport’ di Almaty. Dopo l’aria tecnica che avevo respirato per 126 giorni quella era la felicità”, ha ricordato. Il rituale ha poi preso piede.

Succo di betulla 

Il cosmonauta Oleg Novitskij, tornato dalla Stazione spaziale internazionale nel 2021 con la prima troupe cinematografica spaziale al mondo – l’attrice Julia Peresild e il regista Klim Shipenko – ha chiesto succo di betulla del Territorio dell’Altaj

Su richiesta di Novitskij, i militari hanno raccolto diversi litri di succo nel Territorio dell’Altaj e hanno trasportato il contenitore direttamente in Kazakistan su un aereo militare Antonov-12. 

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Senape selvatica, cavolo, shashlyk e plov 

Nel 2022, l’equipaggio russo della navicella Sojuz MS-21 ha chiesto un menù insolito da portare al sito di atterraggio. “Ho chiesto un cavolo a testa e senape selvatica. E che si potesse mangiare subito”, ha raccontato il cosmonauta Oleg Artemjev. 

Ma oltre a questo hanno chiesto anche i tipici spiedini russi, gli shashlyk, e del plov, rendendosi ben conto, però, che i medici difficilmente avrebbero dato la loro approvazione. “Di solito sono contrari anche alle mele”, dice il cosmonauta Ivan Vagner, “figurarsi alla carne alla griglia. I cosmonauti vogliono tenere in mano qualcosa di terrestre, e annusarlo. E la stessa mela che viene data loro, ovviamente, è disinfettata. Ma il medico sussurra sempre all’orecchio dell’astronauta: ‘Per favore, ti prego, non mangiarla!’’’. 

Il cosmonauta Sergej Korsakov

L’immunità dei cosmonauti dopo lo Spazio è indebolita e vulnerabile. Questo è un altro motivo per cui all’inizio devono essere molto selettivi su ciò che mangiano. 

Tè alla rosa canina e un mango maturo

Pjotr Dubrov, il russo che detiene il record di permanenza più lunga sulla Stazione Spaziale Internazionale – 355 giorni – ha chiesto di preparargli del tè di cinorrodi di rosa canina raccolti sugli Urali e di portarglielo in un thermos.

Un membro del suo stesso equipaggio, il cosmonauta Anton Shkaplerov, ha ordinato invece un frutto esotico. “Voglio un mango”, ha detto.  

Melone di Orenburg 

Un altro frutto che i cosmonauti sognano spesso è un succoso melone degli Urali meridionali. 

Rosmarino di palude

Tuttavia, i cosmonauti non hanno ordinato solo cibo. Tanto più che al di là della contrarietà dei medici, spesso non si ha proprio voglia di mangiare subito dopo una discesa fisicamente molto provante. Per qualcuno sono gli “odori terrestri” a essere la cosa più desiderata. Una volta un cosmonauta ha chiesto di portare al sito di atterraggio del rosmarino di palude (nome scientifico: Rhododendron tomentosum), una pianta dall’odore molto pungente e inebriante (che, nonostante il nome rassicurante, è tossica). 

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