In che modo il Kazakistan divenne parte dell’Unione Sovietica? (FOTO)

V. Pavlunin/TASS
La Repubblica Socialista Sovietica Kazaka fu non solo la seconda per grandezza dell’Urss, ma anche cruciale sia a livello industriale che nella Seconda guerra mondiale. Da qui partì il primo uomo nello Spazio e qui venne testata la prima atomica sovietica

La Russia arrivò nelle steppe kazake all’inizio del XVIII secolo. Negli anni Trenta del Settecento, i primi grandi clan kazaki che volontariamente si sottomisero all’autocrazia russa furono l’Orta Jüz (Orda centrale o di mezzo) e la Kişi Jüz (Orda giovane o inferiore), che cercavano protezione dai bellicosi Zungari (detti anche Dzungar, oppure, dal mongolo, Ölôd; nome collettivo di diverse tribù di pastori nomadi di etnia ojrad, cioè mongoli occidentali). Per sottomettere anche la Ūly Jüz (Orda anziana) i russi dovettero invece combattere contro il Khanato di Kokand, che fu alla fine annesso all’Impero nella seconda metà del XIX secolo, e mantenuto fino al suo crollo, nel 1917.

Nei primi anni del potere sovietico, i territori abitati dai kazaki subirono demarcazioni nazional-territoriali su larga scala: i nomi, i confini e le capitali delle autonomie nazionali furono in continuo mutamento. Quindi, in nove anni, dal 1920 al 1929, i kazaki cambiarono tre capitali: Orenburg (oggi città della Federazione Russa), Kzyl-Orda (oggi: Kyzylordá) e Alma-Atá (oggi: Almatý). La stabilità amministrativa e territoriale arrivò solo nel 1936, quando la Repubblica socialista sovietica autonoma kazaka uscì dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e fu trasformata in una delle repubbliche federate dell’Urss

Mercatino di mele, anni Venti

La politica di collettivizzazione perseguita dal governo sovietico alla fine degli anni Venti (l’unificazione delle singole fattorie contadine in fattorie collettive), ignorando le peculiarità dello stile di vita kazako, unita al passaggio forzato dei nomadi a uno stile di vita sedentario e a una grave siccità portarono al fatto che, nel 1931-1932, il Kazakistan visse la peggiore carestia della sua storia. Secondo varie stime, da 1 a 1,5 milioni di persone persero la vita, e circa 200 mila emigrarono in Iran, Cina e Afghanistan.

Il villaggio di Talgar, anni Venti

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La campagna avviata dal governo sovietico per sradicare l’analfabetismo in tutto il Paese fu particolarmente importante per il Kazakistan: al momento del crollo dell’Impero russo, il tasso di alfabetizzazione della popolazione in questa regione era del cinque per cento, ma già nel 1939 superava il settanta. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, quarantamila studenti studiavano nelle università e più di 100 mila nelle scuole superiori della Repubblica Socialista Sovietica Kazaka.

Una scuola nella provincia di Jambyl, nella Repubblica Socialista Sovietica Kazaka

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Enorme ma scarsamente popolato, negli anni Trenta e Quaranta il Kazakistan divenne la principale destinazione dei popoli deportati dalle autorità: polacchi e ucraini dell’Ucraina occidentale, cinesi e coreani di Sakhalin e Territorio del Litorale, tedeschi della regione del Volga e molti altri. La riabilitazione e il ritorno degli esiliati nelle loro terre iniziarono solo dopo la morte di Stalin, nel 1953.

Gli studenti dell'istituto di meccanizzazione agricola di Karaganda studiano la configurazione del trattore

La Repubblica Socialista Sovietica Kazaka iniziò a trasformarsi nel più grande centro industriale dell’Unione Sovietica: vi fu un rapido sviluppo delle industrie pesanti e leggere, furono costruiti impianti e fabbriche e furono sviluppati giacimenti minerari. Pertanto, il bacino carbonifero di Karagandá divenne il più grande del Paese dopo il Donbass e il Kuzbass. A causa della mancanza di risorse umane per lavorare nelle imprese locali, centinaia di migliaia di lavoratori furono inviati nella Repubblica Socialista Sovietica Kazaka.

Coltivazione delle terre in Kazakistan

Durante la Seconda guerra mondiale, il Kazakistan rappresentava un territorio sicuro nelle retrovie dell’Urss. Circa 150 imprese furono evacuate qui dalle regioni occidentali del Paese e diverse centinaia vennero costruite da zero. Nelle condizioni dell’occupazione da parte dei tedeschi delle più importanti regioni estrattive dell’Unione Sovietica, la Repubblica Socialista Sovietica Kazaka aumentò la produzione di metalli non ferrosi, elettricità e combustibili liquidi. Più di un milione di kazaki presero parte a battaglie contro il nemico, dalla difesa della fortezza di confine di Brest alla presa di Berlino.

Soldati kazaki durante la Seconda guerra mondiale

Nel dopoguerra, la Repubblica Socialista Sovietica Kazaka continuò a svilupparsi come il più importante centro economico del Paese: venne lanciata una campagna su larga scala per lo sviluppo delle terre vergini, vennero fondate decine di città, furono costruite nuove enormi fabbriche. Le steppe kazake disabitate divennero anche un terreno di prova ideale per testare la prima bomba atomica sovietica nel 1949. Il terreno della repubblica era anche adatto alla creazione del primo cosmodromo del mondo, “Bajkonur”, aperto nel 1957, che è in attività ancora oggi (lo gestisce la Russia, in affitto).

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Il cosmodromo di Bajkonur

La leadership della Repubblica Socialista Sovietica Kazaka seguì con grande apprensione il processo di crollo dell’Unione Sovietica iniziato alla fine degli anni Ottanta. Lo stretto legame dell’economia della repubblica con l’economia della Russia sovietica, così come il fatto che la popolazione kazaka era significativamente inferiore a quella non kazaka (solo 6,5 su 16 milioni nel 1989) spinse i leader locali ad agire con estrema cautela. Di conseguenza, il Kazakistan è stata l’ultima delle repubbliche sovietiche a separarsi dall’Urss, dichiarando la sua indipendenza solo il 16 dicembre 1991. Ancora oggi il russo è una delle due lingue ufficiali di Stato, ma la composizione etnica del Kazakistan è molto cambiata nei trent’anni di indipendenza. Oggi la popolazione supera i 19 milioni, e il 69% è di etnia kazaka (contro il 40 per cento del 1989) e solo il 31% non kazaka (di cui il 18,4% russi).

Nuovi edifici nella città di Shevchenko, ora Aktau, sulla penisola di Mangyshlak, nel 1966


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