Perché bisogna leggere la letteratura russa: gli spunti dei lettori di Russia Beyond

Russia Beyond (Foto: Legion Media; Dominio pubblico)
Non è una sorpresa, ma è emerso una volta di più che siete grandi fan di Tolstoj, Dostoevskij & С, e avete reagito con orgoglio alla provocazione del nostro articolo “Cinque motivi per i quali NON dovete leggere la letteratura russa”! Ecco alcuni vostri contributi alla discussione

Di recente abbiamo pubblicato un articolo dal titolo provocatorio: “Cinque motivi per i quali NON dovete leggere la letteratura russa”. Nel pezzo affermavamo polemicamente che i romanzi classici russi sono noiosi, troppo prolissi e scollegati dal mondo moderno. 

Abbiamo intenzionalmente omesso le avvertenze sulla natura ironica dell’articolo, che rientra in un anti-genere che nel mondo anglosassone viene definito “Bad Advice” (“Cattivo consiglio”), in cui si presume che il contesto renda chiaro che la tesi dell’autore è l’esatto opposto di quanto viene espresso. Inutile dire che la nostra posizione sul valore della letteratura russa è diametralmente opposta!

In ogni caso, i lettori del nostro canale Telegram hanno preso con passione le difese di Tolstoj, Dostoevskij & С. Le loro risposte, piene di riflessioni e di spunti personali, hanno evidenziato il vero valore della letteratura russa. Di seguito riportiamo una sintesi delle convincenti argomentazioni (alcune citazioni sono state accorciate) degli iscritti al canale Telegram in lingua inglese e in seguito a quello di “Russia Beyond in italiano”

La vita rispecchia la letteratura russa

Fermo immagine dal film sovietico del 1958 “Idiot”, tratto da “L’idiota” di Dostoevskij. Nei panni del principe Mishkin c’era un giovane Jurij Jakovlev

 'Idiot' movie, based on Dostoyevsky's novel

Oliviana Pandan Nikolai condivide la sua esperienza di lettura de “L’idiota” e de “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij.

“Ho trovato entrambi depressivi, il che ha avuto un enorme impatto su di me, soprattutto sulla mia vita quotidiana. Ma sono riuscita a affrontarli. La vita è vita, ed è così. Ha alti e bassi”, scrive. 

La scoperta di sé attraverso la sofferenza

Fermo immagine dal film sovietico del 1967 “Anna Karenina”. La protagonista era interpretata da Tatjana Samojlova

Xiaolongnü cita un meme popolare: “Nella letteratura russa, o il personaggio, o l’autore o il lettore soffrono. Quando soffrono tutti e tre, si tratta di un capolavoro”. 

Al di là dell’umorismo, Xiaolongnü esprime in modo eloquente come queste opere offrano profonde intuizioni sulla psiche e sull’esperienza umana, esortando ad agire contro le ingiustizie e ispirando scelte morali. 

“Un tema comune nella letteratura russa è la rappresentazione di personaggi in situazioni obbligate”, osserva Xiaolongnü. “Figure come Onegin e Raskolnikov si sentono spesso superiori, ma, in ultima analisi, non possono cambiare le loro condizioni. Questa letteratura ritrae poi spesso storie d’amore tragiche, come quelle di Anna Karenina e Aleksej Vronskij, che raramente hanno un lieto fine”.

Non riuscire ad apprezzarla è una sconfitta per la società

Fermo immagine dal film sovietico del 1958 “Evgenij Onegin”

“Se non riusciamo ad apprezzare le letteratura russa, questa è una sconfitta”, sostiene Liza Maciejewski, secondo cui “oggi molte persone potrebbero non avere la capacità mentale per un’esplorazione emotiva e psicologica così profonda”.

Aiuta ad approfondire le nostre vite

Fermo immagine dal film sovietico del 1969 “Prestuplenie i nakazanie” (“Delitto e castigo”). A interpretare Raskolnikov era l’attore Georgij Taratorkin

Peter Byrne, rileggendo “Delitto e castigo” a oltre cinquant’anni dalla prima volta, lo ha trovato ancora più d’impatto che mai.

“È maledettamente magnifico. Molti di noi vivono una vita così superficiale. È importante ascoltare voci che penetrano nella psiche e rivelano strati di sensibilità umana che ci arricchiscono, ci espandono, ci sfidano e forse ci realizzano”, dice Peter.

Egli ritiene che tale letteratura riveli “verità umane universali che trascendono i confini culturali e temporali”.

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Offre uno sguardo sul passato

Fermo immagine dal film sovietico in tre parti del 1968 “I fratelli Karamazov” (Bratja Karamozovy”)

Ernest Tomic, invece, sottolinea che i classici, in generale, sono senza tempo. “Certo, al loro interno ci sono elementi che possono non rispecchiare più i valori di oggi, ma servono anche come finestre sul passato, offrendo uno sguardo sui pensieri e sui sentimenti di persone di un’altra epoca. Queste opere possono ancora essere apprezzate per molte ragioni, non da ultimo perché spesso sono ben scritte e raccontano storie avvincenti”.

“Ci sono storie nella Bibbia, per esempio, che sono scioccanti. Dovremmo quindi cancellare, cambiare o censurare quei passaggi per adeguarli ai valori attuali? Temo che sarebbe un grosso errore”, conclude Ernest.

Le reazioni dei lettori italiani

Anche i lettori di “Russia Beyond in italiano” su Telegram non si sono fatti pregare, e hanno reagito alla provocazione. 

Queste motivazioni “non mi hanno convinto, mi spiace. Quei libri in casa saranno sempre un bene prezioso”, ha detto l’utente Veh Will, facendo incetta di cuoricini di altri lettori. Gli ha dato manforte Laura Rolle: “Motivi non validi… io adoro Dostoevskij!”.

Per qualcuno, il gioco di antitesi del “Bad Advice” si è disvelato nella sua chiarezza. L’utente Mask, per esempio, ha scritto: “Dall’articolo emerge con ancora più forza il valore assoluto della letteratura russa, sembrano averci messo in guardia dai mali della società occidentale moderna.” Ed Eleonora Moróška: “Sono motivi che secondo me invece ci spingono ad amare la letteratura russa!!! DOSTOEVSKIJ mio amore assoluto”. 

It15 è d’accordo per loro, anche se si rivela più un fan di Tolstoj: “‘Война и мир’ [‘Guerra e pace’; ndr] è un libro che dovrebbe essere letto in tutti i licei italiani: a maggior ragione oggi.” Il libro sul periodo delle guerre napoleoniche piace anche a Pablito, che scrive: “La descrizione della battaglia di Austerliz in ‘Guerra e Pace’ è presa ad esempio dagli storici come la più accurata e precisa”.

Mentre Pablo traccia un parallelo con la musica cantautoriale italiana: “È innegabile che gli autori più veri non sono mai superficiali. Non conosco abbastanza approfonditamente gli autori russi, però conosco tutta la produzione di De André e anche di Guccini oltre che di Vecchioni e di tanti altri cantautori veri… Ogni brano particolarmente vero e toccante contiene sempre un velo di malinconia, che però lo rende inarrivabile”.

E Miriam Ravasio trova che il nostro articolo sia “una provocazione interessante”. E argomenta: “Da noi si dice che ‘la verità viene a galla come l’olio sull’acqua’. Da voi invece c’è un altro detto: ‘La verità trova sempre la sua strada’. E questo viaggio, o meglio, il percorso fatto, la ricerca del sé, del senso, ma anche il compiersi stesso delle cose, sono la base della vostra letteratura. Dei vostri film, di tutta la vostra produzione artistica e anche politica, della vostra stessa storia. […] Le opere russe si leggono e rileggono crescendo, perché parlano e raccontano della vita. Di quel senso profondo che sta alla base di ogni scelta, o meglio del nostro rapporto fra volontà e circostanze. Anche io saltavo le pagine guerresche di ‘Guerra e pace’… quando avevo 15 anni, ma poi no! L’ho riletto diverse volte, e ogni volta ho scoperto e sono rimasta coinvolta da emozioni e riflessioni diverse. Riassumo: la letteratura russa è una compagna di vita”.

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