Cinque diffusi miti su Aleksandr Pushkin alla prova dei fatti

Kira Lisitskaya (Foto: Aleksandr Bryullov; Orest Kiprenskij; Dominio pubblico)
È vero che il più famoso poeta della Russia teneva un elenco delle sue amanti e che il suo mega-debito fu estinto dall’imperatore? E che era africano e si trasformò in Alexandre Dumas? Ecco le più curiose leggende su di lui e i rilievi degli esperti sulla loro veridicità

1 / Il padre di Pushkin minacciava di diseredarlo 

La passione di Pushkin per i giochi d’azzardo fece nascere moltissime leggende che, in gran parte, erano vere. Sebbene per i suoi tempi egli fosse abbastanza ricco, la sua passione per il gioco prosciugava regolarmente le sue tasche. Giocava a Bridge, Faro, Ombre e altri giochi, rischiando i soldi della famiglia. Una volta per poco non perse la parte ancora non edita del suo romanzo in versi “Eugenio Onegin”, ma all’ultimo momento riuscì a rivalersi. Anna Kern, una delle tante amiche e muse del poeta, scrisse di questa sua passione: “Pushkin amava moltissimo le carte e diceva che erano il suo unico affetto”.

Sergej Lvovich Pushkin in una incisione di K. Gampeln

La malsana passione del poeta non piaceva a suo padre. Correvano voci che l’uomo avrebbe deciso di diseredare il figlio, tanto più che i rapporti tra padre e figlio erano davvero tesi. Tuttavia, diseredare un erede avrebbe significato gettare un’ombra su tutta la famiglia. Persino un debito così grande non giustificava un passo così radicale. Infatti, non c’è nessuna prova in merito.

Quanto al debito di Pushkin, era davvero enorme. Dopo la morte del poeta, per le ferite riportate nell’ultimo, tragico, duello, si è saputo che Pushkin aveva perso a carte quasi 150 mila rubli (che oggi sarebbero circa 240 milioni di rubli; 2,4 milioni di euro!). Non fu però il padre a pagare per il poeta. Tutto il debito fu estinto dall’imperatore Nicola I, il quale ordinò inoltre di pagare alla famiglia di Pushkin una pensione, erogata con i fondi dello Stato.

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2 / Pushkin aveva una lunghissima lista di amanti 

Ritratto che si ritiene essere di Anna Kern

Non è una finzione. L’elenco fu pubblicato nel 1887 sull’Album della mostra pushkiniana del 1880. A partire dal 1829, il poeta teneva, in parallelo, due elenchi, sui quali inseriva i nomi delle donne che gli piacevano e con le quali era riuscito ad avere una relazione. In tutto, si tratta di 37 donne. Secondo alcuni storici, sul primo elenco Pushkin metteva le donne di cui era innamorato, sul secondo quelle con cui semplicemente flirtava. 

Ritratto di Natalja Nikolaevna Pushkina-Lanskaja (nata Goncharova)

Gli storici sono riusciti ad accertare l’identità di alcune delle donne con cui Pushkin, presumibilmente, ebbe una relazione. L’elenco include Ekaterina Karamzina (moglie dello storiografo Nikolaj Karamzin), Anna Petrovna Kern (alla quale Pushkin dedicò in seguito “Ricordo il meraviglioso istante…”, una delle sue poesie più note), un’attrice del teatro di Tsarskoe Selo, una damigella dell’imperatrice, figlia di un duca francese, figlia di un banchiere austriaco, moglie del governatore di Odessa e altre onorevoli donne, “libere” e sposate.

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3 / Pushkin è Dumas

Alexandre Dumas nel 1855

I fautori di questa teoria sostengono che Pushkin avrebbe simulato la sua morte, mentre in realtà si sarebbe trasferito in Francia, dove avrebbe iniziato a scrivere romanzi, assumendo lo pseudonimo di… Alexandre Dumas. I motivi du questa decisione sarebbero due: lo fece o perché non era in grado di estinguere il suo debito (che continuò a pendere su di lui fino alla sua morte), o perché tale fu l’ordine di Nicola I, che segretamente mandò Pushkin in Francia come sua spia e, in cambio, saldò tutti i debiti del poeta e sponsorizzò la sua famiglia. 

Da un lato, infatti, Pushkin era perfettamente in grado di recitare la parte della “spia”: parlava perfettamente la lingua francese e conosceva i modi dell’alta società francese, dalla quale doveva farsi accettare. Mancava soltanto una leggenda credibile… È così che sarebbe stato creato da zero Alexandre Dumas.

Tuttavia, nonostante le argomentazioni di chi condivide questa teoria (somiglianza fisica, riferimenti alla vita di Pushkin nei libri di Dumas e molto altro), ci sono moltissimi fatti che la mettono in dubbio. Negli anni Trenta dell’Ottocento Dumas era già uno scrittore abbastanza conosciuto, e molti dei suoi testi teatrali erano già stati messi in scena in Russia. È noto anche che lo scrittore prese parte alla Rivoluzione di luglio del 1830, mentre Pushkin, in quel periodo, si preparava a sposare Natalija Goncharova. 

Dopo il tragico duello, poi, molti amici e parenti di Pushkin andarono a trovarlo sulla letto di morte. Negli ultimi giorni della sua vita, il poeta fu costantemente assistito da ben 8 medici. Pertanto, è fortemente improbabile che tutte queste persone potessero essere persuase a mantenere il segreto della seconda identità di Pushkin…

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4 / Pushkin era africano

Ritratto. Secondo alcuni studiosi come rappresenterebbe A.P. Hannibal

In parte è vero, perché il bisnonno di Pushkin, Abram Petrovich Gannibal nacque nel territorio dell’attuale Camerun o in Etiopia (dati certi non esistono). Nel 1703, all’età di 7 anni, fu catturato dai turchi e portato nel palazzo del sultano a Cosantinopoli. Fu riscattato e portato a Mosca dal negoziante Savva Raguzinskij. Un anno dopo, Gannibal fu battezzato, con l’imperatore Pietro I come padrino, diventando successivamente comandante del Genio dell’esercito russo. Il figlio di Abram Gannibal dal secondo matrimonio, Osip Gannibal, è il nonno del poeta. 

Quanto sopra permette di concludere che Aleksandr Pushkin aveva davvero origini africane. Tuttavia, sebbene lui stesso abbia più volte ricordato nelle sue opere le sue radici africane, in realtà aveva soltanto 1/8 di sangue africano. Un altro 1/8 era tedesco, ma al 75% Pushkin era russo. Molte persone mettono in dubbio questa versione, ma l’esistenza di Abram Gannibal è un fatto storico, confermato da numerosi documenti, pertanto non c’è alcun motivo per dubitare che Pushkin avesse radici anche africane. 

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5 / Una lepre salvò Pushkin dall’arresto o anche dalla morte 

Secondo uno dei miti, Pushkin sarebbe stato salvato dalla deportazione in Siberia, o anche dalla pena di morte (in quanto complice dei decabristi, i primi rivoluzionari russi), da una lepre che attraversò la strada di fronte alla carrozza sulla quale il poeta viaggiava dalla tenuta di Mikhajlovskoe, dove scontava l’esilio, a Pietroburgo. Malgrado non fosse annoverato fra i decabristi e non avesse partecipato alle proteste politiche, le poesie di Pushkin, che esortavano alla libertà, gli potevano giocare un brutto scherzo. Andare a Pietroburgo, specie quando non aveva ancora scontato l’esilio, era un azzardo pericoloso. Vedere una lepre che ti attraversa la strada portava male. Essendo superstizioso, il poeta avrebbe ordinato al vetturino di tornare indietro.

La leggenda è bella, ma la realtà è diversa. Sergej Sobolevskij, amico del poeta, scrisse che Pushkin vide la lepre che attraversava la strada non quando era in viaggio verso la capitale, ma quando era andato a salutare i suoi vicini. Tuttavia, a fermare il poeta non fu la lepre, bensì un’altra credenza del XVIII secolo: nel portone della casa vide un pope (parroco), anche questo portava male. Così Pushkin decise di non partire.

La mitica lepre è stata comunque immortalata. Nel 2000, vicino alla tenuta di Mikhajlovskoe, è stato eretto un monumento all’animale che “ha salvato il poeta dalla morte prematura”. Questa “intercessione”, però, servì a poco: Pushkin morì, quando non aveva ancora compiuto 37 anni.

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