La fama mondiale per questa prima ballerina del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo arrivò con la partecipazione alle stagioni dei “Balletti russi” organizzate da Sergej Djagilev a Parigi. Successivamente Anna Pàvlova fondò una sua compagnia e dette vita a uno stile tutto suo nel balletto. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, si trasferì in Inghilterra, ma continuò attivamente a fare tournée. Negli anni Venti, viaggiò per mezzo mondo, visitando l’Asia, l’America Latina e persino l’Australia e la Nuova Zelanda (dove le dedicarono la celebre torta che porta il suo nome). Alcuni Paesi conobbero l’arte del balletto per la prima volta proprio grazie alle sue esibizioni. La ballerina morì dopo aver preso una brutta pleurite in una fredda sala prove. L’urna con le sue ceneri riposa nel colombario del primo crematorio londinese, Golders Green. Da anni si parla della possibilità di traslarla nel cimitero moscovita di Novodevichij.
Il primo vincitore russo del Premio Nobel per la Letteratura lasciò la Russia nel 1920 dopo la Rivoluzione e in piena Guerra civile. Erede della tradizione letteraria di Tolstoj e Dostoevskij, Bunin si stabilì a Parigi e raccolse intorno a sé un’intera cerchia di scrittori emigranti. Dopo la Seconda guerra mondiale fu invitato a rientrare in patria o almeno a recarvisi in visita, ma rifiutò, sostenendo che la sua età avanzata non glielo permetteva. Negli ultimi anni lo scrittore fu sottoposto a cure per una grave malattia polmonare. Venne sepolto nel cimitero parigino di Sainte-Geneviève-des-Bois, dove riposano molti emigranti russi.
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Eccezionali rappresentanti dell’Epoca d’argento della letteratura russa, la coppia, come Bunin, non accettò la Rivoluzione e si stabilì a Parigi nel 1920. Consideravano la liberazione della Russia dal bolscevismo il compito principale dell’Occidente e furono persino pronti a sostenere Mussolini e Hitler. Per il loro estremismo, vennero cacciati dal loro appartamento di Parigi, e molti emigrati russi voltarono loro le spalle. Presto, nel 1941, Merezhkovskij morì e la Gippius gli sopravvisse di soli 4 anni. Sono sepolti insieme a Sainte-Geneviève-des-Bois.
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Altra star delle stagioni russe di Sergej Djagilev (che è sepolto a Venezia, a San Michele), Vatslav Nizhinskij (spesso traslitterato Vaslav Nijinsky) era anche l’amante del famoso impresario. Tuttavia, nel 1913, durante un tour all’estero, segretamente da tutti, sposò una sua fan. Djagilev buttò fuori Nizhinskij dalla troupe e la carriera del geniale ballerino ebbe un brutto stop. All’alba della Prima guerra mondiale, andò con la moglie e due figli a San Pietroburgo. Djagilev lo perdonò e gli dette diversi ruoli e l’opportunità di viaggiare all’estero. Tuttavia, Nizhinskij non ebbe un lungo successo sul palco: gli venne diagnosticata una malattia mentale, e per molti anni fu curato in una clinica di Vienna. Il ballerino morì a Londra, ma, tre anni dopo, i suoi resti furono trasportati a Parigi, e riposano al cimitero di Montmartre.
La famosa ballerina e amante dell’ultimo zar russo, Nicola II, fu costretta a lasciare la sua ricca villa nel centro di San Pietroburgo, occupata dai bolscevichi. In Francia, la Kshesinskaja aveva una villa, ma si stabilì a Parigi, dove aprì uno studio di balletto. Ha vissuto fino a quasi 100 anni ed è stata sepolta a Sainte-Geneviève-des-Bois con suo marito, un granduca della famiglia Romanov, Andrej Vladimirovich, e suo figlio.
Uno dei più grandi compositori russi del XX secolo, Stravinskij fu l’autore principale dei balletti delle stagioni russe di Djagilev a Parigi. I suoi balletti “L’uccello di fuoco”, “Petrushka” e “La sagra della primavera”, scritti in stile neo-russo, portarono Stravinskij alla fama internazionale. La Prima guerra mondiale sorprese il compositore e la sua famiglia in Svizzera, e decisero di non tornare in Russia, dove presto iniziò la Rivoluzione. Stravinskij continuò a scrivere musica e ad avere molto successo, visse in Svizzera e a Parigi, e andò in tournée negli Stati Uniti, dove decise di emigrare con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Il compositore morì a New York, ma fu sepolto nel cimitero di San Michele a Venezia.
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Il padre del futuro scrittore era un politico e oppositore dei bolscevichi, quindi l’intera famiglia fu costretta a lasciare la Russia durante la Guerra civile. Nabokov studiò in Inghilterra, e in seguito visse a Berlino e a Parigi. La moglie dello scrittore, Vera, era ebrea, quindi all’inizio della Seconda guerra mondiale la famiglia fuggì negli Stati Uniti. Nabokov insegnò letteratura russa negli Stati Uniti e scrisse diversi romanzi famosi in inglese, tra cui “Lolita”. Nel 1960 tornò in Europa e trascorse i suoi ultimi anni a Montreux, in Svizzera, dedicandosi al suo hobby preferito: collezionare e studiare le farfalle. Lo scrittore fu sepolto nel cimitero della città di Clarens, vicino a Montreux.
Dopo un viaggio in Italia, uno dei più famosi registi sovietici decise di non tornare in patria e divenne persona non grata in Urss. Riuscì a girare solo due film all’estero: nel 1985 gli fu diagnosticato un cancro ai polmoni e nel 1986 morì a Parigi, nell’appartamento di un suo amico, dove risiedeva temporaneamente. Anche Tarkovskij è sepolto a Sainte-Geneviève-des-Bois. E il monumento sulla sua tomba è stato realizzato dal famoso scultore Ernst Neizvestnij.
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Anche questo altro famoso ballerino riposa nel cimitero parigino di Sainte-Geneviève-des-Bois. Fu uno dei primi artisti dell’Urss che si rifiutò di tornare in patria da una tournée. Divenne così un “nevozvrashchénets”; un “transfuga” o “defezionista”. Nureev fu una superstar in Occidente, ballò in Danimarca, Inghilterra, Austria e poi per molti anni guidò la compagnia di balletto dell’Opéra di Parigi. Era apertamente gay ed è morto per complicazioni dovute all’Aids. Il tappeto orientale sulla sua tomba parigina è un richiamo alle radici tatare e all’infanzia del ballerino a Ufà, in Baschiria.
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Altro premio Nobel per la letteratura, questo poeta è ancora incredibilmente popolare in Russia. Brodsky (la traslitterazione inglese è quella che preferiva) “non andava d’accordo per carattere” con il regime e la struttura della società sovietica. Fu condannato “per parassitismo”, in quanto poeta ufficialmente disoccupato. In seguito, le autorità lo costrinsero a lasciare il Paese, anche se lui stesso stava già cercando tutti i modi per emigrare. Brodsky si trasferì negli Stati Uniti e lì insegnò letteratura russa. Ma il suo amore speciale era Venezia, dove andava ogni inverno, vagando senza fine tra calli e canali, che gli ricordavano la sua nativa Leningrado (oggi: San Pietroburgo). Morì negli Usa, ma è stato poi sepolto a Venezia, nel cimitero di San Michele.
I sette più famosi scrittori russi che furono costretti a emigrare
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