Gli anni Dieci del Duemila ci hanno regalato molti drammi sportivi mozzafiato, riportando spesso gli spettatori ai tempi dell’Unione Sovietica. Come nel caso di “Leggenda n. 17” (titolo originale russo: “Legenda №17”): la storia del leggendario giocatore di hockey Valerij Kharlamov (1948-1981), che segnò due gol nella prima partita che la squadra di hockey sovietica giocò contro il fortissimo Canada nel 1972, vincendola con il punteggio di 7-3: un trionfo storico per lo sport sovietico.
Uno dei film con il maggior incasso del 2013 in Russia, “Leggenda n. 17” del regista Nikolaj Lebedev, tiene viva l’attenzione degli spettatori dal primo all’ultimo minuto. “Per non parlare del fatto che il film è girato in modo tale che fa provare la sensazione di guardare una vera partita di hockey, tremando per l’emozione e confidando nella vittoria della nostra squadra”, ha scritto un critico cinematografico.
È sempre interessante scoprire di cosa parlano le persone nel loro privato. In questa commedia, che per molti è ormai diventata un classico moderno in Russia, quattro amici parlano con grande franchezza delle loro mogli, fidanzate, amicizie e della vita. Esprimono audacemente il pensiero della maggior parte degli uomini, dando voce a quello che di solito i maschi hanno paura di dire in pubblico. Il risultato è un film brillante, divertente e filosofico che piace sia agli uomini che alle donne.
Il film, il cui titolo in italiano potrebbe essere tradotto “Di cosa parlano gli uomini”, è uno dei prodotti dal famoso studio teatrale “Kvartet I” di Mosca. È composto da quattro diplomati dell’Accademia Russa di Arti Teatrali (Rostislàv Khaìt, Leonìd Baràts, Kamìl Làrin, Aleksàndr Demìdov) che in passato hanno prodotto importanti spettacoli, molti dei quali sono stati riadattati per lo schermo. Anche questo film, firmato alla regia da Dmitrij Djachenko, è stato prodotto dopo che sul palcoscenico era apparsa la loro opera di successo “Razgovory muzhchin srednego vozrasta o zhenshchinakh, kinò i aljuminievykh vilkakh” (“Conversazioni di uomini di mezza età su donne, cinema e forchette di alluminio”). È un road movie molto divertente, ma profondamente filosofico.
Ti svegli e non ricordi niente. Il lato positivo delle cose, è che hai una bella moglie accanto a te che ti spiega che ora sei un cyborg. Quindi degli uomini armati si intromettono nella vostra pace familiare e rapiscono tua moglie. Così inizia un’avventura estremamente violenta e sanguinaria per riaverla indietro.
“Hardcore Henry”, titolo per i mercati in lingua inglese del film (mentre quello italiano è più fedele all’originale russo) è un film sperimentale, dell’acclamato produttore Timur Bekmambetov e del giovane e apprezzato regista Iljà Naishuller, in cui essenzialmente lo spettatore interpreta il protagonista. Il film è girato infatti pressoché integralmente in soggettiva. “È un incrocio tra un giro nel parco a tema, un film, un videogioco sparatutto e un concerto rock”, ha detto il regista del film. E lo è davvero, dato che il film è stato girato principalmente con videocamere GoPro, supportate da un impianto progettato su misura inventato da un cineasta estremo. Nel 2020 è atteso il secondo lungometraggio di Naishuller, “Nobody”, prodotto negli Usa.
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Secondo la teoria dei “sei gradi di separazione”, tutte le persone possono essere collegate a qualunque altra persona o cosa sul Pianeta attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari. Così, un bambino in un orfanotrofio russo parte in missione per testare questa teoria e, attraverso sei strette di mano, raggiungere il presidente e chiedergli di aiutare la sua amichetta Varja. Una catena di relazioni porta gli spettatori in giro per tutto il Paese più grande del mondo, dove le persone lottano per ottenere la felicità, prima che l’orologio del Cremlino batta l’inizio del nuovo anno.
Il film, il cui titolo russo “Elki” (da pronunciare “Jólki”) significa “alberi di capodanno”, è conosciuto sul mercato internazionale anche come “Six Degrees of Celebration”. È un pellicola dolce, stimolante e divertente; una scelta perfetta per la famiglia riunita davanti al televisore a Natale e a Capodanno. “Elki” è stato anche uno dei film russi con il maggior incasso nei cinema nel Paese nel 2010, sopravanzato solo da “Avatar” di James Cameron (uscito il 17 dicembre 2009) e dai film della serie “Twilight”.
Un pilota dell’aeronautica militare viene messo in congedo in modo disonorevole per aver disobbedito a un ordine diretto. Lasciando le forze aeree, diventa un pilota di aerei passeggeri. Lo fa con riluttanza, ma essere in cielo è l’unico modo che ha per sentirsi vivo. Il suo carattere esplosivo gli rende però difficile andare d’accordo con la direzione della compagnia aerea. Ma prima di lasciare, deve compiere un ultimo volo. Un’eruzione vulcanica su un’isola lontana cambierà la rotta dell’aereo il destino del pilota.
Questo film di Nikolaj Lebedev (titolo originale russo: “Ekipàzh”; “Equipaggio”) è un remake del classico sovietico omonimo del 1979, per la regia di Aleksandr Mitta, solo in questo caso pieno di azione e di moderni effetti speciali. Inoltre, è una storia molto positiva: “È un film che può davvero essere di ispirazione e darti la forza di essere coraggioso e di fare buone azioni per le altre persone. Nel mondo contemporaneo è una grande rarità”, ha scritto un critico cinematografico nella sua recensione del film.
Jonathan Green, esploratore del XVIII secolo, viaggia dall’Europa all’Oriente. Durante il viaggio, si imbatte in un villaggio isolato dal resto del mondo da una foresta invalicabile e un fossato costruito artificialmente. I suoi abitanti temono gli spiriti maligni, una credenza che il ben istruito Green immediatamente respinge come una sciocchezza dovuta alla superstizione degli ignoranti. Tuttavia, anche lui finirà vittima del maligno…
La pellicola di Oleg Stepchennko (distribuita all’estero anche con i titoli “Forbidden Empire” e “The Forbidden Kingdom”) è basata su un racconto di uno dei più grandi scrittori russi, Nikolaj Gogol (1809-1852), da cui era già stato tratto un horror sovietico, “Vij”, nel 1967. Guardatelo per avere una nuova prospettiva sulla letteratura russa classica. Dopo l’uscita del film del 2014, è stato annunciato un sequel da 50 milioni di dollari coprodotto da Russia e Cina. Un po’ sorprendentemente, anche le star di Hollywood Arnold Schwarzenegger e Jackie Chan hanno recitato in questo secondo film, uscito nel 2019: “Tàjna pechàti drakòna”/“Journey To China: The Mystery of Iron Mask”.
Questo film epico segue le vicende di un capitano sovietico e della sua piccola squadra di uomini, che riuscì a penetrare dietro le linee nemiche e a nascondersi in un palazzo, dove trovarono l’ultimo residente, una giovane ragazza di nome Katja. Il piccolo gruppo deve dare il suo contributo fondamentale per contrastare l’offensiva nazista e cambiare il corso della Seconda Guerra Mondiale.
“Stalingrad”, diretto da Fedor Bondarchuk, è stato il primo film russo girato in formato IMAX. Interi quartieri della città distrutta sono stati eretti scrupolosamente in un campo militare vicino a San Pietroburgo. Qui fu ricostruita anche la famosa fontana scampata ai pesanti bombardamenti. “Stalingrad” è diventato il miglior film quanto a incassi del 2013 ed è davvero epico nella sua produzione.
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Olimpiadi del 1972. La squadra di basket sovietica arriva a Monaco di Baviera nella speranza di battere la squadra degli Stati Uniti, apparentemente indistruttibile. Nonostante il mito dell’invincibilità che circondava la squadra degli Usa, e nonostante la crisi dovuta all’attacco terroristico del gruppo “Settembre Nero” contro gli atleti israeliani, l’allenatore sovietico guidò la sua squadra composta da atleti di varie nazionalità dell’Urss a una vittoria miracolosa, passata alla storia dello sport internazionale.
Questa finale è stata ricostruita con una grande attenzione ai dettagli: sei diversi team di ripresa hanno filmato l’azione indipendentemente l’una dall’altra; un’esperienza unica per l’industria cinematografica russa. Secondo le parole di un critico cinematografico, questa non è la sola caratteristica unica del film (conosciuto all’estero anche come “Three Seconds”): “Il film affascina, intrattiene e insegna. E sta in equilibrio sulla linea sottile tra la glorificazione irresponsabile dell’Urss e la denigrazione del nostro ex Paese”.
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Un sindaco corrotto usa il suo potere per buttar fuori di casa un uomo semplice e usare la sua terra per il suo tornaconto elettorale, grazie alla costruzione di una chiesa in quel luogo panoramico. Il povero ma orgoglioso uomo non si arrende alla pressione del sindaco e fa arrivare in paese (il film è stato girato nel villaggio artico di Terìberka) un suo amico, avvocato a Mosca. Ma quando arriva l’aiuto che stava aspettando, diventa una fonte di dolore a sé stante: l’avvocato va a letto con la sua donna e tutto crolla in poco tempo.
Questo film dell’acclamato regista Andrej Zvjagintsev è stato elogiato in tutto il mondo e ha vinto il Golden Globe nel 2015. Le recensioni della critica, sia in Russia che all’estero, sono state straordinariamente positive (il 98% di tutte le recensioni raccolte dal sito web “Rotten Tomatoes”). Il “Sunday Morning Herald” lo definì: “Un brutale capolavoro russo”.
Il 22 giugno 1941, la Germania nazista lanciò un’enorme offensiva contro l’Unione Sovietica che non era pronta per resistere al colpo, né preparata per la guerra. La fortezza di Brest (oggi in Bielorussia, e sede di uno dei più impressionanti memoriali bellici) fu il primo avamposto che vide il feroce attacco dei nazisti. Colti di sorpresa, i soldati al suo interno dovettero fare uno sforzo straordinario per contrastare l’aggressore.
Sebbene i critici non abbiano particolarmente lodato “Fortress of War”, il film ha ottenuto uno dei punteggi più alti tra i film di guerra russi su Kinopoisk, un sito web di rating russo simile a IMDb o a Rotten Tomatoes. La spiegazione potrebbe risiedere nei sentimenti che molti russi hanno nei confronti della guerra. Guardatelo per vivere la terrificante esperienza che fu l’inizio della Seconda guerra mondiale all’interno dei confini del Paese per la maggior parte dei sovietici.
Un paramedico di talento presta tutta la sua attenzione ai suoi pazienti, trascurando la moglie, la famiglia e tutto il resto. Ma non gli va bene: sua moglie chiede il divorzio e sorgono problemi sul lavoro. La sua vita cade a pezzi, e i suoi pazienti non lo ringraziano nemmeno per quanto fa.
Questa pellicola del regista Boris Khlebnikov, ampiamente elogiata dalla critica, è sicuramente uno dei migliori film drammatici russi contemporanei. Un uomo semplice svolge il suo lavoro nonostante innumerevoli ostacoli e per molti aspetti riflette il modo in cui la società russa funziona. Ma può essere un’esperienza stranamente edificante, come ha scritto un critico cinematografico: “Quando lo guardi, credi nel film. Vuoi mettere a posto la tua vita e non scappare dal Paese in cui ‘nulla di buono potrà mai accadere’”.
Il film di Aleksej German Jr. (titolo originale russo:“Dovlatov”) descrive la vita quotidiana di Sergej Dovlatov (1941-1990), uno dei più famosi scrittori russi della fine del XX secolo, protagonista della vita letteraria di Leningrado negli anni Settanta, poco prima che il suo amico Joseph Brodsky fosse espulso dall’Unione Sovietica.
Questo film, a tratti divertente e a tratti drammatico, mostra agli spettatori quanto può essere difficile per una persona scoprire il suo talento e trovare il suo posto nella vita. Ha vinto l’Orso d’argento al Festival Internazionale del Cinema di Berlino nel 2018.
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Una famiglia di tre persone sta attraversando un divorzio doloroso. La moglie e il marito sono sempre sull’orlo di una guerra, ma la vera vittima è il figlio Aleksej. Dopo l’ennesima litigio, il bambino, dodicenne, scompare senza lasciare traccia.
Questo dramma oscuro (titolo originale russo: “Neljubov”) diretto da Andrej Zvjagintsev (regista vincitore del Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia nel 2003 per il suo film drammatico “Il ritorno”) ha ricevuto la nomination per il premio Oscar al Miglior film in lingua straniera nel 2018. Ha anche ottenuto recensioni straordinariamente positive sulla stampa occidentale, e ha vinto il Premio César e il Premio della giuria a Cannes.
Tuttavia, “Loveless” può essere un’esperienza difficile da affrontare. Come ha detto un critico cinematografico: “È una specie di thriller, ma senza scioglimento. Zvjagintsev non si occupa di rassicurare: non c’è nessuno che si possa salvare in questo luogo freddo e duro.”
Un adolescente di una famiglia a pezzi cerca la salvezza nella Bibbia. Impara i versetti a memoria e li recita ai suoi compagni di classe. Arriva a pensare a se stesso come la massima autorità morale e condanna i vizi ogni volta che li vede. Per gli altri, il predicatore adolescente diventa un problema insopportabile.
Il film (titolo originale russo: “Uchenìk”; “L’allievo”) è stato girato da Kirill Serèbrennikov, famoso regista russo di cinema e di teatro, le cui opere partecipano e riportano premi nei principali festival internazionali. “Parola di Dio” ha ricevuto il Prix François-Chalais al Festival di Cannes nel 2016.
Un giovane spregiudicato, cresciuto in orfanotrofio, vuole far rinchiudere in una casa di cura il padre invalido e avanzo di galera, che ha appena scoperto di avere, per ereditare il suo appartamento, in modo da potersi sbarazzare della famiglia e trasferirsi là con la sua amante. Nessuno dei due uomini si affeziona alla compagnia dell’altro, ma inizia comunque un emozionante viaggio attraverso la periferia russa.
Il neodiplomato alla scuola di cinema Aleksandr Khant ha debuttato con questo tipico road movie indie e ha fatto una gran buona impressione. Nonostante un budget molto limitato, il film ha ricevuto un’accoglienza molto calorosa da parte del pubblico e anche i critici hanno elogiato il regista per la rappresentazione estremamente autentica della provincia russa e per la sua scelta consapevole di evitare di fare la morale agli spettatori, nonostante la trama profonda e stimolante del film.
I 100 migliori film russi e sovietici della storia del cinema
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