Perché c’è chi va a fare turismo in Russia nonostante la pandemia?

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Ecco una raccolta di testimonianze di stranieri che non ce l’hanno fatta a resistere al richiamo del Paese più grande del mondo e, nonostante le difficoltà dovute alla situazione del Covid-19, sono partite per visitare Mosca, la Carelia e molto altro

Alla fine di ottobre, Alain Koninckx, un turista belga di 37 anni, stava passeggiando per il centro di Mosca meravigliandosi della mancanza di mascherine sui volti di molte persone nei luoghi pubblici. Il numero di casi di Covid-19 in Russia, nel frattempo, stava ogni giorno toccando un nuovo record, e alla fine le autorità hanno dovuto annunciare un nuovo lockdown dal 28 ottobre al 7 novembre.

Ma, più di tutto, Alain era triste perché aveva speso ben 230 euro per un taxi dall’aeroporto all’hotel. Una guida gli ha poi spiegato che lo avevano ingannato, visto che il viaggio da quell’aeroporto al centro della capitale al massimo può arrivare a costare 5.000 rubli; sui 60 euro.

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Alain è venuto a Mosca per visitare il Mausoleo sulla Piazza Rossa. Lavora in una impresa funebre, dove prepara i corpi dei morti per i funerali, e, da professionista del settore, sognava da vent’anni di vedere il corpo mummificato di Lenin.

“È una pazza imbalsamazione vecchia quasi un secolo! La ragione direbbe che sia ora di seppellirlo, ma il cuore dice no, perché è una storia meravigliosa; una incredibile mummia moderna!”, dice Alain.

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Nel primo trimestre del 2021, il numero di turisti stranieri in Russia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (gennaio e febbraio 2020 erano sostanzialmente prima delle misure di contenimento della pandemia) è diminuito del 95%, da 322.800 viaggiatori nel primo trimestre del 2020 a 13.350 nel 2021, riporta Interfax.

Pochi turisti arrivano oggi in Russia, principalmente da Turchia, Cuba, Serbia, Emirati Arabi Uniti e India. E la nuova ondata di diffusione del coronavirus non sembra spaventarli affatto.

Il visto e una Mosca senza mascherine

Alain aveva cercato di arrivare in Russia già nel 2020 con un visto di lavoro. Quindi è stato invitato alla fiera funeraria di Mosca “Necropolis expo”. A causa della pandemia, la mostra è stata rinviata all’anno successivo. Aspettava il viaggio di tre giorni da diversi mesi e non si aspettava che a Mosca sarebbe stato annunciato un lockdown pochi giorni prima del suo arrivo.

“I visti russi di solito non sono facili da ottenere. Dobbiamo fornire molte informazioni e il Covid ha reso il tutto ancora più difficile. Ad esempio, sono vaccinato con due dosi, ma il vaccino ricevuto in Europa non è riconosciuto dalle autorità russe. Quindi ho dovuto fare un tampone entro 72 ore prima della partenza. Anche tornare in Belgio non è un gioco da ragazzi: test in aeroporto, quindi quarantena di 7 giorni a casa e poi il secondo test”, ha raccontato.

Mosca l’ha trovata grande e pulita. Gli è sembrato che in città ci siano pochi bagni pubblici e che in strada faccia troppo freddo mentre dentro gli edifici troppo caldo. È stato anche sorpreso dal comportamento dei russi: Alain ha ritenuto strano che i russi al chiuso non indossino le mascherine e che lascino con calma i loro effetti personali sul tavolo quando vanno in bagno.

“Sono rimasto sorpreso dal fatto che non molte persone indossino la mascherina e non ci siano abbastanza disinfettanti a disposizione, rispetto al Belgio. E nei ristoranti le persone non rispettano minimamente il distanziamento sociale. Sembrava che il covid non esistesse qui!”, ha raccontato.

Il Paese numero 167

Un altro turista, il conduttore radiofonico statunitense Randy Williams, 44 anni, ha iniziato a viaggiare tra gli Stati del suo Paese natale nel 2015. Ci ha preso gusto, e ha deciso di visitare tutti i 193 Paesi del mondo (questo è il numero dei Paesi membri dell’Onu). È volato a Mosca il 25 ottobre 2021, e la Russia è diventata per lui il 167esimo Paese della lista.

“Ovviamente, la pandemia ha reso questo obiettivo più impegnativo che mai. Appena ho saputo che la Russia aveva aperto ai turisti, ho prenotato subito un viaggio! Ma la Russia ha una delle procedure di rilascio del visto più difficili al mondo. Ho assunto una società per aiutarmi con i documenti. Ne è valsa la pena. Vorrei che in futuro la Russia rendesse più facile per gli americani ottenere i visti”, ha detto Randy.

È stato a Mosca per due giorni ed è rimasto molto colpito dall’architettura del centro città e dalla metropolitana.

“Sono rimasto a bocca aperta per il sistema della metropolitana. Sia per quanto è facile da usare sia per quanti posti raggiunge, ma soprattutto per quanto sono belle le stazioni. Ho trascorso un’intera giornata viaggiando in diverse fermate della metro per scattare foto. Non potevo credere ai miei occhi!”, ha raccontato.

Sono state per lui una scoperta anche la limonata alle bacche di crespino (a sinistra) e il kissel di amarene (a destra), una bevanda resa molto densa dall’aggiunta di amido.

 

“Quello a sinistra era buono: aveva il sapore di un frutto nuovo che non avevo mai assaggiato prima. Quello a destra era troppo denso. Sembrava una medicina. Ma non ho avuto la possibilità di mangiare del vero cibo russo mentre ero lì, e ne sono triste! Facevo colazione nel grande albergo dove soggiornavo e poi mi sono mangiato hamburger e pizza per cena. Un total fail, lo so!”, si lamenta Randy.

Persone “grigie” e cupole sfavillanti

Aishwarya, 29 anni, indiana, content manager e esperta di marketing, non lasciava il suo Paese da due anni a causa del coronavirus. Alla prima occasione, ha deciso di andare in uno dei pochi Paesi in cui per gli indiani non era necessaria la quarantena all’arrivo: la Russia.

“Durante la pandemia, visto che ero stata completamente vaccinata, volevo viaggiare all’estero e sentirmi libera. Due anni sono il periodo più lungo in cui sono stata sempre in un solo Paese. Ho visto che i casi erano sotto controllo in Russia e una buona percentuale della popolazione nelle città che volevo visitare era stata vaccinata”, ha detto Aishwarya.

In due settimane, nel settembre 2021, Aishwarya ha visitato Mosca, San Pietroburgo e le città dell’Anello d’Oro: Vladimir, Suzdal e Kostroma.

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In Russia le sono piaciuti i sentieri per le escursioni a piedi, la modernità della metropolitana e la cucina georgiana. Quanto agli aspetti spiacevoli, Aishwarya ha elencato la pioggia, gli ingorghi e la difficoltà di comunicazione: ha dovuto costantemente utilizzare un traduttore online. È stata anche colpita dall’aspetto dei passanti: secondo lei, molte acconciature russe sono molto buffe.

“Quello che mi ha colpito di più è stato l’uso dei colori nell’architettura e nel teatro. Quando vedi per la prima volta una persona russa, sembra fredda, e tutti si vestono con colori grigi o scuri; molti di nero. Ma i colori vividi delle cupole, e dei costumi degli artisti teatrali hanno dipinto un’altra immagine: quella di una cultura emotiva, vibrante ed espressiva”, ha riassunto Aishwarya.

Graphic novel e cascate della Carelia

“Il matrimonio si svolse in un ex capanno di caccia nei boschi fuori Suzdal. Fu molto bello. Alla fine, a causa di giochi alcolici, ecc., dopo il matrimonio, sono quasi finito in ospedale a Mosca… e alcuni altri della festa sono stati davvero ricoverati. Un’esperienza russa classica”. Così Jai Undurti, un giornalista indiano di 39 anni, descrive la sua prima visita in Russia, nel 2008, per il matrimonio di un amico. Allora si innamorò della Russia e decise di visitarla di nuovo.

La seconda volta che è venuto in Russia come giornalista è stato nel 2012, quando ha seguito un torneo di scacchi per un giornale indiano.

Nel 2019, Jai ha deciso di creare la sua graphic novel basata sulla storia e sui paesaggi della Carelia. È stato invitato a prendere parte alla Karelian Art Residence, un programma speciale per lo scambio di esperienze tra artisti russi e stranieri a Petrozavodsk. Tuttavia, non ha potuto viaggiare a causa del coronavirus. Per più di un anno è rimasto a casa in autoisolamento, ha letto della cultura russa su Internet e nel giugno 2021 è tornato di nuovo in Russia.

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I primi due giorni è rimasto a Mosca e ha notato che la maggioranza dei moscoviti non indossava le mascherine. Per lui è stato uno choc, poiché a quel tempo l’India aveva uno dei tassi di mortalità per Covid-19 più alti al mondo e nel suo Paese nessuno usciva senza proteggersi.

Dopo Mosca, è andato in Carelia. Dice di essersi interessato al caso di Petrozavodsk del 1977, quando una parte dei residenti affermò di aver visto un ufo. Voleva fare di questo evento la base del suo nuovo libro a fumetti. Ha vissuto in città per diversi giorni.

“C’è stata un’incredibile coincidenza: per molti anni mio padre ha tenuto una foto della famosa scultura di Petrozavodsk ‘Pescatori’ sul suo desktop. Ma non sapevamo nemmeno cosa fosse o da dove venisse, lui l’aveva solo pescata da qualche parte su Internet. E solo quando stavo per partire per la Carelia, documentandomi mi sono reso conto che quella scultura era qui. Mio padre era molto emozionato e interessato, e mi ha chiesto di fare dei selfie con i ‘Pescatori’ non appena arrivato a Petrozavodsk e di inviarglieli, cosa che ho subito fatto, ovviamente”, ha raccontato.

Jai ha anche fatto un viaggio per la regione; ha visitato i massicci rocciosi di Vottovaara, la città di Sortavala e la locale riserva-museo di Kizhi. Considera le impressioni più importanti ricevute dal viaggio la comunicazione con altri artisti, la sensazione di libertà dopo il lungo periodo di lockdown e la bellezza delle notti bianche del Nord.

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“Dopo 18 mesi trascorsi praticamente da solo nel mio appartamento, viaggiare improvvisamente in questo vasto paesaggio pieno di laghi, cascate e foreste infinite è stato molto disorientante. Era come se in me fosse stata riversata una nuova vita. Ho sofferto di alcuni effetti post-covid che sono più o meno scomparsi. Credo sia stato grazie all’aria fresca del lago Onega!”, ha concluso.


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