L’imbalsamazione di Lenin? Una tecnica da esportazione

Oleg Lastochkin/RIA Novosti
Il corpo del padre della Rivoluzione non è il solo a essere stato conservato. L’Urss prima e la Russia poi hanno utilizzato la stessa metodologia segreta per salvare dalla decomposizione altri leader in giro per il mondo. Ecco quali

Mentre era in vita, il fondatore dell’Urss Lenin, che morì il 21 gennaio del 1924, non espresse mai alcuna volontà di veder conservato il suo corpo dopo la morte. La sua vedova, Nadezhda Krupskaja scrisse persino una lettera al Politburo: “Vi chiedo sinceramente di non trasformare il vostro dolore per Lenin in culto della sua personalità. Era un peso per lui anche mentre era vivo”.
Molti leader bolscevichi si opposero all’idea di conservare il corpo del leader. Ma non fece alcuna differenza: Stalin, che stava gradualmente prendendo il controllo totale sul Paese, aveva deciso che il cadavere di Lenin doveva essere preservato e trasformato in reliquia, in un santo socialista.

C’erano due modi possibili per salvare il cadavere dall’inevitabile decomposizione: il congelamento e l’imbalsamazione. Inizialmente il governo propendeva per la prima opzione, ma poi un biochimico di nome Boris Zbarskij convinse le autorità che l’imbalsamazione era di gran lunga la via migliore. Spiegò che avrebbe impedito alla pelle di Lenin di cambiare colore e che in seguito avrebbe avuto un aspetto molto più piacevole.

Come imbalsamare un leader
Con l’aiuto dell’anatomista Vladimir Vorobjov, nel marzo del 1924 Zbarskij iniziò delle operazioni certo non invitanti sul corpo di Lenin. Fecero circa 20 incisioni, praticarono dei buchi nel cranio (il cervello e gli occhi erano già stati rimossi, insieme alla maggior parte degli altri organi interni) e misero il leader in un bagno di formaldeide per un paio di settimane, per uccidere germi e batteri, impedendo il progredire della decomposizione.
Quindi, Zbarskij e Vorobjov posero Lenin in un bagno alcolico per migliorare il colore della pelle e mascherare le imperfezioni più apparenti del cadavere. Dopotutto, erano già passati due mesi dalla scomparsa di Lenin.
Infine, gli scienziati utilizzarono una soluzione di glicerolo per ammorbidire la pelle. Era importante allentare il cadavere dopo il rigor mortis, per poter mettere Lenin in posa all’interno della teca. Nessuno in Russia aveva mai fatto nulla di simile prima, quindi Zbarskij e Vorobjov stavano essenzialmente lavorando come pionieri e all’oscuro del risultato, rischiando tutto, specialmente la furia di Stalin, in caso di fallimento. Ma riuscirono nell’impresa.

L’evacuazione e gli attentati
Il duo di scienziati ebbe il suo quarto d’ora di celebrità dopo che il governo riconobbe che l’operazione si era conclusa con un trionfo. “È stata una sfida unica e insolita, imbalsamare tutto un corpo, con le forme e la struttura cellulare che rimangono intatte”, ha scritto Jurij Lopukhin, un chirurgo sovietico e russo, nel suo libro sull’imbalsamazione di Lenin.

Da allora, il cadavere di Lenin ne ha passate molte, compresa l’evacuazione nella città di Tjumen, in Siberia (2.100 km a est di Mosca), durante la Seconda guerra mondiale, e diversi tentativi di distruggere il suo corpo, con veri e propri attentati, tra cui uno kamikaze nel 1973. Ma il ragazzo è ancora in buona forma, soprattutto se si considera che è morto 94 anni fa. Ed è possibile visitarlo tutti i giorni, tranne lunedì e venerdì, dalle 10 alle 13.
Gli scienziati di un laboratorio speciale si occupano ancora di lui. Una volta ogni pochi mesi, quando il Mausoleo sulla Piazza Rossa viene chiuso, lo trattano con un conservante e iniettano soluzioni speciali. In effetti, Lenin ora è fondamentalmente un sacco di liquidi anti-decomposizione, con la maggior parte degli organi interni rimossi. L’esatta composizione chimica, tuttavia, rimane segreta.

Gli altri leader imbalsamati
Desiderosa di aiutare i compagni socialisti in tutto il mondo, l’Urss ha contribuito a preservare il corpo del leader vietnamita Ho Chi Minh dopo la sua morte nel 1969. Proprio come Lenin, lui non voleva essere imbalsamato, ma a chi importava? Un gruppo di specialisti arrivò da Mosca, fece il suo lavoro, e dopo che il Nord vinse la guerra, Ho Chi Minh fu posto nel suo Mausoleo ad Hanoi.
La stessa cosa è successa in Corea del Nord con Kim Il-sung (morto nel 1994) e Kim Jong-il (morto nel 2011). Anche se l’Urss è crollata nel 1991, gli scienziati russi hanno aiutato i nordcoreani.

Oggi Lenin, Ho Chi Minh e i due Kim sono gli unici quattro leader al mondo imbalsamati usando la tecnologia russo-sovietica. Ce n’erano di più: il bulgaro Georgi Dimitrov (1882 -1949), il cecoslovacco Klement Gottwald (1896-1953), l’angolano Agostinho Neto (1922-1979), ma tutti sono stati seppelliti dopo che i socialisti hanno perso il potere nei loro Paesi.
Quanto a Mao Zedong, il leader comunista cinese (morto nel 1976) non ha avuto la possibilità di essere adeguatamente imbalsamato, visto che Mosca e Pechino non erano in buoni rapporti negli anni Settanta. I cinesi utilizzarono un loro metodo per preservare il corpo, “molto più primitivo”, secondo Aleksej Jurchak, autore di “Bodies of Lenin: The Hidden Science of Communist Sovereignty”. Così il corpo visibile oggi nel Mausoleo a Pechino è più simile a una statua di cera. Morale? Se avete un leader e volete metterlo in un mausoleo, è meglio essere amici di Mosca.

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