Quando si parla del Sud della Russia, la maggior parte dei viaggiatori pensa a Sochi, ad Anapa o ad altre località turistiche sulla costa. Questi sono certamente luoghi che meritano una visita, ma qui noi vogliamo porre l’accento su un altro tipo di mete: le meraviglie del Caucaso settentrionale, un territorio tanto complicato quanto interessante.
La varietà della regione è sbalorditiva (pensate solo che vi si parlano decine di lingue) e può essere difficile sapere da dove iniziare, quindi ci siamo portati avanti e abbiamo selezionato alcuni dei luoghi sorprendenti. Una volta che ne avrete visitato uno, siamo sicuri che tornerete nel Caucaso settentrionale per conoscerlo ancora più a fondo!
Pozze termali di montagna, Pjatigorsk
Il nostro primo momento clou è una serie di piscine termali sparse su una collina ai margini di Pjatigorsk, nel Territorio di Stavropol.
Le sorgenti termali sono una delle maggiori attrazioni del Caucaso settentrionale nel suo insieme, portando molte comunità locali a capitalizzare il fenomeno e ad aprire il proprio set di spa e/o resort termali. Ma ciò che rende uniche le piscine termali di Pjatigorsk è che sono gratuite, in mezzo alla natura, e aperte a tutti.*
La gente del posto conosce da secoli il fiume termale che scende dalla montagna e quindi ha costruito un numero di piccole piscine (spesso usando sacchi di sabbia o altri mezzi artigianali) per raccogliere l’acqua che scorre. Il risultato è una serie di piscine verticali che hanno posto per 1-3 persone alla volta.
Ma solo perché ce ne sono molte non significa che non siano affollate: in qualsiasi momento della giornata potrete trovare qui adolescenti, pensionati o famiglie che si rilassano e si godono il panorama a mollo. Le più popolari sono le piscine più alte, ovviamente: usando quelle inferiori probabilmente prenderete un po’ dell’acqua che è già stata utilizzata da tutti quelli sopra di voi!
* La natura selvaggia delle sorgenti termali costituisce un toccasana per lo spirito, ma usate il buonsenso pensando alla salute, e consultate il vostro medico, soprattutto se avete patologie cardiovascolari e se avete dubbi sull’uso prolungato delle piscine calde.
Moschea “Cuore della Cecenia”, Groznyj
Dire che la Repubblica di Cecenia abbia avuto una storia travagliata è un eufemismo. La regione ha visto due guerre e vari movimenti di insurrezione negli anni Novanta e nei primi anni Duemila. Ma il turismo sta lentamente tornando con sempre più russi e stranieri che arrivano qui per toccare con mano la celebre natura e cultura della regione.
Uno dei simboli più interessanti della storia e delle contraddizioni della repubblica è la Moschea “Cuore della Cecenia” nel centro di Groznyj, la capitale. Ufficialmente chiamata Moschea Akhmad Kadyrov (in onore del padre di Ramzan Kadyrov, l’attuale leader ceceno), lo spazio di preghiera interno può contenere fino a 10 mila persone. L’architettura combina il design antico con la sensibilità moderna e testimonia di una Cecenia che è cerniera tra il mondo islamico e quello slavo.
Come può testimoniare l’account Instagram di Kadyrov, il governo ceceno sta migliorando il suo record: nell’agosto 2019 una moschea ancora più grande è stata inaugurata appena fuori Groznyj. Porta il nome dal profeta Maometto e, secondo quanto riferito dalle autorità, può ospitare più di 30 mila credenti musulmani.
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Le pendici del Monte Elbrus, Repubblica di Cabardino-Balcaria
La montagna più alta d’Europa, con i suoi 5.642 m (contro i 4.808 del Monte Bianco) e una delle Seven Summits, segna letteralmente il confine caucasico tra Europa e Asia. Cosa si può dire dell’Elbrus che non sia già stato detto?
Poco. Ma uno dei punti salienti dell’esperienza non è la montagna in sé, quanto la serie di funivie semi artigianali che aiutano i turisti a raggiungere le sommità dell’Elbrus senza sudare troppo.
Ciò che rende uniche le funivie Elbrus è quanto in alto si può arrivare in pochissimo tempo. Il percorso è troppo ripido per una singola tratta, quindi i viaggiatori devono cambiare più volte in un numero di stazioni intermedie per raggiungere la stazione “Mir” (che in russo vuol dire sia “mondo” che “pace”). Da qui, si può respirare profondamente l’aria di montagna, godersi la neve (anche d’estate) e ammirare il panorama da una delle montagne più alte del mondo.
Ma le funivie non sono l’unica stravagante attrazione: assicuratevi i servizi di una guida locale per un rapido trekking. Vi allontanerete dal resto dei turisti e incontrerete la vera maestosità della montagna.
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La Città dei morti, Dargavs
Forse la meta più remota di questa lista, raggiungere Dargavs (che si trova nella Repubblica dell’Ossezia Settentrionale-Alania) significa doversi spingere ben al di fuori dalle strade principali. Nonostante la complicata logistica, vale la pena arrivare fin qui: mentre l’insediamento di Dargavs in sé non ha molto di cui vantarsi, la necropoli ai margini della città è un curioso e agghiacciante promemoria della lunga storia della regione (per secoli parte della vicina Repubblica di Inguscezia).
Le sepolture hanno la forma di case bianche inquietanti e abbandonate, la più antica delle quali risale al XVI secolo. Sono disposte in una formazione simile a una città, il che ha dato origine al soprannome di “Città dei morti”.
Non ci sono molti turisti qui, ma quelli che arrivano possono camminare tra le cripte e ascoltare superstizioni e leggende locali. Una di queste credenze è che i pozzi di fronte alle cripte siano un modo per scoprire se l’anima sepolta ha raggiunto il paradiso o no. Se lasci cadere una moneta e colpisce una pietra vicino al fondo del pozzo, è un buon segno.
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Fortezza di Naryn-Kala, Derbent
Derbent, la seconda città più grande della Repubblica del Daghestan, ha molte chance di essere la più antica città della Russia. Si possono trovare segni di oltre cinquemila anni fa di insediamenti umani nella regione, e il culmine architettonico è il complesso della fortezza di Naryn-Kala costruito dai persiani nel VI secolo.
Edificato in un momento in cui l’Impero sasanide aveva bisogno di difendersi dai nomadi turchi del nord, Naryn-Kala faceva parte di una serie di fortificazioni di 40 chilometri, chiamata Dag-Bary. Alla fine fu conquistata dal Califfato omayyade e l’intera regione si convertì all’Islam. I persiani alla fine ripresero la loro fortezza e la mantennero fino a quando, nel XIX secolo, divenne parte dell’Impero russo, insieme al resto del Caucaso settentrionale.
La fortezza è una sorta di metafora dell’intera regione. Ha vissuto secoli di invasioni, conversioni religiose, cambiamenti di frontiera e spostamenti geopolitici, e ricorda un mondo svanito per sempre ma irrevocabilmente presente.
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