Le canzoni del mondo dei ladri e delle prigioni divennero popolari già ai tempi dell’Impero russo. Il genere era particolarmente diffuso a Odessa, città portuale in cui affluivano ladri e delinquenti da tutto il Paese, dove la criminalità sia spicciola che organizzata era molto diffusa. I testi pieni di termini gergali erano spesso sovrapposti alla musica popolare del tango o a semplici motivi ebraici, e venivano eseguiti nelle bettole.
Stalin non amava la romanticizzazione della malavita e su suo ordine il maresciallo Georgij Zhukov si recò a Odessa, dopo la Seconda guerra mondiale, per combattere duramente il crimine. Pertanto, tali composizioni caddero a lungo in disgrazia nell’Urss.
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Ma gradualmente il genere riacquistò popolarità. Persino l’idolo di tutta l’Unione, l’attore e cantante Vladimir Vysotskij, cantava canzoni “blatnye” (“blatnój” in russo significa “della malavita”). Nel 1979 uscì la serie televisiva ormai di culto “Mesto vstrechi izmenit nelzja” (ossia: “Il luogo d’incontro non può essere cambiato”), in cui veniva eseguita la più famosa canzone della malavita del XX secolo, “Murka”.
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Nei Selvaggi anni Novanta, con la criminalità dilagante, le canzoni delle carceri tornarono di nuovo di moda. Apparvero molti nuovi successi. Alcune furono scritte da autori realmente detenuti, altre furono composte su richiesta del pubblico. Il genere fu soprannominato dalla stampa “chanson russa”, anche se non aveva nulla a che fare con la chanson francese. Ecco a voi “Murka” e altri successi appartenenti a questo genere, che ogni russo conosce.
Questa è probabilmente la canzone più famosa del mondo della malavita. Il testo fu composto all’inizio degli anni Venti dal poeta di Odessa Jakov Jadov (Davydov) e musicato usando una melodia ebraica modificata. La canzone divenne così popolare che si diffuse tra la gente e si sviluppò in molte varianti, tra cui quella più famosa, criminale.
La storia della ragazza Marusja, soprannominata Murka (i gatti venivano spesso chiamati così, per questo nel pezzo si canta “Murka, sei la mia gattina”) è basata su eventi reali. La ragazza conduceva a Odessa un’attività di ladrocinio insieme a una banda di malviventi. In seguito si scoprì che Murka era in realtà una agente della Cheka, la polizia segreta, infiltrata nel loro gruppo, e fu uccisa. “Per questo ti becchi una pallottola”, recita la canzone.
La composizione è diventata praticamente un inno del mondo criminale e Murka è spesso associata al MUR (sigla in russo del “Dipartimento di Investigazione Criminale di Mosca”). Una delle interpretazioni più famose è apparsa nella serie televisiva del 1979 “Mesto vstrechi izmenit nelzjá” (ossia: “Il luogo d’incontro non può essere cambiato”) dove viene cantata da un agente del MUR infiltrato in una banda.
Il titolo della canzone si riferisce alla prigione Taganka di Mosca. Esistono diverse teorie sulla data di composizione della canzone, che forse risale all’epoca zarista. Ma divenne un vero e proprio successo, praticamente un inno alla vita carceraria, negli anni Venti del Novecento. La canzone è cantata a nome di un recidivo che torna in prigione.
“Taganka – tutte le notti piene di fuoco” (“Таганка – все ночи, полные огня”), recita il ritornello, riferendosi al fatto che nelle prigioni, anche di notte, le luci erano tenute accese. Tra i famosi interpreti della canzone c’à stato il bardo Vladimir Vysotskij, ma la canzone è diventata estremamente popolare dopo la Perestrojka quando è stata interpretata da Mikhail Shufutinskij.
L’esatta paternità della canzone è sconosciuta, per cui viene spesso definita “popolare”. Presumibilmente è stata composta dai prigionieri dei gulag della Kolymá. I piroscafi diretti ai campi di lavoro lasciavano il porto di Vanino sull’Oceano Pacifico. Tra i più famosi interpreti contemporanei di questa canzone ci sono Jurij Shevchuk e Vjacheslav Butusov (in passato famoso come frontman del gruppo Nautilus Pompilius).
Un criminale scrive una lettera alla madre (una trovata popolare in queste canzoni), in cui si lamenta della sua “dolja vorovskaja” ossia “sorte da ladro”: fin da piccolo ha visto solo prigione e pancacci duri per dormire, e sogna la libertà.
La canzone è stata eseguita per la prima volta in georgiano nel film sovietico del 1959 “Sluchaj na plotine” (“Случай на плотине”; ossia “Incidente alla diga”). In seguito, diversi interpreti, tra cui Vladimir Vysotskij, cantarono questa canzone in russo, in varie versioni. La sua fama in tutta l’Unione Sovietica arrivò negli anni Settanta, quando venne interpretata dal cantante Boris Davidjan (Boka).
Nel 2013 è stata pubblicata la versione più popolare di questa canzone, eseguita dal gruppo Belomorkanal.
L’autore e interprete della canzone, Aleksandr Rozenbaum, non ha avuto esperienze di prigione. Tuttavia, è cresciuto a Leningrado, dove le leggende e le storie sui “gopnik”, sui bambini di strada e sui giovani delinquenti della “Gorodskoe Obshchestvo Prizor” (“Società di vigilanza cittadina”) erano vive e vegete. Rozenbaum ha stilizzato la canzone come “blatnaja” e ha ideato una trama vivida che descrive come avviene un “gop-stop”, la rapina in strada, e come i banditi puniscono una certa donna che li ha traditi. Per certi versi, anche qui c’è un riferimento a “Murka”. Questa allegra canzone su un omicidio si è rivelata così credibile e di successo che l’intero Paese continua a cantarla.
L’autore della canzone Mikhail Tanich ha trascorso diversi anni nei gulag, condannato per propaganda antisovietica, ed è stato rilasciato con l’amnistia dopo la morte di Stalin. Nel 1990 organizzò il gruppo Lesopoval, il cui nome fa riferimento alle attività dei detenuti del campo (taglio di legna nella taiga). Uno dei principali successi del gruppo fu la canzone “Ja kupljú tebé dom” (ossia: “Ti comprerò una casa”).
Questa canzone è cantata a nome di un uomo (ovviamente imprigionato) che sogna di comprare una casa in libertà e di portarci la sua ragazza amata. Il ritornello “E il cigno bianco sullo stagno” (“А белый лебедь на пруду") è conosciuto da tutto il Paese, che però spesso non si rende nemmeno conto del contesto e del sottotesto della canzone…
L’autore e interprete della canzone Mikhail Krug è già un classico della chanson russa. Egli stesso non è mai stato in prigione, eppure ha scritto la più famosa e struggente storia d’amore carceraria.
La “Prigione Centrale di Vladimir” è un carcere di massima sicurezza per criminali particolarmente pericolosi che ha sede nella città di Vladimir. Costruita alla fine del XVIII secolo, là venivano mandati i prigionieri politici. La canzone racconta di un prigioniero che finisce nel carcere di Vladimir, come tappa di trasferimento da Tver (città da cui proveniva lo stesso Krug), e il suo cuore si stringe sia per la primavera sia per l’assenza della sua amata.
Su questa ballata lirica alla fine degli anni Novanta e negli anni Duemila si ballavano lenti in tutti i locali e i ristoranti dove si riposavano i banditi. Lo stesso Krug è stato ucciso da ignoti nel 2002.
Negli anni Novanta le canzoni della malavita divennero così popolari che cominciarono a comparire gruppi pop che cantavano solo questo tipo di pezzi musicali. Il più famoso è il gruppo femminile “Vorovajki”, fondato nel 1999, che si esibiva nel genere “blat-pop”, come lo chiamavano.
Il loro più grande successo fu la canzone “Khop, musorok”, piena di espressioni gergali della malavita e di espressioni piuttosto crude. “Musorok” (letteralmente: “spazzatura”) è il termine gergale e denigratorio rivolto agli agenti di polizia. Questa parola è entrata nell’uso comune ed è ancora popolare, e deriva dalla sigla MUS (“Moskovkij ugolovnyj sysk”; “Dipartimento di indagini sui crimini di Mosca”), come era chiamato il MUR (citato in “Murka”) prima della Rivoluzione.
I tatuaggi con le chiese sul petto denotano il coinvolgimento nel mondo dei ladri, e il numero di cupole può significare una pena detentiva o il numero di volte che si è stati in prigione. Pertanto, il tema delle “cupole” è molto popolare nelle canzoni della malavita.
Il famoso interprete della chanson russa Mikhail Shufutinskij nella sua “Nakolochka” (diminutivo di “nakolka”; “tatuaggio”) canta di come una ragazza mostri un tatuaggio giocoso mentre il suo eroe nasconde le sue cupole sul petto. Per chi è stato in prigione, un tatuaggio è un “segno distintivo”. “Quanti cuori hanno contato queste cupole, quanti anni ho pagato il conto per i miei debiti”.
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La canzone è cantata a nome di un ragazzo che ha dedicato tutta la sua vita alla sua amata: per lei ha fatto il suo primo tatuaggio e ha scoperto il suo “talento" criminale. Il tradimento della sua amata, secondo lui, richiede vendetta.
La canzone è nota soprattutto per essere stata interpretata da Mikhail Krug in duetto con la star della chanson russa Vika Tsyganova.
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