Glinka è considerato il padre della musica classica russa. Ebbe insegnanti stranieri e studiò a fondo la musica europea, ma fu uno dei primi a cercare di trovare un proprio linguaggio e una via tipicamente russa.
Prima di Glinka, le opere russe avevano preso in prestito trame e musiche straniere (soprattutto italiane). Egli, invece, compose opere nazionali che colpirono la società ed esercitarono un’enorme influenza sulle generazioni successive di compositori, tra cui il grande Chaikovskij. E fu sempre Glinka a scegliere per la prima volta una base letteraria russa per le sue opere, ad esempio trasformando il poema “Ruslan e Ljudmila” di Aleksandr Pushkin in un’opera lirica. Raccolse anche melodie e brani nazionali di diversi popoli della Russia e li incorporò nelle opere.
La sua opera “Ivan Susanin” divenne una delle prime opere russe di argomento storico. Il compositore reinterpretò una storia popolare dell’inizio del XVII secolo, infarcita di miti, su come il contadino Susanin aveva compiuto un’impresa eroica: non rivelò agli invasori polacchi il luogo in cui si nascondeva il nuovo zar Mikhail Romanov (Michele I di Russia) e li condusse a sperdersi per la foresta.
Una delle composizioni più famose di Glinka, il “Canto patriottico”, è considerata la quintessenza della sua ricerca creativa di trasmettere in musica il concetto di “carattere russo”. La melodia è stata persino l’inno nazionale russo da dopo il crollo dell’Urss fino al 2000, quando è tornata la musica dell’inno sovietico (con parole nuove).
La musica per il futuro geniale compositore fu all’inizio solo un hobby: a insegnargli a suonare il pianoforte fu una contadina serva della gleba. Da bambino era particolarmente appassionato di Mozart, e poi divenne un vero e proprio fan dell’opera italiana.
È difficile sovrastimare l’importanza che Chajkovskij ebbe per l’intera cultura russa. Per la musica è stato qualcosa di simile a Pushkin per la letteratura: ha composto capolavori ampiamente conosciuti in una varietà di generi. Il suo repertorio comprende 10 opere, 3 balletti, 7 sinfonie e innumerevoli lavori per orchestra e strumenti singoli.
I balletti “Il lago dei cigni” e “Lo schiaccianoci” sono famosi in tutto il mondo e molte delle loro melodie sono perfettamente riconoscibili anche da chi non è appassionato di musica. Il “Concerto per pianoforte e orchestra n. 1” è una delle melodie sinfoniche più famose, che è stata persino suonata al posto dell’inno nazionale russo quando gli atleti russi sono saliti sul podio delle Olimpiadi di Tokyo 2020 e Pechino 2022.
L’opera “Eugenio Onegin”, messa in scena al Teatro Imperiale di San Pietroburgo, fu un grande successo. Si dice che Lev Tolstoj abbia pianto per le melodie di Chajkovskij. Fu molto apprezzato anche dall’imperatore Alessandro III, amante di tutto ciò che è “russo”.
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Borodin era un famoso scienziato e chimico e componeva musica solo nel tempo libero. Non ci sono molte opere nel suo lascito, ma la sua opera “Il principe Igor” è considerata una delle migliori della storia musicale mondiale.
Il "Principe Igor" si basa sull’antico “racconto di sventura” russo “Canto della schiera di Igor” (1185). Tra le opere sinfoniche, è una delle più russe per spirito e atmosfera. È caratterizzata dal suono potente di un coro popolare, da strumenti folkloristici e da arie laceranti in pieno stile russo.
Insieme a Mussorgskij e Rimskij-Korsakov, Borodin era un membro del circolo dei compositori della “Moguchaja kuchka” (letteralmente: “Gruppo poderoso”; ma in italiano sono più noti come “Gruppo dei Cinque”, includendo anche Milij Balakirev e Tsezar Kjui). Si consideravano successori di Mikhail Glinka e cercavano di portare in musica le idee nazionali russe.
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Mussorgskij era un altro membro del “Gruppo poderoso”, e le sue opere avevano forti caratteristiche nazionali. Era un ufficiale, un pianista part-time e non era preso sul serio come compositore. Durante la sua vita fu messa in scena una sola sua opera importante, il “Boris Godunov”, tratto dalla tragedia di Aleksandr Pushkin.
Molte idee di Mussorgskij non furono portate a termine, ma furono scritte da altri dopo di lui. È il caso, ad esempio, di una delle sue opere più famose, “Khovanshchina” (a volte tradotta in italiano come “La congiura dei principi Khovanskij”), che racconta le rivolte degli Streltsy (strelizzi) e la crisi politica della fine del XVII secolo. Fu messa in scena dopo la morte del compositore.
Per molte delle sue opere, altri compositori scrissero la strumentazione per l’orchestra. Si pensava che Mussorgskij non fosse molto forte in questo campo. Tuttavia, rimangono le sue opere di spicco per orchestra, come il quadro sinfonico “Una notte sul Monte Calvo”.
Rimskij-Korsakov fu un importante membro del “Gruppo dei Cinque”, e reinterpretò il folklore popolare e la cultura russa in molte delle sue creazioni. Compose molte opere sinfoniche e 15 opere liriche. Le più famose sono “Snegurochka” o “Fanciulla di neve (fiaba di primavera)”, “Sadko” e “La fiaba dello zar Saltan” (il cui interludio orchestrale “Il volo del calabrone” è diventato celebre in tutto il mondo).
Rimskij-Korsakov fu un critico e teorico musicale, aiutando altri compositori a modificare le opere e a scrivere le orchestrazioni. Fu anche uno dei più talentuosi professori di musica del XIX secolo, insegnando per molti anni al Conservatorio di Musica di San Pietroburgo. Molti dei suoi allievi divennero compositori di spicco. Tra questi, Aleksandr Glazunov, Mikhail Gnesin, Sergej Prokofjev, Igor Stravinskij e vari altri.
È considerato il precursore delle avanguardie in campo musicale. Le composizioni di Skrjabin erano molto complesse e intellettuali, piene di simbolismo. Il compositore-mistico credeva che la sua arte influenzasse i cambiamenti nell’universo e riteneva che fosse possibile comporre una melodia che avrebbe scatenato l’Apocalisse. I suoi innovativi esperimenti creativi a volte scioccavano il pubblico.
È noto soprattutto per le sue tre sinfonie per orchestra e per il suo poema musicale “Prometeo”. Per la sua partitura, Skrjabin dava a ogni nota un colore diverso, diventando un pioniere della “musica leggera”. Possedeva il raro dono della sinestesia: tutte le tonalità musicali nella sua percezione avevano un colore particolare. Utilizzò anche un’illuminazione dinamica a colori nell’esecuzione delle sue opere.
Allievo di Chajkovskij, Rakhmaninov iniziò a suonare il pianoforte all’età di quattro anni e mise in scena la sua prima opera a 19. I suoi palmi, notoriamente grandi, potevano coprire un’ottava e mezza. “Sono per l’85% musicista e solo per il 15% umano”, era solito scherzare.
Dopo la Rivoluzione del 1917, Rakhmaninov emigrò negli Stati Uniti, dove visse per 26 anni e dove divenne famoso (anche per questo è spesso conosciuto con la grafia Rachmaninoff). Tuttavia, è stato definito uno dei compositori più russi.
È noto soprattutto per i suoi concerti per pianoforte e orchestra. Il “Concerto N. 3” è considerato una delle sue opere più eseguite (e il suo più grande concerto per pianoforte).
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Stravinskij divenne famoso in tutto il mondo per i tre balletti che scrisse per le Stagioni russe di Sergej Djaghilev all’inizio degli anni Dieci del Novecento: “L’uccello di fuoco”, “Petrushka” e “La sagra della primavera”. In questi balletti fece ampio uso dei temi folcloristici tanto popolari tra le avanguardie dell’epoca.
In seguito, il compositore si interessò al neoclassicismo e alla stilizzazione di antichi motivi barocchi e romantici, e scrisse il balletto “Pulcinella”, e le opere “Edipo Re” e “Persefone” in stile italiano. La sua attività successiva (più volte criticata) è stata associata alla sperimentazione e alla complessa tecnica della “dodecafonia”.
Sebbene il compositore sia emigrato dalla Russia ancor prima della Prima guerra mondiale (ha vissuto in Europa e poi si è trasferito negli Stati Uniti con lo scoppio della Seconda guerra mondiale), lui si è sempre considerato un “compositore russo” fino alla fine della sua vita. Nel 1962 si recò a Mosca e a Leningrado per tenere dei concerti.
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Balletti, opere, sinfonie, concerti, cantate e musica da film: Sergej Prokofjev è stato uno dei più prolifici compositori russi del XX secolo. Anche lui, come Stravinskij, compose balletti per Djagilev e si ritiene che i due talenti siano stati rivali per lungo tempo.
Dopo la Rivoluzione, Prokofiev lasciò la Russia, ma formalmente non emigrò ma viaggiò e fece tournée, prima di tornare in Urss negli anni Trenta. Una delle opere più famose scritte subito dopo il suo ritorno fu la fiaba sinfonica “Pierino e il lupo”.
Il compositore era molto apprezzato dal pubblico dell’Urss e ricevette numerosi premi statali. Il balletto “Romeo e Giulietta” divenne una delle produzioni più popolari del XX secolo. (La melodia più riconoscibile del balletto, la “Danza dei cavalieri”, è stata replicata molte volte e sicuramente l’avrete sentita, ad esempio, nella canzone di Robbie Williams “Party Like a Russian”).
Uno dei compositori più di talento e complessi del XX secolo. È stato candidato all’Oscar per il suo adattamento della musica di Modest Mussorgskij per la trasposizione cinematografica dell’opera “Khovanshchina” e al Grammy Award per le sue opere sinfoniche.
Allo stesso tempo, ha trascorso la sua vita a combattere la censura sovietica. L’opera di Shostakovich “Lady Macbeth del distretto di Mtsensk” fu etichettata dai critici sovietici come “fracasso e non musica” e gli causò diverse grane.
Durante l’assedio di Leningrado, Shostakovich rimase in città. Compose la sua famosa “Settima Sinfonia (Leningrado)”, che fu eseguita dalla Filarmonica locale. Fu ascoltata non solo da Leningrado, ma anche da tutto il mondo.
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