Conoscete la travagliata storia dell’inno nazionale russo?

Natalya Nosova
Le tempeste politiche a cui è stata sottoposta la Russia hanno portato a più cambi di musica. Ma perché oggi la melodia è la stessa del canto voluto da Stalin nel 1944?

Quando Vladimir Putin firmò nel 2000 il disegno di legge che introduceva un nuovo inno nazionale della Russia, non tutti i russi ne furono contenti. Per esempio, il famoso violoncellista russo Mstislav Rostropovich (1927-2007) disse che “non avrebbe mai onorato questo inno alzandosi in piedi alla sua esecuzione”. La ragione era semplice: questo nuovo inno non era esattamente nuovo.
L’inno scelto nel 2000 ha la stessa musica, composta da Aleksandr Aleksandrov, del vecchio inno sovietico, voluto da Stalin (per sostituire l’Internazionale con qualcosa di più patriottico) e utilizzato dal 1944 al 1991. E le parole, sebbene nuove, sono state scritte dallo stesso autore che scrisse quelle per Stalin nel 1944, il poeta Sergej Mikhalkov (1913-2009), padre dei noti registi Nikita Mikhalkov e Andrej Konchalovskij. Di conseguenza, l’intera canzone ricorda il periodo sovietico. Perché è successo?

La gloria imperiale
L’inno nazionale russo è sempre stato un riflesso della società e della politica del Paese. Il primo inno ufficiale, intitolato “La preghiera dei russi”, fu scelto nel 1816 dall’imperatore Alessandro I. Aveva un testo in russo che glorifica lo zar, mentre la musica era quella di “God, Save The King”, inno della Gran Bretagna.
Nicola I, che fu il successore di Alessandro, ed era famoso per il suo patriottismo e il suo aspro temperamento, pare abbia detto: “La musica britannica che ascoltiamo da così tanto tempo mi ha stufato”. Un nuovo inno fu così composto nel 1833. Si intitolava “Dio, salva lo zar!” e aveva versi come “potente sovrano, regna per la gloria, per la nostra gloria!”

Il periodo rivoluzionario
Nel 1917, la monarchia cadde e i nuovi leader bolscevichi volevano canzoni nuove per il popolo. Queste canzoni erano strettamente legate al simbolismo rivoluzionario. La versione russa della Marsigliese francese, ad esempio, fu usata come inno dal 1917 al 1922. In questa canzone, lo zar, precedentemente “potente sovrano”, veniva definito un “vampiro”, “Un nemico contro cui il popolo deve insorgere”.
Con la formazione, nel 1922, dell’Unione Sovietica, il nuovo Paese adottò “L’Internazionale” come sua canzone nazionale. Sebbene non fosse ufficialmente l’inno, questo simbolico canto del movimento internazionale operaio veniva eseguito in occasione di tutti gli eventi e le celebrazioni ufficiali. La canzone chiama “tutto il mondo affamato e schiavizzato” a sollevarsi per rovesciare il capitalismo.

Il cambiamento di Stalin
Stalin cambiò l’inno dell’Unione Sovietica nel 1944 con qualcosa di completamente nuovo. Sergej Mikhalkov e Gabriel El-Registan (1899-1945) scrissero i testi, mentre la musica fu composta da Aleksandr Aleksandrov (1883-1946). Le motivazioni del cambio voluto da Stalin erano politiche.
Si era nel corso della Seconda guerra mondiale, e Stalin voleva dimostrare agli alleati occidentali che l’Unione Sovietica non voleva più rovesciare i loro governi capitalisti ed era pronta a cooperare. Passare a un nuovo inno e allontanarsi dall’Internazionale era un’importante operazione simbolica; ennesima riprova della dottrina del socialismo in un solo Paese.
El-Registan, uno degli autori della canzone, ha ricordato nelle sue memorie: “Stalin ci disse di aggiungere un altro versetto, uno bellicoso sull’Armata Rossa, su come stiamo battendo i fascisti e continueremo a farlo…” Ciò si rifletté nei versi “Abbiamo cresciuto il nostro esercito nelle battaglie.
I vili invasori spazzeremo via dal cammino! Negli scontri decidiamo il destino di generazioni, Verso la gloria porteremo la nostra Patria!”. Tuttavia, nel 1977, l’inno fu “corretto” dalle autorità, dopo che per anni, con la destalinizzazione, era diventato scomodo. Fu fatto sembrare più pacifico, e venne rimosso il riferimento a Stalin, laddove in precedenza si diceva: “Stalin ci educò alla dedizione verso il popolo, Ci ispirò al lavoro e ad eroiche imprese!”

Un inno senza parole
L’inno sovietico rimase in vigore fino a quando il Paese stesso cessò di esistere nel 1991. Ancora una volta, la Russia aveva bisogno di una nuova canzone nazionale. Dal 1991 al 2000, l’inno non ufficiale della Russia era “La canzone patriottica”, una composizione poco conosciuta senza testo, scritta da Mikhail Glinka (1804-1857), uno dei più famosi compositori della storia russa.
L’inno finì nei guai fin dall’inizio. Il Partito comunista bloccò alla Duma la sua approvazione come inno nazionale ufficiale e chiese che venisse reintegrato quello sovietico. Allo stesso tempo, molte persone lo trovavano una scelta strana, poiché non c’erano parole da cantare. Il governo organizzò persino una competizione, ma non si riuscì a trovare un testo convincente.
Poco dopo l’elezione di Vladimir Putin, nel 2000, il nuovo presidente propose un compromesso: restituire il vecchio inno ma cambiarne il testo, in modo che elogiasse la Russia e non l’Unione Sovietica e il comunismo. Come accennato in precedenza, alcune persone si opposero fortemente all’idea, ma la maggioranza del Parlamento approvò il disegno di legge nel 2000 e dal 2001 la famosa melodia di Aleksandrov è tornata a risuonare in tutti gli eventi ufficiali.
Rispondendo alle critiche per aver riportato in vita un elemento chiave del simbolismo sovietico, Putin disse nel 2000 “Se conveniamo sul fatto che non dovremmo usare i simboli dell’era sovietica, dovremmo anche convenire che un’intera generazione dei nostri cittadini, delle nostre madri e dei nostri padri [che vissuto nell’Urss], ha vissuto la sua vita senza senso. E non posso essere d’accordo con questo”. E più tardi avrebbe detto “Chi non si rammarica della caduta dell’Unione Sovietica è senza cuore, ma chi volesse riportarla in vita com’era è senza testa”.

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