Parla la direttrice della celebre galleria di Mosca: “La Tretjakov non può essere isolata dal mondo”

Zelfira Tregulova, storica dell’arte e curatrice di mostre internazionali, dal febbraio 2015 direttrice della Galleria Tretjakov di Mosca

Zelfira Tregulova, storica dell’arte e curatrice di mostre internazionali, dal febbraio 2015 direttrice della Galleria Tretjakov di Mosca

Ufficio stampa
Zelfira Tregulova ha risposto alle domande di “Russia Beyond” su come è cambiato nell’ultimo anno il sistema delle mostre internazionali, dopo l’interruzione dei rapporti con i musei occidentali, e ci ha spiegato cosa bolle in pentola, grazie a tante nuove collaborazioni, dalla Cina alla Thailandia, dall’Uzbekistan all’Armenia

Lo scorso anno i piani espositivi dei musei russi e di molti musei stranieri sono cambiati radicalmente. La Galleria Statale “Tretjakov” di Mosca, che ha sempre partecipato attivamente a mostre in tutto il mondo, non ha fatto eccezione. Abbiamo chiesto lumi alla direttrice Zelfíra Tregúlova.

La Galleria Tretjakov è stata molto attiva sulla scena internazionale fino all’inizio dello scorso anno. Qual è la situazione del museo oggi?

Come la Russia non può essere un Paese chiuso, così neppure la Galleria Tretjakov può chiudersi al mondo, soprattutto alla luce dell’incredibile interesse e riconoscimento dell’arte russa che abbiamo riscontrato negli ultimi anni, e alla cui crescita abbiamo contribuito attivamente. Vogliamo, cerchiamo e continueremo a essere attivi sulla scena internazionale.

Anche l’anno scorso abbiamo avuto tre mostre con partecipazione internazionale. Una è stata la mostra di Henryk Siemiradzki. Uno dei pezzi forti era il dipinto “Seguendo l’esempio degli dei”, proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Armenia; e abbiamo portato un’altra delle sue opere, dopo averla prima restaurata, l’enorme “La fiducia di Alessandro Magno per il suo medico Filippo”, proveniente dal Museo Nazionale d’Arte della Repubblica di Bielorussia. Lo stesso museo di Minsk ci ha prestato tre opere per la mostra di Igor Grabar attualmente in corso nell’ala degli Ingegneri. 

Henryk Siemiradzki, “La fiducia di Alessandro Magno per il suo medico Filippo”, 1870

Nel novembre 2021 abbiamo firmato un accordo di cooperazione con la Fondazione per lo sviluppo dell’arte e della cultura del Consiglio dei ministri dell’Uzbekistan per lo studio dell’arte russa nelle collezioni dei musei locali. Hanno tesori assolutamente sconosciuti dell’Avanguardia russa e dell’arte del XX secolo! Nel 2023-2025 sono previsti tre progetti congiunti con l’Uzbekistan: una mostra di Aleksej Morgunov, una mostra intitolata “La via dell’Oriente” e una retrospettiva di Solomon Nikritin. Per quanto riguarda quest’ultima, speriamo che sia possibile la partecipazione del Museo d’arte contemporanea di Salonicco (Grecia), che possiede una ricca collezione di opere di Nikritin.

Per diversi decenni, l’Uzbekistan non ha permesso di prestare le opere delle sue collezioni per le mostre. Ma ora ha avviato un’importante promozione internazionale della sua storia, della sua cultura e delle sue ricche collezioni. Al Louvre di Parigi è in corso una mostra straordinaria intitolata “Gli splendori delle oasi dell’Uzbekistan”; inoltre, a gennaio, Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi, ha visitato l’Uzbekistan. Spero che questa visita porti a progetti di esposizione dell’arte russa in Europa con la nostra assistenza e consulenza, anche se non si tratta di opere provenienti da collezioni russe.

Si tratta di portare mostre in Russia e non di portare i capolavori della Galleria Tretjakov in tournée all’estero? 

Sì, stiamo parlando di portare qui le opere e di collaborare negli spazi espositivi della Galleria Tretjakov. La questione non dipende da noi. Si tratta di una questione di politica statale e di continuare la pratica di rilasciare permessi statali per l’invio di opere d’arte delle collezioni museali russe all’estero, in Paesi amici. Non appena verrà presa una decisione e verrà determinato il gruppo di Paesi a cui è possibile rilasciare i permessi statali, saremo pronti a iniziare a lavorare sui progetti già dal giorno successivo.

Oltre ai Paesi già citati, abbiamo buoni contatti anche con le ambasciate – spesso su iniziativa personale degli ambasciatori – di India, Messico, Brasile, Thailandia e Cina. E i punti di contatto sono molti. Prendiamo ad esempio la Thailandia: abbiamo già organizzato un festival del cinema tailandese; come sapete, abbiamo programmi cinematografici molto solidi. Stiamo lavorando per organizzare festival simili con Messico, India e Brasile.

Zelfira Tregulova

Ora svilupperemo un programma di cooperazione con la Cina, soprattutto perché stiamo costruendo una sede della galleria a Vladivostok. Fin dall’inizio è stata concepita come un “porto delle culture”, un luogo in cui allestire mostre della nostra collezione, dell’Ermitage e di altri musei, che poi possono essere facilmente trasportate nei Paesi del Sud-Est asiatico.

Ricordo che la Galleria Tretjakov ha realizzato diversi progetti in Cina prima della pandemia…

Sì, e hanno avuto un notevole successo! La mostra dei Peredvizhniki [“gli Itineranti”; un celebre gruppo di realisti russi formatosi a San Pietroburgo nel 1870; ndr] al Museo di Shanghai del 2018 si è classificata al primo posto nella top ten internazionale delle migliori mostre d’arte del XIX secolo, secondo la classifica del quotidiano britannico “The Art Newspaper”. Ha avuto 500 mila visitatori in soli due mesi.

Quali altre mostre memorabili sono state organizzate in Cina?

Ce ne sono state molte. Tutte sono state dedicate, in un modo o nell’altro, alla pittura classica russa del XIX secolo e anche, in parte, alla pittura figurativa del periodo sovietico. Di norma, visti i costi di trasporto incredibilmente elevati, i nostri partner cinesi organizzano le mostre in due o tre sedi. Ci sono stati progetti a Shanghai, Pechino e Hangzhou.

Tair Salakhov, “Ajdan”, 1967

Ricordo che il successo più grande in tutte le città lo ha riscosso il ritratto del piccolo “Ajdan” di Tair Salakhov: i cinesi ne sono andati pazzi

Inoltre, la mostra più memorabile è stata probabilmente un’altra dei Peredvizhniki, tenutasi al Museo Nazionale di Pechino nel 2015. Non dimenticherò mai l’inaugurazione… Erano stati invitati sedici professori dell’Accademia di Belle Arti di Pechino che avevano studiato con insegnanti russi. Avevano tutti un’età compresa tra gli 85 e i 97 anni e per loro era chiaro che l’arte russa aveva fornito una via d’accesso al mondo della pittura da cavalletto, ben diverso da quello della pittura tradizionale cinese che era esistito fino alla fine degli anni Quaranta. Per loro, quindi, le opere di Repin, Levitan, Kramskoj e Savrasov erano vere e proprie icone. Ricordo che all’inaugurazione della mostra toccavano le cornici in modo quasi reverenziale. 

Avevano studiato in Urss? 

Sì, sia qui che in patria. Per esempio, l’artista sovietico Konstantin Maksimov era andato a insegnare in Cina. E l’Accademia di San Pietroburgo ha 200-300 studenti cinesi iscritti ancora oggi. 

Siamo molto interessati ai progetti di Hong Kong, per esempio, che fino a pochi anni fa non disponeva di spazi per allestire mostre di pittura. Ora il loro Museo d’Arte è stato aperto dopo la ristrutturazione e, soprattutto, c’è il nuovo e straordinario Museo M+. Abbiamo discusso con i suoi rappresentanti per organizzare una mostra sulle Avanguardie russe

Di solito è il Paese ospitante a richiedere un elenco di opere? 

Sì, tutti i progetti sono stati realizzati su iniziativa dei cinesi. 

A lei personalmente cosa piacerebbe esporre in Cina? 

Se prendiamo Hong Kong, per esempio, dovrebbe essere l’Avanguardia russa. Da tempo pensiamo di organizzare una mostra sulle Avanguardie in Cina, per fare qualcosa di più della pittura figurativa, che è ben nota e che in Cina è considerata non solo con ammirazione, ma quasi con venerazione.

Per quanto riguarda la Cina continentale, penserei a un approccio più complesso di quello su cui si basano le mostre che ho citato prima. Allo stesso tempo, sono consapevole che dal punto di vista della Cina una mostra deve presentare una narrazione vivida, visivamente efficace e comprensibile. Per esempio, abbiamo accarezzato l’idea di allestire una mostra dedicata alle fiabe russe

Al contrario, cosa le piacerebbe portare a Mosca dalla Cina?

Purtroppo c’è un problema: Il Museo di Shanghai ha una collezione incredibile di bronzi antichi cinesi, ma noi siamo prima di tutto una pinacoteca. E la pittura cinese antica è molto difficile da esporre: deve essere esposta in armadi speciali in cui il controllo della temperatura e dell’umidità ha una differenza di quasi 10 punti rispetto al nostro.

Tuttavia, probabilmente penserei a una mostra di sculture, senza limitarmi, se mi è consentito un po’ di velleitarismo, alla Cina. In autunno sono stata a Bangkok su invito dell’ambasciatore della Thailandia in Russia e sono rimasta stupefatta dalla collezione di sculture buddiste del loro Museo Nazionale. Ho camminato per tre ore e mezza con il curatore e ho scattato un paio di centinaia di immagini sul mio telefono. E se mi chiedete cosa vorrei portare a Mosca più di tutto, è proprio questo!

Zelfira Tregulova

Finora la Galleria Tretjakov ha avuto legami molto più stretti con i musei europei. Qual è lo stato attuale delle relazioni?

Per quanto riguarda le relazioni ufficiali, come saprà, non esistono. Ma sopravvivono, ovviamente, quelle informali. È stato incredibilmente bello, per esempio, ricevere un caloroso saluto per Natale dalla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta. È la pronipote della contessa Olsufjeva; quindi capisce il significato del 6 gennaio

In seguito alla sospensione della cooperazione, che cosa hanno perso i visitatori dei musei russi nell’ultimo anno e che cosa non hanno potuto vedere i visitatori delle mostre europee?

Nell’aprile del 2022 avremmo dovuto inaugurare una straordinaria retrospettiva dell’artista finlandese Akseli Gallen-Kallela nell’Ala degli Ingegneri. Erano tre anni che la stavamo preparando. Ciò che rimpiangiamo di più è la mostra “Russian Thread. Art and Fashion”, che avevamo preparato insieme al Victoria and Albert Museum negli ultimi sei anni. Doveva essere curata da Geoffrey Marsh che, tra l’altro, ha allestito la tanto discussa mostra “David Bowie Is” presso lo stesso museo londinese.

Il progetto più importante all’estero che siamo stati costretti a cancellare era una mostra di arte russa del XX secolo, contenente opere straordinarie, presso il nuovo Munch Museum di Oslo.

Tra le cose che potremo riorganizzare nella situazione attuale c’è la mostra “Ost-West” che avremmo dovuto esporre in collaborazione con la Neue Nationalgalerie di Berlino e le Collezioni Statali d’Arte di Dresda. Il tema era l’arte proletaria sovietica e dell’Europa occidentale. Ora, i colleghi sono riusciti a trovare nei magazzini dei musei russi un gran numero di opere di artisti europei, e non solo, che rientrano nella categoria dell’arte proletaria. Si tratta di artisti piuttosto sconosciuti e inediti, di cui si sono perse le tracce molto tempo fa. Ora questo progetto sembra essere ancora più vasto e complesso di quello che avevamo previsto inizialmente, quando avremmo attinto alle collezioni dei musei tedeschi.

Come altri musei, la Galleria Tretjakov aveva già iniziato a studiare più da vicino le proprie collezioni e i propri magazzini durante la pandemia. Avete trovato qualcosa di sensazionale e pensate di esporlo?

Nel recente passato abbiamo installato un sistema ideale di gestione dell’inventario e un sistema informativo museale, o MIS, creato dai nostri sviluppatori. È quindi difficile scoprire qualcosa di nuovo dopo aver pubblicato 27 volumi di opere raccolte. 

La pandemia e l’obiettivo di creare una risorsa informativa virtuale ci hanno indubbiamente fatto concentrare sulle nostre collezioni.

Nel 2019 abbiamo iniziato a lavorare al progetto di galleria virtuale “La mia Tretjakov”. L’enorme team di ricerca della Galleria Tretjakov ha tenuto a galla il lavoro durante i cinque mesi di pandemia. Il suo compito non era solo quello di dare accesso ai capolavori che tutti conoscevano, ma anche di mostrare aspetti sconosciuti della collezione. Ad esempio, la fotografia, l’arte teatrale e il materiale d’archivio. E il sito ha davvero permesso di fare scoperte. 

Ne abbiamo approfittato per allestire il progetto espositivo “La mia Tretjakov” e in primavera prevediamo di aprire la seconda parte. Queste due esposizioni, basate sulla nostra collezione, hanno davvero messo in mostra un gran numero di cose che nessuno aveva mai visto fino ad ora.

Si tratta di: “Diaghilev. Prove d’abito", con 13 costumi delle produzioni di balletto di Diaghilev entrati nella collezione della Galleria Tretjakov durante la pandemia; e “Aleksej Shchusev. Architetto, artista, regista”, in cui abbiamo presentato per la prima volta materiale di altissima qualità artistica acquisito negli ultimi nove anni grazie ai fondi dei benefattori.

Boris Kustodiev, “Ritratto di Aleksej Shchusev”, 1917

Si tratta di una parte significativa dell’opera di Shchusev, legata ai lavori per la Stazione ferroviaria Kazanskij di Mosca e per il Convento Marfo-Mariinskij, nonché al progetto per il nuovo edificio della Galleria Tretjakov, di cui fu direttore dal 1926 al 1928. La mostra inizia con uno stupendo ritratto di Shchusev dipinto da Boris Kustodiev nel 1917, all’epoca in cui lavorava alla Stazione Kazanskij, e anch’esso acquistato con i fondi donati da un benefattore. 

Sui canali Telegram circola la notizia che alcuni collezionisti stanno proponendo attivamente ai musei l’acquisizione delle opere delle loro collezioni. Avete ricevuto offerte di questo tipo? 

Non ce ne sono state. A dire il vero, se ci fossero state offerte di questo tipo, ora non sarei seduta qui con voi; starei correndo da un potenziale benefattore all’altro per cercare di assicurarmi i fondi. 

Considerando la realtà odierna e il rifiuto di molti artisti di partecipare a progetti nei musei statali, come pensa di impegnarsi con l’arte contemporanea?

Naturalmente dobbiamo tenere conto di questa realtà. Per esempio, in estate abbiamo inaugurato la mostra “Thing. Space. Man”, composta da opere della nostra collezione, e i miei colleghi hanno contattato tutti gli artisti viventi o le proprietà degli artisti per evitare sorprese. Questa è la realtà di oggi e sarebbe sciocco fingere che non sia così. 

Per quanto riguarda gli eventi nella sede di via Krymskij Val, continueremo a organizzare mostre di artisti contemporanei viventi. Ma ora vogliamo convertire lo spazio espositivo dell’ala ovest, dove un anno fa abbiamo effettuato un importante intervento di ammodernamento del sistema di climatizzazione, in un luogo in cui esporre mostre con pezzi unici.

I l 24 gennaio è stata inaugurata alla Nuova Galleria Tretjakov la mostra “Il Granducato. Tesori della terra di Vladimir-Suzdal”, che comprende importanti capolavori del Museo-Riserva di Vladimir-Suzdal. 

Nello stesso spazio espositivo prevediamo di allestire una retrospettiva su Viktor Popkov nel 2024. E per l’estate abbiamo in programma una mostra d’arte contemporanea, ancora in fase di discussione.


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