Cinquanta splendidi film di animazione sovietici e russi (VIDEO)

Kira Lisitskaya
I pionieri della tecnologia, i più famosi adattamenti, i personaggi che hanno conquistato gli spettatori di tutto il mondo, le popolari serie di cartoni animati contemporanee: tutto questo costituisce l’animazione russa, che vanta ormai più di un secolo di storia

1 / “Prekrasnaja Ljukanida ili Vojná rogachej s usachami”, 1912

Il primo film d’animazione realizzato con la tecnica dello stop motion (passo uno), una novità mondiale all’inizio del XX secolo, venne diretto da Vladislav Starevich (Władysław Starewicz; 1882-1965), l’uomo considerato il fondatore dell’industria dei cartoni animati. La trama di “Prekrasnaja Ljukanida” (“Прекрасная Люканида, или Война рогачей с усачами”; ossia: “La bella Ljukanida o La guerra tra quelli con le corna e quelli con i baffi”) riprende satiricamente gli stilemi dei popolari romanzi cavallereschi: il conte Geros della tribù guerriera dei Cerambicidi (coleotteri caratterizzati dalle lunghe antenne; “quelli con i baffi”) dichiara guerra per conquistare la regina dei cervi volanti (coleotteri caratterizzati dalle grosse “corna”; in realtà mandibole). Il film utilizza insetti essiccati provenienti dalla collezione di Starevich, che era un appassionato entomologo. Il film fu sin dall’inizio un successo mondiale. Un secolo dopo il Gosfilmofond russo lo ha restaurato aggiungendo non solo la musica ma anche una voce fuori campo, in modo che gli spettatori contemporanei possano comprendere meglio tutte le complesse vicende della lotta amorosa tra gli insetti.

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2 / “Pochta”, 1929

Il cartone animato “Pochta” (“Почта”; ossia “La posta”) vanta diversi record. Dopo essere uscito muto nel 1929, nel 1930 divenne il primo cartone sovietico con il sonoro. E il remake del 1964 a colori fu il primo cartone in SovScope, la variante “made in Urss” del CinemaScope occidentale. Diretto dall’illustratore Mikhail Tsekhanovskij (1889-1965), fu realizzato associando i suoi disegni ai versi della poesia omonima del poeta e traduttore Samuil Marshak (1887-1964).  Purtroppo, gli spettatori possono apprezzare questa fantastica corrispondenza tra versi e disegni solo nella versione originale muta del 1929: la versione sonora e quella colorata a mano degli anni Trenta, in cui la poesia era letta da un altro famoso poeta, Daniil Kharms (spesso traslitterato Charms; 1905-1942), non sono sopravvissute. Tuttavia, come detto, a metà degli anni Sessanta, Tsekhanovskij, in collaborazione con la moglie Vera, ripeté quasi completamente – tenendo conto dei progressi della tecnologia – il suo capolavoro originale.

Versione del 1964 su Kinopoisk

3 / “Il nuovo Gulliver”, 1935

“Il nuovo Gulliver” (titolo originale russo: “Новый Гулливер“; “Nóvyj Gullivér”) fu il primo lungometraggio animato al mondo (73 minuti), e fu ammirato persino da Charlie Chaplin. Diretto da Aleksandr Ptushkó (1900-1973) è la storia del viaggio del pioniere (giovane comunista) Petja Konstantinov (alias Gulliver) a Lilliput. In realtà, inizia come un classico film per bambini, con la partecipazione di attori in carne e ossa, ma la narrazione è dominata poi dalla terra lillipuziana in cui Petja si ritrova in sogno, e la live action lascia il posto allo stop motion (più precisamente alla puppet animation). A prima vista, il film, che fu distribuito non solo in Unione Sovietica, ma anche in tutto il mondo, sembra essere in piena sintonia con l’ideologia del partito e contrapporre i pionieri comunisti e la classe operaia alla società borghese, se non fosse che a uno sguardo più attento ci si accorge che le figure dei lavoratori sono tutte uguali, mentre ogni uomo della corte di Lilliput è diverso, e il film è costellato di espressioni satiriche nei confronti di qualsiasi sistema politico. 

 4 / “Konjok-Gorbunok”, 1947

Diretto da Ivan Ivanov-Vano (1900-1987), questo adattamento della fiaba classica del poeta russo Pjotr Ershov (1815-1869) divenne uno degli strumenti di formazione per gli animatori americani, che ne ricevettero una copia da Walt Disney in persona. Vinse anche un premio al Festival di Cannes. La trama del cartone animato (in russo: “Конёк-горбунок”; Konjók-Gorbunók; ossia “Il cavallino gobbetto”) ricalca la maggior parte delle fiabe russe: un padre ha tre figli, il più giovane dei quali si chiama Ivan Durák (Ivan lo Scemo). Grazie alla sua gentilezza, diventa il protagonista di eventi magici, incontra il severo zar, che si serve di lui per conquistare il cuore della zarina, e, naturalmente, il bizzarro Cavallino Gobbetto. Ma un vero e proprio lieto fine hollywoodiano si verifica nel magico finale. Ivanov-Vano arricchì in seguito il film a metà degli anni Settanta, servendosi  delle tecnologie più moderne, e nel 1977 il film uscì in ampia distribuzione in America.

5 / “La regina delle nevi”, 1957

Il più famoso adattamento della fiaba di Hans Christian Andersen non solo vinse un premio al Festival di Cannes, ma ha anche influenzato la carriera del celebre animatore giapponese Hayao Miyazaki. Il film (titolo originale: “Снежная королева”; “Snézhnaja koroléva”) venne diretto da Lev Atamanov (1905-1981) che, insieme all’illustratore Leonid Shvartsman, ideò una tecnica unica che è diventata il prototipo del live action. Per questo la Regina delle Nevi, il cui aspetto era copiato dall’attrice Maria Babanova, è diversa dagli altri personaggi, con la sua forza malvagia e il suo freddo, a cui l’indifeso Kai non è in grado di resistere, ma che Gerda, che riscalda tutti e tutto ciò che la circonda, riesce a respingere. Il cartone animato parla del sostegno sincero delle persone care, che non temono né il gelo né le bufere, ed è diventato un vero e proprio classico di Capodanno, ed è stato trasmesso durante le festività natalizie non solo in Urss, ma anche in altri Paesi, e ha appassionato soprattutto i giovani spettatori americani. Non è quindi un caso che, molti anni dopo, un altro cartone animato ormai tradizionale per Natale sia stato ispirato dalla fiaba di Andersen: “Frozen - Il regno di ghiaccio”.

6 / “I cigni selvatici”, 1962

Un’altra fiaba di Andersen (“Gli undici cigni”) è stata portata sul grande schermo da Mikhail Tsekhanovskij, e, come di solito per questo regista, la parte visuale è molto importante. A differenza dell’universale “La regina delle nevi”, qui si riconosce la particolare scrittura gotica propria della prosa dello scrittore danese. Con un velo di misteriosità magica, accuratamente rielaborato per non spaventare i piccoli spettatori, “I cigni selvatici” (titolo originale russo: “Дикие лебеди”; “Díkie lébedi”) narra l’emozionante storia della principessa Elisa che cerca di sciogliere l’incantesimo scagliato sui suoi fratelli dalla perfida matrigna.  

7 / “Storia di un crimine”, 1962

L’esordio satirico dell’eccezionale pittore e regista Fjodor Khitruk (1917-2012) venne premiato a Venezia e in altri festival cinematografici perché la sua storia è universale, nonostante la grande quantità di dettagli della vita quotidiana sovietica. Inoltre, rappresenta un genere raro per l’animazione, un poliziesco, montato secondo le regole del lungometraggio. In “Storia di un crimine” (titolo originale russo: “История одного преступления”; Istorija odnogó prestuplenija”) Vasilij Vassiljevich Mamin, un cittadino di 47 anni rispettoso della legge, si mette nei guai una mattina con i suoi rumorosi vicini. Ma cosa lo porta a farlo?

Naturalmente, il cartone animato sarà più comprensibile agli adulti che sognano, nonostante il rumore fuori dalle finestre, di dormire “altri cinque minuti” prima della sveglia. Ma insegnerà anche ai bambini a non “camminare sul soffitto” e a rispettare i vicini, soprattutto se l’appartamento, come molti nelle case sovietiche dei tempi di Khrushchev, non è certo insonorizzato.

8 / “Toptyzhka”, 1964

Toptyzhka” (“Топтыжка”), un altro cartone animato di Fjodor Khitruk sui rapporti di buon vicinato e tra bambini e genitori, è realizzato con una tecnica molto diversa. Il film è estremamente coinvolgente: viene voglia di accarezzare attraverso lo schermo ogni personaggio, sia esso l’irrequieto cucciolo d’orso Toptyzhka o il coniglietto dagli occhi grandi. Ma, soprattutto, il cartone animato, come dovrebbe essere tipico delle favole per bambini, insegna la tolleranza e l’amicizia nonostante le differenze. 

9 / “Shajbu! Shajbu!”, 1964

“Shajbu! Shajbu!” (Шайбу! Шайбу!; in russo la “shajba” è il disco dell’hockey su ghiaccio) è un raro film d’animazione a tema sportivo, in cui il regista Boris Djozhkin (1914-1992) è stato un vero asso. La sua storia di un confronto tra cinici maestri e di una giovane squadra amatoriale è paragonabile a una vera partita di hockey per il suo montaggio dinamico. Ma questo film non parla solo di vittorie e sconfitte sportive, bensì di emozioni sincere, della forza di una squadra coesa e della fiducia nei propri sogni.

10 / “Le vacanze di Bonifacio”, 1965

Molto prima di “Madagascar” (2005), Khitruk aveva realizzato un cartone animato in cui i leoni che lavorano al circo hanno delle nonne. E durante le vacanze le vanno a trovare. Il cartone animato (titolo originale russo: “Каникулы Бонифация”; “Kanikuly Bonifatsija”) sorprende non solo con un leone antropomorfo carismatico e disegnato con amore, ma anche con una storia molto da adulti su come le abilità lavorative siano utili anche in vacanza. 

11 / “Varezhka”, 1967

Várezhka” (“Варежка”, ossia “Guanto a manopola”; “Muffola”) è il cartone animato sovietico più toccante ad aver vinto un premio ad Annecy, il principale festival internazionale di animazione. In una breve storia di marionette senza parole, il regista Roman Kachanov (1921-1993) è riuscito a catturare tutto il dolore e la speranza di un bambino che sogna un animale domestico.  Se vi chiedete perché i russi non piangono a dirotto guardando “Hachiko - Il tuo migliore amico”, credetemi: è la tempra di chi è cresciuto con il cartone animato “Varezhka”.

12 / “Malysh i Karlson”, 1968 e “Karlson vernulsja”, 1970

I racconti sulla solitudine infantile dell’autrice svedese Astrid Lidgren (1907-2002) erano molto popolari in Urss, dove quasi subito dopo la pubblicazione dei libri venne realizzato un film d’animazione su Malysh, un bambino che si inventa un amico: un uomo nel fiore degli anni, sempre pronto a sostenerlo nel mangiare dolci e nel fare gite sul tetto (anche perché Karlson ha un’elica sulla schiena). A meno che, naturalmente, non arrivi la severa governante Frecken Bock, che per gli standard moderni è una tata irresponsabile, completamente estranea alle esigenze di un bambino i cui genitori sono costantemente al lavoro. Regia di Boris Stepantsev (1929-1983).

13 / “Vinni-Pukh” (“Winnie the Pooh”), 1969-1972

Quasi contemporaneamente all’uscita di “Troppo vento per Winny-Puh” (“Winnie the Pooh and the Blustery Day”) della Disney (1968), anche l’Urss ebbe il suo cucciolo di orso basato sulle fiabe di A. A. Milne. Nella versione sovietica si decise di fare a meno di Christopher Robin e dell’esotico Tigro, e i personaggi principali divennero più indipendenti e simili al temperamento umano popolare. Così, il collerico Winnie di tanto in tanto intraprende viaggi spericolati, sopravvalutando le proprie forze, il sanguigno Pimpi (Porcelletto) cerca in tutti i modi di sostenere il suo sfrenato ottimismo, mentre il malinconico asino Ih-Oh, pessimista e depresso, cerca di guastare la festa anche nelle iniziative più innocue, e i flemmatici Uffa (Gufo) e Tappo (il coniglio), con il loro intrinseco realismo, sono sempre pronti a riportare i loro amici con i piedi per terra.

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14 / “Nu, pogodí!”, dal 1969 a oggi

Il film d’animazione più popolare in Russia, che ha recentemente ricevuto un sequel moderno, riprende nella sua trama i famosi “Tom & Jerry” americani. Ma nella versione sovietica i protagonisti non sono un gatto e un topo, ma un lupo e una lepre. Ma il lupo sovietico con la sua forza dava un centinaio di punti di vantaggio al gatto domestico statunitense, e fumava persino in video. Inoltre, il creatore della serie Vjacheslav Kotenochkin (1927-2000)  ha inserito riferimenti alla cultura popolare dell’epoca in quasi tutti gli episodi di “Nu, pogodí!” (“Ну, погоди!”; ossia: “Su, aspetta!”), con un’operazione simile a quello che hanno fatto con la cultura americana i Simpson e South Park anni dopo. 

15 / “Il coccodrillo Gena” e la serie su Cheburashka, dal 1969 a oggi 

Questa serie sovietica di cartoni animati (“Крокодил Гена”; “Krokodil Gena” fu il primo, del 1969, seguito da “Чебурашка”; “Cheburashka”, nel 1971) realizzata da Roman Kachanov (1921-1993) sulla base dei romanzi di Eduard Uspenskij (1937-2018) fu particolarmente popolare non solo in Russia, dove Cheburashka divenne il simbolo della squadra olimpica, ma anche in Giappone, dove vengono realizzate serie animate e film basati su famosi personaggi sovietici. L’insolito Cheburashka era un fenomeno esotico per l’Urss: una “bestia sconosciuta alla scienza” che assomigliava un po’ a un orsacchiotto, ma con orecchie molto, molto grandi. Arriva nel Paese in una cassetta di arance e diviene l’amico principale del coccodrillo Gena, troppo rispettoso della legge, nonostante gli intrighi del sistema personificati dalla vecchia e meschina Shapokljak. L’amore per i personaggi dei cartoni animati sovietici ha portato al fatto che alla fine del 2022 in Russia uscirà un lungometraggio su Cheburashka, realizzato con la tecnologia informatica anziché con i pupazzi. 

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16 / “Maugli” (“Mowgli”), 1973

Raro esempio, per l’animazione sovietica, di lungometraggio con le avventure di un protagonista al centro, fu in realtà realizzato unendo diversi cortometraggi animati basati sui racconti di Rudyard Kipling. Come per la maggior parte dei film di animatori che avevano vissuto sulla loro pelle la Seconda Guerra Mondiale, anche qui in “Maugli” (“Маугли”; ossia “Mowgli”) emerge la storia di un bambino perduto. Tra i pericoli e le insidie della giungla, è costretto a cercare la sua casa e la sua famiglia. 

17 / “Il riccio nella nebbia”, 1975

“Il riccio nella nebbia” (“Ёжик в тумане”; “Jozhik v tumane”) è un’odissea animata e uno dei film più popolari al mondo che rappresenta la scuola di animazione sovietica. Il viaggio del riccio per andare a trovare il suo amico Orso è stato ripetutamente acclamato dalla critica come il miglior film d’animazione di tutti i tempi. Il film di Jurij Norshtein (1941-), le cui immagini sono state realizzate dalla moglie, l’artista Francesca Járbusova (1942-), è infatti considerato un classico, non solo per le stupefacenti immagini dei personaggi principali, ma anche per gli elaborati sfondi e il montaggio, che accompagnano lo spettatore in un nebbioso percorso, più da cinema che non da cartone animato, insieme al Riccio, all’Orso, e alla viva preoccupazione per un viaggio così difficile. 

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18 / “Troe iz Prostokvashino”, dal 1978 a oggi

Troe iz Prostokvashino” (“Трое из Простоквашино”; ossia “Il trio di Prostokvashino”) è il primo di una serie di cartoni animati basati su un racconto di Eduard Uspenskij, amata da molte generazioni di spettatori, che ripropone in parte il classico Winnie-the-Pooh. Solo che al posto di Christopher Robin c’è un bambino con un nome da adulto, Djadja (zio) Fjodor, che, lontano dai genitori, si rifà una vita in campagna, insieme al gatto Matroskin e al cane Sharik. E anche con lo sfortunato postino in pensione Pechkin, che è preoccupato per il ragazzo, ritenendolo troppo giovane per essere indipendente.

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19 / “Mumi-troll i drugie”, 1978

I personaggi più noti dei racconti della scrittrice finlandese Tove Jansson (1914-2001) erano particolarmente amati in Urss, dove tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta furono realizzate due serie di animazione sulla famiglia Mumin e i loro amici. La prima serie, la cui prima puntata fu “Mumi-troll i drugie” (“Муми-тролль и другие”, ossia “Mumin e gli altri”) era un’animazione con pupazzi, basata sulle storie della Jansson ambientate a Mosca e doppiata dalla famosa poetessa Ljudmila Petrushevskaja e dai più popolari attori sovietici dell’epoca.

Era, in tutti i sensi, un film per famiglie. La seconda serie, “Mumi-dol” (“Муми-дол”) un cartone animato, venne realizzato presso lo studio Sverdlovskfilm e presentava una narrazione più morbida e infantile, che si rifletteva nell’aspetto dei personaggi.

20 / “Contatto”, 1978

Dopo l’uscita de “Il Padrino”, tutto il mondo iniziò a canticchiare la celebre musica di Nino Rota, ma solo in Urss la riconoscibile colonna sonora venne utilizzata per un cartone animato, che in parte parla anche del tentativo di accettare se stessi attraverso l’accettazione degli altri; solo da una prospettiva diversa. Il fumetto espressionista racconta del “contatto” (da cui il titolo; “Контакт”; “Kontakt”) tra un pittore che lavora a un paesaggio e un alieno atterrato inaspettatamente in quella natura, che può adattare il suo corpo e i suoi suoni a tutto ciò che lo circonda. Non è solo la natura vibrante che li circonda a permettere loro di trovare un terreno comune, ma anche l’iconica melodia di Rota.

21 / “Il racconto dei racconti”, 1979

“Il racconto dei racconti” (in russo: “Сказка сказок”; “Skazka skazok”) è il cartone animato più filosofico di tutti i tempi e, come “Il riccio nella nebbia”, è opera di Jurij Norshtejn. Questo film, della durata di meno di mezz’ora, è una fusione di stili e prospettive di artisti (in senso lato) di epoche e Paesi diversi, con una ninna nanna popolare di sottofondo. E nel sogno che è in parte questo cartone animato ci sono echi di Tarkovskij e Fellini, di Lorca e Proust, di Rembrandt e Picasso, i cui disegni hanno ispirato Norshtejn a introdurre non solo animali nel cartone animato, ma anche persone. 

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22 / “Il vascello volante”, 1979

Questo cartone animato musicale basato sull’omonimo racconto popolare russo (titolo originale: “Летучий корабль”; Letuchij korabl”) combina praticamente tutti gli eroi popolari e le storie magiche russe. Qui ci sono sia una bella zarevna il cui padre vuole farle sposare un noioso boiardo, che il suo salvatore, il semplice spazzacamino Vanja, il malinconico Vodjanoj e gli energici Babka-Jozhki. E ogni personaggio ha la sua canzone personale e il suo tema musicale. Si tratta di un buon musical sulla forza dell’amore, sviluppato in uno scenario pittoresco e autenticamente russo, con le immancabili betulle, che giocano un ruolo importante anche nella fiaba magica.

23 / “Il mistero del terzo pianeta”, 1981 

“Il mistero del terzo pianeta” (“Тайна третьей планеты”; “Tajna tretej planety”) è un affascinante cartone di fantascienza che racconta il viaggio nel XX secolo di Alice, 9 anni, e di suo padre, il professor Seleznev, nello Spazio per cercare nuove specie di animali. Il film sembra offrire la propria versione di “Guerre Stellari”; un approccio antimilitaristico ai viaggi oltre il sistema solare. E tutte le creature, a parte i cosmonauti, sono realizzate con una fantasia che non ha nulla da invidiare a quella di George Lucas. Inoltre, tutta l’azione è accompagnata dai motivi techno-rave che si stavano diffondendo negli anni Ottanta.

24 / “Mama dljá mamontjonka”, 1981

Mama dljá mamontjonka” (“Мама для мамонтёнка”; ossia “La mamma per il mammuttino”) è una storia breve e toccante sulla ricerca di una madre e sul credere in un sogno. Miracolosamente, un piccolo e simpatico mammut, con enormi occhi da cartoon disneyano, sfugge all’estinzione e crede che, contro ogni previsione, troverà la sua mamma. Nel suo inquieto viaggio il piccolo mammut, che “non ha paura né delle onde né del vento”, incontra altri animali che lo aiutano. Il cartone animato è ricordato soprattutto per la canzone del Piccolo Mammut, che si è radicata nella vita culturale e sociale dei russi.

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25 / “C’era una volta un cane”, 1982

La storia di un cane vecchio e abbandonato e del lupo che lo aiuta a ritrovare il suo antico splendore si basa sul racconto popolare ucraino “Serko”. Ha trovato fama in molti Paesi grazie al regista Eduard Nazarov (1941-2016). In “C’era una volta un cane” (titolo originale: “Жил-был пес”; “Zhil-byl pjos”) è riuscito a dare al cartone animato un riconoscibile sapore di campagna, oltre a personificare ironicamente il proverbio “un cavallo vecchio non rovina mai il solco”.  La stella di Bollywood Mithun Chakraborty ha doppiato questo splendido cartone in India, mentre la versione norvegese è stata recentemente doppiata dal vincitore dell’Eurovision Alexander Rybak, cantante e violinista bielorusso naturalizzato norvegese.

26 / “Padal Proshlogodnij sneg”, 1983

Grazie a questo cartone con personaggi in plastilina di Aleksandr Tatarskij (1950-2007), si possono capire molti stereotipi sui russi, abituati a prepararsi per il Capodanno, “velocemente ma lungamente”, di solito direttamente il 31 dicembre in tutta fretta. Non è un caso che questo cartone satirico (“Падал прошлогодний снег”; ossia: “È caduta la neve dello scorso anno”)  parli di un contadino che va in cerca dell’albero di Capodanno all’ultimo momento, convinto di potercela fare. 

27 / “Domovjonok Kuzja”, 1984-1987

Kuzja è probabilmente il più famoso domovoj (nume tutelare domestico della mitologia slava) della Russia. Nel cartone animato appare come un ragazzaccio molto giovane e trasandato, che ha un saggio precettore, Nafanja, deve vedersela con un’ostile Baba Jagá, ma soprattutto ha una famiglia, con una ragazzina, Natasha, dalla saggezza spropositata per la sua età. Kuzja, da un lato, personifica la credenza della gente nelle forze ultraterrene, dall’altro – con la sua caratteristica schiettezza – unisce intorno a sé persone e creature di natura completamente diversa. Non è questa, del resto, la caratteristica fondamentale di un buon domovoj?

28 / “Vosvrashchenie Bludnogo popugaja”, 1984-1988

“Il ritorno del pappagallo prodigo”, come possiamo tradurre in italiano il titolo originale russo (“Возвращение Блудного попугая”) è un cartone animato satirico su un eroe del tempo della Perestrojka, che diventa l’eccentrico pappagallo Kesha, ripetendo tutte le frasi fatte che si sentivano all’epoca, proprio come è tipico di questi uccelli. Non mancano Tahiti, di cui Kesha aveva sentito parlare al telegiornale, le notizie di cronaca nera, le canzoni della popstar Alla Pugachjova, i monologhi dei principali comici sovietici e, naturalmente, c’è il capitalismo che irrompe nella vita sovietica.

29 / “Krilja, nogi i khvosti”, 1986

“Ali, gambe e code” (“Крылья, ноги и хвосты”) è un cartone filosofico sul fatto che “chi è nato per correre non può volare”. Uno struzzo cerca di catturare una lucertola che, avendo gettato indietro la coda, si sottrae facilmente all’inseguimento. Così un avvoltoio, avendo improvvisamente sviluppato dei sentimenti per lo struzzo, cerca di insegnargli a volare. La storia memorabile di una catena alimentare che va controcorrente è stata disegnata non solo da Aleksandr Tatarskij, che ha promosso la grafica ironica nell’animazione sovietica, ma anche da Igor Kovaljov, che ha poi lavorato in America ai Simpson.

30 / “Sledstvie vedut kolobki”, 1986

Cartone animato esilarante, creato dai già citati Tatarskij e Kovaljov, “Sledstvie vedut kolobki” (“Следствие ведут колобки”, ossia “L’indagine è condotta dai Kolobki”) fa la parodia dei film gialli sovietici da adulti. I fratelli Kolobkí (in seguito fratelli Piloty) sono due detective privati. Shef (ossia “Capo”) ha l’immancabile cappello da Sherlock Holmes e la pipa, mentre Kollega (Collega), ha sempre in testa un buffo copricapo. I due indagano sul furto di un raro elefante a strisce da uno zoo. Sebbene la frase più ricorrente nel cartone animato sia “Non ci capisco niente”, i detective, grazie alla loro fiducia in se stessi e all’occasionale fortuna, riescono comunque a scovare e a disarmare i malvagi.

31 / “Vykrutasy”, 1987

Questo capolavoro di uno dei più famosi maestri dell’animazione d’autore russa, Garri Bardin (1941-), ha vinto la Palma d’Oro per il cortometraggio al Festival di Cannes. La cosa più sorprendente è che è realizzato in filo di ferro (solo gli sfondi sono disegnati). In questo modo, il mezzo per creare i personaggi diventa anche una metafora di come ci si possa recintare deliberatamente dal mondo esterno e rimanere letteralmente dietro il filo spinato. Il titolo russo “Vykrutásy” (“Выкрутасы”) può essere tradotto come “Stramberie”.

32 / “Ostrov sokrovishch”, 1988

Molto prima di “Pirati dei Caraibi”, il regista David Cherkasskij (1931-2018) aveva creato la sua versione del romanzo di Robert Lewis Stevenson “L’isola del tesoro” (che in russo è appunto “Ostrov sokrovishch”; “Остров сокровищ”) mantenendo l’equilibrio tra cartone per bambini e spettacolo per i loro genitori. La vita dei pirati non poteva essere priva di cattive abitudini (cupidigia, fumo, alcol…), cosa che non si presta molto ai cartoni, ma Cherkasskij non le ha trascurate, aggiungendo scene recitate da attori in carne ed ossa, che però nella versione distribuita negli Usa sono state espunte.

33 / “Bolero”, 1992

Con questo film d’animazione (“Болеро”) il regista Ivan Maksimov (1958-) ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino. Il sottotitolo “film di elevata spiritualità” riflette le tendenze del cinema d’autore, dove dietro ai vuoti spesso si nascondono i significati più profondi, e lo sviluppo della trama è sostituito dall’estetica visiva. Nel cartone animato di Maksimov, su musica di Maurice Ravel, questo avviene in modo quasi letterale. 

34 / “Il vecchio e il mare”, 1999

Vincitore dell’Oscar e primo film d’animazione al mondo realizzato per le sale IMAX è opera dell’artista e grande appassionato di letteratura Aleksandr Petrov (1957-). Ha impiegato due anni e mezzo per adattare l’ultimo romanzo di Hemingway. Il che non sorprende, visto che ha disegnato ogni fotogramma sul vetro, non solo con il pennello ma anche con le dita. Il risultato è una parabola avventurosa di una bellezza mozzafiato sulla forza d’animo e sull’amicizia toccante. In russo il titolo suona “Starík i more” (“Старик и море”).

35 / “Nasolungo e la Principessa”, 2003

“Nasolungo e la Principessa” (titolo originale russo: “Карлик Нос”; “Karlik Nos”, ossia “Il nano Naso”) è il primo lungometraggio d’animazione russo realizzato dopo la crisi seguita al crollo dell’Urss, che aveva portato alla chiusura di quasi tutti gli studi di produzione statali. Basato sulla fiaba “Nano Nasone” di Wilhelm Hauff (1802-1827), questo cartone animato si inserisce nella tradizione “Disney” e racconta la storia di un ragazzo, Jacob, che cerca di far fronte alla maledizione lanciata da una strega cattiva, con l’aiuto di un cuore buono e, naturalmente, dell’amore. Il regista è Ilja Maksimov (1970-).

36 / “Smeshariki”, dal 2003 a oggi

La prima serie animata russa, originariamente creata come prodotto puramente commerciale,  è diventata una delle più popolari sia in Russia che all’estero. “Smeshariki” è nato da un incarico pubblicitario per la creazione di un packaging per nuove caramelle rotonde al cioccolato. Ma i personaggi proposti dagli artisti erano così belli che si è pretesa una grande serie animata che potesse essere utilizzata come promozione per i prodotti. Così sono apparsi l’allegro Krosh, il romantico Njusha, il malinconico Barash, lo schietto Kopatych, l’avventuroso Losjash, il saggio Kar-Karych e molti altri tondeggianti personaggi. A proposito, il nome della serie e dei personaggi, “Smeshariki” (“Смешарики”) è una crasi di “смешные шарики”; “smeshnye shariki”, ossia “palline divertenti”.

37 / “Alësha Popovich e il serpente zuccherino” e altri film sui “Tre bogatyri”, dal 2004 a oggi

Il franchise di cartoni animati più popolare della Russia è basato sul racconto epico slavo, ma mette ironicamente in discussione l’eroismo dei “bogatyri”. Molto prima dell’era globale del femminismo illuminato, in questi cartoni animati russi, i ragazzi, che dormivano sulla stufa da decenni, non potevano fare nulla senza il supporto femminile. E senza il carismatico cavallo Giulio, non a caso chiamato così in onore di Cesare. Questa serie è un raro esempio di lungometraggio d’animazione russo, interessante sia per gli adulti, che capiscono le battute ironiche, sia per i bambini. Il titolo originale è “Алёша Попович и Тугарин Змей”; “Aljosha Popovich i Tugarin Zmej”.

38 / “Masha e Orso”, dal 2009 a oggi

Questa serie animata russa (“Маша и медведь”; “Masha i medved”) ha un’enorme base di fan in tutto il mondo ed è persino entrata nel Guinness dei primati: un episodio è stato il video animato più visto nella storia di YouTube. La trama della serie ripropone non solo la fiaba popolare russa di una ragazza in visita all’orso, ma ha anche qualcosa di “Tom & Jerry”. Ma se Masha qui, come il topo irrequieto, cerca sempre di fare confusione e di scappare nel bosco, l’Orso, al contrario del gatto, mostra una matura saggezza. Forse questo confronto tra bambini vivaci e genitori calmi e pazienti è il segreto del successo.

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39 / “Gadkij utjonok”, 2010

“Il brutto anatroccolo” (in russo: “Gadkij utjonok”; “Гадкий утёнок”), di Garri Bardin, vincitore a Cannes, è realizzato con una varietà di tecniche (pupazzi e plastilina) e molte ispirazioni culturali. Non solo la fiaba di Andersen, da cui viene il titolo, e la musica de “Il lago dei cigni” di Chaikovskij, che qui ha perfettamente senso, ma anche, ad esempio, “La fattoria degli animali” di George Orwell. Ciò non sorprende, poiché “Il brutto anatroccolo” è, in fin dei conti,  un saggio complesso, ma comprensibile a tutte le età, sugli orrori della xenofobia.

40 / “Fiksiki”, 2010

“Fiksiki” è la serie animata di divulgazione scientifica ideata dai creatori di “Smeshariki” a scopo didattico. I protagonisti sono piccoli robot che vivono in vari dispositivi tecnici, che trovano un linguaggio comune con il ragazzo DimDimych, e poi con i suoi amici e familiari, e raccontano la struttura delle cose che li circondano, da un frigorifero a una chiavetta USB. Nel mondo anglosassone il cartone “Фиксики” è conosciuto come “The Fixies”.

41 / “La regina delle nevi”, 2012-2017

La reincarnazione russa della fiaba di Andersen “La regina delle nevi” (in russo: “Снежная королева”; “Snézhnaja koroléva”), realizzata ormai con grafica 3D (dopo l’omonimo capolavoro sovietico del 1957), ha anticipato di un anno “Frozen - Il regno di ghiaccio”. Forse è questo il motivo della popolarità del cartone all’estero. Il franchise sulla Regina delle Nevi, dove in primo piano, tuttavia, non c’è il personaggio del titolo, e neppure Gerda e Kay, ma il troll Orm, è stato esportato in decine di Paesi, ed è soprattutto popolare in Cina, dove oltre al sequel del 2017 è uscito anche un threequel realizzato in coproduzione. 

42 / “Ku! Kin-dza-dza”, 2013

Moderno remake animato (“Ку! Кин-дза-дза”) del quasi omonimo capolavoro della fantascienza sovietica del 1986, “Kin-dza-dza!” (“Кин-дза-дза”) e come quello diretto da Georgij Danelija (1930-2019). La versione animata è una versione più semplice e internazionale di questa satira cosmica sulla vita quotidiana e sui costumi della società russa, indipendentemente dall’epoca storica. 

43 / “Moj lichnyj los”, 2013 

Vincitore al Festival di Berlino, “Moj lichnyj los” (“Мой личный лось”, ossia ”Il mio alce personale”) è un cartone animato triste e allo stesso tempo psicoterapeutico sul difficile rapporto tra padri e figli e sull’elaborazione dei traumi infantili. Misha è cresciuto da tempo, ma non ha ancora sentito il calore dell’amore dei suoi genitori e continua a sognare di incontrare finalmente l’alce grande e gentile dei suoi ricordi d’infanzia; l’immagine sul maglione del padre quando è andato a prendere Misha all’ospedale dopo la nascita. E in questi sogni a occhi aperti ha finito per dimenticare la propria vita reale e suo padre che, nonostante l’incapacità di esprimere le proprie emozioni, ha sempre amato il figlio. 

44 / “Obida”, 2013

Un altro cartone animato da festival sui traumi infantili ha vinto un premio speciale ad Annecy. Il film è stato realizzato da Anna Budanova (1988-), una giovane pittrice e regista degli Urali. La protagonista del cartone animato è una donna anziana che guardandosi allo specchio ricorda la sua principale compagna di vita, Obída (“Обида”; in russo “Offesa”; “Rancore”) che con la sua negatività ha rovinato tutte le speranze di una esistenza felice.

45 / “My ne mozhem zhit bez kosmosa”, 2014

Il cartone animato di Konstantin Bronzit (1965-), candidato all’Oscar, dal punto di vista visuale e ancor di più da quello della trama, non ha niente da invidiare a “Interstellar” (2014) di Christopher Nolan. “My ne mozhem zhit bez kosmosa” (“Мы не можем жить без космоса”; ossia “Noi non possiamo vivere senza lo Spazio”) parla di due amici che sognano di diventare cosmonauti fin dall’infanzia e che imparano insieme il mestiere. Ma uno di loro è destinato ad andare nello Spazio, l’altro a rimanere nelle riserve. Ma questo film non parla di sogni nel cielo stellato, bensì di un’amicizia vera e struggente che si rivela molto più grande delle dimensioni dell’universo.

46 / “Kid-E-Cats - Dolci gattini”, 2015-oggi

Questa serie animata dal successo universale, acquistata da un sacco di piattaforme internazionali (in Italia può essere vista su Netflix, Prime video e Tim Vision) dopo essere stata trasmessa dalla televisione russa, segue la vita di una grande famiglia felina dove i figli sono “due gattini e un gattina” (il titolo russo originale è “Три кота”; “Tri Kotá”; ossia “Tre gatti”). I brevi episodi raccontano le avventure quotidiane dei gattini (che nell’edizione italiana si chiamano Cookie, Chicca e Budino), dove i maschietti agiscono spesso d’istinto, mentre la piccola gattina cerca di far prevalere la ragione e la responsabilità nei confronti dei genitori. Genitori che danno anche molti saggi consigli di vita, in modo che ogni avventura, anche la più stravagante, si concluda con un amichevole “miao miao” familiare, comprensibile in tutte le lingue del mondo. 

47 / “Znaesh, mama, gde ja byl”, 2017

Opera unica di Levan “Leo” Gabriadze (1969-), noto all’estero come regista del mockumentary horror “Unfriended” (2014). Questo cartone animato è un grande ricordo dell’infanzia di suo padre, il famoso regista sovietico Rezo Gabriadze (1936-2021), basato sui disegni di quest’ultimo, tanto che all’estero è stato distribuito con il titolo di “Rezo”. Il titolo russo “Знаешь мама, где я был” si traduce invece “Sai, mamma, dove sono stato”. Non ci sono solo i sogni e le fantasie di un bambino, ma anche la dura realtà affrontata da Rezo, che, decenne, viveva in un piccolo villaggio georgiano subito dopo la Seconda guerra mondiale.

48 / “Prikljuchenija Peti i Volka”, dal 2018 a oggi

Si tratta di un prodotto raro in Russia: una serie di cartoni animati per adolescenti, che è stata comunque ben accolta dal pubblico di tutte le età. “Prikljuchenija Peti i Volka” (“Приключения Пети и Волка”; ossia “Le avventure di Pierino [Petja] e il Lupo”) è una sorta di risposta russa alla celebre serie animata statunitense “Rick and Morty” ed è stata scritta e diretta da uno dei primi sceneggiatori di “Smeshariki”, Aleksej Lebedev (1973-). Petja e Lupo, da tempo conoscenti, ora lavorano insieme e aiutano a risolvere i casi più bizzarri dei famosi personaggi delle fiabe. Il tutto è accompagnato non solo da riconoscibili riferimenti alla cultura russa e mondiale, ma anche da frizzanti battute quotidiane che fanno ridere non solo i ragazzi, ma anche i loro genitori.

49 / “Nos ili zagovor ne takikh”, 2020 

L’opera principale dell’eccezionale animatore Andreij Khrzhanovskij (1939-) è basata sul romanzo di Nikolaj Gogol “Il naso” e sulla sua reinterpretazione musicale di Dmitrij Shostakovich. Ma solo in parte; infatti, il film racconta la vera storia del Paese. I collage filosofici e satirici, che mescolano varie tecniche di animazione, immergono lo spettatore nel “codice culturale” della Russia dal XIX secolo a oggi. “Нос или заговор не таких” può essere tradotto come “Il naso o la cospirazione degli anticonformisti”. Il lungometraggio ha partecipato al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy, guadagnandosi il Premio della Giuria.

50 / “BoksBalet”, 2020

Il film di Anton Djakov (1980-) “Боксбалет” (“Boxballet” nella distribuzione all’estero)  è stato candidato all’Oscar. Racconta la storia del rapporto tra un pugile brutale e una ballerina fragile, e combina la potenza grafica dei fumetti con una parafrasi visiva dei dipinti di Edgar Degas. Qui i ballerini, come i boxeur, sono ben lontani da ciò che sembrano. Ma il loro spirito comune – sportivo – li unisce. 

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