Il riccio nella nebbia, quel capolavoro d’animazione e filosofia che tutti dovrebbero vedere

Jurij Norshtejn/Soyuzmultfilm, 1975
Realizzato da Jurij Norshtejn, uno dei più grandi maestri del cinema d'animazione russo, è una metafora della vita, un’allegoria della lotta che ognuno di noi intraprende contro la paura e la solitudine. Un viaggio tra la curiosità e l’incertezza, in uno stato di perpetuo smarrimento

È considerato uno dei più grandi maestri del cinema d'animazione russo. I suoi lavori hanno ricevuto vari premi e riconoscimenti. Ecco chi è Jurij Norshtejn, il “padre” del capolavoro “Il riccio nella nebbia”.

Un’animazione multistrato

Ha “partorito” la sua creatura più iconica, il Riccio, nel 1975. E da allora questo piccolo grande capolavoro d’animazione ha vinto numerosi premi internazionali e si è classificato al primo posto in un sondaggio realizzato nel 2003 dal Laputa Animation Festival del 2003, in Giappone, quando 140 animatori hanno scelto i migliori film d'animazione della storia. 

L’opera racconta il viaggio onirico di un riccio che, per raggiungere il suo amico orso, si perde nella nebbia di un bosco, e lì incontra strane creature, benevole e pacifiche, che sembrano uscite da un sogno. 

Nel suo vagare, il riccio intravede un gufo e un pipistrello, un cane e un magnifico cavallo bianco, che si alza spettrale attraverso la nebbia. A un certo punto il riccio rischia di annegare, ma viene salvato da un pesce misterioso. Ritrovato, infine, il suo amico orso, il riccio non smette di pensare al cavallo bianco che per primo aveva visto quando si era perso nella nebbia.

Secondo un vecchio proverbio tedesco, “la paura rende il lupo più grande di quello che è”. In effetti, con la sua trama ricca di sorprese e suspense, “Il riccio nella nebbia” sembra un racconto in miniatura di Hitchcock, denso di mistero, tensione e una bellissima fotografia.

Il film d’animazione di Jurij Norshtejn dipinge un’atmosfera mistica intrisa di uno stile poetico: per creare gli effetti tridimensionali che si osservano nel cartone, l’artista ha utilizzato strati multipli di lastre di vetro. 

Nel 1984 l’altro capolavoro di Norshtejn, “Il racconto dei racconti”, è stato votato miglior film d'animazione di tutti i tempi al Los Angeles Olympic Arts Festival. Un successo confermato nel 2003 da “Il riccio nella nebbia”.

La storia del riccio non è la semplice avventura di una povera creatura che si perde nella nebbia: dietro quest’opera si cela una profonda interpretazione dell’anima russa. 

“Il riccio nella nebbia” è un film visivamente impressionante, emotivamente coinvolgente e stilisticamente unico. Parla il linguaggio universale della paura, della speranza e della fede.

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Le fonti della sua ispirazione 

Una volta Norshtejn ha raccontato che mentre lui e sua moglie Francesca Yarbusova (con la quale ha lavorato a tutti suoi film) cercavano di capire come tratteggiare il personaggio principale, hanno trovato la giusta ispirazione in un’icona di Andrej Rublyov raffigurante Gesù Cristo: quell’immagine ha suggerito lo spirito del personaggio che Norshtejn voleva raccontare nella sua animazione. 

Eppure, nessuno credeva nel successo de “Il riccio nella nebbia”. Quando Norshtejn presentò il suo progetto alla commissione statale sovietica che avrebbe dovuto dare il via libera alla produzione del film, gli fu chiesto perché avesse scelto una storia così noiosa. In mancanza di una risposta migliore, l'animatore citò Dante: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura”. Miracolosamente, quella citazione servì, e Norshtejn ottenne il via libera.

Jurij Norshtejn

“Il riccio nella nebbia” è spesso interpretato come una parabola, e il fiume in cui cade il riccio viene spesso paragonato allo Stige, uno dei cinque fiumi presenti negli Inferi secondo la mitologia greca e romana. “Ogni giorno, il riccio va a trovare il suo amico orso, ma una volta si perde nella nebbia e ne esce una persona diversa. È la storia di come, sotto l’influenza di alcune circostanze di cui spesso siamo inconsapevoli, il nostro stato abituale può improvvisamente trasformarsi in una catastrofe”, ha spiegato Norshtejn.

Chiamatela parabola, meditazione o preghiera silenziosa, l’animazione di Norshtejn è una porta d’accesso al subconscio dei bambini. 

A livello metaforico, il piccolo riccio che lotta contro la paura e la solitudine, e che si relaziona con la curiosità e l’incertezza, rappresenta ognuno di noi; mentre la nebbia non è altro che la nostra vita sfocata e confusa, caratterizzata da uno stato di perpetuo smarrimento e confusione. 

Vero filosofo nel cuore, Norshtejn cerca di dare una risposta alla domanda che da sempre tormenta artisti e pensatori: qual è il senso della vita? Solo contare le stelle, forse?

Norshtejn, che il 15 settembre 2021 ha festeggiato il suo 80° compleanno, non lo dice ad alta voce, ma lascia a noi la possibilità di leggere la risposta tra le righe.

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