L'attore sovietico Georgij Milljar nel ruolo di Baba Jaga
Aleksandr Rou/Gorky Film Studio, 1964Nei racconti popolari russi, Baba Jagá (in russo: Баба-яга) è una vecchia strega che vive nei boschi. La sua isba – la tipica capanna di tronchi russa – posa su enormi zampe di gallina ai margini di una radura, di fronte alla foresta. Per entrarvi, bisogna dire: “Cara capanna, ti prego di volgere le spalle al bosco e la fronte a me!”. Solo allora l’ospite può entrare nell’isba, dove c’è Baba Jaga, con la sua “gamba d’osso” e il naso “conficcato nel soffitto”.
Questo essere mitologico di solito propone al protagonista del racconto qualche scambio o lo trasforma dopo averlo messo nella sua stufa magica. Baba Jaga è il più grande spauracchio che i genitori russi hanno sempre usato per impaurire i loro figli.
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Baba Jaga di Ivan Bilibin
Dominio pubblicoBaba Jaga è probabilmente il personaggio più antico del folklore russo. Tanto che i linguisti discutono ancora sulle origini del nome. In russo, “baba” è un sostantivo che significa “donna” (nel russo moderno è un po’ scortese o del registro ironico). Tuttavia, nelle lingue indoeuropee, “baba” è il “progenitore”, l’“antenato”. In effetti, nella Russia meridionale sono state rinvenute numerose sculture in pietra che raffigurano tale progenitrice femminile, e che vengono chiamate “kámennaja baba”; “idolo di pietra”.
Non esiste invece una traduzione chiara di “Jagá” in russo. Tuttavia, in sanscrito, “jaga” significa “sacrificio”. Come spiega la ricercatrice Olga Soljanik, “Baba Jagá è un personaggio molto antico, che affonda le sue radici nell’epoca del matriarcato, quando la gente adorava una progenitrice femminile sotto forma di totem”.
La capanna di Baba Jaga, disegno di Viktor Vasnetsov
Museo-riserva di AbramtsevoUn’altra caratteristica di Baba Jaga è la sua cecità. Quando un personaggio delle fiabe si reca da lei, lei si accorge della sua presenza solo dall’odore. Il filologo Vladimir Propp sostiene che questo è dovuto al fatto che Baba Jaga è, di fatto, una creatura del mondo dei morti e “i morti non vedono i vivi”. Tuttavia, Baba Jaga è visibile a occhio nudo da qualsiasi umano che la incontri.
Baba Jaga di Viktor Vasnetsov
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Ecco perché vive in una capanna ai margini di una foresta: Baba Jaga protegge l’altra dimensione (la foresta) dai vivi. Ma perché la sua capanna poggia su zampe di gallina? Come sostiene la storica Aleksandra Barkova, questo elemento deriva dall’antica usanza delle sepolture rialzate. I Mokshi, un gruppo etnico della Mordvinia che vive nella Russia centrale, sono noti per aver praticato la sepoltura dei loro sciamani in questo modo. Le sepolture su palafitte erano praticate solo nei casi in cui si trattava di persone venerate: “Una sepoltura sopra il livello del suolo non permette allo spirito di partire per la terra dei morti”, scrive Barkova. Se viene tenuto in superficie, al confine tra i due regni, uno sciamano o una strega può essere ancora venerato.
Una sepoltura fuori terra nella foresta russa
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Le “zampe di gallina” sono in realtà i ceppi di legno su cui poggia una bara. All’interno giace un cadavere, ecco perché Baba Jaga ha una gamba d’osso e perché giace “da un angolo all’altro” con il naso “conficcato nel soffitto”: giace in una bara di legno.
Contadine con mortaio e pestello, regione di Voronezh, 1908
Dominio pubblicoCome sostengono gli storici, Baba Jaga risale all’epoca degli sciamani e delle streghe venerati dagli antichi popoli slavi e pre-slavi. Ma con il tempo ha acquisito anche alcune caratteristiche dei tempi successivi. I narratori della regione di Vladimir, per esempio, nel 1914 dicevano che Baba Jaga “vola su un mortaio, sterza con il pestello e rema con una ramazza”.
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Un mortaio così grande che ci si possa stare dentro, con un pestello altrettanto massiccio: questi oggetti sembrano bizzarri ai moderni abitanti delle città. Ma nei villaggi russi, un mortaio e un pestello erano comuni quanto un cucchiaio o una forchetta oggi. I mortai venivano usati per macinare il grano. Il processo non era molto difficile, ma richiedeva molto tempo, motivo per cui spesso veniva eseguito da donne anziane. Il mortaio e il pestello erano gli attributi comuni di ogni vecchia megera, come sicuramente era Baba Jaga.
Baba YJaga in "Hellboy"
Neil Marshall/Lionsgate, 2019Il segreto della popolarità di Baba Jaga può essere rintracciato, in particolare, nella sua misteriosità. Sì, ogni bambino russo conosce il nome “Baba Jaga”, ma poco sa del suo legame con l’oltretomba o della sua possibile origine da un’antica divinità femminile. Semplicemente appare in diverse varianti nei cartoni animati e nei film russi. Georgij Milljar (1903-1993), un attore maschio, ha interpretato Baba Jaga in numerosi film sovietici dagli anni Trenta agli anni Sessanta, tra cui “Vasilisa la bella” (titolo originale: “Vasilísa Prekrásnaja”; “Василиса Прекрасная”; 1939), “Morózko” (“Морозко”; 1965), “Nóvye pokhozhdénija Kota v sapogákh” (“Новые похождения Кота в сапогах”; ossia “Nuove avventure del gatto con gli stivali”; 1958, dove però la vecchia strega si chiama “Shut”) e altri.
Per il pubblico occidentale moderno, Baba Jaga è spesso solo un generico mostro slavo. In “John Wick”, ad esempio, gli autori hanno involontariamente confuso l’essere femminile con un “uomo nero” slavo il cui nome è simile in russo: “Babájka” (Бабайка) o Babaj (Бабай; dal tataro “vecchio”; ”nonno”). E a interpretarlo è Keanu Reeves!
L'attore Georgij Milljar interpreta Baba Jaga
TASSNella seconda stagione della serie tv polacco-statunitense “The Witcher”, l’antagonista Voleth Meir (“La Madre Immortale”) prende in prestito alcune caratteristiche di Baba Jaga (la sua capanna si regge su zampe di basilischi; una specie di pollo infernale della mitologia).
Nella graphic novel di Mike Mignola “Hellboy: The Chained Coffin and Others”, Baba Jaga ha un intero episodio tutto per sé. E nel manga “Soul Eater” del fumettista giapponese Atsushi Ōkubo c’è il “castello di Baba Jaga”, usato dalla strega Arachne come base operativa.
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