Tre film russi che si giocano un premio all’Oscar 2020 e che non dovete perdere

Un dramma psicologico ambientato nell’immediato dopoguerra, un cartone animato sul cosmo e uno stupefacente documentario sull’acqua, vera regina del nostro Pianeta. Sono nella shortlist, e il 13 gennaio sapremo se entreranno nelle nomination ufficiali dei cinque titoli della loro categoria, e potranno ambire alla statuetta nella serata finale del 9 febbraio

1 / “Dylda”/“Beanpole” – Kantemìr Balàgov

Il nuovo film dell’allievo di Aleksandr Sokùrov, il giovane Kantemir Balagov (1991-), ha riscosso grande successo a Cannes (Premio alla Miglior Regia e Premio Fipresci, nella sezione “Un Certain Regard”) ed era stato proposto per il Golden Globe, anche se il 9 dicembre non ha ottenuto la nomination. Si tratta del dramma di due donne di Leningrado, ognuna della quali a suo modo soffre per la sindrome post bellica. È il secondo lungometraggio di Balagov, dopo “Tesnotà”/ “Closeness” del 2017, che raccontava il dramma si una famiglia ebrea in Cabardino-Balcaria, la repubblica del Caucaso settentrionale da cui proviene il regista, che già ebbe un’accoglienza trionfale a Cannes.

“Tutto è iniziato con il libro della premio Nobel Svetlana Aleksievich “La guerra non ha un volto di donna”. Dopo averlo letto, mi si è aperto un intero mondo. Prima di allora, avevo pensato raramente alla guerra e quasi mai al destino delle donne sopravvissute al conflitto”, racconta Balagov.

“Dylda”, che in russo vuol dire “spilungona”, è il soprannome di Ilja, una donna mandata in congedo dal fronte dopo una grave ferita rimediata mentre serviva nell’esercito come addetta a un cannone antiaereo, e che ora lavora in un ospedale militare e cresce un figlio. Nell’autunno del 1945 dal fronte rientra anche la sua amica Masha, e le loro complesse relazioni amorose diventano l’asse attorno a cui ruotano un sacco di vicende ricche di pathos. “Balagov sa essere potente e irrazionale”, dicono i critici. “Morte, ricatti psicologici, ineguaglianza sociale, amore saffico e scenografie un po’ teatrali di una kommunalka sovietica: in Dylda c’è tutto questo e molto di più”. Il film concorre all’Oscar al Miglior film internazionale (nuova denominazione, più politically correct, che dal 2020 avrà l’Oscar al Miglior film in lingua straniera).

2 / “On ne mozhet zhit bez kosmosa”/ “He Can’t Live Without Cosmos” – Konstantìn Bronzìt

Non è la prima volta che il regista di cartoni animati Konstantin Bronzit (1965-) ha l’occasione di conquistare l’ambita statuetta nella sezione “Oscar al Miglior cortometraggio d’animazione”. Era rientrato nella cinquina finale nel 2009 per “Ubornaja istorija – Ljobovnaja istorija”/ “Lavatory – Lovestory” e nel 2016 per “My ne mozhem zhit bez kosmosa”/We Can’t Live Without Cosmos”. Sì, il titolo è pressoché identico, sia in russo che in inglese, anche se i due film di animazione sono del tutto indipendenti e in comune hanno solo il tema spaziale.

“Ho appositamente voluto un titolo tanto simile, semplicemente perché anche stavolta si parla di quello! Del fatto che l’uomo non può vivere senza il cosmo!”, ha detto Bronzit.

Il nuovo cartone animato è la toccante storia di un bambino che insegue il suo sogno. Raccontano che alle proiezioni per l’infanzia, all’inizio del film i bambini ridono a crepapelle e alla fine sono come raggelati e in silenzio. Il film di Bronzit a dirla tutta non è fatto per i bambini (o comunque, non solo per loro).

Per familiarizzare con la magia di Bronzit, guardate assolutamente il suo precedente film quasi omonimo, che ha raccolto più di 50 premi in vari concorsi internazionali. E la nuova opera, presumibilmente, è destinata, a vincerne non di meno.

3 / “Akvarel”/“Aquarela” – Vìktor Kosakòvskij

Viktor Kosakovskij, nato a Leningrado nel 1961, era compagno di corso del regista cult Aleksej Balabanov (1959-2013) ed è una delle principali figure del cinema documentaristico. Ha vinto al Festival di Berlino nel 1997 il Premio Fipresci per “Sredà 19.07.61”/“Wednesday 07.19.61” e in Russia ha vinto i premi “Nika” e “Belyj slon”, ed è stato membro della giuria dell’European Film Academy e del Comitato dell’Oscar. Il suo film “Da zdravstvujut antipody!”/“Viva gli Antipodi!” ha aperto il Festival del Cinema di Venezia nel 2011.

Il suo nuovo “Akvarel”/“Aquarela” ha già fatto molto parlare di sé. È una parabola filosofica, in cui la protagonista è l’acqua, che attraversa un percorso difficile, dal ghiaccio del Lago Bajkal in Russia, attraverso Miami, trascinata dall’uragano Irma, fino al possente Salto Angel, la cascata più alta del mondo, in Venezuela. Questo film di straordinaria bellezza è stato girato nell’ambito di una coproduzione tra Gran Bretagna, Germania, Danimarca e Stati Uniti.

Inoltre “Aquarela” è il primo film della storia girato a 96 fotogrammi al secondo (invece degli abituali 24). Per capirci, “Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato” di Peter Jackson aveva introdotto nel 2012 i 48 fotogrammi al secondo. Di conseguenza, il film è più realistico. “Siamo abituati al fatto che la pioggia al cinema sia un insieme di righe bianche, mentre nel nostro caso si vede come ogni singola goccia vola separatamente”, dice Kosakovskij. Dopo la première a Venezia nel 2018, mezza Hollywood si iscrisse a una master class con questo regista di documentari. Agli Oscar, il film di Kosakovskij concorre nella categoria “Oscar al miglior documentario”.


Quanti Premi Oscar ha vinto la Russia? 

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