I capolavori del Nobel Svetlana Aleksievich

Svetlana Aleksievich, 67 anni, è stata insignita del Nobel per la Letteratura

Svetlana Aleksievich, 67 anni, è stata insignita del Nobel per la Letteratura

RIA Novosti
Ha raccontato gli eventi più importanti dell’Unione Sovietica. Mescolando il suo essere scrittrice e allo stesso tempo giornalista. Svetlana Aleksievich, 67 anni, bielorussa, ha vinto il Nobel per la Letteratura, riconsegnando dopo un intervallo di 28 anni l’ambito premio al mondo letterario russofono. Ecco le sue opere più famose

Svetlana Aleksievich è nata nella città ucraina di Ivano-Frankivsk, è cresciuta in Bielorussia e ha cominciato a pubblicare i suoi libri in Unione Sovietica. Oggi le sue opere sono tradotte in decine di lingue. Il lavoro al quale la 67enne Svetlana Aleksievich ha dedicato tutta la sua vita può essere ricollegato più che alla “bellettristica”, al famoso genere inglese del giornalismo investigativo. Ecco quali sono i libri più significativi della scrittrice che le hanno valso il premio Nobel.

Il Nobel e gli scrittori russi

“La guerra non ha un volto di donna” (1985)

Il libro di debutto di Aleksievich racconta la storia di donne al fronte. Di per sé, questo tema non è nuovo. La novità consiste nel grado di sincerità al quale la giovane giornalista trentacinquenne ha saputo spingere le sue interlocutrici, che si sono quindi riversate in un'ondata di scioccanti dettagli naturalistici. Dopo il racconto di questi elementi, la banalità del titolo scelto sembra suonare come un atto di accusa. Il libro venne consegnato alla casa editrice nel 1983, per vedere la luce solo dopo l'inizio della perestroika e dunque attirarsi una raffica di critiche per lo spirito di pacifismo che emergerebbe dalle pagine, per il suo verismo eccessivo e infine, per diffamazione. Nondimeno, quando venne pubblicato, già nel 1986 ottenne il premio Komsomol Lenin e il premio statale “gioventù” dell'URSS, venne tradotto nelle principali lingue mondiali, vicine e lontane, dal bulgaro al cinese e giapponese e su di esso vennero inscenati spettacoli e film (con lo scenario, per altro, ad opera della stessa Aleksievich).

“Ragazzi di zinco” (1989)

Nuovo libro, nuovo punto dolente: l'Afghanistan. Aleksievich raccolse materiali per quattro anni, compreso in Afghanistan, sull'ultima guerra non dichiarata dell'URSS e soprattutto sul terrore segreto che coinvolgeva le famiglie con figli maschi in età da soldato: “Finirà nell'esercito e lo manderanno in Afghanistan, ritornerà in una bara zincata...”. Anche questo lavoro venne tradotto in tedesco, inglese, francese e giapponese.

Incantati dalla morte (1993)

Al centro di questa nuova indagine giornalistica: il suicidio e coloro che hanno perso il senso della vita a seguito di un improvviso mutamento sociale. Il libro uscì inizialmente in bielorusso (un caso quasi unico nella carriera di Aleksievich). L'autrice però si rese presto conto che la questione non riguardava solamente la sua terra natale con una popolazione di 10 milioni di persone, bensì l'intero immenso Paese in declino, e già dall'anno successivo comparve l'edizione in russo, seguita, più tardi, dalle traduzioni in altre lingue.

“Preghiera per Chernobyl” (1997)

Dell'incidente di Chernobyl, ad Aleksievich interessavano non tanto le conseguenze fisiche della catastrofe del 1986, quanto piuttosto la traccia indescrivibile rimasta negli animi della gente. Le edizioni ucraina, svedese, tedesca, giapponese e inglese non si fecero attendere.

“Tempo di seconda mano” (2013)

Nell'ultimo libro fino ad oggi pubblicato, l'autrice si è di nuovo rivolta al tema del crollo dell'URSS. La scrittrice ha dato voce ai superstiti di questo evento cruciale, i quali si son rivelati essere, come del resto il titolo promette, “uomini di seconda categoria”. E questo elemento è importante. Perché i libri di Aleksievich, nonostante si rifacciano alla tradizione del “giornalismo investigativo”, si concentrano, fra le altre cose, sulle sofferenze del “piccolo uomo” di cui hanno raccontato gli scrittori russi da Gogol a Dostoevskij, l'attenzione viene rivolta sui bisogni di questi uomini e sulle loro disperazioni.

Non desta alcun stupore il fatto che, proprio dopo “Tempo di seconda mano”, Aleksievich abbia ottenuto il “Premio internazionale per la pace degli autori tedeschi” (2013), l'ordine francese di ufficiale delle Arti e delle Lettere (2014). Infine, non è da escludere che sia stato proprio questo testo a giocare un ruolo decisivo nella scelta presa dal comitato del Nobel. “Per la sua arte polifonica, monumento alla sofferenza e al coraggio del nostro tempo”, così recita la nota ufficiale.

Le traduzioni dei libri, i paesi e le date di pubblicazione possono essere consultati alla pagina www.alexievich.info

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