L'opinionista Mikhail Viesel ritratto da Nina Kabanova
Cinque anni fa, una mia amica russa che vive in una cittadina emiliana mi chiese per lettera se conoscessi un certo scrittore russo. I suoi conoscenti italiani non facevano che parlarle di lui, ma lei con imbarazzo non lo aveva mai sentito nominare. Anche a me il suo nome giungeva nuovo, il che era alquanto strano dal momento che vivo a Mosca e mi occupo di recensioni letterarie. Indagai in giro e la risposta arrivò subito: si trattava di Nikolai Lilin. Era proprio lui lo scrittore di cui si parlava tanto, ma non è mai stato, tecnicamente, uno scrittore russo. Dopo essersi trasferito dalla Moldavia in Italia ancora giovanissimo, aveva esordito con un romanzo pseudo- autobiografico, "Educazione siberiana", che aveva scritto in italiano. Una raffinata storia d'invenzione sugli "urka siberiani" fatti deportare da Stalin in Moldavia, che aveva affascinato i lettori italiani.
A Peredelkino nella dacia di Pasternak |
Per fortuna non mancano i casi di veri scrittori russi che si sono guadagnati una buona reputazione in Italia, come Evgeni Vodolazkin, Ilya Stogov, Elena Chizhova e Vladislav Otroshenko. Hanno riscosso una certa fortuna anche Viktor Pelevin, Zakhar Prilepin ed Eduard Limonov, quest'ultimo noto per essere il protagonista del libro di Emmanuel Carrère. L'anno scorso "La giornata di un Oprichnik" di Sorokin ha ottenuto un prestigio- so premio letterario. Per non parlare da un lato della Marinina, di Akunin e di Glukhovskij con il suo sequel "Metro" (arrivato fino in Italia) e di Liudmila Ulitskaya ed Elena Kostioukovitch dall'altro. Per non parlare dei classici russi, da Dostoevskij a Goncharov a Solzhenitsyn e di Iskander.
La strada verso il successo è più impervia per le opere pubblicate da piccole case editrici indipendenti. Nel 1956 si dovette trafugare segretamente il manoscritto del "Dottor Zivago" e, una volta pubblicato, il romanzo suscitò grande clamore, facendo la fortuna del suo editore, Feltrinelli. Ora il manoscritto e le bozze di un libro si possono inviare per e-mail all'istante, dove si vuole, senza però suscitare più simili effetti.
Oggi la domanda principale che ci si pone è se l'investimento effettuato sarà ripagato. Sul versante opposto, vale a dire con le traduzioni degli autori italiani contemporanei in lingua russa, le cose non sembrano andare meglio. Ne sono un brillante esempio i due tomi di Federigo Tozzi, usciti recentemente. Chi ha notato in Russia questo capolavoro di modernismo europeo?
Gorky, il mistero delle sue ultime ore |
Qualche anno fa è uscita la traduzione russa del romanzo di Paolo Giordano "La solitudine dei numeri primi”, che tuttavia non ha avuto lo stesso successo che in Italia. La fortuna non ha sorriso neppure a Niccolò Ammaniti, sebbene sia Ammaniti che Giordano siano venduti in Russia. Dieci anni fa ha brillato per un po' la stella di Aldo Nove con il suo "Superwoobinda", suscitando però più che altro interesse nei giovani snob divoratori di riviste glamour. In compenso a suscitare un interesse travolgente presso il pubblico esperto è stata la traduzione di Evgeni Mikhailovich Solonovich dei sonetti dialettali di Gioachino Belli, frutto della fatica di molti anni. Il volume di quest'opera ha già avuto due ristampe in tre anni. Anche i libri di Umberto Eco continuano a incontrare il gradimento dei lettori forse perché risponde ai nostri cliché sull'intellettuale europeo: con gli occhiali, la barba, dotato di una intelligenza superiore ed eternamente immerso in elucubrazioni letterarie.
Il mio maggiore disappunto è che gli editori russi non potranno mai "assaporare" la bellezza dei libri italiani per ragazzi, che sono soprattutto un fatto di grafica e design, più che di testo e sul piano estetico, frutto di una capacità creati- va che pone gli italiani ai vertici mondiali sin dai tempi del Rinascimento. La letteratura italiana per ragazzi si continua a pubblicare nella Federazione (io stesso ho tradotto i libri di Gianni Rodari e altri quattro affascinanti libri illustrati di Agostino Traini dal titolo "Il mondo del Signor Acqua"), ma non nella quantità che occorrerebbe. Soprattutto rispetto ai libri americani, tedeschi e scandinavi. Quanto a questi ultimi, nella loro promozione non è secondaria la politica di marketing attuata dalle istituzioni competenti scandinave.
Va sottolineato che l'Anno della letteratura celebrato in Russia è stato un'occasione per soffermarsi in modo più sistematico anche su questi aspetti. Così voglio augurarmi che gli italiani abbiano presto la possibilità di approfondire la conoscenza dei nuovi Dostoevskij e Pasternak, e noi dei Rodari e Belli dei giorni nostri.
L'articolo è stato pubblicato sull'edizione cartacea di Rbth del 17 settembre 2015
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