Una volta il fotografo pietroburghese Aleksandr Moiseev fece un piccolo viaggio nella Regione di Leningrado e rimase stupito nel vedere una chiesa in legno più antica della stessa San Pietroburgo.
Da allora, per dieci anni ha continuato a viaggiare nei villaggi remoti del Nord. Forse è proprio grazie al loro posizionamento in questi luoghi che le antiche chiese di legno sono sopravvissute a tutte le vicissitudini del XX secolo. Nel suo libro “Ischezajushchij Sever: nepridumannye sjuzhety iz zhisni russkoj glubinki” (“Исчезающий Север: непридуманные сюжеты из жизни русской глубинки”; ossia “Il Nord che scompare: storie reali dalla vita della profonda provincia russa”) edito da Eksmo nel 2024, Moiseev ha cercato di catturare la bellezza che sta man mano scomparendo di questi villaggi del Nord russo.
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Sempre lei, in inverno.
Questa chiesa sul fiume Vazhinka si trova a centinaia di chilometri dalle grandi città. Fu costruita nel 1696, in un’architettura tipica del Nord russo: una chiesa a tenda su base ottagonale con un campanile indipendente.
Il luogo dove sorge era famoso tra i pescatori per l’eccellente pescosità, e fu qui, quindi, che venne costruita una cappella in onore di Pietro (patrono dei pescatori) e Paolo.
La chiesa fu costruita nel 1493-1496. È considerata la chiesa più antica della Russia che si trova nel suo sito originale (le altre sono state trasferite nei musei di architettura lignea). L’edificio è sopravvissuto all’occupazione delle truppe finlandesi nel 1941-1944.
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Ancora negli anni Quaranta del Novecento c’erano più di 200 chiese e cappelle a nord e a ovest del Lago Onega. Oggi ne sono sopravvissute solo una trentina. Molte di esse stanno scomparendo progressivamente a causa degli incendi.
La chiesa Dmitrievskaja della fine del XVIII secolo nel villaggio di Shchelejki è uno degli esempi fortunati: recentemente è stata completamente restaurata.
Sulle rive del lago Onega c’è un’intera schiera di splendidi antichi santuari. Il complesso più famoso è il pogost di Kizhi, sull’Isola di Kizhi. Ma ce n’è anche uno meno conosciuto, il Gimoretskij pogost. La sua chiesa della Natività della Vergine fu costruita nella seconda metà del XVII secolo.
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Fu costruita nel 1770 con il denaro di un mercante di San Pietroburgo. Inizialmente qui c’era un intero complesso sacro, con un’altra chiesa e un campanile, ma bruciarono nel 1942. In seguito la chiesa di Aleksandr Svirskij fu utilizzata come biblioteca e come circolo per i lavoratori. Oggi è stata completamente restaurata, ma non vi vengono officiate funzioni religiose.
Secondo il fotografo, questa è una delle cappelle più belle del nord del Lago Onega. Si trova proprio sulla riva, quindi se si sale sul campanile, si può godere di una vista pittoresca.
Oggi questo villaggio è abbandonato e la chiesa si trova in mezzo alla foresta e ai boschetti. Un tempo qui c’era vita, ma poi molti abitanti se ne andarono e portarono con sé anche le loro case di legno.
“Da Kholmogory a Kola ci sono trentatré Nicola”, dicevano un tempo i Pomory (gli abitanti del Nord russo). Nel Nord ci sono molte chiese dedicate a San Nicola di Bari, il santo più amato in Russia, il patrono dei viaggiatori.
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L’antico villaggio dei Pomory di Virma sorge sull’omonimo fiume, in un luogo paludoso non lontano dalle rive del Mar Bianco. La chiesa è apparsa qui nel 1630, costruita grazie ai fondi del potente Monastero di Solovetskij, che si trova nelle vicinanze, sulle isole del Mar Bianco. Le autorità sovietiche demolirono il campanile della chiesa, ma la chiesa stessa fu fortunatamente salvata dagli abitanti del luogo.
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