Chi erano i boiardi e perché Ivan il Terribile e Pietro il Grande vollero distruggerli?

Lo zar Mikhail Fedorovich con i boiardi (1893), di AndreJ Rjabushkin

Lo zar Mikhail Fedorovich con i boiardi (1893), di AndreJ Rjabushkin

Galleria Tretjakov
Furono a lungo gli uomini più potenti in Russia, comandanti militari e nobili con grandi feudi ereditari. Ma anche il loro tempo passò

I boiardi russi ai tempi dello zar erano spesso oggetto dell’odio popolare. È a loro che il governo centrale rimproverava gli abusi e le oppressioni, e su di loro lo zar stesso sfogava spesso la sua rabbia. Nel 1660 l’esercito russo fu sconfitto dall’esercito polacco-lituano. Durante una riunione della “Duma dei boiardi” (“Bojarskaja Duma”), il suocero dello zar, il boiardo Ivan Miloslavskij, annunciò improvvisamente che se lo zar gli avesse dato un esercito, avrebbe presto portato il re polacco in persona lì come prigioniero. Lo zar Alessio Michajlovich si infuriò per tale insolenza da parte di un boiardo che in precedenza aveva combattuto al massimo due o tre battaglie. Dette uno schiaffo al suocero e lo cacciò dall’aula della Duma.

Scene del genere non erano rare a Mosca: i boiardi erano di solito incolpati di tutti fallimenti dello Stato, e spesso non senza ragione. Nel XVII secolo il ceto dei boiardi era un serio ostacolo allo sviluppo del Paese. Sotto Pietro il Grande la Duma dei boiardi, il governo del regno di Mosca, non si riuniva ormai più, poiché il sistema di potere era fondamentalmente cambiato, e i boiardi non vi avevano più posto. Ma chi erano i boiardi, e perché risultarono non più necessari?

“Che ognuno tenga il suo feudo”

S. V. Ivanov. Il Congresso dei Principi a Uvetichi

I boiardi erano nobili, rappresentanti di antichi clan che servivano i principi russi in tempo di guerra e di pace. Ma non si può comprendere cosa erano i boiardi senza capire cosa costituiva il loro reddito e il loro sostentamento. 

Le terre russe prima dell’invasione tataro-mongola erano politicamente simili all’Europa medievale, dove la principale forma di proprietà terriera era l’allodio, la parte di proprietà interamente libera dalla soggezione e dagli obblighi feudali che era in possesso inalienabile di una famiglia nobile e veniva trasmessa per via ereditaria. Gli allodi russi erano chiamati “vótchina”, o “ótchina”; e il nome stesso ci ricorda che tali beni venivano passati di padre in figlio; visto che in russo “ótchii” significa “paterno”. Le “votchina” non potevano essere vendute, divise o scambiate: in caso di violazione di queste regole, venivano alienate e passavano a un altro membro della famiglia del precedente proprietario. Si trattava dei possedimenti ereditari dei principi russi e nel 1097, al Congresso dei principi russi di Ljubech, nel tentativo di fermare le lotte intestine principesche, fu accettata la regola “che ognuno tenga la sua otchina”. Anche la forma di possesso delle terre dei boiardi era del tipo della votchina.

L’origine della parola "boiardo” (in russo: “боярин”; “bojárin”; al plurale “бояре”; “bojare”) non è del tutto chiara, ma nel russo antico esisteva già in questa forma. I boiardi in Russia erano proprietari terrieri e padroni assoluti dei loro feudi. Nei loro territori vivevano contadini e artigiani che pagavano il boiardo e lavoravano per lui, in cambio della protezione fornita dal nobile signore della guerra. Naturalmente i boiardi, insieme ai principi, partecipavano alle campagne militari contro i principati vicini (una delle varianti dell’origine di questa parola è quella dal termine “combattimento”: in russo “бой”; “boj”). 

L'abbigliamento dei boiardi del XVII secolo, di Fedor Solntsev

Ma i boiardi non erano semplici militi del principe: avevano una posizione privilegiata nella “druzhina” (il corpo armato del principe), e potevano dirigere la druzhina stessa e le sue azioni belliche insieme al principe. I boiardi potevano anche svolgere funzioni amministrative: ad esempio, il principe poteva nominare un boiardo come “voivoda” in qualsiasi città subordinata; in questo caso il boiardo era responsabile della riscossione delle tasse, del tribunale, delle necessità militari della città e così via. Allo stesso tempo, il boiardo aveva la possibilità di scegliere liberamente di servire un principe: nel periodo pre-mongolo un boiardo il cui feudo si trovava nel feudo di un principe, poteva andarsene a servire militarmente un altro principe e allo stesso tempo conservare il suo feudo e la sua popolazione. Tutto questo prima dell’invasione mongolo-tatara, che cambiò notevolmente il ruolo e la posizione dei boiardi.

Come e perché venivano contati i boiardi 

Lo zar Fedor Ioannovich, di Pavel Ryzhenko

Le lotte intestine dei principi non potevano essere fermate. Anche quando l’esercito mongolo apparve nelle terre russe, i principi russi continuarono a inimicarsi e farsi la guerra l’un l’altro, il che aiutò i mongoli: non essendo in grado di unirsi in un unico esercito, i principi cercarono di opporsi al nemico alla rinfusa, ognuno per conto proprio; una strategia che era destinata al fallimento.

Nel XV secolo la situazione era già diversa: l’Orda d’Oro cadde sotto le forze di Tamerlano e fu divisa in “ulus” e “khanati”, e i principi russi furono volenti o nolenti costretti a unirsi per non pagare più gli esosi tributi. Questo processo interessò anche la nobiltà, che iniziò a essere contata con l’aiuto dei “libri dei boiardi”; degli speciali registri compilati dal potere centrale di Mosca. I primi libri dei boiardi (oggi perduti) risalgono alla metà del XV secolo. In essi sono registrati i nomi, le cariche e le funzioni dei boiardi nei vari principati. A quel tempo si era già creata una stratificazione all’interno della nobiltà: erano apparsi i cosiddetti boiardi “putnye”. Ad esempio, il boiardo “postelnichij s putjom”, si recava dal principe dopo il suo risveglio e gli forniva tutte le ultime notizie. Era dunque una posizione importante e molto influente. Il boiardo “konjushij s putjom” si occupava di tutte le questioni relative al vettovagliamento, all’alimentazione e all’addestramento dei cavalli del principe, il boiardo “sokolnichij s putjom” si occupava della falconeria del principe e così via…

L'ambasciata russa presso il Sacro Romano Imperatore Massimiliano II a Ratisbona, 1576

La contabilità era necessaria perché con la centralizzazione dello Stato era aumentato il numero dei boiardi. Molti degli ex principi locali passarono al servizio del Granduca di Mosca e divennero suoi boiardi. Intorno al principe si formò un organo di governo, la Duma dei boiardi, che si occupava collettivamente (ma sotto la guida del principe) delle questioni urgenti dello Stato. In questo periodo (XIV-XV secolo) si assiste a un’altra stratificazione dei boiardi: emergono i boiardi  “vvedjonnye” (cioè “introdotti” a palazzo; membri della Duma dei boiardi). Erano loro a occupare la posizione più alta sotto lo zar. Come ha scritto Giles Fletcher, “i boiardi ‘vvedjonnye’ condividevano con il principe tutta la sua vita ufficiale: si alzavano prima dell’alba, andavano alla duma fin dalle prime ore del mattino (dalle cinque), poi partecipavano alle feste, alle battute di caccia del principe e così via.

I boiardi che non erano inclusi nella Duma erano chiamati “sluzhilye”: erano cioè “serventi” e partecipavano alle campagne militari, guidavano le truppe, erano governatori nelle città, ma senza sedere alla Duma. Ma il principale cambiamento sperimentato dalla nobiltà russa fu il mutamento dello status della sua proprietà terriera.

Lo zar contro i boiardi

Ivanov S. V.

Il ruolo dei boiardi aumentò con la crescente influenza di Mosca, e dopo il 1480, quando la Moscovia smise di pagare i tributi al resto dell’Orda d’Oro, i boiardi iniziarono a fare pressioni sul governo centrale. Come principi dei loro feudi, i boiardi non volevano rinunciare al loro status indipendente: si preoccupavano più della loro votchina che delle questioni di Stato. Erano costantemente coinvolti in dispute campanilistiche, ad esempio rifiutandosi di andare in guerra se la loro posizione nell’esercito era inferiore a quella dei loro padri. Anche le mogli dei boiardi non potevano essere messe a servizio negli alloggi femminili della Corte zarista senza tener conto del loro status: i loro mariti, preoccupati per la loro posizione ufficiale, scrivevano immediatamente lettere allo zar chiedendogli di risolvere la questione, altrimenti si sarebbe verificato un “danno all’onore del boiardo”. 

Ivan il Terribile, il primo zar, iniziò una lotta deliberata con i boiardi che avevano le votchina. Lo scopo principale dell’oprichnina era l’alienazione forzata dei feudi dai boiardi. Prima ancora di dar vita all’oprichnina, il 15 gennaio 1562 Ivan emanò un editto che vietava ai boiardi e ai principi che servivano lo zar di vendere, scambiare o dare in dote i loro feudi, sotto la minaccia della confisca. E in caso di mancanza di eredi maschi diretti, i feudi non sarebbero rimasti in famiglia, ma sarebbero stati registrati direttamente sotto la proprietà dello zar. Così i boiardi fuggirono dallo Zarato di Moscovia. Chi veniva sorpreso a lasciare il territorio veniva esiliato a vita, punito o semplicemente giustiziato. Poco prima dell’introduzione dell’oprichnina, Ivan lasciò Mosca dicendo che avrebbe lasciato il trono a causa della sua rabbia nei confronti dei boiardi e dei principi. Lo zar tornò solo a condizione che ora sarebbe stato libero di giustiziare i traditori e di spogliarli dei loro beni, senza lamentele da parte del clero e della nobiltà.

L’oprichnina fu essenzialmente una repressione di massa dei boiardi e della nobiltà principesca. Anche i semplici contadini fuggiti dalle terre dei boiardi e dei proprietari terrieri impoveriti o giustiziati soffrirono a causa della devastazione e del reinsediamento delle famiglie nobili in altre terre. Secondo lo storico Vladimir Kobrin, “i libri degli scrivani compilati nei primi decenni dopo l’oprichnina danno l’impressione che il Paese abbia subito una devastante invasione nemica. Il risultato dell’incauta politica anti-boiarda di Ivan il Terribile fu, infatti, l’impoverimento dell’intero regno, soprattutto a causa del fatto che per anni più della metà delle terre coltivabili rimase incolta. E i contadini, fuggiti dalle loro terre, furono confinati con la forza, vietando loro di spostarsi in altre terre, gettando così le basi della servitù della gleba, che si affermò definitivamente nel XVII secolo.

L’ultimo boiardo 

Il principe Ivan Trubetskoj, di artista sconosciuto

Ironia della sorte, gli orrori dell’oprichnina e del successivo Periodo dei Torbidi portarono alla restaurazione del potere dei boiardi. Che dette subito mostra del suo lato peggiore. I “Sette boiardi” (“Semibojashchina”), il governo boiardo del 1610-1612, prima depose lo zar Vasilij Shujskij, poi firmò un trattato con i polacchi, in base al quale il principe Ladislao IV Vasa divenne lo zar russo, e poi semplicemente fece entrare i polacchi nel Cremlino, finendo per diventarne ostaggio. Eppure, la Duma dei boiardi, nel XVII secolo, all’inizio della dinastia Romanov, funzionava ancora, e senza i boiardi non veniva presa nessuna decisione, e le dispute campanilistiche erano infinite. Cosa poteva opporre lo zar al potere della vecchia nobiltà boiarda?

La “ricetta” contro la i boiardi era stata inventata dal nonno di Ivan il Terribile, il granduca Ivan III di Mosca, vincitore dell’Orda e fondatore dello Stato russo. Fu il suo Codice delle leggi del 1497 a gettare le basi della proprietà fondiaria. Al posto della votchina, che apparteneva ai boiardi e ai principi per diritto di discendenza, lo zar di Mosca concedeva proprietà terriere (“pomestje”) ai suoi vassalli sia come ricompensa per il servizio prestato, sia come fonte di reddito che consentiva loro di equipaggiarsi per le campagne militari. Ma a differenza della votchina, il “pomestje” poteva essere “concesso” a vita o per la durata del servizio militare, e poteva diventare ereditaria o tornare allo zar dopo la morte del suo sottoposto, e nei secoli XV-XVI queste tenute restavano nella disponibilità dei proprietari solo per il tempo in cui erano al servizio dello zar. Grazie alla massiccia distribuzione di proprietà, iniziata sotto Ivan III, il regno di Mosca formò un esercito signorile. Mentre i vecchi boiardi avevano uno status più simile a quello dei signori feudali europei, come vassalli del loro principe, la nuova nobiltà terriera era molto meno indipendente e le sue proprietà potevano svanire da un giorno all’altro se entravano in conflitto con il governo centrale.

Il sistema del pomestje, istituito da Ivan III, tornò utile alla fine del XVII secolo, e fu su questa base che Pietro il Grande costruì il nuovo esercito russo. Il principio secondo il quale sarebbe stato formato, Pietro lo formulò laconicamente nel decreto del 1701: “Tutti i possessori di terre devono prestare il servizio militare, e nessuno possiede la terra per niente”. Ora i proprietari terrieri, i “pomeshchiki”, e non più la nobiltà terriera, i “votchinniki”, diventavano agenti del governo nella riscossione delle tasse, nella gestione delle terre e, soprattutto, nel reclutamento di soldati tra i contadini. Era importante anche il fatto che il nuovo tipo di proprietario era molto povero rispetto ai vecchi boiardi: non tutte le tenute potevano sfamare i loro proprietari, che erano costretti ad arruolarsi nell’esercito o nel servizio civile per ricevere uno stipendio. 

Nel 1714, il cosiddetto “Editto sui soli beni immobili” parificò definitivamente la votchina e il pomestje sotto il nome generico di “beni immobili” (“nedvizhimoe imushchestvo”). Il decreto rendeva la proprietà ereditaria, ma vietava di dividerla tra i discendenti e di venderla, tranne in casi di estrema necessità. Inoltre, poiché il patrimonio poteva essere trasferito solo a uno dei figli (non necessariamente il maggiore), tutti gli altri discendenti dovevano dedicarsi al servizio statale per il loro sostentamento.

Tuttavia, Pietro insignì quattro degli uomini a lui più vicini del titolo di boiardo, quando si era già nel XVIII secolo. Tutte queste persone – Shakhovskoj, Apraksin, Neledinskij-Meletskij, Buturlin – appartenevano a vecchie famiglie moscovite, e il fatto di ottenere in età avanzata il titolo di boiardi, non era per loro altro che un riconoscimento di status, visto che  la Duma dei boiardi non esisteva più. L’ultimo boiardo di Russia fu il principe Ivan Trubetskoj, che morì nel 1750. Egli assommò il titolo di boiardo ai gradi militari già ottenuti secondo la “Tavola dei ranghi della Russia imperiale” voluta da Pietro e alle funzioni di senatore: fu infatti proprio il “Senato governante”, sotto Pietro, a sostituire la “Duma dei boiardi” come organo esecutivo dello Stato russo.

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