Le misure di sicurezza adottate per proteggere Vladimir Lenin si rivelarono terribilmente insufficienti, tant’è che furono organizzati diversi attentati alla sua vita.
La guardia del corpo del “padre della Rivoluzione” era Stepan Gil, un autista che lavorava nel deposito auto dell’imperatore. Gil portava con sé solamente una pistola per proteggere il leader del nuovo Stato, il quale, a sua volta, detestava le misure di sicurezza personali. “Vladimir Iljich rifiutava categoricamente qualsiasi tipo di protezione - diceva Stepan Gil -. Non ha mai portato un’arma con sé (tranne una piccola “Browning”, che non ha mai sparato) e anche a me ha chiesto di non girare armato. Una volta, vedendo spuntare un revolver dalla mia cintura, mi disse, affettuosamente: ‘Perché hai bisogno di questa cosa, compagno Gil?’. Ma io ho continuato a portare il revolver con me, anche se accuratamente nascosto”.
Sembra che Lenin fosse convinto che nessuno, in uno Stato bolscevico governato dal popolo, avrebbe osato attaccarlo. Ma non fu così.
“Venti uomini in ozio intorno a me”
Nel dicembre 1917 qualcuno rubò l'auto di Lenin mentre Gil era a prendere una tazza di tè. Il veicolo fu poi recuperato dalle mani di alcuni contrabbandieri che avevano cercato di rivenderlo all’estero.
Il 1° gennaio 1918, un’altra auto sulla quale viaggiava il leader fu colpita da un proiettile. Lenin e sua sorella, che sedeva accanto a lui, si salvarono per un pelo, grazie ai riflessi di Fritz Platten, amico svizzero di Lenin, che li fece nascondere sotto il sedile.
Nell'agosto 1918, Moisej Uritskij, un rinomato bolscevico, fu ucciso a Pietrogrado. Lo stesso giorno Lenin fu attaccato da una donna di nome Fanny Caplan al termine di un discorso in una fabbrica di Mosca. Stepan Gil non riuscì a vedere né a fermare l'aggressore. Lenin rimase gravemente ferito. Secondo alcuni, sarebbe stata proprio quella ferita a causare l’inesorabile declino del suo stato di salute, che lo avrebbe poi portato alla morte.
Solo dopo questo attentato venne formata la prima unità di sicurezza ufficiale di Lenin, composta da 20 uomini. Ma il leader continuava a dimostrare una certa insofferenza nei confronti delle misure di protezione. Una volta, nella sua residenza di Gorkij vicino a Mosca, avrebbe detto: “La Rivoluzione ha bisogno di ogni soldato e qui 20 uomini sani stanno oziando intorno alla mia persona”.
Nel gennaio 1919, Lenin fu attaccato di nuovo, questa volta da una banda di criminali che non lo riconobbero. Gil stava accompagnando Lenin e sua sorella al quartiere Sokolniki di Mosca per far visita alla moglie di Lenin, Nadezhda Krupskaja, ricoverata in ospedale. Improvvisamente, la loro Rolls-Royce fu fermata da tre uomini armati. Gil si rivelò di nuovo impotente. I banditi trascinarono Lenin, sua sorella e l'autista fuori dal veicolo, li derubarono e se ne andarono. Qualche giorno dopo, il capo della gang fu colpito a morte durante una retata per catturarli.
L'ultimo tentativo di assassinio avvenne nel settembre 1919, quando un terrorista lanciò una bomba nella stanza dove Lenin stava per tenere un discorso. Nell’attacco morirono 12 persone; 55 rimasero ferite. Lenin si salvò per miracolo.
Questo fu l’ultimo attentato ai danni del leader della Rivoluzione. Nel 1922, Lenin si isolò a Gorkij dopo un ictus, protetto da 20 ufficiali.
Il compagno Stalin non può più camminare per Mosca
Dopo la morte di Lenin nel 1924, la sicurezza del capo di Stato sovietico fu completamente riformata. Nel 1923-1929, la sicurezza delle principali figure bolsceviche venne assicurata dalla direzione politica dell'Esercito sovietico e della Marina sovietica. Nel 1929, quando Stalin prese il potere nelle sue mani, la sicurezza venne ulteriormente rinforzata; e nel 1934, la responsabilità di proteggere il leader fu affidata al Commissariato del Popolo per gli Affari Interni (NKVD), il Ministero degli interni dell'Unione Sovietica.
Stalin era molto simile a Lenin: un vecchio rivoluzionario che aveva svolto attività criminali. Era abituato a camminare a piedi, indossando il suo solito trench e il berretto a punta, confondendosi tra la folla. Dal Cremlino, poteva camminare per un chilometro fino all'edificio del Comitato Centrale del PCUS o al Teatro Bolshoj. Durante queste passeggiate, veniva seguito a distanza dagli agenti di sicurezza.
Nel 1931, le guardie del corpo di Stalin arrestarono un ex ufficiale dell'esercito zarista che portava con sé una pistola. L'ufficiale si imbatté in Stalin in via Iljinka, vicino al Cremlino, e fu sul punto di estrarre l’arma.
Dopo quell'incidente, il primo ministro sovietico Vjacheslav Molotov emise un ordine sulla sicurezza: “Al compagno Stalin deve essere impedito di camminare per Mosca”. Da quel momento, Stalin e il resto degli alti funzionari potevano muoversi solo se accompagnati dalle loro guardie del corpo, anche nel territorio del Cremlino.
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Il sistema di sicurezza di Nikolaj Vlasik
La vera riforma per la protezione personale di Stalin fu attuata da Nikolaj Vlasik, che dal 1927 guidò l'unità di sicurezza personale del capo. Quando Vlasik arrivò per la prima volta alla dacia dove viveva Iosif Vissarionovich, vide “un totale disordine. Non c'era biancheria, non c'erano piatti, non c'era personale... Cominciai a mandare biancheria e piatti alla dacia e organizzai la fornitura di cibo dalla fattoria di Stato situata accanto alla dacia. Mandai un cuoco e un addetto alle pulizie e stabilii un collegamento telefonico diretto con Mosca”. Negli anni '30, i cuochi, gli addetti alle pulizie e tutto il personale della dacia di Stalin e delle residenze di altri importanti bolscevichi furono addestrati innanzitutto per garantire la loro sicurezza.
Nel 1938, sulla scia dell'imminente guerra, Vlasik migliorò ulteriormente la sicurezza del leader: insieme ai suoi quattro vice iniziò a controllare un enorme apparato di sicurezza che riguardava le località private sulla costa del Mar Nero, la produzione privata di cibo, i centri di formazione per il personale di sicurezza, ecc.
Vlasik puntò molto sul preservare la salute del leader che, a quel punto, era già compromessa da alcune malattie. Venne allestita la clinica speciale “Cremlino” per i funzionari di alto rango e, più tardi, anche un ospedale speciale.
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L'unità di sicurezza personale di Stalin era composta da circa 200 persone, per garantire un'efficace rotazione del personale. C'erano inoltre 30-40 guardie del corpo che affiancavano il reparto stesso. Lavoravano a turno, con 9-12 persone per turno, compresi due autisti - uno principale, il secondo di riserva - che seguivano il corteo a bordo di una macchina di scorta con la sicurezza.
Alle guardie del corpo era proibito avanzare richieste personali a Stalin. Circolarono molte voci sul trattamento che Stalin riservava ai suoi uomini addetti alla sicurezza: si diceva che non li badasse affatto, e che in alcuni casi li invitasse a giocare a scacchi; nessuna di queste dicerie, però, è confermata da documenti.
Vlasik architettò inoltre il sistema di protezione del leader durante le visite ufficiali: al corteo erano presenti varie limousine identiche, che seguivano percorsi diversi, con pochissime persone che sapevano esattamente in qualche macchina si trovasse il capo di Stato. Inoltre, molto probabilmente venivano usati dei sosia, vestiti uguali a lui e truccati da truccatori professionisti, per confondere ulteriormente i possibili aggressori.
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Quando Stalin viaggiava in treno, il convoglio era preceduto e seguito da treni pieni di agenti di sicurezza.
Le misure di sicurezza di Vlasik si dimostrarono davvero efficaci: durante il suo periodo come capo della sicurezza di Stalin, non ci furono tentativi di assassinio; almeno, non che si sappia. Nel 1952, Vlasik fu deposto dal suo incarico a seguito di una riorganizzazione del Ministero dell'Interno eseguita da Lavrentij Berija. Nel 1953, Stalin morì dopo aver trascorso diverse ore nelle sue stanze incustodite dopo un ictus.
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