Cinque fatti da sapere su Berija, lo spietato braccio destro di Stalin

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Di solito viene accusato di essere stato il principale protagonista della repressione, anche se, in realtà, con lui al comando dell’Nkvd le purghe frenarono significativamente. E quasi mai si ricorda che fu a capo del programma nucleare sovietico, che in tempi record dotò il Paese della bomba atomica

1 / Era connazionale e braccio destro di Stalin 

Proprio come il suo capo Stalin (1878-1953), Lavrentij Berija (1899-1953) era nato e cresciuto in Georgia, a Merkheuli, presso Sukhumi (oggi nello Stato a ridotto riconoscimento internazionale dell’Abcasia). Di etnia Mingreli (una piccola minoranza), durante la Guerra civile russa (1918-1921) si specializzò nello spionaggio e nelle operazioni sotto copertura per i bolscevichi nel vicino Azerbaigian. Più tardi, Berija tornò in Georgia per lavorare per la polizia segreta sovietica, conosciuta allora (1917-1922) come “Chekà” (abbreviazione di “chrezvychajnaja komissija”; “Commissione straordinaria”).

Fece una grande carriera in Georgia: negli anni Trenta, dopo che Stalin si era liberato dei vecchi comunisti georgiani, Berija guidò la repubblica caucasica. “Berija non aveva valori, era sempre pronto a scaricare ideologie o relazioni personali, e a Stalin questo piaceva di lui”, ha scritto lo storico Lev Lurie.

Inoltre, Berija era davvero un buon dirigente. “Durante il suo comando in Georgia, la repubblica divenne il principale fornitore di tè, uva e agrumi dell’intera Unione Sovietica… una delle repubbliche tra le più povere diventò la più prospera”, osserva Lurie. 

L’astuto Berija stabilì eccellenti relazioni personali con Stalin, che visitò la Georgia molte volte per le vacanze. Questo lo aiutò molto: Berija fu uno dei due soli capi delle repubbliche sovietiche che sopravvissero alle epurazioni del 1937. Inoltre, Stalin portò Berija a Mosca, nominandolo capo dell’Nkvd (“Narodnyj komissariat vnutrennich del”; “Commissariato del popolo per gli affari interni”), la famigerata polizia segreta.

2 / Ridusse la portata delle Grandi Purghe

In Russia è comune associare Berija, la persona più a lungo a capo dell’Nkvd durante l’era di Stalin (dal 25 novembre 1938 al 29 dicembre 1945), con le repressioni di massa. In realtà, era il predecessore di Berija, Nikolaj Ezhòv (1895–1940) a dirigere la polizia segreta durante l’apice del terrore, nel 1937-1938. Per quanto riguarda Stalin, nominare Berija a capo del Nkvd fu un modo per ridimensionare la portata delle esecuzioni.

“Stalin era un uomo violento ma intelligente, che era ben consapevole del fatto che ulteriori repressioni avrebbero portato all’implosione del suo potere”, scrisse Sergo Berija, figlio di Lavrentij, nelle sue memorie. “Aveva bisogno di un uomo di un altro tipo [rispetto a Ezhov] per guidare l’Nkvd”. L’obiettività di Sergo può essere contestata, ma suo padre frenò effettivamente le violenze: nel 1938 (l’ultimo anno del mandato di Ezhov come capo dell’Nkvd), nell’Urss furono condannate a morte 328.000 persone; nel 1939, con Berija in carica, la cifra scese a 2.600!

Certamente, questo non significa che Berija fosse un libertario: come qualunque altro membro dell’esecutivo di Stalin era sempre pronto a versare sangue al primo ordine in tal senso. Per esempio, fu l’Nkvd di Berija a condannare a morte 14.452 prigionieri di guerra polacchi nel 1940 (nel corso del famigerato massacro di Katyn). 

3 / Fu responsabile del progetto atomico 

Stalin apprezzava le capacità organizzative di Berija tanto da metterlo a capo della produzione di armamenti, aerei e motori aeronautici durante la Seconda guerra mondiale; carica che si aggiunse ai suoi doveri nella sicurezza dello Stato, che includevano sia il coordinamento delle spie che le famigerate deportazioni di gruppi etnici accusati di collaborazionismo con i tedeschi: ceceni, tatari della Crimea e così via. 

Quando la guerra finì, l’Urss si trovò ad affrontare nuove sfide: in particolare la corsa agli armamenti nucleari, con Washington che era in vantaggio su Mosca e lo aveva mostrato a Hiroshima e Nagasaki. Stalin non aveva dubbi su chi potesse supervisionare il progetto atomico sovietico: Berija fu messo a capo del Comitato speciale che doveva portare alla creazione di armi nucleari nel più breve tempo possibile. 

Lo spietato Berija trascorse il periodo dal 1945 al 1949 fornendo agli scienziati sovietici tutto ciò di cui avevano bisogno. Ninel Epatova, ingegnere che lavorò al progetto atomico e che periodicamente vedeva Berija ha ricordato: “All’epoca, Berija sembrava sempre esausto… con gli occhi rossi, le occhiaie… Pareva che non gli importasse di nulla tranne che del lavoro”. 

Quel lavoro fu spossante per Berija, anche perché, come scrive lo storico Oleg Khlevniuk: “I test nucleari sovietici potevano portare al suo trionfo o, in caso di fallimento, alla fine della sua carriera o addirittura costargli la vita.” Ma il test ebbe successo: nel 1949 l’Urss divenne uno dei Paesi dotati dell’atomica, e Berija era tra quelli che lo avevano reso possibile.

4 / Si dice che sia stato uno stupratore

“L’atteggiamento di Stalin nei confronti di Berija era speciale. Era l’unico tra i membri di spicco del Partito Comunista a non avere solo un appartamento ma un’intera villa a Mosca tutta per sé”, afferma Lurie. Oggi, questa villa sulla via Malaja Nikitskaja, nel centro della capitale, ospita l’ambasciata della Tunisia e… c’è chi dice che sia infestata dai fantasmi. 

Ci sono leggende oscure che circondano Berija: presumibilmente era un maniaco sessuale, con ragazze che sarebbero state consegnate a casa sua per essere violentate e (a volte) uccise, con le guardie che lo avrebbero poi aiutato a sbarazzarsi dei cadaveri. Tuttavia, non c’è assolutamente alcuna prova che confermi questa leggenda metropolitana, e la maggior parte degli storici suppone che si tratti della cattiva pubblicità postuma di Berija ad aver portato a tali voci. 

Ciò che è stato dimostrato è che Berija aveva, oltre a sua moglie, una relazione “non ufficiale” con Valentina Drozdova, che era una studentessa di 16 anni quando si incontrarono nel 1949. Le loro relazioni durarono fino alla morte di Berija nel 1953. Più tardi, la Drozdova ha affermato che Berija l’aveva violentata, ma non è chiaro se fosse vero o se volesse prendere le distanze dalla pesante eredità di Berija.

5 / Perse la lotta per il potere 

Quando Stalin morì il 5 marzo 1953, Berija divenne una delle persone più influenti dell’Urss, formando un triumvirato con altri due leader: Nikita Khrushchev (1894-1971), che alla fine la spuntò, e Georgij Malenkov (1902-1988). In quel sistema di “governo collettivo”, Berija era incaricato della sicurezza dello Stato, il che, insieme alla sua oscura reputazione, aveva portato Khrushchev e Malenkov a temere Berija e un suo possibile complotto contro di loro. 

Quindi, decisero di colpire per primi. Nel giugno del 1953, Berija fu arrestato, accusato di essere l’architetto della repressione e una spia britannica (un’accusa inventata) e giustiziato lo stesso anno. Berija era stato l’unico capo della polizia segreta di Stalin a sopravvivere al suo capo, ma non lo fece per molto.

 

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