Cinque malattie di cui soffrì Stalin

Joseph Stalin nel 1930

Joseph Stalin nel 1930

Sputnik
La salute del leader sovietico non era di ferro, a differenza del suo carattere, e dovette vedersela più volte con malori e malanni

“Il suo stile di vita era estremamente malsano, sedentario. Non faceva mai sport né lavori fisici. Fumava (la pipa) e beveva (vino, preferiva il Kakheti). La seconda metà del suo regno, l’ha trascorsa tutte le sere a tavola, mangiando e bevendo in compagnia dei membri del Politburo. Come, con questo stile di vita, abbia superato i settant’anni è incredibile”, ha scritto in una delle sue memorie Boris Bazhanov (1900-1982), segretario di Stalin fino alla rocambolesca fuga dall’Urss nel 1928. In effetti, durante la sua vita, Stalin (1878-1953) ha avuto molte malattie, esacerbate da un duro ritmo di lavoro e da uno stress costante.

1 / Miastenia grave

Leader sovietici al Cremlino. Da sinistra: Georgij Malenkov, Lazar Kaganovich, Joseph Stalin, Mikhail Kalinin, V.M. Molotov e Kliment Voroshilov

Secondo la versione ufficiale, all’età di 6 anni Stalin fu colpito da una carrozza trainata da cavalli, riportando gravi ferite al braccio e alla gamba sinistra. “Atrofia delle articolazioni della spalla e del gomito del braccio sinistro a causa di una contusione all’età di sei anni, seguita da suppurazione nell’area dell’articolazione del gomito”, si legge sulla sua cartella clinica. Tuttavia, ci sono foto in cui Stalin può essere visto mentre usa senza grossi problemi il braccio sinistro, ad esempio mentre tiene in braccio sua figlia.

D’altra parte, però, il suo braccio sinistro spesso rimaneva immobile mentre camminava, mezzo piegato e premuto contro il corpo. Sembrava anche più corto dell’altro.

C’è un’ipotesi che la ragione della “mano sinistra un po’ invalida” di Stalin fosse la miastenia grave, una malattia neuromuscolare a lungo termine che porta a vari gradi di debolezza dei muscoli scheletrici. La miastenia grave può essere sia congenita che acquisita, e di solito inizia a presentarsi tra i 20 e i 40 anni di età.

2 / Artrite reumatoide

Stalin con gli stivali

A lungo Stalin ha sofferto di dolori alle gambe; e negli anni più avanzati, è stato visto spesso zoppicare leggermente. Alcuni attribuiscono questo fatto alle sue dita palmate: il 2° e il 3° dito del piede sinistro di Stalin erano attaccati. Si trattava non di una malattia, ma di una malformazione congenita, e questa sindattilia non era la ragione della zoppia di Stalin.

Era l’artrite reumatoide la vera causa: Stalin soffriva di infiammazione (e probabilmente anche di deformazione) alle articolazioni di entrambe le gambe. Doveva indossare stivali militari appositamente realizzati in pelle super morbida, i cosiddetti “stivali coi buchi”. Erano detti così, a quanto pare, perché erano così comodi che Stalin raramente se li toglieva, finché le suole non si bucavano. Quando stava immobile, i dolori reumatoidi peggioravano, quindi durante le lunghe riunioni non poteva star seduto fisso in un posto e camminava per l’ufficio.

Nel 1925 e nel 1926 (a 47-48 anni d’età), Stalin andò in alcuni sanatori sovietici per fare bagni caldi di idrogeno solforato da fonti naturali per le sue gambe. Ma l’artrite reumatoide è una malattia complessa che può colpire altre parti del corpo e può causare infiammazione dei polmoni e abbassare il numero dei globuli rossi, tra le altre conseguenze.

“A Nalchik sono stato vicino alla polmonite. Avevo un respiro sibilante in entrambi i polmoni, e sto ancora tossendo molto”, scrisse Stalin a sua moglie durante il viaggio del 1929. Nel 1935, i medici proibirono a Stalin di nuotare in mare, a causa della sua artrite reumatoide.

3 / Vaiolo

Stalin nel 1932 circa fotografato da James E. Abbe

Stalin probabilmente prese il vaiolo quando era un bambino di 5 anni, a Gori, in Georgia. La malattia gli lasciò il viso leggermente butterato, un handicap fisico che Stalin considerava disgustoso. Durante l’attività illegale di Stalin in gioventù, i profili della polizia su di lui contenevano sempre, tra i segni particolari, note sulle cicatrici da vaiolo come una caratteristica importante per il riconoscimento del sospettato. In seguito, nelle foto di Stalin che sarebbero apparse sui giornali sovietici, le imperfezioni sul suo volto furono sempre rimosse dai ritoccatori.

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4 / Appendicite

Stalin con alcuni amici e la moglie Nadezhda Allilueva (a destra)

Nel 1921, Stalin soffrì di un’infiammazione dell’appendice. A quel tempo, era già un funzionario di alto rango del nuovo Paese dei Soviet, quindi venne visitato da uno dei chirurghi più esperti della Russia, Vladimir Rózanov (1872-1934). Fu lo stesso chirurgo che estrasse poi il proiettile da Lenin nel 1922, quattro anni dopo uno degli attentati alla vita del padre della Rivoluzione. Quindi, tra i leader, Rozanov era già fidato.

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“L’operazione è stata molto difficile”, affermò poi Vladimir Rozanov, ricordando l’intervento su Stalin. “Oltre a rimuovere l’appendice, ho dovuto eseguire un’ampia resezione del cieco ed è stato difficile garantire il risultato.” La maggior parte dell’operazione fu eseguita in anestesia locale, ma man mano che le cose si fecero più complicate, Rozanov dovette sottoporre Stalin ad anestesia con cloroformio, una forma molto pericolosa di anestesia generale che potrebbe potenzialmente far fermare il cuore. Ma Stalin si riprese.

5 / Aterosclerosi dei vasi cerebrali

Stalin ha sempre lavorato molto, specialmente durante la Seconda guerra mondiale. Ha preso parte a interminabili riunioni con i suoi funzionari e comandanti: 5-7 al giorno, per un totale di 10-12 ore. Gli incontri si tenevano in qualsiasi momento del giorno o della notte, di solito al Cremlino o nella dacia di Stalin a Kùntsevo (vicino a Mosca). I capi dello Stato maggiore generale si incontravano con Stalin quasi ogni giorno e talvolta più volte al giorno.

Vladimir Vinogradov (1882-1964), che fu il medico curante di Stalin negli anni Quaranta, riteneva che l’insonnia e l’ipertensione arteriosa fossero i problemi più acuti del leader. Dopo il ritorno dalla Conferenza di Potsdam (dal 17 luglio al 2 agosto 1945), dove si svolsero stressanti negoziati sugli assetti del dopoguerra, le condizioni di Stalin peggiorarono. Lamentava mal di testa, vertigini e nausea. Si verificò poi un episodio di forte dolore nell’area del cuore e la sensazione che il torace fosse “stretto con una fascia di ferro”. Molto probabilmente fu a causa di un piccolo infarto. Ma Stalin non accettava alcun programma di riposo.

Tra il 10 e il 15 ottobre 1945 Stalin ebbe un ictus. Tuttavia, non portò a un’emorragia cerebrale e si verificò solo un blocco di un piccolo vaso cerebrale. Ma per due mesi, dopo questo malore, si rifiutò di parlare con chiunque al di fuori della sua cerchia più ristretta, anche al telefono, e trascorse il tempo nella sua dacia.

Dal 1946, Stalin alleggerì il suo programma di lavoro. I suoi incontri iniziarono a durare massimo 2-3 ore, non di più, e per lo più rimase nella sua dacia di Kuntsevo, non al Cremlino. “In estate passava tutto il giorno nel suo giardino: i domestici gli portavano in giardino i documenti di lavoro, i giornali e il tè. In quegli anni, voleva essere più sano, voleva vivere più a lungo”, ha ricordato una volta la figlia di Stalin, Svetlana.

Stalin nel 1952

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Ipertensione, vertigini, problemi respiratori: sono tutti sintomi dell’aterosclerosi, una condizione in cui l’interno di un’arteria si restringe, a causa dell’accumulo di placca ateromatosa. Aleksandr Mjasnikov (1899-1965), medico curante di Stalin negli ultimi anni della sua vita, era presente durante l’autopsia di Stalin, e riferì di “grave sclerosi delle arterie cerebrali”. Questa malattia rese gli ultimi anni di Stalin atroci.

Nell’ottobre 1949 si verificò un secondo ictus, seguito da una parziale perdita della parola. Stalin iniziò a prendere lunghe ferie lavorative: da agosto a dicembre 1950, poi da agosto 1951 a febbraio 1952. Iniziò a sviluppare problemi cognitivi e di memoria. Nikita Khrushchev ha ricordato che a volte Stalin poteva dimenticare il nome di una persona con cui era stato in contatto per decenni. “Ricordo che una volta si rivolse a Bulganin e non riusciva a ricordare il suo cognome. Lo guardò a lungo e disse: ‘Qual è il tuo cognome?’ ‘Bulganin!’, rispose prontamente Vladimir. Tali situazioni si ripetevano spesso, e facevano infuriare Stalin”, ha scritto Nikita Khrushchev. 

Sebbene nei suoi ultimi anni Stalin si fosse ritirato in modo praticamente completo dal lavoro, le sue condizioni non migliorarono. Verso la fine del 1952, sperimentò spesso dei blackout, e non poteva più salire le scale senza assistenza. Pavel Sudoplatov, un generale dell’intelligence sovietica, ricorda il suo ultimo incontro con Stalin nella sua dacia nel febbraio 1953: “Ho visto un vecchio stanco. I suoi capelli si erano notevolmente diradati e, sebbene avesse sempre parlato lentamente, ora pronunciava le parole con sforzo, e gli spazi tra le parole si allungavano. A quanto pare, le voci su due ictus erano vere”. Stalin morì nella sua dacia di Kuntsevo il 5 marzo 1953. La causa ufficiale della morte fu indicata come “emorragia intracerebrale”.


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