Quali foto di Stalin erano assolutamente proibite in Unione Sovietica quando lui era al potere?

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La censura sulle immagini del leader era strettissima e nessuno scatto poteva diventare di dominio pubblico senza un certosino lavoro di fotoritocco

Il passato da deportato politico

Come rivoluzionario, Stalin fu spedito in esilio in Siberia ben cinque volte. In totale, passò al confino più di dieci anni, durante i quali andò ripetutamente in prigione, convisse con varie donne (e fu persino perseguito per aver molestato una contadinella di 14 anni), ebbe figli illegittimi e fuggì in altre città dopo aver promesso di sposarsi, sempre continuando impegnarsi in attività rivoluzionarie contro il regime zarista.

Tutti questi arresti e le deportazioni in Siberia furono documentati, e la fedina penale del futuro leader conteneva diverse foto segnaletiche. Ma dopo l’ascesa di Stalin alle posizioni di comando nello Stato, queste immagini si trasformarono in contenuti indesiderati. Dopotutto, l’intoccabile e idealizzato Stalin in loro era se stesso: sebbene per ragioni politiche e per combattere un regime assoluto come quello zarista, quegli scatti rappresentavano un criminale in stato di arresto.

Tuttavia, tra i funzionari del partito c’erano persone che cercavano di raccogliere attivamente materiali su questo periodo della sua vita. Il loro destino era prevedibile: una condanna a morte. Successivamente, tutti questi materiali furono sistematicamente tolti dagli archivi regionali della Siberia e del Nord della Russia, dove erano conservati, e trasferiti nell’archivio sotto la supervisione del Cremlino. Il popolo sovietico vide la prima foto di Stalin in esilio solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1953.

La vita privata

La famiglia di Stalin e i suoi figli erano sottoposti a un regime di sicurezza speciale. Le foto dell’archivio domestico non erano pensate per occhi indiscreti, non erano pubblicate dai giornali, non venivano viste da quasi nessuno al di fuori della cerchia ristretta. Negli anni Trenta e Quaranta, la vita non di partito di Stalin fu classificata come segreta.

Stalin era particolarmente irritato da una fotografia, che finì comunque nelle mani di giornalisti e stranieri. Era una foto del suo primogenito Jakov catturato dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. La fotografia del figlio prigioniero del leader, sfinito dalla fatica, si diffuse in tutto il mondo. La propaganda tedesca fece persino girare la voce secondo cui Jakov era diventato un collaborazionista dei nazisti. Tuttavia, in Unione Sovietica, nessuno vide la foto: la situazione era sotto controllo. Così come nessuno vide più Jakov nemmeno in carne ed ossa. Morì nel campo di concentramento di Sachsenhausen nel 1943.

Jakov ebbe sempre rapporti conflittuali con suo padre, e una volta, al culmine di un litigio, provò persino a uccidersi, sparandosi. Non riuscì nell’intento e quando Stalin lo andò a visitare lo derise, beffardo: “Ahaha, hai fatto cilecca!”. Nelle memorie “Venti lettere a un amico” dell’unica figlia di Stalin, Svetlana Allilueva, si legge: “Nell’inverno del 1943-44, dopo Stalingrado, mio padre mi disse improvvisamente, in uno dei nostri rari incontri: ‘I tedeschi si sono offerti di scambiare Jasha con uno qualsiasi dei loro… Come se io stessi a contrattare con loro! No, à la guerre comme à la guerre’”.

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La faccia di Stalin senza ritocco

La pelle di Stalin era butterata dal vaiolo, che aveva avuto all’età di 7 anni. Ma ogni cittadino dell’Unione Sovietica era sicuro che Stalin avesse un bell’aspetto (specialmente per la sua età): nelle fotografie il suo viso era infatti sempre liscio, fresco e i suoi capelli erano setosi e ben curati. Questo perché le sue fotografie erano ritoccate in ogni minimo dettaglio, nascondendo le rughe e sottraendo al suo aspetto almeno una decina di anni.

Ma un lavoro scrupoloso di fotoritocco venne fatto molte volte sotto Stalin, e non riguardò solo i suoi ritratti.

I nemici politici cancellati

Nel tempo, anche per le fotografie di gruppo si resero necessarie delle correzioni: dopo che Stalin aveva represso l’ennesimo ex compagno di lotta diventato avversario, con l’etichetta di “nemico del popolo”, la persona veniva rimossa anche dalle fotografie.

La propaganda sovietica svolgeva questo compito con l’aiuto di reagenti chimici: gli esponenti diventati indesiderati venivano cancellati dal negativo come se non fossero mai stati lì, e le fotografie precedentemente sviluppate, prima del ritocco, erano bandite.

Furono modificate le fotografie di Stalin con Trotskij, Bukharin, Tukhachevskij, Ezhov e con molte altre figure politiche cadute in disgrazia.


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