Dopo che Fjodor I di Russia, il figlio di Ivan il Terribile (affetto da gravi deformità fisiche e mentalmente disabile), morì nel 1598 senza lasciare alcun erede, la dinastia dei Rjurikidi giunse alla fine della sua storia. A peggiorare le cose, non c’era nemmeno un aspirante zar che fosse legittimo agli occhi di tutti. Anche il potere di Boris Godunov, fratello della moglie di Fjodor, Irina, che era stato reggente de facto di Fjodor per dieci anni e che alla fine divenne zar, era estremamente traballante. Come se non bastasse, iniziò una grande carestia e numerose rivolte sconvolsero il Paese. Nel 1605, quando Godunov morì improvvisamente, la Russia sprofondò definitivamente nel cosiddetto Periodo dei Torbidi (in russo: “smutnoe vremja”).
Durante tutto questo convulso periodo della sua storia, la Russia fu governata da varie persone, tra cui i Falsi Dimitri primo e secondo (che fingevano di essere il figlio di Ivan il Terribile, Dmitrij, in realtà assassinato a Uglich nel 1591); Basilio IV di Moscovia (Vasilij Shujskij), che regnò nel 1606-1610; e i Sette boiardi, che lo deposero, e chiamarono poi i polacchi a Mosca.
I polacchi volevano che Ladislao IV di Polonia (Władysław IV Vasa), figlio del loro re Sigismondo III Vasa, diventasse sovrano di Russia. Secondo i loro piani, il Paese non doveva entrare a far parte della Confederazione polacco-lituana, ma essere uno Stato satellite. Ciò avrebbe però significato, quasi per certo, la perdita di sovranità.
Fortunatamente per la Russia, il popolo, guidato da Kuzma Minin e dal principe Dmitrij Pozharskij, liberò Mosca dagli invasori polacchi e reinstallò una monarchia nazionale, eleggendo Mikhail Fjodorovich Romanov come nuovo zar: Michele I di Russia. Iniziava la seconda e ultima dinastia, quella dei Romanov.
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Nel XVII secolo, la Russia annetté la Riva sinistra ucraina (in russo: “Levoberezhnaja Ukraina”; nome storico di quella parte dell’odierna Ucraina a est del fiume Dnepr), il che significava confinare con l’Impero ottomano. Ciò richiese alla Russia di unirsi alla coalizione europea anti-turca e così il Paese dovette rompere il suo approccio isolazionista in politica estera. Divenne subito chiaro che la Russia era piuttosto sottosviluppata, rispetto ai Paesi europei: e anche se aveva tutto il necessario per diventare un impero in grado di competere con gli Stati europei, l’approccio tradizionalista dello zar Alessio (il padre di Pietro il Grande) e dei suoi funzionari, era un freno per il Paese.
La Russia non aveva un esercito moderno in grado di affrontare le guerre contemporanee. Artigianato e industria non si erano sviluppati a causa di leggi e costumi obsoleti. Il Raskol, lo scisma della Chiesa ortodossa russa in una chiesa ufficiale e nel movimento dei Vecchi credenti, aveva diviso la nazione. Rivolte e insurrezioni iniziarono a sconvolgere il Paese. La guerra contadina di Stenka Razin fu l’evento più grave di questo tipo, in cui i cosacchi in rivolta quasi arrivarono ad assediare Mosca.
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Gli storici sono quasi unanimi nel ritenere che se non fosse stato per Pietro il Grande e le sue riforme realizzate velocemente e spesso in modo crudele, la Russia avrebbe potuto essere sconfitta dalla Svezia, con il suo esercito ben organizzato e la capace guida di Carlo XII, anche se i suoi piani in caso di vittoria erano poco chiari. Sappiamo, tuttavia, che voleva assediare e conquistare Mosca. Ma la politica interna ed estera di Pietro, insieme all’aiuto di alcuni Paesi europei, fece sì che la Russia si riprendesse dalla crisi, sconfiggendo gli svedesi a Poltava nel 1709 e diventando un Impero nel 1721.
Il principale nemico della Francia napoleonica era la Gran Bretagna, all’epoca sovrana dei mari. Per esacerbare le condizioni della Gran Bretagna, Napoleone mise in atto il Blocco continentale: un embargo su larga scala sul commercio britannico, che tutti gli Stati europei dovevano osservare. A non rispettarlo rimaneva la Russia, che Napoleone pianificò dunque di conquistare nel corso di 5 anni (a partire dal 1811). Napoleone non aveva in programma di cambiare il sistema politico russo. Probabilmente voleva solo rendere la Russia uno Stato satellite della Francia, proprio come aveva fatto con molti Stati europei.
Sebbene l’esercito di Napoleone, la Grande Armée, composta da oltre 600 mila soldati riuscisse effettivamente a marciare attraverso la Russia e a conquistare la capitale, l’imperatore dei francesi si ritrovò con un pugno di mosche: con in corso una guerra di guerriglia partigiana su vasta scala contro gli invasori, che scarseggiavano di munizioni e di viveri, e le cui linee di rifornimento erano in costante pericolo, mentre l’esercito russo si rinforzava per prepararsi allo scontro finale. Intrappolato in una Mosca data alle fiamme, Napoleone cercò di negoziare la pace, invano, e alla fine dovette ritirarsi, fallendo persino nel proposito di demolire per ripicca il Cremlino con gli esplosivi.
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Nel 1917-1918, la Russia fu probabilmente vicina alla perdita della sovranità come durante il Periodo dei Torbidi. Non c’erano invasori a Mosca o San Pietroburgo (allora si chiamava Pietrogrado), ma dopo la fine della monarchia russa e la presa del potere dei bolscevichi 14 Stati stranieri presero parte a un intervento militare sul territorio russo. Territori del Nord, dell’Estremo Oriente, la Crimea, e molte parti della Russia furono invase.
Gli interventi, tuttavia, non avevano un piano d’azione chiaro. Molto probabilmente, stavano solo aspettando di vedere da che parte avrebbe volto la Guerra civile russa che era iniziata tra i bolscevichi e le forze rimaste fedeli alle idee monarchiche.
È anche vero che, se il tentativo bolscevico di impadronirsi del potere fosse fallito, il Paese sarebbe finito sicuramente nel caos totale e avrebbe perso la sua unità. Alla fine, ciò non accadde, perché i bolscevichi resistettero alla contrapposizione con i Bianchi e, con uno scontro fratricida senza precedenti, vinsero la guerra civile. Nel frattempo, l’Urss era già in cantiere e sarebbe stata ufficialmente fondata il 30 dicembre del 1922.
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A differenza di Napoleone, che aveva pianificato di mettere un proprio re sul trono di Russia e di fare in modo che il Paese rendesse omaggio alla sua grandezza e alimentasse il suo esercito, Hitler pianificò il genocidio e la pulizia etnica dei russi. Il suo mostruoso Generalplan Ost (letteralmente, “Piano generale per l’oriente”) suggeriva di deportare i cittadini “discutibili in termini di razza” in Siberia, Estremo Oriente e America Latina. Milioni di persone sarebbero state annientate nei campi di sterminio.
Con il progredire della guerra, i nazisti commisero molte orribili atrocità contro i cittadini dell’Urss. Molte persone furono deportate in Germania come schiavi e migliaia furono giustiziate. L’Urss perse oltre 27 milioni di persone in guerra e ebbe milioni di feriti e invalidi, ma comunque riuscì a fermare l’assalto nazista e a liberare l’Europa.
Quattro vittorie sul campo di battaglia che salvarono la Russia dalla distruzione
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