Cinque insurrezioni che per poco non spazzarono via l’Impero Russo

Museo russo di Stato
Prima del 1917, i venti rivoluzionari avevano già spirato diverse volte in Russia, e la monarchia aveva già rischiato di cadere in altre, sanguinose occasioni

La rivolta di Stenka Razin (1667-1671) 

Una delle più grandi sollevazioni nella storia russa, la “guerra dei contadini” di Stenka Razin venne causata dall’irrigidimento del sistema schiavistico e dal fatto che il Paese era allo stremo dopo le lunghe guerre contro la Polonia e la Svezia. 

Un cosacco del Don, Stepan (“Stenka”) Razin riuscì a riunire sotto il suo vessillo migliaia di cosacchi e contadini indignati per aver visto calpestati i loro diritti dai nobili, che divennero il loro principale bersaglio di aggressione. Ogni città che le truppe di Stenka occuparono si trasformò in un bagno di sangue per gli aristocratici. 

Razin si spostò verso Mosca dal sud della Russia, prendendo città dopo città, e allargò progressivamente il suo esercito, offrendo la libertà dalla servitù della gleba a ogni contadino che si univa alle sue schiere. 

Tuttavia, nella battaglia di Simbirsk del 1670, l’esercito dei ribelli fu sconfitto e il suo capo cadde nelle mani delle forze governative.

Razin fu squartato e migliaia di suoi seguaci furono giustiziati così brutalmente che i testimoni rimasero profondamente scioccati. 

La ribellione di Pugachjov (1773-1775)

La guerra dei contadini guidata da Emeljan Pugachjov ebbe molto in comune con la rivolta di Razin. Come i loro predecessori di un secolo prima, i cosacchi e i contadini di Pugachjov erano molto contrariati dal fatto che i loro pochi diritti fossero soppressi dallo Stato e calpestati dalla nobiltà. 

Il cosacco Emeljan Pugachjov dichiarò di essere l’Imperatore Pietro III “miracolosamente salvato” (in realtà era stato rovesciato e ucciso da sua moglie Caterina la Grande). Il falso zar mise assieme un enorme esercito, di quasi 70 mila uomini, promettendo loro libertà, benessere e prosperità se fosse salito sul trono.

Le truppe ribelli conquistarono molte fortezze e cittadine negli Urali meridionali e nella regione del Volga, sconfissero tutte le forze governative inviate contro di loro, occuparono un territorio enorme, e provocarono il terrore nelle classi dirigenti della Russia.

Tuttavia, nel 1775 la ribellione perse il suo impulso iniziale e fu sedata. Emeljan Pugachjov e altri capi rivoltosi furono portati a Mosca e giustiziati. 

Per approfondire: La rivolta di Pugachjov: 5 domande sulla piùgrande ribellione russa 

La Rivolta decabrista (1825) 

Quando l’esercito russo entrò in Europa nel 1813 e marciò verso Parigi per dare il colpo di grazia a Napoleone, ebbe la possibilità di vedere la vita europea molto da vicino. Molti ufficiali furono costretti ad ammettere che la Russia era molto indietro rispetto all’Europa, e iniziarono a ritenere che questa situazione dovesse cambiare.

Formarono diverse società segrete volte ad abolire la servitù della gleba, a limitare il potere assoluto del sovrano o ad abolire la monarchia, oltre ad intraprendere profonde riforme in Russia. 

Il 26 dicembre 1825, durante la cerimonia di giuramento del nuovo monarca Nicola I a San Pietroburgo, fecero la loro mossa. Tuttavia, a causa della loro disorganizzazione ed esitazione, i Decabristi (come in seguito divennero noti) non riuscirono ad assassinare l’imperatore né a far passare dalla loro parte le truppe governative. 

La rivolta fu sedata, i capi furono giustiziati e altri membri furono esiliati in Siberia e nell’Estremo Oriente russo. 

La Rivolta di novembre (1830-1831) 

Nel 1795, la Polonia scomparve dalla mappa dell’Europa dopo essere stata smembrata tra Russia, Prussia e Austria. I polacchi, tuttavia, non persero la speranza di ristabilire la loro indipendenza e nel 1830 organizzarono una grande rivolta. 

Lo scopo della Rivolta di novembre, o della Guerra russo-polacca (come è nota in Polonia), era di ripristinare il Paese com’era prima della spartizione, un enorme territorio che dal Baltico arrivava quasi al Mar Nero. 

Sebbene la rivolta si estendesse attraverso i vasti territori della Polonia, dell’Ucraina e della Lituania, e l’esercito polacco fosse stimato in oltre 150 mila uomini, per non parlare delle unità partigiane presenti in diverse regioni, fu sconfitto dalle truppe russe. 

Di conseguenza, la Polonia perse il suo status speciale all’interno dell’Impero russo, così come la sua Costituzione e il suo esercito. E il processo di trasformazione della Polonia in una provincia russa come le altre venne avviato. 

Prima rivoluzione russa (1905-1907) 

La rivoluzione russa del 1905 fu essenzialmente una prova generale per quella del 1917, che pose fine all’esistenza dell’Impero. 

La bassa qualità della vita, la mancanza di libertà di parola e i disastri militari nella Guerra russo-giapponese furono solo alcuni dei motivi che portarono a manifestazioni e rivolte.

Dopo che diverse centinaia di persone furono uccise dai soldati durante una manifestazione pacifica a San Pietroburgo il 22 gennaio 1905 (l’evento divenne noto come “la Domenica di sangue”), il tumulto si diffuse in tutto il vasto paese. 

Solo quando Nicola II concesse qualcosa ai rivoltosi, limitando il potere del sovrano, istituendo una sorta di Parlamento (la Duma di Stato) e migliorando un po’ le condizioni dei lavoratori, la Rivoluzione del 1905 si esaurì, dando al paese una breve pausa di dieci anni prima che iniziasse la successiva, molto più terrificante Rivoluzione.

 

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