I cinque cosacchi più famosi della storia russa

Russia Beyond (Pavel Balabanov/Sputnik; Museo Statale Russo; Royal Collection)
Ermak conquistò la Siberia, Matvej Platov terrorizzò Napoleone, Stepan Razin ed Emeljan Pugachjov fecero scoppiare delle rivolte che quasi portarono al crollo del sistema zarista, e Vasilij Surikov è stato uno dei più grandi pittori russi

Nella storia russa i cosacchi hanno acquisito la fama non solo di difensori dei confini statali, combattenti coraggiosi e conquistatori di nuove terre, ma anche di ribelli e ammutinati. 

In ogni caso, non per tutti i rappresentanti dei cosacchi la guerra fu l’unica causa della loro vita. Alcuni di loro hanno lasciato un’impronta nella cultura russa.

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1 / Ermak 

“Era nobile d’aspetto, imponente, di media statura, forte di muscoli, di spalle larghe; aveva un viso piatto ma piacevole, una barba nera, capelli scuri e ricci, occhi luminosi e vivaci: lo specchio di un’anima appassionata e forte, una mente penetrante”, così lo storico russo Nikolaj Karamzin descrisse l’atamano cosacco Ermak Timofeevich.

Nel 1581, Ermak, a capo di un esercito cosacco, intraprese una campagna contro il Khanato siberiano, uno dei frammenti dell’enorme stato mongolo scomparso. La campagna militare fu sponsorizzata dai ricchi mercanti Stroganov, i cui possedimenti negli Urali subivano attacchi regolari da parte dei tatari.

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Nel novembre 1582, i cosacchi presero la capitale del Khanato, Kashlyk (vicino all’attuale città di Tobolsk), costringendo Khan Kuchum a ritirarsi nelle steppe. I principi degli ostiachi (attuali khanty), dei voguli (attuali mansi) e delle altre tribù si rivolsero immediatamente a Ermak con la richiesta di concedere loro la sudditanza allo zar russo.

Ermak non riuscì ad annientare definitivamente Kuchum e nel 1585 morì in un’imboscata organizzata dal khan. Tuttavia, la strada per la Siberia era già aperta per lo Stato russo e, dopo i cosacchi, vi si diressero numerosi contingenti militari guidati dai voivoda  zaristi.

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2 / Stepan Razin

Nel 1667, il cosacco del Don Stepan (Stenka) Razin radunò un po’ di uomini vogliosi di denaro facile e andò nella zona del Volga a rapinare i mercanti. Più tardi con trenta navi uscì nel Mar Caspio e devastò la costa persiana, sconfiggendo contemporaneamente la flotta dello Scià.

Nel 1670 l’atamano, divenuto estremamente popolare, scatenò una vera guerra contro il governo zarista. A Razin si unirono non solo i cosacchi, ma anche i contadini fuggiti nella zona del Don dall’oppressione subita dai latifondisti e persino degli strelizzi che avevano disertato. Il suo esercito arrivò a contare alcune decine di migliaia di persone.

I ribelli conquistavano, bruciavano e devastavano città e giustiziavano in massa boiardi, funzionari zaristi e ufficiali dell’esercito. A coloro che si univano a lui, l’atamano diceva: “Adesso vendicatevi dei tiranni che finora vi hanno tenuto in uno stato di servitù peggiore di quello dei turchi o dei pagani. Sono venuto a dare a tutti voi libertà e riscatto, voi sarete i miei fratelli e i miei figli”.

Razin riuscì a prendere il controllo di Astrakhan, Tsaritsyn (oggi Volgograd), Samara e Saratov, ma alla fine fu sconfitto e catturato. Il 16 giugno 1671 fu squartato pubblicamente, le sue viscere furono date in pasto ai cani e le sue parti del corpo furono infilzate su lance e messe in mostra al pubblico affinché ad altri non venisse voglia di ripetere quanto aveva fatto. 

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3 / Emeljan Pugachjov

La rivolta del 1773-1775 sotto la guida di un altro cosacco del Don, Emelian Pugachjov (spesso traslitterato Pugachev), acquisì una portata ancora maggiore. Pugachjov era nato nel villaggio di Zimovejskaja (oggi Pugachjovskaja in suo onore), da dove presumibilmente proveniva anche Razin.

Pugachjovv si autoproclamò lo zar Pietro III “miracolosamente salvato”. Nel luglio 1762 il monarca era stato detronizzato da sua moglie, la futura imperatrice Caterina II (la Grande). Poco dopo questi eventi morì misteriosamente.

L’impostore fu sostenuto dai cosacchi del Jaik (antico nome del fiume Ural), a cui si unirono contadini scontenti della loro vita, lavoratori delle fabbriche degli Urali, nonché calmucchi, tartari, baschiri, ciuvasci e altri. Il numero totale delle persone coinvolte nella rivolta raggiunse le centomila unità, anche se l’esercito principale di Pugachjov contava non più di quarantamila uomini.

I ribelli speravano di “sterminare chi danneggia l’impero e i saccheggiatori dei contadini” e volevano mettere sul trono un “sovrano buono”. Conquistarono molte fortezze e piccole città, dove svolsero processi sommari contro ufficiali dell’esercito e funzionari governativi. A un certo punto, Pugachjov riuscì persino a prendere una città grande, Kazan (ad eccezione del Cremlino, che resistette).

Nel settembre 1774, le truppe ribelli furono sconfitte nella battaglia presso Cjornyj Jar. Il “re dei villani” fuggì, ma fu consegnato dalla sua stessa gente alle truppe governative. Il 21 gennaio 1775 Emeljan Pugachjov fu giustiziato in piazza Bolotnaja a Mosca.

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4 / Matvej Platov

Figlio di un colonnello cosacco, Matvej Platov, iniziò a comandare un reggimento già all’età di diciotto anni. Non aveva nemmeno compiuto cinquant’anni quando fu nominato atamano dell’intero esercito cosacco del Don.

Durante la Guerra patriottica del 1812 contro Napoleone, Platov, a capo dei reggimenti cosacchi, copriva la ritirata delle truppe russe, infliggendo dolorosi colpi ai francesi. Durante la battaglia di Borodino, i suoi uomini fecero una rapida incursione nelle retrovie del nemico, creando il panico.

I cosacchi di Platov inseguirono poi instancabilmente quello che rimaneva della Grande Armata durante la ritirata dalla Russia e si fecero valere alla grande durante la campagna militare in Europa nel 1813-1814. 

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“I servizi che avete reso alla Patria non hanno pari. Avete dimostrato a tutta l’Europa la potenza e la forza degli abitanti del Don…”, scrisse all’atamano il comandante in capo dell’esercito russo, Mikhail Kutuzov

Nell’Impero russo, in Gran Bretagna, nell’URSS e nella Russia moderna, diciassette navi hanno portato il nome del famoso comandante. Inoltre, un veliero inglese fu battezzato col nome dalla figlia dell’atamano, Marija.

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5 / Vasilij Surikov

Però non tutti i cosacchi si distinsero solo in campo militare. Uno di quelli che hanno dato un enorme contributo alla cultura russa fu il pittore Vasilij Surikov.

Surikov nacque in Siberia, a Krasnojarsk, ma le sue origini risalivano ai cosacchi del Don. “Siamo tutti cosacchi nella nostra famiglia. Fino al 1825 erano cosacchi semplici, poi furono promossi ufficiali… E mio nonno Aleksandr Stepanovich era un atamano di reggimento”, affermava lui. 

Surikov divenne famoso per i suoi dipinti storici di grandi dimensioni: “Il mattino dell’esecuzione degli Strelizzi”, “Bojarina Morozova”, “La traversata delle Alpi di Suvorov” e altri.

Nell’opera creativa del pittore fu presente anche il tema dei cosacchi, così affine a lui. Durante i suoi viaggi sul Don, fece schizzi dei cosacchi locali, e tra i suoi dipinti più famosi ci sono “Ermak conquista la Siberia” e “Stepan Razin”.

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