Come la Russia liberò l’Europa da Napoleone

“L’assalto del reggimento della Guardia Imperiale cosacca a Lipsia”

“L’assalto del reggimento della Guardia Imperiale cosacca a Lipsia”

Carl Rechlin
La Campagna all’estero dell’esercito russo nel 1813-1814 fu la naturale continuazione della Guerra patriottica del 1812, durante la quale la “Grande Armata” di Napoleone era stata completamente distrutta nelle vaste distese russe. Ora non restava che arrivare a Parigi

“Abbiamo lasciato la Russia e stiamo marciando in terre straniere, ma non per prenderne possesso, bensì per salvarle… Finora abbiamo combattuto per la tranquillità della nostra Patria, ora combatteremo per la tranquillità di tutta l’Europa”. Così scriveva l’ufficiale Vasilij Norov all’inizio della Campagna all’estero dell’esercito russo, nel gennaio 1813.

“La ritirata di Russia di Napoleone

A questo punto, della Grande Armata di Napoleone, che aveva invaso l’Impero russo nel giugno 1812, rimanevano solo pochi miseri resti. Abbandonando al loro destino i suoi uomini, l’imperatore dei francesi era partito per Parigi per raccogliere nuove forze. 

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I russi erano determinati ad approfittare della situazione di Bonaparte e a porre fine al suo dominio in Europa. “Il Reno, le Alpi, i Pirenei: questi sono i confini naturali della Francia, tutto il resto non dovrebbe essere incluso nell’Impero di Napoleone o rimanere sotto la sua diretta influenza”, sosteneva Karl Nesselrode, segretario di Stato dello zar Alessandro I e futuro ministro degli Esteri dell’Impero. 

“L’esercito russo attraversa il fiume Niemen (Nemunas) nel dicembre 1812”

Innanzitutto, Alessandro I intendeva attirare dalla sua parte gli alleati formali della Francia, la Prussia e l’Austria. Essendo stati sconfitti da Napoleone in precedenti campagne militari, questi Stati erano stati costretti ad agire in linea con la sua politica e persino a fornire le loro truppe per la Campagna di Russia. 

“I Freikorps prussiani di Adolf von Lützow”

Il 28 febbraio, a Kalisz, l’Impero russo e la Prussia conclusero un’alleanza militare e già il 4 marzo le loro truppe insieme misero a tappeto la guarnigione francese di Berlino. “Quante strette di mano e abbracci calorosi, quante lacrime della gioia più sincera, quante esclamazioni: ‘Grazie a Dio, siamo di nuovo liberi!’”, scrisse una rivista tedesca dell’epoca. 

La campagna militare stava andando molto bene per le truppe alleate. Esse avanzavano quasi senza ostacoli attraverso le terre tedesche. Inoltre, già a gennaio, l’esercito russo aveva occupato completamente il Ducato di Varsavia, creato da Napoleone nel 1807 come Stato cliente della Francia sulle terre sottratte alla Prussia e all’Austria.

“I cosacchi russi a Bautzen”

La situazione cambiò con il ritorno dell’imperatore francese nella zona di battaglia, che riuscì comunque a reclutare un nuovo esercito. Nel maggio 1813, nelle battaglie di Lützen e Bautzen, inflisse sensibili sconfitte alla coalizione.

In seguito a ciò, le parti concordarono un armistizio della durata di alcuni mesi. I combattimenti cessarono temporaneamente, e a Praga iniziarono persino dei negoziati di pace con la mediazione austriaca.

“Il Congresso di Praga”

Gli Alleati chiesero a Napoleone di mettere fine alla presenza militare e politica francese in Italia e in Olanda, di sciogliere la Confederazione del Reno, formata da Stati tedeschi satelliti dell’Impero francese, di accettare l’eliminazione del Ducato di Varsavia e di ripristinare la dinastia borbonica sul trono spagnolo.

“La Battaglia di Kulm”

Le richieste sembrarono eccessive all’Imperatore. La guerra scoppiò di nuovo, e ora insieme a Russia e Prussia contro i francesi combatteva anche l’Impero austriaco.

La campagna estivo-autunnale del 1813 si svolse per gli opposti schieramenti con alterni successi. Napoleone sconfisse le forze alleate a Dresda, ma queste ultime riuscirono a sconfiggere il corpo d’armata del generale Vandamme a Kulm, mentre a Dennewitz colpirono duramente le truppe del maresciallo Ney, in marcia verso Berlino.  

“La Battaglia di Lipsia presso le Alture di Wachau”

La battaglia decisiva della campagna e dell’intera Sesta coalizione antifrancese fu la “Battaglia delle Nazioni”, a Lipsia, il 16-19 ottobre. Vi parteciparono circa mezzo milione di persone: da una parte i francesi e i loro alleati italiani e tedeschi, dall’altra i russi, i prussiani, gli austriaci, a cui si unirono gli svedesi, intenzionati a sottrarre la Norvegia ai danesi, amici di Napoleone.

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“Il fuoco era terribile! Le palle di cannone e le granate cadevano come grandine. Alcuni minuti ricordavano Borodino”, scrisse Konstantin Batjushkov, aiutante di campo del generale Nikolaj Raevskij. “Ho avuto momenti terribili, soprattutto quelli in cui il generale mi mandava con ordini da questa e da quella parte, prima dai prussiani, poi dagli austriaci, e io cavalcavo da solo sui mucchi di corpi dei morti e dei moribondi… Non ho mai visto in vita mia e non vedrò per molto tempo un campo di battaglia più terribile di questo”.

“Attacco dei cosacchi contro Napoleone durante la Battaglia di Brienne”

Al culmine della battaglia, i contingenti militari dei regni di Sassonia e Württemberg disertarono, passando dalla parte della coalizione antifrancese. Questa mossa fu una delle ragioni principali della sconfitta di Napoleone, che alla fine perse fino a 80.000 soldati. Le perdite degli alleati sono stimate in 54.000 uomini.

Dopo Lipsia, Napoleone dovette ritirarsi in territorio francese. Sotto i colpi della coalizione, dalla cui parte passarono, oltre alla Sassonia e al Württemberg, anche la Baviera, si disciolse la Confederazione del Reno. A dicembre le truppe russe liberarono i Paesi Bassi.

A gennaio si combatteva già sul suolo francese. Nella Battaglia di Brienne, il 29 gennaio, Bonaparte per poco non fu ucciso dai cosacchi che avevano sfondato le linee francesi: l’imperatore dovette difendersi a colpi di sciabola.

“Un episodio della Campagna di Francia”

Con tutte le sue forze Napoleone cercò di accendere le “fiamme della guerra di popolo”. “Sterminate fino all’ultimo soldato dell’esercito della coalizione e vi prometto un regno felice”, diceva il suo ordine segreto agli abitanti delle regioni occupate. 

Ma non riuscì a portare in massa i cittadini francesi a combattere. La coalizione antinapoleonica cercò di evitare la violenza contro la popolazione locale e sottolineò in ogni modo possibile di non essere in guerra con il popolo francese, ma esclusivamente contro Napoleone.

L’Imperatore riuscì comunque a infliggere colpi dolorosi al nemico: a febbraio, le forze della coalizione furono sconfitte a Vauchamps e a Montereau. Tuttavia, il loro vantaggio in uomini e armi era ormai schiacciante.

“Le truppe russe entrano a Parigi nel 1814”

Il 30 marzo fu lanciato l’assalto a Parigi. Il ruolo chiave nella conquista della capitale francese fu svolto dalle truppe russe, che persero durante la battaglia più di seimila uomini. Il giorno successivo lo zar Alessandro I entrò solennemente in città.

Napoleone, che si trovava a diverse centinaia di chilometri di distanza con il suo piccolo esercito, non ebbe il tempo di venire in aiuto della guarnigione. Rendendosi conto che la causa era persa, abdicò il 6 aprile 1814.

“L’abdicazione di Napoleone a Fontainebleau”

L’era del dominio francese in Europa era finita. Russia, Austria e Prussia conclusero la Santa Alleanza e si impegnarono a mantenere congiuntamente la pace e l’equilibrio di potere sul continente, impedendo rivoluzioni, il rovesciamento delle dinastie regnanti e la revisione dei confini nazionali.

Anche se il nuovo ordine internazionale durò solo pochi decenni, fu una vera e propria manna per gli europei, stremati da decenni di incessanti guerre.

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