La gente del posto dice che le cose più preziose a Salekhard sono le persone e la natura. Questa città, nel mezzo della tundra sconfinata, è una delle poche dell’estremo Nord in controtendenza demografica: nonostante il clima rigido, la popolazione aumenta di anno in anno (sta per superare quota 51 mila; quando nel 2010 gli abitanti erano 42.500 e nel 1996 appena 29.600). Abbiamo chiesto a chi vive a Salekhard perché ama così questa città.
“L’unico aspetto negativo è il freddo”
Andrej Syrovatskij lavora nelle pubbliche relazioni in un’azienda locale che fornisce energia elettrica. Si è trasferito a Salekhard nel 2016 dal territorio di Krasnodar, la regione più calda della Russia. “Ho dei parenti che vivono qui, sono stato nello Jamal molte volte e sapevo dove stavo andando”, dice Andrej. “Le condizioni di lavoro e la paga erano ideali per me.”
Salekhard è il centro amministrativo del Circondario autonomo Jamalo-Nenets, ed e la terza città più grande della regione. Le più popolose sono Novyj Urengoj e Nojabrsk, ognuna delle quali conta più di centomila abitanti. La maggior parte dei residenti di questi grossi centri lavora nel settore del petrolio e del gas (circa l’80% di tutto il gas russo è prodotto nello Jamal), ma i residenti di Salekhard sono invece impegnati anche nell’allevamento delle renne (circa il 10% degli abitanti appartiene a popolazioni indigene del Nord: Nenci, Khanty, e Komi-Ziriani), nella pesca e nel terziario.
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Salekhard è tradizionalmente tra le prime città russe quanto a livello degli stipendi, grazie ai bonus per il clima e la distanza (nell’ottobre 2020 era al terzo posto dopo Mosca e Juzhno-Sakhalinsk nella speciale classifica delle paghe migliori). Ci sono anche altri vantaggi dati dal vivere qui: ad esempio, i giorni di ferie sono 55 invece dei 28 standard, il pensionamento è anticipato, e il trasloco per chi si trasferisce qui viene pagato.
“Tutto a Salekhard si sta sviluppando rapidamente, e i servizi sociali sono ottimi”, afferma Andrej. “Ho notato che i ragazzi del posto se ne vanno fuori per studiare e, quando tornano, portano sempre altre persone a vivere qui”.
Sebbene il primo insediamento, la fortezza di Obdorsk, sia sorta qui nel XVI secolo, Salekhard è stata costruita quasi completamente in epoca sovietica, tenendo conto del clima settentrionale: gli edifici sono tutti su palafitte per via del permafrost.
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Inoltre non ci sono praticamente facciate monotone e grigie, a differenza del resto della Russia: è così che gli architetti hanno cercato di compensare la mancanza di luce solare e di vegetazione. Negli ultimi anni, poi, giovani artisti hanno iniziato a venire a Salekhard per decorare le case con favolosi murales che raffigurano, per esempio, rompighiaccio, volpi e cervi. A proposito, all’interno della città potrete persino vedere dei pini: sono stati piantati negli anni Sessanta da giovani specialisti venuti per sviluppare l’estremo Nord. Gli alberi hanno messo bene radici nella tundra, e questa è una vera rarità.
Uno degli monumenti preferiti dalla gente del posto è il mammut di 10 metri, chiamato Mitja, sulle rive dell’Ob, costruito nel 2004. Mitja viene visto raramente “nudo”, perché per ogni occasione ci si inventa per lui un vestito interessante. Per la Coppa del Mondo, indossava la sciarpa da tifoso della nazionale, per la pandemia di Covid-19 gli hanno messo una mascherina. E per Capodanno, diventa sempre Ded Moroz.
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“In effetti, l’unico aspetto negativo per le persone sono i gradi sul termometro: non tutti possono vivere a tali temperature, ma a me piace anche il clima”, dice Andrej. “Al Sud soffrivo l’umidità, mentre qui, ecco, ora è un mese che fa -40 ºC, e già quando la temperatura sale a -25 ºC ti sembra che non faccia poi così freddo”.
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Gli inverni sono davvero rigidi qui: con temperature tra i -30 e i -50 ºC e nebbia fitta, e le gelate possono durare dall’autunno alla primavera, dando tregua solo alla fine di maggio. La neve può cadere anche a giugno, anche se alcune persone del posto ritengono che in passato facesse più freddo.
“Adesso la città diventa ogni anno più bella, il clima è cambiato, anche gli inverni sono diventati più miti. E non fa troppo freddo, se non tira vento, fino a -50 ºC”, dice Nadezhda Terentjeva. È nata in una famiglia di pastori di renne nella vicina città di Labytnangi, sull’altra sponda dell’Ob, e vive a Salekhard dal 1984. Dice di soffrire molto più il caldo che il freddo.
“Il freddo era qui molto prima che la gente”
Salekhard è l’unica città al mondo situata proprio sul Circolo polare artico, a 66º 33' e 39" di latitudine Nord, come ricorda una stele monumentale nel punto preciso del parallelo.
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Ciò significa che la città ha un giorno polare in cui il sole non va oltre l’orizzonte (dura tutto giugno), così come notti polari incomplete (il sole sembra apparire all’orizzonte, ma fa comunque buio).
“Ho letto un sacco di informazioni al riguardo, prima di trasferirmi, ma era tutto sbagliato”, dice Marija Fedchenkova. “I primi due mesi volevo sempre dormire.” Marija è una rianimatrice neonatale, cura i bambini più piccoli. È arrivata per la prima volta nell’estremo Nord alla fine del 2019: dopo un intenso periodo di lavoro in un ospedale di Kaluga (Russia centrale), cercava un posto più tranquillo. Lo ha individuato in Salekhard. Il gelo non la spaventava: si è comprata abiti termici, valenki e scarpe calde.
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A quanto racconta Marija, la cosa più difficile per lei è stata adattarsi al giorno e alla notte polari. Ad aiutarla è stato l’orario di lavoro. “È capitato di dover trascorrere fino a un giorno e mezzo in ospedale, quindi non mi importava cosa c’era fuori dalla finestra, se giorno o notte”, dice Marija.
Un altro problema che ha dovuto affrontare sono stati i prezzi choc del cibo. “I pomodori costano 500 rubli (5,60 euro) al chilo e hanno comunque un sapore leggermente congelato o di plastica”, racconta. I prezzi qui sono tre volte più alti che nella Russia centrale, e tutto a causa della lontananza della città da altri insediamenti e strade federali. C’è solo un aeroporto in città e per la stazione ferroviaria più vicina, quella della città di Labytnangi, bisogna andare sull’altra sponda del fiume Ob. D’estate, in traghetto, d’inverno sul ghiaccio. Un ponte non è ancora stato costruito a causa del difficile letto del fiume. Alla fine del 2020 è stata aperta una strada per la città di Nadym, lunga 344 km, che sarà percorribile tutto l’anno, e per la prima volta a Salekhard sono apparse catene della grande distribuzione alimentare.
Per lavoro Marija vola verso i pazienti del Circondario autonomo, compresi i nomadi della tundra, a bordo di un’aeroambulanza. “Il freddo era qui molto prima della gente”, dice. “Quanto a me; volevo imparare le abilità di vivere in condizioni difficili, trovare la saggezza e diventare più forte. Amo le mie esperienze in questo posto.”
Turismo polare
Il romanticismo dell’estremo Nord attira ogni anno moltissimi turisti. Prima della pandemia globale da Covid-19, nel 2019, su 200 mila ospiti quasi 9 mila erano stranieri. Molti vengono in occasione della festa principale della zona: il Giorno del pastore di renne, perché lo Jamal non è solo la più importante regione petrolifera e di estrazione di gas della Russia, ma anche il centro dell’allevamento delle renne. I residenti dello Jamal dicono che qui ci sono più renne che persone, ed è vero. Ci sono più di 700 mila renne per 550 mila persone.
Ogni primavera i nomadi arrivano a Salekhard su slitte splendidamente decorate trainate da renne e intrattengono i turisti. In questo giorno in città si svolgono gare di sport antichi, vengono preparati piatti tradizionali come la stroganina e la carne di renna, e tutti possono provare il brivido di andare su una slitta trainata da renne o su una motoslitta. I turisti possono anche andare con i nomadi nella tundra per vivere in una tenda e provare la vita tipica di un pastore di renne.
Se i turisti sono fortunati, nella stessa Salekhard possono vedere rari fenomeni naturali, ad esempio l’aurora boreale o l’alone (detto anche “arco di ghiaccio”).
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Molti turisti vengono a cercare i resti del progetto irrealizzato della Linea ferroviaria Transpolare (il famigerato “Progetto 501”). Costruita dai prigionieri dei campi di lavoro forzato che si trovavano nelle vicinanze di Salekhard nel periodo 1949-1954, costò molte vite.
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