Per la prima metà della sua esistenza, l’Unione Sovietica, non ebbe certo da lottare con l’obesità, ma con il suo contrario: la malnutrizione a causa della carestia negli anni Trenta e i relativi problemi di salute. Tuttavia, una volta che, con l’inizio degli anni Settanta, una quantità sufficiente di alimenti di base divenne disponibile per tutti, si presentò un nuovo problema. Molte persone che avevano trascorso la maggior parte della vita nella paura di soffrire la fame, non avevano autocontrollo di fronte al cibo, e finivano per mangiare tutto quello che avevano a disposizione, ingrassando oltre misura. Inoltre, in Unione Sovietica, essere leggermente sovrappeso non era considerato qualcosa di vergognoso, ma piuttosto era visto come un segno di buona salute e di forza in campo lavorativo. Persino gli attori e le attrici più famosi non erano particolarmente magri, a parte poche eccezioni, come Ljudmila Gurchenko o Ljubov Orlova. Tuttavia, ben presto gli impatti negativi dell’eccesso di peso divennero evidenti: le persone in sovrappeso soffrivano di ipertensione e un’intera serie di problemi cardiovascolari e metabolici. Per lo Stato sovietico divenne evidente che era necessario elaborare strategie per combattere l’obesità.
La cucina del centro benessere Tsentrsoyuz-Kislovodsk
Anatolij Garanin/SputnikNel periodo sovietico, le persone potevano acquistare (o ricevere dal posto di lavoro, gratis o con un forte sconto) un buono vacanza (chiamato “putjovka”) per i centri di cura statali, i celebri “sanatori”, dove non solo potevano passare le vacanze ma anche migliorare la loro salute. I medici del resort prescrivevano varie procedure sanitarie, e tra queste c’era anche una dieta particolare, conosciuta come “Stol № 8” (“Tavolo № 8”), in caso di problemi di peso. I sanatori avevano un sistema simile a quello che oggi chiameremmo “all-inclusive”, ma chi era a dieta doveva andare a uno speciale buffet, il tavolo № 8 appunto, dove poteva scegliere solo tra pesce bollito, dietetiche omelette cotte al vapore e altre portate a basso contenuto calorico.
Il sistema di diete mediche per sanatori e ospedali fu sviluppato negli anni Venti dal dietista sovietico Manuil Pevzner. In totale, c’erano 15 tipi di diete che venivano utilizzate per vari problemi di salute, dalla gastrite al diabete mellito. Per curare l’obesità, la raccomandazione era di mangiare 5-6 volte al giorno, evitando dolci, pasta, legumi, carne e pesce grassi, zucchero, miele, frutta dolce e lardo. Erano ammessi cereali, frutti di mare, verdure, carne magra e pane di segale. In generale, i consigli erano molto simili alle raccomandazioni dietetiche contemporanee per la perdita di peso, e molti ospedali russi usano ancora oggi questo sistema di diete fisse.
Regione di Mosca, giugno 1964. Zoya Zanegina e Antonina Reusova, pazienti del centro per la prevenzione della tubercolosi, bevono durante un trattamento
Lev Porter/TASSIl sistema delle diete era disponibile solo nell’alimentazione di gruppo dei sanatori. Una normale famiglia sovietica non poteva permettersi di mangiare tanta carne e verdure fresche di alta qualità. Questo è il motivo per cui la loro dieta era basata in gran parte sui carboidrati di pane, pasta e cereali, ed erano molto popolari dei giorni di dieta detox, in cui le persone mangiavano solo porridge di grano saraceno accompagnato da kefir o praticavano forme di digiuno.
Al giorno d’oggi, molti praticano il digiuno intermittente (saltano la colazione, digiunano per 16-72 ore, ecc.) nella convinzione che questo incentivi l’autofagia cellulare. Alcuni benefici del digiuno intermittente erano ampiamente conosciuti e applicati in Urss. Un popolare sistema di stile di vita sano era stato sviluppato da Porfirij Ivanov (1898-1983), che visse nella regione di Rostov (nel sud della Russia). Il suo sistema era noto come “Detka” e raccomandava, tra le altre cose, di buttarsi ogni giorno addosso acqua gelida, rinunciare all’alcool, mangiare meno, e digiunare del tutto almeno un giorno alla settimana.
A Mosca, nel 1981, aprì una clinica di digiuno terapeutico per pazienti in sovrappeso, guidata dal professor Jurij Nikolaev. Più tardi, reparti di digiuno terapeutico vennero istituiti anche negli ospedali di altre grandi città. La terapia consisteva nel digiuno: all’inizio si potevano ingerire solo varie acque minerali e infusi di erbe, e poi gradualmente si aggiungevano verdure, frutta, latticini, e così via. Un elemento obbligatorio erano le lunghe passeggiate.
Nikolaev già negli anni Sessanta aveva condotto ricerche sugli effetti del digiuno terapeutico sulle persone con problemi di salute mentale, e aveva sviluppato raccomandazioni nutrizionali per una vasta gamma di pazienti nel suo libro del 1973 “Golodanie radi zdorovja” (“Il digiuno per la salute”). Riteneva che nell’assunzione di cibo servisse moderazione e consigliava alle persone di età superiore ai 45 anni di digiunare un paio di giorni al mese.
Una partecipante al concorso di bellezza di Mosca del 1988
Igor Mikhalev/SputnikEppure, la maggior parte dei cittadini sovietici puntava su metodi più tradizionali per cercare di perdere peso. Le ragazze si scambiavano le diete segnandosele sui quaderni di scuola o si davano l’un l’altra ricette magiche che promettevano di aiutare a perdere un paio di chilogrammi prima di qualche occasione importante. Uno dei consigli più comuni era bere aceto diluito in acqua dopo i pasti e sostituire la cena con kefir. Le celebrità erano un’altra fonte popolare di consigli dietetici. Ad esempio, la famosa attrice e arguta aforista Faina Ranevskaja diceva che “per rimanere magra, una donna deve mangiare davanti a uno specchio, nuda”. Mentre il “segreto” della leggendaria ballerina Maja Plisetskaja per avere una figura perfetta era “non mangiare”.
Negli anni Settanta, arrivò una dieta a punti nota come “la dieta del Cremlino”. Prevedeva la limitazione dell’assunzione giornaliera di carboidrati a 40 punti (con 1 grammo di carboidrati pari a 1 punto), e non importava se questi provenissero dal pane o dalle verdure. Tra i lati positivi: erano ammessi salame, maionese e lardo.
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Negli anni Ottanta, l’Urss fu presa dalla moda dell’essere magri. Con l’inizio della Perestrojka, le riviste patinate straniere (come “Burda Moden” con le sue modelle esili) iniziarono ad apparire nel Paese. Nel 1988, Mosca ospitò il suo primo concorso di bellezza, e non c’era una sola figura corpulenta tra le concorrenti.
Vacanzieri sulla stazione sciistica Valle della Neve
B. Korobeinikov/SputnikNel corso di tutta la storia dell’Urss, i sovietici sono stati fortemente incoraggiati ad amare e praticare lo sport. C’erano in vendita persino dischi che ti guidavano negli esercizi mattutini. Ogni organizzazione aveva una “società sportiva dilettantesca” e diversi gruppi atletici, e durante l’orario di lavoro c’erano pause obbligatorie per gli esercizi fisici. Quasi ogni famiglia aveva una vasta gamma di attrezzature sportive, tra cui pesi, manubri, traverse, barre a muro, corde per saltare, nonché sci, pattini da ghiaccio e da strada per l’attività all’aperto.
L’hula hoop era un oggetto particolarmente popolare tra le ragazze. Nel film sovietico del 1962, “Koroleva benzokolonki” (“La regina della pompa di benzina”), veniva definito “strumento per avere una figura magra”. Con l’hula hoop, la raccomandazione era di esercitarsi per almeno 30 minuti al giorno, anche se non tutti avevano la pazienza di farlo. Un altro popolare dispositivo dimagrante era il “disk zdorovja” (“disco della salute”), che richiedeva 20 minuti di allenamento ogni giorno per fare effetto: rafforzare i muscoli e far diminuire il giro vita. La cosa fondamentale era però non celebrare poi il completamento dell’esercizio quotidiano strafogandosi di smetannik. Ma quello vale ancora oggi.
I russi stanno diventando obesi come gli americani?
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