Dieci fantasiose leggende sui tesori degli zar nel Cremlino di Mosca (FOTO)

Musei del Cremlino di Mosca
Nell’Ottocento i curatori del museo dell’Armeria del Cremlino lavorarono molto di fantasia. Era in corso l’ondata romantica, e fiorirono le attribuzioni storiche più incredibili su corone, scettri, troni e armature

All’inizio del XIX secolo in Russia dominavano le idee del romanticismo. La guerra contro Napoleone, nel 1812, diede poi la stura a un incredibile aumento del patriottismo. La società russa cominciò a guardare indietro alla sua storia, a cercare momenti eroici in essa, a ricordare leggende e, inevitabilmente, a inventarne di nuove.

Lo storiografo di corte Nikolaj Karamzin (1766-1826) scrisse la “Storia dello Stato russo” in dodici volumi, che, secondo Aleksandr Pushkin, anche tutte le signore della buona società si affrettarono a leggere. La storia del loro Paese era fino ad allora quasi sconosciuta ai russi. “L’antica Russia sembra essere stata scoperta da Karamzin, come l’America è stata scoperta da Colombo”, scrisse Pushkin.

Molto popolare fu anche il romanzo del 1829 di Mikhail Zagoskin (1789-1852) “Jurij Miloslavskij, o i russi nel 1612”, che racconta come grazie alla milizia popolare la Russia riuscì a liberarsi dagli invasori polacchi.

All’epoca di Nicola I (sul trono dal 1825 al 1855) iniziò il fascino del Medioevo e della cavalleria. Ovunque si cominciarono a cercare reperti associati agli eroi della storia nazionale.

Già all’inizio del XIX secolo, il “tesoro” del Cremlino di Mosca, il Palazzo dell’Armeria, divenne un museo aperto al pubblico. Ma le reliquie storiche e le antichità in esso contenute ricevevano allora non di rado attribuzioni fittizie. Improvvisamente, i reperti più famosi, armature, bastoni ed elmi, cominciarono a essere attribuiti a grandi eroi del passato. Ecco le leggende più incredibili che hanno accompagnato a lungo questi importanti oggetti storici.

1 / Trono d’osso: un dono dell’imperatore bizantino

Nel XIX secolo si credeva che questa “poltrona” d’avorio fosse un dono del “sovrano greco” al Granduca Ivan III (1440-1505)  in occasione del suo matrimonio con la principessa bizantina Sofia Paleologa

Il trono fu descritto e attribuito per la prima volta nel 1807 dall’archeologo Aleksej Malinovskij, senza fare riferimento ad alcuna fonte, e in seguito l’attribuzione fu ripetuta più volte da altri storici. La leggenda sull’origine bizantina del manufatto fu smentita dal personale dell’Armeria nel 1884, ma continuò a essere riferito a Ivan III.

In epoca sovietica apparve improvvisamente una nuova leggenda: nella prima guida sovietica dell’Armeria, del 1964, si diceva che il trono risaliva al XVI secolo e “apparteneva a Ivan IV il Terribile”. Ciò potrebbe essere dovuto a una scultura della fine del XIX secolo che raffigura Ivan il Terribile su questo trono.

L’attribuzione moderna del trono è stata proposta negli anni Novanta. Dopo aver studiato i documenti del XVII-XVIII secolo e analizzato la decorazione, il personale dell’Armeria ha ipotizzato che molto probabilmente il trono sia stato realizzato dai maestri dell’Armeria, forse con la partecipazione di maestri dell’Europa occidentale. E che risalga all’epoca dello zar Alessio Mikhajlovich (1626-1676). In questo caso, l’aquila bicipite e le altre placche sarebbero state aggiunte nel XIX secolo.

2 / Corona di Monomaco del secondo completo: appartenuta alla principessa Olga

Uno dei principali tesori della Russia zarista è la celebre Corona di Monomaco, che veniva utilizzata per incoronare lo zar. Secondo la leggenda, l’imperatore bizantino Costantino IX Monomaco la inviò, insieme a molte altre regalie, al principe russo Vladimir Monomaco (Vladimir II di Kiev), la cui madre proveniva dalla casata di Bisanzio. A questi doni sono state associate molte leggende. Gli storici successivi hanno confutato questa versione e hanno scoperto che Costantino era morto quando Vladimir aveva solo due anni. L’origine di una simile corona rimane così un mistero.

Ma di corone ce n’è una seconda, detta “del secondo completo”, ed è proprio quella che vedete in foto. Questa corona reale fu creata nel 1682 a causa di circostanze uniche: dopo la morte di Aleksej Mikhajlovich, due zar – Ivan Alekseevich e Pjotr Alekseevich (il futuro Pietro il Grande) – salirono al trono contemporaneamente. La seconda corona fu creata e utilizzata per incoronare Pietro.

Nel 1783, Caterina II annetté la Crimea e creò la regione della Tauride, aggiungendo al suo titolo la dicitura “Zarina di Chersoneso Tauride”. Questo fu un passo molto importante, perché secondo la leggenda fu proprio nel Chersoneso che era stato battezzato il principe Vladimir, che in seguito fece convertire al cristianesimo tutta la Russia.

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La corona del secondo completo fu utilizzata nella cerimonia funebre di Caterina II, chiamandola Corona della Tauride. All’inizio del XIX secolo, lo stesso Aleksej Malinovskij raccontò la presunta antica leggenda secondo cui la “corona” sarebbe appartenuta addirittura alla principessa Olga. Fu la prima sovrana russa ad adottare il cristianesimo e fu battezzata a Costantinopoli. E ciò significa che questa corona sarebbe più antica di 200 anni rispetto a quella principale. Versione fantastica ripetuta più di una volta!

3 / Scudo del XII secolo: era usato all’incoronazione dello zar

Nella sua “Descrizione storica” del Palazzo dell’Armeria del 1807 Aleksej Malinovskij affermava che questo “scudo di Stato” è noto fin dai tempi del Granduca Mstislav Vladimirovich il Grande, figlio di Vladimir Monomaco (cioè dall’inizio del XII secolo). A questo principe, tra l’altro, sono stati attribuiti molti manufatti: elmi, armature, sciabole.

Malinovskij scrive anche che questo scudo con pietre preziose, rivestito di velluto, veniva utilizzato nelle cerimonie nuziali e di incoronazione. Tuttavia, non fornisce alcuna prova di ciò (e non ne esistono). Già più tardi, a metà del XIX secolo, lo scudo, ricoperto di gloria, partecipò realmente a cerimonie importanti: ai funerali di Nicola I, Alessandro II e Alessandro III.

Alla fine del XIX secolo la verità trionfò e si scoprì che lo scudo era stato realizzato nel XVII secolo e menzionato per la prima volta nell’inventario del 1702.

4 / Elmo di Aleksandr Nevskij

Questo elmo (per essere più precisi, è quella che viene detta una erikhonka) fu realizzato dall’armaiolo del Cremlino Nikita Davydov all’inizio del XVII secolo per lo zar Mikhail Fjodorovich (Michele I di Russia), il primo dei Romanov. La freccia nasale in cima è coronata dall’immagine dell’Arcangelo Michele con una croce e una spada in mano.

Solo che nel XIX secolo questo elmo divenne improvvisamente di… Aleksandr Nevskij, vissuto quattro secoli prima! Nonostante la leggenda fosse giustificata solo da “tradizioni orali”, piacque ai patrioti e la sua immagine entrò persino nel Grande Emblema di Stato dell’Impero russo. In seguito l’elmo è stato inserito anche nell’Ordine sovietico di Aleksandr Nevskij.

5 / Armatura per bambini di Dmitrij Donskoj (Demetrio di Russia)

Questa armatura, alta 145 cm e con spalle di 45 cm, è paragonabile alle armature di cavalleria dell’Europa occidentale del XVII secolo. Non ci sono dati precisi sulla sua origine, ma potrebbe essere stata realizzata a Mosca per uno dei figli dello zar Alessio Mikhailovich nel XVII secolo. Oppure è possibile che sia stata realizzata proprio per lo stesso Alessio Mikhailovich quando era ancora adolescente. Una ordinazione simile per lo zarevich quindicenne fu effettivamente ricevuta da uno dei maestri di corte di Mosca.

Solo nel XIX secolo, gli autori delle guide dell’Armeria attribuirono per qualche motivo l’armatura a Dmitrij Donskoj (“Demetrio del Don”), il principe vissuto nel XIV secolo e protagonista della Battaglia di Kulikovo. La leggenda, tuttavia, non prese piede. L’accademico Aleksej Olenin fu il primo a richiamare l’attenzione sulla dubbia attribuzione e la considerò un parto della “fervida immaginazione” degli autori.

6 / Elmo del principe che morì in battaglia contro l’Orda

Questo elmo in acciaio Wootz fu consegnato nel 1809 alla Camera dell’Armeria dal conte Aleksej Musin-Pushkin, un famoso collezionista di oggetti antichi. Egli sosteneva che l’elmo era stato trovato non lontano dalla sua dacia sul fiume Sit, dove nel 1238 si era combattuta una battaglia tra gli uomini del principe Jurij Vsevolodovich di Vladimir e i tataro-mongoli. Il principe fu sconfitto e morì in battaglia. Musin-Pushkin pensò quindi che l’elmo appartenesse allo stesso principe Jurij. 

Alla fine del XIX secolo l’elmo fu studiato e si decise che era stato realizzato nel Khanato Yarkent, in Asia centrale, nel XVI-XVII secolo.

7 / Bastone di Marina Mniszech

Si tratta di una bulavá (bastone del potere) d’osso con un’estremità di cristallo, che lo storico Malinovskij attribuisce a Marina Mniszech, figlia di un voivoda polacco, ma soprattutto moglie degli impostori Falso Dimitri I e Falso Dimitri II e figura importante del Periodo dei Torbidi, all’inizio del XVII secolo. Si presume che la bulavá sia stata inviata alla Mniszech dallo scià ʿAbbās I il Grande di Persia. Probabilmente questa conclusione è stata tratta solo sulla base dell’eleganza del manufatto, ma la leggenda è rimasta citata nei cataloghi fino al 1990.

Gli storici moderni ritengono che la bulavá sia stata realizzata in Russia. Bastoni e altri oggetti in osso non erano rari per la corte russa, e tali oggetti sono presenti negli inventari dei beni dei principi Golitsyns. Molto probabilmente, negli anni Ottanta del Seicento il bastone fu realizzato per le figlie dello zar Alessio Mikhailovich. Ad esempio, per Natalia Alekseevna, che partecipava ai giochi di guerra per bambini dello zar Pietro (il futuro imperatore Pietro il Grande).

8 / Le sciabole di Minin e Pozharskij, che salvarono la Russia dagli invasori polacchi

L’imperatore Nicola I era un grande amante della cavalleria e del Medioevo. Per suo ordine, nel 1830, due sciabole furono trasferite dalla Lavra della Trinità di San Sergio all’Armeria del Cremlino di Mosca. Secondo la leggenda, appartenevano ai salvatori della Russia dall’invasione polacco-lituana, il principe Dmitrij Pozharskij e il mercante Kuzma Minin.

La leggenda narra che Minin e Pozharskij diedero un’offerta al monastero, che comprendeva queste sciabole. Molto probabilmente la storia è stata inventata da uno degli anziani del monastero, che avrebbe raccontato un’antica leggenda orale. I moderni esperti del Cremlino sono certi che si tratti solo del “frutto di un’interpretazione romantica delle leggende popolari nella ricerca di importanti manufatti della storia nazionale”. Tuttavia, questa leggenda ricorre ancora spesso in pubblicazioni e documentari di divulgazione scientifica.

Entrambe le lame hanno scritte in arabo con i nomi dei maestri, e sono state realizzate nel XVII secolo in Egitto (quella a sinistra) e in Iran (quella a destra).

9 / Scettro degli imperatori bizantini

Nonostante questo scettro rechi impressa la data del 1638, nel 1807 l’archeologo Aleksej Malinovskij si ostinava a sostenere che facesse parte dei leggendari doni di Monomaco, inviati da Bisanzio nell’XI secolo. Lo storico Vasilij Tatishchev scrisse dello “scettro di antica lavorazione greca” già nel XVIII secolo, e anche Caterina II nei suoi appunti sulla storia russa lo cita tra i beni di Monomaco conservati nel Palazzo dell’Armeria.

Più tardi, nel 1835, gli storici suggerirono che lo scettro fosse stato portato a Mosca dalla principessa bizantina Sofia Paleologa prima del suo matrimonio con il granduca russo Ivan III, avvenuto nel 1472. 

Tenendo conto della data del 1638 e delle caratteristiche artistiche dello scettro, gli esperti moderni sono propensi a credere che il manufatto sia stato realizzato davvero nel XVII secolo. Potrebbe essere stato realizzato da maestri costantinopolitani sullo stile degli antichi attributi della monarchia bizantina. E donato allo zar Aleksej Mikhailovich.

10 / Giaco in cui annegò il conquistatore della Siberia Ermak

In epoca sovietica sono apparse leggende su vari manufatti. Questo giaco (indumento in maglia d’acciaio che copriva il corpo e le braccia e scendeva fino alle cosce, proteggendo il guerriero dai possibili colpi penetranti in corrispondenza delle articolazioni dell’armatura) del XVI secolo ha un elemento di rame con il nome del proprietario, il principe Pjotr Shuiskij. Si sa che morì durante la Guerra di Livonia, nel 1564. E la sua proprietà non è stata messa in dubbio fino al 1925. 

Fu allora che lo storico Sergej Bakhrushin ritenne che si trattasse dello stesso giaco giunto nel Palazzo dell’Armeria dalla siberiana Tobolsk. Era stato trovato durante gli scavi nel sito dell’antica capitale del Khanato siberiano. 

Bakhrushin ipotizzò che, dopo la morte di Shuiskij, il suo giaco fosse stato trasferito al tesoro reale e che Ivan il Terribile l’avesse concesso al conquistatore della Siberia Ermak. E che sotto il suo peso, secondo la leggenda, Ermak sarebbe annegato durante la fuga e il khan siberiano l’avrebbe presa come trofeo.

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Gli storici successivi hanno smentito questa bella leggenda: non esistono fonti che provino che il Terribile abbia concesso l’armatura a Ermak. Inoltre, Pjotr Shuiskij era voivoda a Kazan e si sarebbe potuto recare in Siberia per affari indossando questo giaco. 


La mostra “Легенды Кремля: русский романтизм и Оружейная палата”/“Leggende del Cremlino: il romanticismo russo e il Palazzo dell’Armeria” è in corso presso i Musei del Cremlino di Mosca fino al 14 gennaio 2024. Per info

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