“Battaglia di Kulikovo”, illustrazione di Aleksej Shmarinov (1978-1979)
Museo di KulikovoPartecipanti al festival storico-militare “Campo di Kulikovo” nel 2022 nel villaggio di Monastyrshchino, regione di Tula
Aleksej Kudenko/SputnikSecondo recenti ricerche storiche, il temnik Mamaj avrebbe potuto raccogliere contro l’esercito russo da 70 a 90 mila guerrieri. Ma nella Battaglia di Kulikovo (si tenne l’8 settembre 1380, ma nella Russia contemporanea la ricorrenza si festeggia sempre nel terzo fine settimana del mese di settembre) non li utilizzò tutti, poiché due mesi dopo condusse i suoi uomini contro il Khan Tokhtamysh. Secondo le stime degli storici, nella battaglia di Kulikovo dal lato dell’Orda avrebbero partecipato 20-30 mila soldati.
Stimare il numero delle armate russe è molto più complicato, poiché tutte le fonti russe sovrastimano il numero dei partecipanti a questa grande battaglia. Secondo Andrej Amelkin e Jurij Seleznev, sul campo di Kulikovo con Demetrio di Russia (Dmitrij Ivanovich, detto Dmitrij Donskoj, ossia Dmitrij del Don) c’erano non più di 30 mila soldati. Si trattò in effetti di una delle più grandi battaglie del Medioevo, paragonabile per dimensioni alla Battaglia di Poitiers (732) tra Franchi e Arabi o alla Battaglia di Azincourt (1415) tra Inghilterra e Francia.
“Mattina sul campo di Kulikovo”, dipinto di Aleksandr Bubnov, dalla collezione della Galleria Tretjakov
Pavel Balabanov/SputnikDmitrij Donskoj, Granduca di Mosca e Vladimir, indisse la “mobilitazione generale” nelle sue terre, e persone che non avevano mai combattuto prima dovettero partire per difendere la terra russa accanto ai soldati professionisti. Lo confermano gli annali: “Molti moscoviti che non erano mai stati in battaglia, vedendo la moltitudine dell’esercito tartaro, si spaventarono e disperarono della loro vita”.
“Le armate del Khan”, illustrazione di Aleksej Shmarinov (1978-1979)
Museo di KulikovoNella struttura degli eserciti di Mamaj le fonti menzionano i “frjagi”, termine allora utilizzato per indicare gli italiani. Dopo che l’Impero Bizantino era stato schiacciato dai crociati nel 1204, sulla costa del Mar Nero erano apparse numerose colonie commerciali di Stati della Penisola italiana. Gli italiani erano noti in Europa per la loro abilità militare e Mamaj avrebbe sicuramente potuto assoldare la loro fanteria armata di lance, che la cronaca descrive così: “E così si alzarono in piedi, mettendo le loro lance… ognuno sulle spalle di quello davanti a sé, le file anteriori con lance più corte, quelle posteriori più lunghe”. Tuttavia, non è chiaro se i “frjagi" abbiano effettivamente preso parte alla battaglia. È più probabile che sorvegliassero il quartier generale di Mamaj.
“Dmitrij Donskoj nella battaglia di Kulikovo”, dipinto di Vasilij Sazonov, 1824
Museo RussoIl Granduca Dmitrij Donskoj si gettò in battaglia come parte dei primi reggimenti attaccanti. Quasi subito fu ferito e disarcionato da cavallo. I soldati che lo difendevano furono rapidamente eliminati dal nemico e il principe stesso ricevette molti colpi allo stomaco e al petto, ma si salvò grazie alla robusta cotta di maglia. Il principe Dmitrij Ivanovich riuscì a uscire dalla lotta corpo a corpo e a ripararsi in un boschetto, non potendo più salire a cavallo.
La battaglia di Kulikovo nella Cronaca illustrata russa del XVI secolo
Rudolf Kucherov/SputnikAl momento della battaglia di Kulikovo i russi erano sotto l’autorità dell’Orda già da 140 anni e molti principi avevano partecipato alle campagne militari dell’Orda. Quando i russi si schierarono sul campo di Kulikovo, adottarono un ordine di formazione di cinque parti: un grande reggimento, reggimenti di destra e sinistra, reggimenti avanzati e di guardia.
“Dopo la battaglia di Kulikovo”, schizzo di Valentin Serov, 1895
Museo russoTuttavia, l’esito della battaglia fu deciso da un reggimento “segreto”, nascosto in un bosco, che entrò in battaglia in un momento decisivo e inaspettato per l’Orda. Quando i mongoli-tatari erano arrivati in Russia nel XIII secolo, avevano sconfitto i russi in battaglia anche grazie alle loro tattiche e ai particolari schieramenti. Centocinquanta anni dopo l’invasione, i russi avevano imparato a usare queste tecniche contro gli invasori, e li sconfissero con le loro stesse armi.
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