Il cinema jakuto alla conquista della Russia e del mondo

Aleksej Ambrosyev/Suoratt, 2019
Oggi i film vengono prodotti in tutte le regioni russe, ma soltanto nella Repubblica di Jacuzia è stata creata una vera industria cinematografica locale, che sta riscuotendo grande successo

Quella jakuta è un’industria del cinema vera, piccola ma con tutto quello che normalmente ruota attorno alla produzione cinematografica: concorrenza fra studi privati, una scuola di cinema, una fondazione che eroga finanziamenti, un festival che viene svolto tutti gli anni e persino con un proprio “Netflix”, la piattaforma di streaming sakhamovie.ru. La cosa più importante, però, è che questi film riscuotono ampi consensi del pubblico regionale: gli incassi spesso superano quelli dei film girati a Mosca o a Hollywood! E non è tutto. I registi della Jacuzia hanno già vinto numerosi premi dei principali festival del cinema in Russia e all’estero. Qual è il segreto di questo fenomeno?

«Trono di Spade”? La Barriera esiste

I “Pilastri della Lena”, una delle meraviglie naturali della Jacuzia. Ad alcuni appassionati locali del “Trono di spade” hanno ricordato “la barriera” della celebre serie tv, e così hanno girato qui un video diventato virale

Il successo del cinema jakuto potrebbe sembrare naturale, perché si tratta della regione geograficamente più grande della Russia, una consistente porzione della mitica Siberia. La Repubblica di Jacuzia, o Sakhá (con questo nome gli jakuti si autodefiniscono) rappresenta quasi il 20% di tutto il territorio russo, con una superficie supera 3 milioni di km2, poco meno del territorio dell’intera India; come dieci Italie. C’è però un particolare non indifferente: se in India vivono più di 1 miliardo di persone, tutta la popolazione della Jacuzia non raggiunge neanche il milione di individui. Quasi l’80% del territorio della repubblica è occupato da foreste, l’estate è brevissima, mentre d’inverno regna un freddo infernale. A Ojmjakon, villaggio considerato uno dei “poli del freddo”, in gennaio dell’anno in corso la temperatura ha raggiunto il minimo storico degli ultimi trent’anni: 62,4°C sotto lo zero. 

Insomma, un posto desolato in cui vivere è quasi impossibile. Perché allora il boom del cinema? I tradizionali centri di produzione, Mosca e San Pietroburgo, sono lontanissimi. Certo, lo scenario naturale è straordinariamente suggestivo (guardate per esempio questo video girato da appassionati del “Trono di Spade”: per loro la “Barriera” esiste: sono i Pilastri della Lena). La Jacuzia è tutta da filmare. È una regione multietnica con diversi stili di vita, dove gli jakuti (di ceppo turco) e i russi convivono con una moltitudine di altre popolazioni del Nord (evenchi, eveni, dolgani, jukaghiri, ciukci), che ancora oggi sono fedeli alle loro tradizioni. Tuttavia nella repubblica mancava l’infrastruttura cinematografica, si poteva certamente girare qualche film, ma per creare un’industria l’entusiasmo non basta. Eppure, è quanto è successo. Pare che tutta la repubblica abbia contratto la “malattia del cinema”.

Tutti sul set e tutti in sala

La Jacuzia si trovò coinvolta nel processo cinematografico negli anni Trenta del XX secolo. Allora cineasti di altre regioni venivano qui per girare dei documentari e spesso scritturavano attori dei teatri locali. Gli studi di produzione locali, compreso lo studio statale “Sakhafilm”, sono stati istituiti soltanto nei primi anni Novanta, dopo la disintegrazione dell’Urss. Il vero boom è cominciato più tardi, quando i distributori hanno visto il potenziale del cinema locale aprendo le sale ai produttori jakuti. Il primo film, “Ljubov mojá…”(“Любовь моя…”, ossia “Amore mio…”; 2004) del regista Sergej Potapov, fece scandalo: gli incassi superarono l’investimento di ben 4 volte, ma il pubblico rimase scioccato dal sangue che scorreva a fiumi e dall’umorismo nero del regista. Ciò nonostante, le cose si sono messe in movimento. Da allora gli studi locali hanno messo sul mercato uno-due film ogni mese!

Al pubblico piacciono tutti i generi, dagli action movie di guerra come “Kholodnoe zoloto” (“Холодное золото”; ossia “Oro freddo”, del regista Pjotr Khiki; 2021) alle commedie incentrate su battle di danza, come “Cheeke” (“Чээкэ”, del regista Viktor Li-Fu; 2018). Ma sicuramente filone particolarmente caro ai registi jakuti è quello del cinema horror.  C’è persino una versione locale dei film del filone Apocalisse zombie, intitolata “Respublika Z” (“Республика Z“; ossia “Repubblica Z”, del regista Stepan Burnashev; 2018). Il più delle volte però si tratta di fantasmi. C’è molta somiglianza con i film giapponesi, con la differenza che i fantasmi nipponici tornano dall’aldilà per vendicarsi, mentre i film jakuti vertono attorno a storie d’amore tra vivi e morti.

I cineasti locali si orientano molto bene nel contesto cinematografico internazionale, conoscono la produzione sia di Hollywood sia del cinema asiatico (loro punto di riferimento), ma cercano sempre di esaltare la loro originalità. I film Fantasy nascono dal  folclore locale, quelli storici rievocano momenti cruciali della storia del popolo jakuto, ma quello che conta soprattutto è la lingua. Tutti i film sono in jakuto e questo, naturalmente, comporta una diminuzione del numero di spettatori, perché soltanto la metà degli abitanti della repubblica parla la lingua jakuta. Tale intransigenza è intenzionale, perché per gli jakuti la lingua è un modo per mantenere la loro identità. 

Un fotogramma da “Pugalo”/“Scarecrow”. Solo dopo la sensazionale vittoria con questo film al “Kinotavr” il regista si è dedicato a tempo pieno al cinema, lasciando la scuola dove insegnava

Molti degli entusiasti del cinema, il cinema non l’hanno mai studiato. Si recavano sul set dopo il lavoro. Per esempio, Dmitrij Davydov, il più noto regista della Jacuzia, insegnava in una scuola rurale. Soltanto nel 2020, quando con il suo terzo film, “Pugalo” (“Пугало”, ossia “Lo Spauracchio” distribuito all’estero con il titolo inglese di “Scarecrow”), ha ottenuto una sensazionale vittoria al Festival “Kinotavr”, il più importante festival russo del cinema, si è finalmente licenziato dalla scuola per dedicarsi a tempo pieno alla regia.

Dmitrij Davydov (1983-), regista di “Pugalo”/“Scarecrow”, con l’attrice Valentina Romanova-Chyskyrai al Festival “Kinotavr” di Sochi, dove ha risportato una storica vittoria per il cinema jakuto

È interessante sapere che per produrre il suo primo film è andato in banca a chiedere un prestito. Adesso vuole fare un musical ambientato ad Amga, suo paesino natale. Parte degli incassi, come ha promesso, sarà devoluta ai suoi compaesani per creare un giardino pubblico.

Jakutsk-Mosca-Jakutsk

Un fotogramma dal film “Agent Mambo” (2018) del regista Aleksej Ambrosjev (1986-)

Il maggior successo al botteghino, finora, l’ha registrato la commedia criminale “Agent Mambo” (“Агент Мамбо”; ossia “L’Agente Mambo”, del regista Aleksej Ambrosjev; 2018), storia pazza di un agente sotto copertura infiltrato in una banda di malviventi. Il film, costato meno di 2 milioni di rubli (circa 30 mila dollari), ha incassato quasi 16 milioni di rubli (oltre 200 mila dollari). Il budget medio dei registi jakuti s’aggira appunto su 1-3 milioni di rubli, la troupe è composta di poche persone, le riprese durano poco, i cachet sono assai contenuti. 

Ci sono certo anche dei film con budget più importanti. Il primo film jakuto distribuito su scala nazionale, il thriller “Moj ubijtsa” (“Мой убийца”; ossia “Il mio assassino”; 2016) del regista Kostas Marsaan (1976-), era costato 5 milioni di rubli (70 mila dollari). Il suo film successivo, l’horror in chiave etnografica “Ichchi” (“Иччи”; 2020), ha avuto un budget di 26 milioni di rubli (360 mila dollari). Per questo film il regista ha scritturato l’attrice Marina Vasiljeva che precedentemente aveva lavorato per il regista Andrej Zvjagintsev nel suo “Loveless” che ha avuto una nomination all’Oscar. “Ichchi” ha furoreggiato ai festival di Lisbona, Vienna e Sitges. In primavera sarà presentato il nuovo film thriller del regista, “Detektor” con l’attore Kirill Kiaro (che potreste aver visto in “To The Lake”/“Epidemija” su Netflix; una serie su una spaventosa epidemia da non perdere). La nuova pellicola l’ha girata per lo Studio Gorkij di Mosca. E c’è da dire che questa parabola di Marsaan, da Jakutsk a Mosca, per ora è singolare. A studiare a Mosca ci vanno in tanti, ma poi tornano sempre a casa.

L’attore Kirill Kiaro in una scena del film “Detektor” del regista Kostas Marsaan (1976-), in uscita nella primavera 2023

Quello che ha creato il “fenomeno” del cinema jakuto è soprattutto il cinema d’autore. I registi della repubblica hanno ottenuto vittorie ai festival nazionali “Kinotavr” e “La finestra sull’Europa”, al Festival cinematografico internazionale di Mosca, e hanno vinto moltissimi premi e si sono aggiudicati nomination nei festival del cinema all’estero.

Per esempio, “Kostjor na vetru” (“Костер на ветру“, ossia “Falò al vento”, noto all’estero con il titolo inglese “The Bonfire”; 2016), il primo film di Dmitrij Davydov, è stato premiato come miglior dramma al festival ImagineNATIVE di Toronto, in Canada, e a Pusan, in Corea, ha avuto la nomination di Asia Pacific Screen Award. Mentre il dramma storico “Nuuchcha” (“Нуучча”; 2021) di Vladimir Munkuev, ha vinto il primo premio della sezione “Est-Ovest” del festival di Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca.

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