Cinque mecenati russi che hanno cambiato il corso dell’arte mondiale

Cultura
ALEKSANDRA GUZEVA
È impossibile immaginare come si sarebbe sviluppata la pittura russa se non ci fosse stato un gruppo di ricchi appassionati collezionisti che la foraggiò. E anche alcuni maestri occidentali forse non sarebbero diventati tali senza di loro

1 / Pavel Tretjakov (1832-1898)

Il nome di Pàvel Tretjakóv è immortalato in quello della galleria che lui stesso ha ideato e costruito con i suoi soldi nel 1881, la celeberrima “Galleria Tretjakov” di Mosca. La collezione del mecenate, lasciata in eredità alla capitale russa, contava già all’epoca oltre mille dipinti. Pavel fece infatti i suoi primi acquisti d’arte quando aveva poco più di vent’anni.

Tretjakov aveva una vena imprenditoriale ereditaria: veniva da una famiglia di mercanti da generazioni. Insieme al fratello minore Sergej (anche lui collezionista e filantropo), iniziarono la loro attività di successo: prima aprirono un negozio dove commerciavano tessuti russi e stranieri, e successivamente dei cotonifici.

Tretjakov acquistò dipinti dei più grandi artisti russi: Aleksej Savrasov, Ivan Aivazovskij, Mikhail Klodt, Vasilij Perov, Ilja Repin. Il collezionista dava una preferenza particolare ai soggetti su temi russi, compresi i dipinti storici.

I Tretjakov sostenevano attivamente gli artisti del movimento dei “peredvìzhniki” (ossia gli “Itineranti” o “Ambulanti”) che “andavano verso il popolo”, superando il predominio dell’accademismo. Anche il fratello minore Sergej aveva una vasta collezione: dipinti di Vasilij Vereshchagin, Aleksandr Ivanov, Ivan Kramskoj, Arkhip Kuindzhi, Vasilij Polenov. Adesso sono tutte perle della Galleria Tretjakov.

2 / Sergej Shchukin (1854-1936)

Dopo aver studiato in Germania, questo erede di una famiglia di mercanti da generazioni di una famiglia moscovita di Vecchi Credenti, assunse la guida della casa commerciale di suo padre, la “I. V. Shchukin e figli”.

Sergéj Shchùkin aveva molti fratelli, ed erano tutti impegnati nel collezionismo. Qualcuno collezionava antichità russe, qualcuno arte dell’Europa occidentale. Tra i ricchi mercanti della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo, questo hobby era di moda.

Sergej visitava spesso l’Europa, in particolare Parigi, dove conobbe l’impressionismo e iniziò ad acquistare dipinti di Paul Cézanne e Henri Matisse, che all’epoca non erano molto conosciuti, e ordinò persino loro dei dipinti per la sua villa. Portò a casa anche il primo dipinto in Russia di Claude Monet, “Pyramides de Port-Coton, mer sauvage” (oggi è conservato al Museo Pushkin di Mosca). In seguito Shchukin si appassionò di post-impressionismo e acquistò opere di Paul Gauguin, Van Gogh e del primo Picasso. Quest’arte non era ancora compresa e accettata dalla società, ma all’imprenditore russo semplicemente piacevano i dipinti. Oggi si dice che avesse un “grande occhio”. Shchukin in una lettera incoraggiò Matisse con queste parole: “Il pubblico è contro di te, ma il futuro è tuo”.

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Il mecenate mise tutti i dipinti acquistati nella sua villa e l’aprì ai visitatori: in pratica fu uno dei primi musei privati di arte moderna occidentale. Dopo la Rivoluzione del 1917, Shchukin fu costretto a emigrare, la sua collezione venne nazionalizzata dai bolscevichi e alla fine fu divisa tra i più grandi musei: l’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo Pushkin di Mosca.

3 / Savva Mamontov (1841-1918)

Sàvva Màmontov ereditò una compagnia ferroviaria da suo padre e iniziò a costruire ferrovie russe a gran ritmo. I genitori avevano dato a Savva un’ottima educazione; conosceva diverse lingue, e fin dalla giovinezza era appassionato di teatro, arte e letteratura.

Nel 1870, Savva acquistò la tenuta di Abràmtsevo, vicino a Mosca, sedotto dalla sua storia: l’usadba era appartenuta allo scrittore russo Sergej Aksakov (1791-1859), che qui ricevette in visita Nikolaj Gogol e Ivan Turgenev

Savva creò ad Abramtsevo, come si direbbe oggi, un “cluster culturale” con laboratori artistici: il “Circolo artistico di Abramtsevo”. Gli artisti russi Vasilij Polenov, Viktor Vasnetsov, Valentin Serov, Isaac Levitan, Mikhail Vrubel venivano volentieri a passare del tempo nella sua tenuta. Molti di loro erano ancora giovani e “crebbero” ad Abramtsevo: lì ebbero le idee, realizzarono un numero infinito di schizzi preparatori, si fecero la mano, e dipinsero molti dei loro quadri più famosi. A proposito, a fare da modella per il celeberrimo quadro “La ragazza con le pesche”, di Valentin Serov fu la nipote di Savva Mamontov, Vera Mamontova.

Molti dipinti e sculture sono ancora esposti nel Museo di Abramtsevo, ma la maggior parte dei capolavori sono finiti nella Galleria Tretjakov, nel Museo Russo e nel Museo Statale Teatrale Bakhrushin.

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4 / Ivan Morozov (1871-1921)

Erede di una delle dinastie mercantili più ricche, Ivàn Morózov studiò in Svizzera e dipinse lui stesso. Tuttavia, non era destinato a diventare un artista: suo padre morì e Ivan dovette tornare in patria e occuparsi degli affari dei cotonifici. Morozov ebbe grande successo: guadagnò molto soprattutto durante la Prima guerra mondiale, fornendo tessuti per le uniformi militari.

In Russia si deve a Morozov la più vasta collezione di pittura modernista francese. Era un appassionato collezionista e spendeva enormi somme in arte. Insieme a Shchukin, non si perdeva una sola grande mostra in Europa. Di conseguenza, raccolse più di 250 opere di Claude Monet, Henri Matisse, Pierre-Auguste Renoir, Vincent Van Gogh, Pablo Picasso. Inoltre, Morozov era un ammiratore dei paesaggisti russi e della pittura d’avanguardia.

Arricchì la sua villa di Mosca con numerosi dipinti, ma, a differenza di Shchukin, non aprì la collezione per la visita. Dopo la Rivoluzione del 1917, anche la sua collezione fu nazionalizzata. Venne aperto un museo nella sua dimora e lo stesso Morozov fu nominato vicedirettore della collezione.

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Dopo la morte di Ivan, i bolscevichi vendettero parte della sua collezione in Occidente, compresi i capolavori di Paul Cézanne e Vincent Van Gogh. Mentre la parte principale venne distribuita tra i musei di Mosca e San Pietroburgo.

5 / Aleksej Bakhrushin (1865-1929)

Altro erede di una lunga tradizione mercantile, il moscovita Alekséj Bakhrùshin amava il teatro e collezionava cose ad esso associate. Ovvero costumi, locandine, schizzi di scene e oggetti personali degli attori. Inoltre, cercava e acquistava strumenti musicali antichi, nonché rare edizioni di opere teatrali di grandi drammaturghi russi e altri cimeli letterari. I contemporanei deridevano l’oggetto della passione di Bakhrushin, non considerandolo qualcosa di significativo.

Nel 1894, il collezionista decise di mostrare i suoi tesori al grande pubblico e da quel momento è consuetudine contare la storia del più grande museo teatrale del mondo. Ora porta il nome del suo fondatore e ha sede in un bel palazzo in stile neogotico di Mosca.

Le perle della collezione sono dipinti degli artisti teatrali Aleksandr Golovin, Konstantin Korovin, schizzi di scena e schizzi di costumi teatrali di Leon Bakst, Aleksandr Benois, Aleksandra Exter, Natalia Goncharova e altri artisti delle avanguardie russe.


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