Анри Матисс «Мастерская художника (Розовая мастерская)». Холст, масло, 1911
Press PhotoMarina Loshak, direttrice del Museo Pushkin di Mosca che custodisce la collezione di Shchukin. Fonte: Olga Melekestseva
Era amico di importanti mercanti francesi. E conosceva i migliori collezionisti di arte moderna di Parigi. Fu così che negli anni Novanta del XIX secolo il mercante e industriale russo Sergej Shchukin iniziò a raccogliere opere d’arte. Monet, Gauguin, Van Gogh, Cézanne, Matisse, Picasso. E tanti altri grandi nomi dell’arte a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Ora una buona parte della collezione di Shchukin sarà esposta a Parigi nella mostra "Capolavori di arte moderna. La raccolta di S. Shchukin. Museo Statale Ermitage - Museo Statale delle Belle Arti Pushkin” (20 ottobre-20 febbraio 2016). A completare la mostra, anche alcune opere della Galleria Tretyakov di Mosca e di altri musei dell’avanguardia russa, sulle quali la collezione Shchukin avrebbe avuto una notevole influenza. A parlarne è Marina Loshak, direttrice del Museo Pushkin di Mosca.
Insieme all’Ermitage, collaborerete alla mostra della famosa collezione di Sergej Shchukin a Parigi. Esistono nel mondo collezionisti di questo calibro oggi?
A mio parere si tratta del più grande e importante collezionista d'arte contemporanea del XX secolo. Negli ultimi anni sono state organizzate nel mondo diverse mostre sulle grandi collezioni del secolo scorso, come, ad esempio, la mostra della collezione Staynov al Grand Palais nel 2011. Si tratta di persone che, così come Shchukin, hanno lavorato con artisti a loro contemporanei, hanno esercitato la propria influenza sulla loro arte e hanno raccolto le loro opere. Ma tutte queste collezioni non sono per nulla comparabili a quella di Shchukin, così come la personalità stessa di Shchukin e in generale le particolarità del collezionismo moscovita che si è concentrato intorno a questa figura.
Il ritratto di Shchukin, 1914. Dmitrij Melnikov. Fonte: Museo di Pushkin
Quali sono queste particolarità?
Abram Efros, noto storico dell'arte e critico che negli anni 1920-1930 ha lavorato nel nostro museo e ha organizzato mostre di arte contemporanea francese, affermava che il collezionismo di Mosca si distingue per i suoi tratti forti. Quando un collezionista di Mosca si pone un obiettivo, è in grado di perseguirlo nelle maniere più straordinarie, facendo anche scelte molto acute, sottili e inaspettate. Insieme a Shchukin, hanno lavorato e raccolto opere d’arte grandi personalità, perlopiù commercianti, industriali e persone di grande talento. Shchukin era uno di quegli esempi capaci di raggiungere livelli altissimi, trasformando un'attività manifatturiera in un’impresa statale estremamente redditizia.
Claude Monet, Colazione sull'erba, 1866. Fonte: Museo di Pushkin
Shchukin non aveva solo buon gusto, ma forse aveva anche il dono della preveggenza...
Shchukin ha iniziato con oggetti europei del collezionismo tradizionale abbastanza tranquilli. Poi ha fatto scoprire, non solo alla Russia, ma al mondo intero, Henri Matisse e Pablo Picasso. Non sappiamo cosa sarebbe stato di Matisse se in un certo periodo della sua vita non avesse avuto accanto Shchukin. Ed è molto triste sapere che, emigrato dopo la rivoluzione bolscevica a Parigi, Shchukin non trovò adeguato supporto umano e morale da nessuno degli artisti, compreso Matisse…
Accettava con fatica l’arte moderna: in un primo momento rifiutava le tele pronte, poi scriveva all'artista chiedendo di farsi perdonare per le sue debolezze. Il primo ritratto che Shchukin comprò da Picasso lo appese nel suo corridoio. Ci passava davanti, a lungo andare ci si abituò. All’inizio studiava il quadro, poi si rendeva conto di non poter vivere senza. E così è stato per ogni nuova “acuta” opera. Quel cubismo di Picasso che vediamo in Shchukin, chi altro poteva permetterselo in quel momento? Nessuno!
Gustave Courbet, Chalet in montagna, 1874. Fonte: Museo di Pushkin
Un'altra cosa importante della personalità di Shchukin è il desiderio che tutta la sua collezione fosse aperta al pubblico. Egli creò il primo museo aperto a tutti ancora nel 1909. Non so cosa sarebbe stato della nostra avanguardia se questa non avesse potuto vedere l’arte collezionata da Shchukin, con i suoi magnifici Monet, Gauguin, Cézanne e così via.
Shchukin di solito viene presentato come un influente collezionista. Da dove veniva il suo interesse per gli artisti francesi contemporanei?
Attorno a lui c’erano molte persone che già collezionavano gli impressionisti. Esisteva la moda per l'arte francese e l'influsso del gusto francese in Russia in quel momento era molto forte. Aveva studiato in Europa, così aveva conosciuto anche i commercianti d’arte. A proposito, secondo una leggenda, Shchukin sarebbe stato in grado di raccogliere una collezione così grande perché iniziò ad acquistare, per tempo e per pochi soldi, opere di artisti ancora poco venduti. Ecco, questo è un grandissimo errore! Egli pagava il massimo del prezzo, così come un altro eminente collezionista, Ivan Morozov, che raccoglieva impressionisti e modernisti.
Henri Matisse, Lo studio rosa, 1911. Fonte: Museo di Pushkin
Dopo essere emigrato a Parigi, che ne è stato di lui e della collezione?
Ha vissuto una vita piuttosto felice ma, come si suol dire, una vita dopo la morte, dato che la collezione, motore delle energie vitali di Shchukin, era rimasta in Russia, nazionalizzata dai bolscevichi. Tuttavia, anche qui il suo destino non era privo di speranze: insieme alla collezione Morozov, costituì la base per la creazione, nel 1920, del Museo statale dell’arte moderna occidentale. Questo ha costituito anche un precedente per la creazione di un museo con mostre di arte contemporanea occidentale, con un sistema per rinnovare le opere. Un decreto di Stalin liquidò il museo nel 1948, così parte delle opere sono finite al museo Pushkin, altre all’Ermitage.
La mostra organizzata a Parigi possiede un’importanza storica?
Sì, è una mostra storica! La collezione Shchukin non è mai stata presentata con una simile impostazione, in maniera così significativa e su così larga scala. Shchukin per la prima volta diventa protagonista a sé: recentemente il suo nome era stato sempre associato a quello di Morozov, ma le loro collezioni sono molto diverse e ognuna merita una narrazione a parte. È importante che la mostra si svolga a Parigi, nella patria dell’arte in questione.
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