“All’inizio del secolo scorso in questa centrale lavoravano quasi trecento persone. E le turbine sono state spente definitivamente meno di un anno fa. Ora sono in corso i lavori per ristrutturare gli ambienti e si stanno selezionando le parti della centrale interessanti dal punto di vista storico, architettonico e di design - racconta Elsa Abdulkhakova della VAC, fondazione che segue il progetto per parte russa -. Le piastrelle, i pavimenti, le finestre ma anche le vecchie caldaie e gli strumenti tecnici dalla centrale, oggi arrugginiti, verranno rimessi a nuovo ed esposti al pubblico”. Tutto intorno lavorano le ruspe, mentre alcuni operai si calano nel piano sotterraneo della centrale, buio e pericolante, dove l’ingresso ai pochi e selezionati visitatori è vietato per motivi di sicurezza.
La riconversione di vecchie fabbriche in spazi culturali è una tendenza che si è imposta con forza, negli ultimi anni, a Mosca: un processo iniziato negli anni Ottanta e alimentato dalla facilità con la quale all’epoca venivano affittati, non proprio legalmente e non sempre con le autorizzazioni necessarie, questi enormi ambienti. “Al giorno d’oggi questi luoghi stanno diventando una vera e propria moda, che sta varcando i confini di Mosca, contagiando anche altre città del Paese - dice lo storico e attivista Sergej Nikitin -. Spesso, parlando della capitale, si citano il Winzavod o la vecchia fabbrica di cioccolato Krasnij Oktyabr, ma a mio parere il modello più interessante è rappresentato dall’ArtPlay, un vero laboratorio di creatività: io stesso, quando dall’estero arrivano architetti e artisti, consiglio loro di andare a visitarlo”. Il centro di design ArtPlay, nato sul territorio dell’ex fonderia di ghisa “Manometr” di fine Ottocento, è considerato uno dei primi cluster artistici di Mosca e oggi occupa una superficie di 75.000 metri quadri. In questo spazio dove l’antico si fonde col moderno e le vecchie pareti in mattoni si alternano a grandi facciate in vetro, si trovano gallerie, show-room, una scuola di design e tre sale espositive che ospitano regolarmente esposizioni di arte contemporanea, video art festival, concerti di musica alternativa, performance, letture e masterclass. Nel settembre 2011 sono stati inaugurati due ulteriori spazi espositivi che ospitano la Biennale internazionale di arte contemporanea di Mosca.
Il pubblico è giovane e alternativo. E fra quei viali dove un secolo fa gli operai sovietici rincorrevano il sogno di un radioso avvenire, oggi si incrociano giovani con la barba lunga e curata, look hipster e particolare predilezione per i cibi bio.
E mentre aumenta il numero di fabbriche che si spostano in periferia cedendo il posto all’arte, ci si interroga sulle ragioni alla base di questo fenomeno. Secondo Ivan Blokov, direttore di Greenpeace Russia, una chiave di lettura potrebbe essere legata a motivi di carattere ecologico e ambientale. “Si sta cercando di trasferire alcuni impianti lontano dal centro abitato per ridurre le emissioni - dice -. Ovviamente in una città come Mosca questa misura non è sufficiente per abbattere in maniera considerevole l’inquinamento, ma è pur sempre un punto di partenza. Oltre a ciò ci sono sicuramente motivazioni di carattere ben più pratico: forse ci si è accorti che una fabbrica nel cuore della città non è poi così efficiente e quindi si preferisce spostarla altrove”.
E così gli ambienti vengono liberati, ristrutturati e affittati. Per un processo di selezione ben più severo di quanto si possa credere: “Questi spazi non vengono concessi a tutti - spiega Irina Oskina, della compagnia MVK Estate che si occupa dell’affitto dei locali del centro d'arte contemporanea Winzavod, fondato nel 2007 in una vecchia fabbrica vinicola -. Sosteniamo giovani artisti di talento. Quindi questi spazi, il cui costo varia non solo a seconda della metratura ma anche del valore storico delle singole sale, vengono concessi solamente a chi dimostra di voler avviare un’attività in linea con il nostro progetto e quindi legata all’arte contemporanea”.
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