Quando le fabbriche cedono il posto all’arte

Ufficio stampa
La riconversione di vecchi stabilimenti industriali in spazi culturali è un fenomeno molto diffuso a Mosca: oggi, laddove in epoca sovietica risuonavano le turbine, si trovano mostre, installazioni e librerie. E il prossimo progetto porterà la firma di Renzo Piano
Una volta risuonavano le turbine. Ora si sente solo il rumore dei martelli pneumatici e delle scavatrici. Tutto intorno, polvere e macerie, illuminate da una luce fioca che filtra da finestre talmente grandi da sembrare le vetrate di una cattedrale. È questo ciò che oggi resta della Ges-2, la storica centrale elettrica costruita all’inizio del Novecento dagli architetti Vasilij Bashkirov e Vladimir Sukhov nel cuore di Mosca. In questo spazio di due ettari ormai buio e sventrato a due passi dal Cremlino e dalla “Dom na naberezhnoj”, la “Casa sul lungofiume”, simbolo dell’era staliniana, sorgerà il nuovo - l’ennesimo - centro artistico e culturale della capitale russa, che porterà la firma dell’architetto italiano Renzo Piano. La riconversione di questa centrale in un’area creativa che ospiterà mostre, installazioni, librerie, caffè e addirittura un bosco di betulle, è solo l’ultimo dei progetti di riqualificazione che stanno trasformando spazi industriali di epoca sovietica in luoghi destinati alla cultura. A Mosca se ne contano oltre una decina. Ed è così che il vuoto urbano nato dal processo di deindustrializzazione viene recuperato e consegnato all’arte.

“All’inizio del secolo scorso in questa centrale lavoravano quasi trecento persone. E le turbine sono state spente definitivamente meno di un anno fa. Ora sono in corso i lavori per ristrutturare gli ambienti e si stanno selezionando le parti della centrale interessanti dal punto di vista storico, architettonico e di design - racconta Elsa Abdulkhakova della VAC, fondazione che segue il progetto per parte russa -. Le piastrelle, i pavimenti, le finestre ma anche le vecchie caldaie e gli strumenti tecnici dalla centrale, oggi arrugginiti, verranno rimessi a nuovo ed esposti al pubblico”. Tutto intorno lavorano le ruspe, mentre alcuni operai si calano nel piano sotterraneo della centrale, buio e pericolante, dove l’ingresso ai pochi e selezionati visitatori è vietato per motivi di sicurezza.

Il progetto di riconversione della vecchia centrale Ges-2 firmato da Renzo Piano. Fonte: ufficio stampa
Il progetto di riconversione della vecchia centrale Ges-2 firmato da Renzo Piano. Fonte: ufficio stampa
Il progetto di riconversione della vecchia centrale Ges-2 firmato da Renzo Piano. Fonte: ufficio stampa
Il progetto di riconversione della vecchia centrale Ges-2 firmato da Renzo Piano. Fonte: ufficio stampa
Il progetto di riconversione della vecchia centrale Ges-2 firmato da Renzo Piano. Fonte: ufficio stampa
 
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La riconversione di vecchie fabbriche in spazi culturali è una tendenza che si è imposta con forza, negli ultimi anni, a Mosca: un processo iniziato negli anni Ottanta e alimentato dalla facilità con la quale all’epoca venivano affittati, non proprio legalmente e non sempre con le autorizzazioni necessarie, questi enormi ambienti. “Al giorno d’oggi questi luoghi stanno diventando una vera e propria moda, che sta varcando i confini di Mosca, contagiando anche altre città del Paese - dice lo storico e attivista Sergej Nikitin -. Spesso, parlando della capitale, si citano il Winzavod o la vecchia fabbrica di cioccolato Krasnij Oktyabr, ma a mio parere il modello più interessante è rappresentato dall’ArtPlay, un vero laboratorio di creatività: io stesso, quando dall’estero arrivano architetti e artisti, consiglio loro di andare a visitarlo”. Il centro di design ArtPlay, nato sul territorio dell’ex fonderia di ghisa “Manometr” di fine Ottocento, è considerato uno dei primi cluster artistici di Mosca e oggi occupa una superficie di 75.000 metri quadri. In questo spazio dove l’antico si fonde col moderno e le vecchie pareti in mattoni si alternano a grandi facciate in vetro, si trovano gallerie, show-room, una scuola di design e tre sale espositive che ospitano regolarmente esposizioni di arte contemporanea, video art festival, concerti di musica alternativa, performance, letture e masterclass. Nel settembre 2011 sono stati inaugurati due ulteriori spazi espositivi che ospitano la Biennale internazionale di arte contemporanea di Mosca.

Il pubblico è giovane e alternativo. E fra quei viali dove un secolo fa gli operai sovietici rincorrevano il sogno di un radioso avvenire, oggi si incrociano giovani con la barba lunga e curata, look hipster e particolare predilezione per i cibi bio.

La vecchia fabbrica di cioccolato Krasnij Oktyabr oggi ospita un centro artistico e culturale nel cuore di Mosca. Fonte: ufficio stampa
La vecchia fabbrica di cioccolato Krasnij Oktyabr. Fonte: ufficio stampa
La vecchia fabbrica di cioccolato Krasnij Oktyabr. Fonte: ufficio stampa
La vecchia fabbrica di cioccolato Krasnij Oktyabr. Fonte: ufficio stampa
La vecchia fabbrica di cioccolato Krasnij Oktyabr. Fonte: ufficio stampa
 
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E mentre aumenta il numero di fabbriche che si spostano in periferia cedendo il posto all’arte, ci si interroga sulle ragioni alla base di questo fenomeno. Secondo Ivan Blokov, direttore di Greenpeace Russia, una chiave di lettura potrebbe essere legata a motivi di carattere ecologico  e ambientale. “Si sta cercando di trasferire alcuni impianti lontano dal centro abitato per ridurre le emissioni - dice -. Ovviamente in una città come Mosca questa misura non è sufficiente per abbattere in maniera considerevole l’inquinamento, ma è pur sempre un punto di partenza. Oltre a ciò ci sono sicuramente motivazioni di carattere ben più pratico: forse ci si è accorti che una fabbrica nel cuore della città non è poi così efficiente e quindi si preferisce spostarla altrove”.

E così gli ambienti vengono liberati, ristrutturati e affittati. Per un processo di selezione ben più severo di quanto si possa credere: “Questi spazi non vengono concessi a tutti - spiega Irina Oskina, della compagnia MVK Estate che si occupa dell’affitto dei locali del centro d'arte contemporanea Winzavod, fondato nel 2007 in una vecchia fabbrica vinicola -. Sosteniamo giovani artisti di talento. Quindi questi spazi, il cui costo varia non solo a seconda della metratura ma anche del valore storico delle singole sale, vengono concessi solamente a chi dimostra di voler avviare un’attività in linea con il nostro progetto e quindi legata all’arte contemporanea”.

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