All’inizio del XX secolo la famiglia Morozov ebbe un ruolo fondamentale nella vita culturale di Mosca. Figli di mercanti di tessuti, i fratelli Mikhail e Ivan Morozov furono tra i primi collezionisti d’arte ad aver intuito la genialità di artisti come Henri Matisse e Pablo Picasso
Fonte: Phillipe Guignard / Air Images / Fondation Louis VuittonAll’inizio del Novecento Mikhail vantava 83 capolavori di artisti russi ed europei; il punto forte delle sue collezioni era costituito dai lavori di Maurice Denis, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir e Vincent Van Gogh, solo per citarne alcuni
Fonte: Global Look PressTra i due fu soprattutto Mikhail ad aver dimostrato per primo un profondo interesse nei confronti dell’arte. E molte delle opere che costituirono in seguito la spina dorsale delle sue collezioni furono recuperate durante i suoi numerosi viaggi in Africa e in Europa
Fonte: Global Look PressFu proprio Mikhail Morozov a portare all’attenzione di suo fratello Ivan il nome di un altro collezionista, Sergej Shchulin. Quando Mikhail morì, nel 1903, 60 dipinti della sua collezione vennero lasciati alla Galleria Tretyakov di Mosca
Fonte: Museo PushkinDopo la morte di Mikhail, il fratello Ivan si fece carico di questa passione di collezionare quadri: iniziò a viaggiare regolarmente in Europa, soprattutto a Parigi, trascorrendo moltissimo tempo nei musei e nelle motre locali
Fonte: Global Look PressIvan trascorse moltissimo tempo a cercare e ad acquistare opere d’arte, spendendo circa 200-300.000 franchi all’anno in capolavori
Fonte: Collezione di MorozovNel corso del decennio successivo la sua collezione si ampliò, arrivando a contare più di 250 opere d’arte tra cui i capolavori di Renoir, Van Gogh, Picasso, Gauguin e altri
Fonte: Global Look PressIn undici anni Ivan Morozov arrivò a possedere 278 quadri e 23 sculture
Fonte: L'ErmitageIvan rinnovò inoltre la propria tenuta per ampliare il posto dove esporre queste opere. Tuttavia non era semplice incontrarlo di persona: non amava mostrarsi in pubblico e preferiva godersi i suoi capolavori in solitudine
Fonte: L'ErmitageDopo la Rivoluzione, nel 1918, la sua galleria venne nazionalizzata e l’anno successivo, insieme alla moglie e alla famiglia, lasciò la Russia e si trasferì a Parigi
Fonte: Global Look PressLa vita all’estero non gli causò maggior amarezza che gli ultimi periodi trascorsi in patria: l’arte era la sua vita, e da quando perse la sua collezione, la sua vita perse totalmente di significato. Morì di infarto nel 1921 in California
Fonte: L'ErmitageIl suo artista preferito era Paul Cezanne, di cui possedeva “Ragazza al pianoforte”, “Autoritratto con cappello” e “Paesaggio blu”
Fonte: L'ErmitageLa sua collezione d’arte tuttavia è giunta fino a noi ed è stata unita a quella di Shchukin. Negli anni Trenta questi capolavori vennero divisi tra il Museo Pushkin di Mosca e l’Ermitage di Leningrado (oggi San Pietroburgo) e nel 2020 verrano esposti in una mostra a Parigi organizzata dalla fondazione Louis Vuitton insieme al Museo Pushkin e all’Ermitage
Fonte: Vostock-PhotoIscriviti
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