L’attore Danila Kozlovskij (1985-), noto al pubblico internazionale per la serie tv “Vikings”, mostra crescenti ambizioni da regista e ha dedicato questo suo film dietro la macchina da presa a uno dei disastri più grandi della storia dell’umanità: la tragedia nucleare di Chernóbyl. L’argomento è tornato di gran moda dopo il successo della miniserie televisiva della HBO del 2019, che è stata molto acclamata dalla critica e apprezzata dal pubblico di tutto il mondo (qui potete leggere le reazioni dei russi).
Tuttavia, in Russia, finora erano stati girati su Chernobyl solo film minori, con budget limitati, come quello di Aleksandr Mindadze (1949-) del 2010 intitolato “V subbótu” (“В субботу”; ossia “Di sabato”), che non cita nemmeno direttamente il nome della centrale nucleare coinvolta, anche se i riferimenti sono evidenti.
Kozlovskij e il produttore del film, Aleksandr Rodnjanskij, vogliono evitare ogni confronto tra la pellicola e la serie americana o i precedenti film russi. Insistono sul fatto che la loro storia appartiene a tutt’altro genere e ha ambizioni completamente diverse. In questo caso, stiamo parlando di un costoso (il budget ha sfiorato gli 8 milioni di euro) film d’azione eroico.
Al centro della narrazione ci sono tre protagonisti: un pompiere, un ingegnere e un palombaro. Rischiano la vita per liquidare le conseguenze dell’esplosione nella centrale nucleare. Il ruolo femminile principale è interpretato da Oksana Akinshina (1987-), nota al grande pubblico per il thriller di spionaggio “The Bourne Supremacy” di Paul Greengrass (2004) e per il recente horror fantascientifico russo “Sputnik” (2020).
“Chernobyl” sarebbe dovuto uscire a ottobre 2020, ma a causa della pandemia di Covid-19 tutto è slittato: ora la sua anteprima è prevista per aprile 2021. Sul mercato internazionale dovrebbe essere distribuito con il titolo inglese di “Chernobyl: Abyss”.
Nel 2019, il film “T-34” sulla fuga dei soldati sovietici su un carro armato da un campo di concentramento tedesco ha sbancato il botteghino russo. “V-2” del regista Timur Bekmambetov (1961-) in un certo senso continua sulla linea di “T-34”. Il film racconta come il pilota Mikhail Devjataev (1917-2002), che era prigioniero dei tedeschi, riuscì a impossessarsi con altri 9 uomini di un bombardiere tedesco Heinkel He 111 e a volare fino alla zona controllata dall’Armata Rossa, portando notizie di grandi importanza sull’arma segreta dei nazisti: il razzo “V2”.
Oltre alle scene d’azione, tipiche di Bekmambetov, una serie di innovazioni tecnologiche distinguono il nuovo film “Fau-2. Pobeg iz ada” (“Фау-2. Побег из ада”; ossia “V-2. Fuga dall’inferno”) dai suoi fratelli del genere. In particolare, il film sarà disponibile in diversi formati contemporaneamente, incluso quello verticale, adattato per la visione sui telefoni cellulari. In questo modo il regista e produttore, che negli ultimi anni ha avuto successo sulla scena mondiale con film horror a basso costo come “Unfriended: Dark Web” (regia di Stephen Susco, 2018) e “Searching” (regia di Aneesh Chaganty, 2018), entrambi girati dal punto di vista degli smartphone e dei computer, cerca di rendere il genere dei filmoni bellici interessante e comprensibile per il pubblico giovane, anche ricorrendo all’aiuto dei videogiochi.
Il film di Kirill Serebrennikov (1969-), secondo fonti di “Russia Beyond”, avrebbe dovuto partecipare in concorso al Festival di Cannes 2020, annullato a causa della pandemia. I produttori del film hanno deciso di non distribuire il film, ma di aspettare fino al prossimo anno per poter tenere la prima mondiale al principale festival cinematografico internazionale. Peraltro, il tema di questa assurda tragicommedia ha molti richiami allo spirito del tempo.
Il film, “Petrovy v grippe” (“Петровы в гриппе”, ossia “La febbre dei Petrov”) racconta le avventure della famiglia del meccanico di provincia Petrov, che ha contratto un virus e ha la febbre alta. I personaggi, a causa del loro stato morboso confondono realtà e finzione e si immergono sempre più nel gorgo di visioni deliranti.
Il romanzo del 2016 di Aleksej Salnikov da cui è tratto il film (tradotto in italiano come “La febbre dei Petrov e altri accidenti” e pubblicato da Brioschi editore) contiene molti parallelismi con l’“Ulisse” di James Joyce e altri rivoluzionari romanzi dell’inizio del XX secolo. Il film di Serebrennikov, che ormai è il regista russo “da festival” numero 2, secondo solo ad Andrej Zvjagintsev, cerca di inventare un equivalente cinematografico di questa estetica modernista in letteratura.
In Russia è già stato fatto un tentativo di giocare nel campo tipicamente hollywoodiano dei film di supereroi, con “Guardians – Il risveglio dei guardiani” (titolo originale: “Защитники”; “Zashchitniki”) di Sarik Andreasjan, uscito nel 2017, e realizzato secondo gli schemi di “The Avengers”. Ha fallito miseramente al botteghino ed è stato distrutto dalla critica. Altri produttori hanno tenuto conto degli errori del passato e hanno deciso di provarci, stavolta, con una base letteraria di qualità: una serie di fumetti edita dalla casa editrice Bubble su un maggiore della polizia di San Pietroburgo. Uscì dal 2012 al 2017 ricevendo ottimi riscontri da critica e lettori. Nasce così “Major Grom: Chumnoj Doktor” (“Майор Гром: Чумной Доктор”; ossia “Maggiore Tuono: il dottore della peste; che sul mercato internazionale dovrebbe essere distribuito con il titolo inglese di “Major Grom: Plague Doctor”) per la regia di Oleg Trofim (1989-)
Il film è un adattamento di “Chumnój dóktor” (“Чумной доктор”; ossia “Il dottore della peste”), il primo libro della serie, che tratta della caccia a un misterioso maniaco che uccide brutalmente medici, uomini d’affari e funzionari governativi corrotti. Nel fumetto, il cattivo è un miliardario e proprietario di un grande social network, che nasconde le sue inclinazioni sadiche al pubblico.
A giudicare dallo spettacolare trailer, i creatori hanno scelto l’estetica dei film basati su fumetti DC diretti da Christopher Nolan come riferimento principale: il film combina elementi dark con episodi complessi dalle pretese più elevate. È uno dei progetti russi più costosi e forse più intriganti del prossimo anno.
Nel 2019, il film d’esordio di Kirill Sokolov (1989-) “Muori papà... muori!” (titolo russo: “Папа, сдохни”; “Papa, sdókhni”), una cruenta commedia nera che esplora l’incomprensione tra generazioni in modo grottesco, è passato inosservato al botteghino russo. Nel 2020, il film è apparso sulle piattaforme di streaming occidentali, dopodiché i principali critici di lingua inglese hanno iniziato a parlarne. Hanno paragonato il film di Sokolov alle migliori opere di Guy Ritchie, Quentin Tarantino e Sergio Leone. Così non sorprende che il secondo lavoro del regista riceva ora maggiore attenzione.
Apparentemente, “Otorvì i výbros” (“Оторви и выбрось”; ossia “Strappa e butta via”) “Tear and Throw” sarà una logica continuazione di “Muori papà... muori!”. Se nel film d’esordio di Sokolov la lotta è tra uomini (un padre di famiglia e il fidanzato della sua giovane figlia), ora è il momento di un combattimento tra donne.
Al centro della storia c’è il conflitto tra i rappresentanti di tre generazioni di donne nella stessa famiglia. La locandina del film, che raffigura due mani ferite ricoperte di lividi, suggerisce che questa guerra non sarà senza vittime.
E i film che erano i più attesi del 2020 li avete visti?
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email