Definiamo la grandezza degli scrittori, naturalmente, in base al patrimonio artistico e filosofico che hanno lasciato ai posteri. Ma il talento di molti di loro si accompagna al fatto che spesso non fossero proprio dei grandi esempi di “moralità”, anche sul fronte dei rapporti amorosi. E, anzi, non di rado proprio i conflitti sentimentali servirono loro come una sorta di propulsore per il processo creativo.
Cominciamo da quello che i russi chiamano “il nostro tutto”. Lui stesso disse di se stesso, in tutta onestà: “Ohi, Pushkin, ohi, che figlio di puttana”. In senso buono: lo scrisse nel 1825 in una lettera all’amico Pjotr Vjazemskij, in cui annunciava di aver terminato di scrivere il “Boris Godunov”.
Autore di geniali poesie, di incredibile prosa e di bellissimi drammi, Pushkin era anche un gran dongiovanni. Influiva sul suo successo con le donne anche l’aspetto esotico: il bisnonno del poeta era l’arapo, o moro di corte, di Pietro il Grande, il primo africano dell’Impero russo.
Fin da giovane, Pushkin dedicò poesie a numerose donne, e poi compose per un’amica un elenco di 37 nomi di ragazze che aveva amato. Tuttavia, Pushkin si sposò una sola volta, con Natalia Goncharova. E un presunto tradimento di lei fu all’origine del duello che gli costò la vita.
Nervoso e molto complessato, Dostoevskij si rivolse molto frequentemente ai servigi delle prostitute. Si rimproverava fortemente per questo e altri vizi, aveva paura delle malattie, ma non riusciva a smettere. “Sono così dissoluto che non posso più vivere una vita normale”, scrisse a suo fratello.
La prima moglie di Dostoevskij fu Maria Isaeva, che incontrò in Siberia durante il suo esilio. Per lei era il secondo matrimonio, e prima delle nozze prese in giro abbastanza lo scrittore innamorato, minacciando persino più volte di sposare un altro uomo più ricco. Alla fine, si sentì dispiaciuta per l’afflitto Fedor e lo sposò. Il loro matrimonio fu breve e portò molto dolore allo scrittore. Dostoevskij scrisse che si amavano immensamente, ma non erano felici. Lui poi iniziò a soffrire di epilessia e Maria morì di tubercolosi all’età di 39 anni.
Nel 1862, Dostoevskij andò in Europa per il curarsi alle terme, ma invece di dedicarsi ad acqua minerale e bagni di fango, divenne dipendente dalla roulette. Il più delle volte trascorreva del tempo in compagnia della “donna infernale”, l’emancipata Apollinarija Suslova. La loro relazione era nervosa e complessa, lei a volte lo accarezzava e a volte lo prendeva a schiaffi. Ma Dostoevskij, come noto, amava soffrire. La loro storia d’amore si riflette nel romanzo “Il giocatore”.
L’ultima moglie dello scrittore fu Anna Snitkina, che inizialmente aveva assunto come stenografa per la velocità con cui lavorava a “Il giocatore”. Nel 1867 si sposarono, sebbene Anna avesse 25 anni meno di lui. Dette alla luce quattro figli dello scrittore, che era ossessionato dalla gelosia per la giovane moglie.
Il grande scrittore proletario non aveva fortuna con le donne: non lo amavano. In gioventù, aveva anche provato a spararsi per la solitudine. Nel racconto autobiografico del 1895 “Una volta d’autunno”, Maksim Gorkij raccontò la sua prima esperienza sessuale; anche nel suo caso con una prostituta, sotto una barca rovesciata sulla riva di un fiume.
Gorkij ebbe solo una moglie ufficiale: Ekaterina Peshkova (portava il vero cognome dello scrittore; che all’anagrafe si chiamava Aleksej Peshkov).
Per oltre 15 anni, Gorkij ebbe però una relazione con l’attrice del Teatro d’Arte di Mosca Maria Andreeva. Si mise con scrittore, tra le altre cose, dopo aver lasciato il mecenate delle arti e milionario Savva Morozov. Per inciso, era amico di Gorkij, ma per qualche ragione non si offese e continuò ad aiutare finanziariamente la Andreeva.
Insieme all’attrice, Gorkij si recò negli Stati Uniti, dove scoppiò uno scandalo: la stampa apprese che non erano ufficialmente sposati, e che la vera moglie di Gorkij era rimasta in Russia. I puritani americani cacciarono la coppia dall’albergo, e altri hotel si rifiutarono di ospitarli.
Un’altra interessante relazione dello scrittore fu quella con Maria Budberg. Correva voce che lei fosse un doppio agente dell’intelligence britannica e dell’Nkvd. Dopo Gorkij, ebbe una relazione per lungo tempo con lo scrittore inglese H. G. Wells, che aveva conosciuto proprio a casa di Gorkij.
Il “teppista” della poesia russa aveva un grande cuore. Si innamorava al primo sguardo e altrettanto rapidamente si disinnamorava. Mentre era ancora un giovane di origini contadine, si fece strada di notte nelle camere della nobile proprietaria terriera Ljdia Kashina, che viveva nella tenuta del suo villaggio. La prima relazione more uxorio Esenin la ebbe all’età di 18 anni e gli dette un figlio.
Tre anni dopo, nel 1917, sposò l’attrice Zinaida Reich. Ebbero una figlia e un figlio, ma Esenin la lasciò quando era incinta la seconda volta. I bambini furono cresciuti dal secondo marito di lei, il regista teatrale Vsevolod Mejerkhold.
Dopo la Reich, Esenin visse con la sua segretaria letteraria, Galina Benislavskaja. La natura della loro relazione non è del tutto chiara, ma è noto che Galina amò Esenin per tutta la vita e si suicidò sulla sua tomba un anno dopo la morte di lui.
Nel 1921, Esenin incontrò la ballerina americana Isadora Duncan e la sposò un anno dopo, anche se era più vecchia di quasi vent’anni e non conosceva il russo, e lui non parlava l’inglese. Con lei, viaggiò in Europa e in America, dove era il marito semisconosciuto di una moglie famosa, cosa che gli pesava molto. Il matrimonio durò circa due anni, in un continuo di scandali e passione.
Nel 1925, Esenin sposò la nipote di Lev Tolstoj, Sofia, tuttavia, il loro matrimonio non durò nemmeno un anno, e fu infelice. I sostenitori della versione del suicidio di Esenin (c’è chi pensa che sia stato un omicidio di Stato), considerano la sua solitudine una delle ragioni principali del tragico gesto.
A proposito, durante il periodo tra Isadora e Sofia, la traduttrice e poetessa Nadezhda Volpin ebbe il tempo di dare alla luce un figlio di Esenin.
L’elenco delle relazioni e della avventure sentimentali della principale donna-poeta (non amava essere chiamata poetessa) russa avrebbe potuto fare invidia allo stesso Esenin. (A proposito, lui voleva incontrarla ed era interessato a lei come donna, ma a quel tempo, ahimè, era innamorata di un altro).
Il primo marito della Akhmatova era il poeta Nikolaj Gumiljov. Entrambi erano eccellenti poeti dell’Epoca d’argento della poesia russa e facevano parte della stessa cerchia. Ebbero anche un figlio, Lev Gumiljov, che in seguito divenne un famoso etnografo e storico.
Trascorsero la loro luna di miele in Europa, dove, a Parigi, la Akhmatova si avvicinò molto all’artista livornese Amedeo Modigliani. In seguito affermò che erano sempre stati legati solo da amicizia, ma furono vicini per molti anni, e lei posò per lui nuda.
La relazione con Gumiljov divenne rapidamente “aperta”. Anna si innamorò di vari uomini e anche lui ebbe le sue storie extraconiugali. Molti hanno parlato della storia dell’Akhmatova con l’artista Boris Anrep. Non ci sono prove di questo, eccetto le numerose poesie d’amore che Anna gli ha dedicato. A sua volta, lui ha immortalato la sua immagine nel famoso mosaico all’ingresso della National Gallery di Londra.
Dopo 8 anni di matrimonio, nel 1918, Akhmatova e Gumiljov divorziarono, sebbene non vivessero insieme da molto tempo (il divorzio era divenuto legale solo dopo la Rivoluzione). Nello stesso anno, Anna sposò un altro poeta, Vladimir Shilejko. Ma nella primavera del 1921 si lasciarono, e intanto nell’estate del 1921 Nikolaj Gumiljov venne accusato di cospirazione anti-bolscevica e fucilato.
Nel 1922, Anna divenne la moglie del critico Nikolaj Punin, nonostante divorziasse poi ufficialmente da Shilejko solo nel 1926. La Akhmatova ruppe poi anche con Punin, ma questa fu l’unione più lunga e più forte.
Per qualche tempo, il patologo Vladimir Garshin la corteggiò nel 1939, ma la loro relazione fu ostacolata dalla guerra, dal blocco di Leningrado e in seguito dall’evacuazione. Dopo che Anna tornò dall’evacuazione, interruppe ogni rapporto con Garshin.
Marina Tsvetaeva (spesso traslitterata come Cvetaeva) conobbe suo marito Sergej Efron nella casa del poeta Maksimilian Voloshin in Crimea. Era una sorta di centro di gravità per una gran varietà di persone creative, e durante la Guerra civile sarebbe stato anche un luogo di rifugio. Marina e Sergej si sposarono nel 1912. Ebbero una figlia, Arianna.
Nel 1914, la Tsvetaeva lasciò suo marito e “fu amica” per due anni della traduttrice Sofia Parnok. La loro relazione romantica era come un’ossessione. La Tsvetaeva alla fine tornò da suo marito e parlò dell’amore omosessuale come di qualcosa di noioso.
Si sa della breve storia della Tsvetaeva con un altro genio dell’Epoca d’argento, il poeta Osip Mandelshtam. Sulla vita di entrambi, questa relazione non ha lasciato una forte impronta, tuttavia, l’arrivo del pietroburghese Mandelshtam a Mosca da Marina si è riflesso in versi piuttosto famosi di entrambi.
Il marito della Tsvetaeva, Efron, partecipò attivamente alla Guerra civile (dalla parte dei bianchi), nel 1920 la loro seconda figlia, Irina, morì all’età di 3 anni in un orfanotrofio. Marina l’aveva lasciata lì pensando che si sarebbero presi cura di lei, e invece la bambina morì di fame.
La Tsvetaeva si trasferì a Praga dove ebbe una relazione con l’amico intimo di Efron, Konstantin Rodzevich. Tuttavia, presto sposò un altro uomo e smise di vedersi con lui.
Nel 1926 ebbe inizio il romanzo epistolare più insolito della letteratura russa. La triplice corrispondenza tra Boris Pasternak, Marina Tsvetaeva e il poeta austriaco Rainer Maria Rilke. Rilke morì in quello stesso anno e la Tsvetaeva continuò a scriversi con Pasternak. Si incontrarono solo una volta dal vero con l’autore del “Dottor Zhivago” e la Cvetaeva non lo impressionò affatto.
Alcol, gioco, sesso, droga: le dipendenze degli scrittori e dei poeti russi
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